Film > Four Brothers
Segui la storia  |       
Autore: EffieSamadhi    19/01/2011    1 recensioni
“Ehi, questo è nuovo” commentò, sfiorando con la mano un tatuaggio all’altezza del cuore. “E’… sono…”
“Il nome di mia madre” completò lui, spostando la propria mano su quella di lei. “E quello di mio fratello. E il tuo.”
“Mancano Angel e Jerry” gli fece notare.
“Oh, loro sono qui” ribatté lui, indicando un altro tatuaggio. “Ma questo è un posto speciale. Mia madre, Jackie, tu… avete il mio cuore.”
Adia osservò il tatuaggio, poi alzò gli occhi nei suoi, guardandolo con amore. “Farò di tutto per meritarmelo, Bobby” bisbigliò, suggellando la promessa con un bacio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Four Brothers - Call Me When You'Re Sober.

3. Gocce Di Memoria

 

 

Bobby aspettò l’arrivo della mezzanotte, prima di uscire. “Dove stai andando?” gli aveva chiesto Angel.

“Ho un appuntamento.”

“E lei lo sa?”

“Lo saprà presto.”

Angel sorrise e scosse la testa, prima di raggiungere Sofi in camera da letto. Se la preda di Bobby avesse confermato di avere lo stesso carattere pungente e caparbio del padre, non si sarebbe stupito di veder tornare a casa il fratello entro mezz’ora, scornato e ancora a secco.

 

Bobby parcheggiò in Evans Street, poco distante dalla casa del reverendo. Sette anni prima, nel periodo in cui aveva dato la caccia alla giovane Adia, era solito parcheggiare proprio in quello stesso punto. Sorrise, al ricordo di tutto ciò che aveva fatto per riuscire a portarsela a letto. E non ci era mai riuscito. Raccolse una manciata di sassolini e girò intorno alla casa, cercando di ritrovare la finestra della stanza della ragazza. Sapeva che era sempre rimasta a vivere lì, e che ora in quella stessa casa viveva Aaron, suo fratello maggiore, con la moglie e i due figli.

Bobby si fermò e lanciò il primo sassolino contro quella che ricordava essere la finestra giusta. Attese trenta secondi, poi ne lanciò un altro. Altri trenta secondi di silenzio, poi ne lanciò un terzo. La finestra si sollevò, e gli occhi azzurri della ragazza, carichi di disapprovazione, si fissarono su di lui. “Che diavolo vuoi, Mercer?” sibilò lei, cercando di non svegliare i bambini. “E’ mezzanotte passata.”

“Vuoi uscire con me?”

“Esiste il telefono, lo sai?”

“Intendevo adesso.”

“Tu sei pazzo…”

“Dai, che ti costa?”

“E dove avresti intenzione di portarmi, sentiamo?”

“Tu lascia fare a me. Detroit è piena di posti carini da vedere.” Fece una pausa. “Dai, ti prometto che non allungherò le mani” mentì. Sapeva che non sarebbe riuscito a trattenersi. La osservò valutare la proposta.

“Dammi cinque minuti” si arrese lei, richiudendo la finestra.

 

Cinque minuti più tardi, Adia uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Zoppicando, attraversò la veranda e il giardino e raggiunse Bobby, ancora appoggiato al cofano dell’auto. Mentre la ragazza si avvicinava, lui si premurò di osservarla accuratamente: jeans, maglione, giubbotto, scarpe da ginnastica, sciarpa e berretto. Capelli lunghi, scuri, molto più lunghi di quanto ricordasse. Occhi azzurri, completamente privi dell’aura ingenua che lo aveva fatto diventare matto otto anni prima. Adia Chambers era cambiata, non era più la ragazzina che aspirava a portarsi a letto a tutti i costi. Eppure, gli piaceva lo stesso.

“Perché mi sono lasciata convincere?” sbuffò lei. “Otto anni e hai sempre la solita faccia da schiaffi.”

“Così mi ferisci, agnellino” ribatté lui, fingendosi triste.

“Come vuoi. Comunque ti avverto, ho dello spray al peperoncino, in caso di bisogno.”

