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Autore: Gea_Kristh    18/01/2011    5 recensioni
E' passato un anno dalla fine della guerra, ma la tanto agognata pace non è destinata a durare. In India, una nuova minaccia mette in pericolo quanto di più caro Shaka possieda. La sua terra. La sua gente. I suoi ricordi. Il suo cuore.
Dal primo capitolo:
- Tornerò Raja, te lo prometto.-
Allora lo guardò; e il mare dorato che erano i suoi occhi brillava di lacrime trattenute. Shaka sorrise; non pensò, quando con la mano carezzò piano una guancia arrossata.
- Attenderò il momento in cui potrò rivederti ancora, Shaka. Non dimenticarti di me, io non lo farò.-
Sorrise, e con gesti aggraziati sfilò dal proprio collo una catenina d'oro; la ruota del dharma brillò alla luce del sole. [...]
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Virgo Shaka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bleeding Sunset'
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Io ho capito una cosa: scrivo soltanto quando non dovrei. Oggi, per esempio, io dovrei essere a studiare come una forsennata per l'esame di domani... e invece no! Sono qui, a pubblicare l'ottavo capitolo della mia fanfic. Sono un disastro, lo ammetto.

Bhè, che dire...

Questo capitolo era in realtà già pianificato da diversi mesi, quindi scriverlo è stato piuttosto semplice per me - nonostante, me ne rendo conto, ci abbia messo un'eternità. Per questo mi scuso davvero.

Bhè, non indugio oltre e vi lascio alla lettura.

^_^

[Hindi]

Bleeding Sunset - Occhi di Tigre

Capitolo 8 - La Furia di Durga

Accadde una mattina, inaspettatamente.

Yashila pronunciò quelle parole con voce rauca e timorosa, piano, tanto che Shaka dubitò di averle davvero udite:

Dhan'yavāda, – disse; poi ripeté, con più forza, sollevando gli occhi ancora bagnati di lacrime, – Dhan'yavāda. – [Grazie.]

Shaka non aprì gli occhi, ma posò un’ultima carezza sulla testolina della bimba, finalmente calma. Il cavaliere della Vergine non poteva dirsi un uomo facilmente mosso dai sentimenti; tuttavia, sentire i singhiozzi affranti di Yashila, poco prima, lo aveva turbato. La tristezza e la paura che aveva percepito in lei erano penetrati fin nella sua anima, talmente erano forti.

La porta si aprì piano, ma i passi che seguirono furono più che affrettati. Rajani si precipitò ad abbracciare la piccola, che alla sua vista sgranò gli occhi e riprese a singhiozzare sommessamente.

[Ho avuto paura.] La sentì pensare.

– [Piccola sorella, sono qui, sono qui. Non piangere, sono qui.] –

Yashila si asciugò gli occhi, stropicciandoseli forte con i pugni chiusi; tirò su col naso e fissò i grandi occhi d’ambra in quelli preoccupati della sua maestra.

[Ho sognato tante cose brutte. Ho visto cose cattive.]

– Cosa hai visto, Yashila? – Dentro di sé, Rajani pregò che non fosse stato altro che un incubo a turbare il sonno della bambina.

[Non lo so. Non me lo ricordo più.]

Annuì, sospirando. Le scompigliò i capelli, poi la incitò ad andarsi a lavare e vestire.

Quando la piccola si fu allontanata, Rajani non poté fare a meno di alzare lo sguardo sull’uomo, immobile accanto a lei.

– Sheetal non riesce quasi più a dormire, tanto le visioni la tormentano. Ora questo. L’attesa si fa dilaniante, non potremo rimanere immobili ancora a lungo. –

Lui annuì, soppesando le parole. – Quanto ancora possono impiegare a scoprire il luogo in cui vi siete rifugiate? Non è un mistero la parentela mia e di Sheetal; Sadhira lo sa, non ci metterà ancora molto a fare la connessione, sempre che non l’abbia già fatto. –

Annuì. Si sentiva stanca; stanca dentro, nell’anima; stremata da quell’attesa, da quella pace fittizia intrisa di tensione.

Sempre più, col passare dei giorni, avvertiva la preoccupazione come una morsa allo stomaco. Anche nei rari momenti di quiete la tensione non le dava pace; la notte, dormire si faceva sempre più difficile.

Fu solo quando braccia calde la avvolsero che Rajani venne riscossa dai suoi pensieri. Quel profumo di sandalo e fior di loto le abbracciò i sensi; sentì il cuore aumentare i battiti, e la testa farsi più leggera.

Sospirò, imponendosi la calma, mentre insicura poggiava la fronte sul petto di lui.

Erano così rari i gesti d’affetto di Shaka; così rari e, per questo, ancora più preziosi.

– Non sei sola, Raja. – Le sussurrò piano, e il suo respiro caldo le solleticò il collo. Inspirò, tremante, mentre alzava gli occhi, immergendoli in quelli incredibilmente azzurri di lui. Rajani non ricordava di essere mai stata così vicina a Shaka: poteva chiaramente vedere le screziature celesti nelle sue iridi blu, le ciglia scure incorniciargli gli occhi, la luce riflessa sulle labbra appena umide, così invitanti…

Si riscosse immediatamente da quei pensieri, castigandosi mentalmente. Nonostante tutto, non poté fare a meno di prendere un respiro tremante. Aveva la gola secca.

– Non sei sola, – ripeté lui, mentre posava le labbra sulla sua guancia arrossata, proprio accanto all’orecchio; lo sentì inspirare profondamente, poi sollevare una mano dalla sua vita, solo per posarle una carezza sulla testa.

Rajani si sentì paralizzata. Con occhi sgranati osservò quei fili d’oro che erano i capelli di Shaka scivolargli sul viso, coprirgli gli occhi socchiusi. Fu un gesto quasi inconscio quello di scostarglieli lentamente, appena sfiorando la sua pelle con la punta delle dita.

Sospirando gli circondò il collo con le braccia, sollevandosi sulle punte dei piedi; lo strinse a sé con forza, trovando conforto in quel contatto caldo. Poggiò il viso nell’incavo del collo di lui, respirando a pieni polmoni il suo profumo inebriante; avvertendo, sotto la barriera sottile della sua pelle, il sangue scorrere e i battiti del suo cuore accelerare.

Shaka non esitò nel ricambiare la stretta, e anzi la abbracciò con forza, avvolgendo il corpo minuto di lei col proprio. Sotto le mani sentiva la pelle fresca e morbida della schiena di lei, lasciata nuda dal sari che indossava; i capelli sciolti di Raja gli solleticavano piacevolmente le nocche, e provò l’intenso desiderio di carezzare quella massa vellutata di fili scuri; risalì con una mano lungo la sua spina dorsale– la sentì rabbrividire sotto quella carezza, e sorrise inconsciamente; le andò a stringere possessivamente la nuca, intrecciando le dita in quei capelli setosi.

Raja non seppe bene per quanto rimasero in quella posizione; perse ogni cognizione del tempo, mentre sperava con tutta sé stessa che quel contatto non avesse mai fine, che tutto il resto del mondo sparisse – assieme alle sue preoccupazioni.

Si allontanarono solo quando udirono distintamente dei passi avvicinarsi, e anche allora lo fecero con riluttanza.

Non voleva, non voleva separarsi da lui; il suo cuore piangeva mentre il calore del corpo di Shaka si allontanava da lei, abbandonandola alla sensazione di gelo che l’aveva pervasa.

Sheetal entrò nella stanza gioviale come suo solito. Era incredibile come, con la sua sola presenza, riuscisse ad illuminare tutto. D’altro canto lei era così: splendente, un raggio di sole di rara bellezza.

– Ho forse interrotto qualcosa? – L’espressione innocentemente malandrina sul suo viso era palese; Rajani si lasciò andare a una breve risata, scaricando la tensione dalle spalle, e annuì giocosamente.

– Sì, ci hai interrotti; perché non te ne torni nella tua tana, serpente velenoso che non sei altro? –

Lei mise su un finto broncio. – Mi manderesti via senza colazione? –

Rajani scosse la testa, ridacchiando. – Perché poi ti sto ancora a sentire è un dilemma. Su, andiamo di là che mamma Raja prepara la pappa. –

 



 

– Non so cosa stia accadendo a Varanasi, ma la situazione è grave; ormai continuamente percepisco il futuro farsi più oscuro. E tuttavia Lakashimi non mi permette di vedere oltre. – La frustrazione era chiara sul viso pallido di Sheetal; ora che il sorriso non le inondava il volto di luce, Rajani si rese veramente conto del colorito cereo e delle profonde occhiaie dell’amica.

– Potremmo mandare qualcuno ad indagare, – propose Dohko.

– Potreste, ma non avrebbe molto senso. Noi e Shaka siamo qui gli unici a sapere come poter accedere al tempio, e per ovvie ragioni non possiamo tornare. Non così, per lo meno. –

Il Grande Sacerdote soppesò silenziosamente le parole di Visala, annuendo poi in segno d’assenso.