Bobby rise. “Ah, allora anche alle figlie dei preti piacciono le cose spinte…”

“Che imbecille…” sospirò lei. “Ci vediamo in giro, Mercer” aggiunse, voltandosi per tornare in casa.

Lui l’afferrò per un polso, con decisione. “Per favore” sussurrò. “Facciamo un giro. Ho voglia di parlare con qualcuno” aggiunse, allentando la stretta.

“Ti sei rammollito, Mercer. Una volta avresti detto chiaro e tondo che volevi fare sesso con me.”

“Ti sei rammollita anche tu, Chambers. Una volta mi avresti lanciato un secchio d’acqua dalla finestra.” Lasciò completamente il polso di lei. “Dai, ti prometto che non allungherò le mani.” Questa volta, non mentiva. O almeno, avrebbe cercato di controllarsi.

 

Bobby parcheggiò davanti a casa sua – la casa di sua madre – e spense il motore. Improvvisamente non più illuminata dalla luce dei fari, casa Mercer sembrava ancora più spettrale. Bobby si rilassò contro il sedile, mentre guardava la struttura completamente crivellata dai colpi degli scagnozzi di Victor. La sua casa, la casa di sua madre. Ci sarebbe voluto del tempo, per rimetterla in sesto. E nonostante tutto, Bobby lo sapeva, non sarebbe mai tornata ad essere quella di prima.

“Ho letto la notizia sui giornali” disse finalmente la ragazza, rompendo il silenzio nel quale si erano rinchiusi dall’inizio del viaggio. “Ho letto che c’era stata una sparatoria. Subito non ho pensato che fosse casa tua. Poi, ho letto che nello scontro era morto Jack Mercer, e allora…” La voce si spense. “Dire che mi dispiace per quello che è successo non lo farà tornare indietro. Non fa tornare indietro nessuno.”

Bobby annuì.

“Però fa stare un po’ meglio, non credi?” continuò lei, voltando appena la testa per guardarlo.

“Un po’, forse” ammise lui. “Che cosa provi?”

“Riguardo a cosa?”

“Riguardo alla morte di tuo padre. Al sapere che l’uomo che lo ha fatto ammazzare è morto? Sei felice?”

“Tu lo sei?”

“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda, non te lo hanno insegnato?”

Adia sorrise. “Mio padre mi ha insegnato a perdonare.”

“Anche un omicida?”

“Anche un omicida. Lo so, sembra una cosa strana, ma… io avevo perdonato Victor Sweet.”

Questa volta fu Bobby a voltarsi a guardarla, per la prima volta da quando erano saliti in auto. “Come puoi aver perdonato Victor Sweet? Ha ucciso tuo padre!” esclamò, sorpreso.

“Lo so. So che Victor Sweet ha fatto uccidere mio padre. Ma io non l’ho mai considerato degno del mio odio.”

Degno del tuo odio?” esclamò ancora lui, decisamente più sorpreso di prima.

“Il disprezzo, come l’amore, è una cosa che bisogna guadagnarsi poco a poco. E’ una delle cose che mi ha insegnato mio padre.”

“Mi stai dicendo che tutto quello che ha fatto Victor Sweet non è stato sufficiente a fartelo odiare?”

Adia scosse la testa. “Forse, se fosse vissuto ancora un po’, ci sarebbe arrivato.”

Bobby scosse la testa a sua volta, divertito. “Incredibile… davvero incredibile…”

“Cosa?”

“Quel figlio di puttana ha ucciso tuo padre e ti ha fottuto una gamba, e tu non lo hai mai detestato?”

Adia cercò di scansare il gergo colorito e abbozzò un sorriso. “Esattamente.” Fece una pausa. “E comunque sono i miei affetti familiari e la mia gamba, e vorrei decidere da sola in che modo compiangerli” aggiunse, rifacendosi seria. “Tu odiavi Victor, vero?” gli domandò, sotto voce, dopo altri minuti di niente.

Bobby alzò gli occhi sulle macerie della propria casa.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Four Brothers / Vai alla pagina dell'autore: EffieSamadhi