– Potremmo indagare in città; magari avremo fortuna. –

Sheetal sospirò. – Alzi la mano chi parla Hindi, prego. –

Calò il silenzio nella sala. – Appunto. –

– Io non capisco cosa stiamo aspettando. Attacchiamo! – Seiya batté un pugno contro il bracciolo dello scranno sul quale sedeva, un’espressione infuriata dipinta sul viso.

– Per la centesima volta, Seiya, non possiamo combattere una divinità ostile senza nemmeno avere idea di come sconfiggerla. –

Il cavaliere di Pegasus sbuffò. – Sì che possiamo, – rispose.

– Forse davvero non mi sono spiegata quando ho parlato di Mahishasura; o sei tu ad essere incredibilmente ingenuo, Seiya? Questo non è un nemico semplice da sconfiggere; per di più, ci sono in ballo le vite delle mie compagne, e non le rischierò solo perché un ragazzino non ha saputo portare pazienza! –

– Mi duole ammetterlo, ma probabilmente non abbiamo altra scelta che aspettare, al momento. Non passerà molto tempo ancora prima che la mia visione si avveri: Arun e Ashwini non si faranno attendere, vedrete; spero solo che non si portino dietro tutta la Guardia al gran completo. –

Rajani annuì. Nella sua mente l’immagine dei suoi allievi gemelli apparve più vivida che mai; voleva loro bene, e pregò con tutta sé stessa di non dover togliere loro la vita; sarebbe stato troppo.

– Quello che mi chiedo è: perché mai solo loro due? Se davvero vi vogliono morte, allora non ha senso impiegare solo due uomini. –

– Sadhira vuole che io li uccida, ecco perché, – Rajani alzò gli occhi verso Mu, – quella cagna bastarda vuole che io perda la ragione; non ha idea di cosa potrebbe accadere, povera stolta. –

Sheetal poggiò una mano su quella dell’amica. – Tu non lo farai Raja, io lo so. Li ami come fratelli, non li ucciderai. –

– Se il blocco mentale di Sadhira sarà per me impenetrabile, allora potrei non avere scelta. –

Sheetal sospirò. – Io l’ho visto, Raja. So che Arun e Ashwini non moriranno nel prossimo futuro. –

La rossa aggrottò le sopracciglia. – Cosa hai visto? –

– Ci sono cose del futuro che non vanno rivelate, dovresti saperlo. –

– Cosa mi nascondi? –

L’unica risposta che ottenne fu un sorriso enigmatico.

 


 

– Haziel, non senti anche tu questo turbamento? –

Visala alzò lo sguardo al cielo che, denso di nubi, formava una cappa scura sul Santuario. L’uomo accanto a lei scosse la testa, in segno di diniego.

– Spero che sia solo una mia impressione, allora. –

Diede le spalle alla scalinata, incamminandosi verso l’ingresso della Quarta casa. Fece in tutto tre passi, prima di bloccarsi; questa volta, lo avvertì anche Death Mask.

Due energie estranee erano penetrate all’interno del Tempio. Lui non sapeva a chi potessero appartenere, ma Visala sì: Arun e Ashwini, le guardie gemelle, erano infine arrivate.

 

 

– [Traditrice! Lo so che sei qui, esci fuori!] – Arun gridò. Lui e suo fratello si ergevano fieri nel mezzo della grande piazza, ai piedi delle Tredici case.

Il primo ad arrivare fu Mu dell’Ariete, serio e pacato. Non disse nulla, ma non tolse gli occhi dai due stranieri; quelli lo ignorarono: c’era una sola persona per la quale erano venuti – la traditrice del Tempio della Devi, colei che un tempo avevano amato e chiamato maestra.

Giunsero in molti nella piazza: i cavalieri d’oro vestiti delle loro armature, i soldati semplici, gli allievi. La tensione crebbe con ogni respiro.

Visala fissò da lontano i due gemelli ignorare completamente la folla; c’era qualcosa di molto strano in quel comportamento. In territorio nemico, come parevano non accorgersi di altro che non fosse l’obiettivo della loro missione? Certo, erano sempre stati impulsivi; tuttavia, Visala non li avrebbe mai definiti stupidi, tantomeno sprovveduti.

– [Traditrice del tuo stesso sangue! Assassina!] –

Tra le mani stringevano lunghe lance dalla punta acuminata; Visala sapeva che sarebbero state intrise di veleno.

Guardare Arun e Ashwini, insieme, era affascinante; distinguerli risultava impossibile a chiunque non li conoscesse davvero. Entrambi tipicamente indiani, con pelle ambrata e occhi così scuri da parere neri, i gemelli erano l’uno il riflesso dell’altro: alti, dal fisico imponente, i lineamenti duri e le labbra carnose. Portavano i lunghi capelli neri legati in una coda alta sul capo, e questi scendevano in una cascata di morbidi riccioli lungo le loro schiene; Visala ammise che erano davvero attraenti.

– [Arun, Ashwini, che piacere rivedervi, ] – Sheetal si fece largo tra le persone, un’espressione conciliante dipinta in viso. Si sentiva agitata, ed era tesa, ma non lo lasciò trasparire.

– [Dov’è? Dov’è lei?] – La voce di Ashwini era trasformata dalla cieca rabbia. Due paia di minacciosi occhi scuri la fissarono con odio.

Rajani osservò la scena in silenzio, dalle retrovie. Accanto a lei, Shaka le poggiò una mano sulla spalla.

– [Io non credo, per la vostra incolumità, che affrontare Rajani sia una buona idea.] –

– [Taci! Noi, che siamo punitori ed esecutori  della volontà divina, non cederemo il passo davanti ad una sporca traditrice!]–

Ogni traccia di emozione abbandonò gli occhi d’ambra della Sacerdotessa di Durga; così, immobile, sembrava più una statua che una persona.

– [Sciocchi che non siete altro! Ma non vedere quello che Sadhira vi ha fatto?] –

– [Quello che Sadhira ha fatto,] – Arun avanzò di un passo verso la bionda, minaccioso, – [è stato assegnarci una missione; uccideremo la traditrice, così che la pace possa tornare a Varanasi!] –

L’energia di Rajani ribolliva all’interno del suo corpo; era furiosa, e ad ogni parola il suo spirito gridava vendetta.

Sheetal scosse il capo; ragionare con quei due era inutile. – [Anche aveste ragione, come pensate di poterla uccidere? Non riuscireste nemmeno ad avvicinarvi a lei]. –

– [La luce di Shakti non è con i tradit…] –

Arun non terminò mai la sua affermazione.

In un lampo, troppo veloce per essere vista, Rajani si trovò accovacciata a terra, alle spalle dei suoi due vecchi allievi; tra le mani stringeva una coppia di bichwa lordi di sangue – quegli stessi pugnali che, solo istanti prima, si trovavano alle cintole dei gemelli.

La folla parve trattenere il fiato. Il silenzio venne spezzato solo dal rantolo strozzato di Ashwini. Le lance caddero con un suono sordo a terra.

Le loro game cedettero, e crollarono in ginocchio, mentre una ragnatela di profondi tagli sottili si apriva sulla loro pelle.

Arun osservò con occhi sgranati rivoli di sangue bagnare la pelle scura di Ashwini. Non si rese veramente conto del dolore finché non abbassò lo sguardo sul proprio corpo ferito.

– [Finite quello che stavate dicendo, sciocchi], – Rajani si alzò in piedi. Il clangore dei pugnali che cadevano a terra fu l’unico suono a vibrare nell’aria.

– [Io ho un nome.] – La sua voce era bassa, ma parve rimbombare nel silenzio.

Sheetal non l’aveva mai vista così arrabbiata, e questo la spaventò. Il cosmo di Rajani era immenso e rabbioso; aveva abbandonato ogni freno, e la sua energia era una tempesta attorno a lei.

– [Io sono Rajani, Alta Sacerdotessa della Tigre nel segno di Durga, e non sono una traditrice!] –

Camminò con passi misurati, gli occhi privi di qualsivoglia emozione.

Quando lo afferrò per il colletto, Arun avvertì tutta la forza di quelle esili braccia spingerlo verso l’alto. Lo sollevò senza sforzo apparente, portandolo alla sua stessa altezza, e lo fissò, occhi negli occhi, con quello sguardo vuoto.

– [Durga non mi abbandona mai!] –

Gemette dal dolore quando lei lo scaglio a terra; la perdita di sangue gli fece girare la testa.

Ashwini avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma il suo corpo era immobile contro la sua volontà. Una forza indicibile lo bloccava e lui sapeva, senza ombra di dubbio, che si trattava di Rajani; se fosse stato lucido, probabilmente sarebbe stato spaventato.

Si sentì sbalzare a terra dalla stessa, invisibile forza; accanto a lui, suo fratello era immobile.

Rajani prese un respiro profondo; nell’aria c’era odore di sangue e salsedine. Troppo sangue.

Lentamente si avvicinò ai due, e con ogni passo aumentò la pressione mentale sui loro corpi, tanto che, quando li raggiunse, quasi non riuscivano a respirare. Con occhi sbarrati la osservarono posizionarsi in mezzo a loro; lei li guardò, dall’alto verso il basso, e i suoi occhi erano ora colmi di tristezza e rabbia.

Non allentò la pressione; l’avesse fatto, sarebbero morti dissanguati.

– Questo farà male, – sussurrò più a sé stessa che a loro.

Con violenza penetrò le loro menti, abbattendo ogni difesa; li sentì gridare di dolore, ma non si lasciò distrarre, e andò oltre: al di là del conscio, di ogni pensiero razionale, fino a quel blocco innaturale creato da Sadhira. Con forza lo aprì, senza riserve, e non si accorse che le urla di entrambi, svenuti dal dolore, si erano spente.

Ritornando alla realtà sospirò. Un rivolo di sudore le colò dalla fronte madida. Era stanca.

Avvertì due braccia fresche ed esili avvolgerla, e le strinse a sé, conscia della presenza dell’amica di sempre alle sue spalle.

Tuttavia non poteva rilassarsi, non ad opera incompiuta. Non dopo tutta quella fatica.

– Credo di aver bisogno del tuo aiuto, cavaliere, – disse in direzione di Mu.

Lui annuì, avvicinandosi.

– Non appena allenterò la pressione sui loro corpi, il sangue ricomincerà a scorrere, – si guardò intorno, rendendosi conto di quanto già ne avessero perso. Sospirò, – non posso lasciarli morire così. Anche se sono due idioti. –

– Quello che hai fatto è impressionante. –

Scosse il capo, noncurante. – Occupati di Arun, – indicò l’uomo sulla sinistra, – ed io penserò ad Ashwini. –

Lasciar andare la pressione che esercitava sui loro corpi era come rilassare un muscolo; Rajani si chinò istantaneamente sul gemello, e impose le mani su di lui. Non ebbe bisogno di alzare gli occhi per sapere che Mu stava operando allo stesso modo sull’altro.

Il lavoro non fu semplice, perché erano coperti di tagli niente affatto superficiali.

Rajani avvertì per tutto il tempo la presenza di Sheetal e Shaka alle proprie spalle, e questo la confortò.

Per la prima volta in anni, sentì forte il bisogno di piangere.

 


 

– Non si sono ancora ripresi? –

La bionda le porse una tazza di tè fumante.

Rajani si lasciò andare contro lo schienale della poltrona nella quale era seduta, scuotendo la testa. Osservò i due uomini, inerti nei letti della stanza.

Soffiò piano sulla tazza, prima di prendere un sorso della deliziosa bevanda. Un tè dolce e bollente aveva sempre avuto il potere di rilassarla, e Sheetal lo sapeva.

– Tutto si è risolto per il meglio, Raja. Io lo sapevo. –

Non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Forse era la tensione, che finalmente aveva abbandonato le sue spalle, forse era semplicemente Sheetal: però si sentiva bene, leggera.

– So che non è stato facile, ma ce l’hai fatta Raja. Tu ce la fai sempre. –

La rossa sorrise alle parole dell’amica. Lei era sempre così fiduciosa… Avrebbe desiderato avere anche solo la metà di quell’ottimismo.

Un respiro affannato la riscosse dai suoi pensieri. Posò gli occhi su Ashwini che, svegliatosi, si guardava intorno allarmato. Quando le sue iridi scure incrociarono quelle ambrate di Rajani, la sua bocca si aprì, ma non ne uscì alcun suono.

Sheetal gli versò un bicchiere d’acqua e glielo porse, le labbra piegate in un sorriso gentile.

Arun si alzò a sedere di scatto, gemendo per il dolore subito dopo. Si guardò attorno spaesato: vide dapprima suo fratello, intento a bere nel letto accanto al suo; poi Sheetal, che lo osservava sorridendo sorniona; infine vide lei, la sua adorata maestra, immobile e seria nella sua compostezza.

Gli bastò scambiare uno sguardo d’intesa col fratello, perché tra loro non c’era bisogno di parole. Si alzarono in piedi, incuranti dei muscoli indolenziti, e avanzarono a piccoli passi verso la figura impassibile di Rajani. Non emisero un solo suono, mentre si inginocchiavano davanti a lei.

Ashwini chiuse gli occhi. Non meritavano il suo perdono; non dopo quello che avevano fatto. Però, in cuor suo, pregò che lei potesse ancora guardarli con quegli occhi colmi di affetto.

Rajani sospirò. Sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi, ma si impose la calma. Non poté fare a meno, però, di scivolare dalla poltrona al pavimento,  portandosi alla loro stessa altezza.

I gemelli rimasero immobili, anche quando avvertirono le braccia di lei avvolgerli. La sentirono prendere un respiro tremante ed abbracciarli con forza.

Li strinse a sé, finché anche loro non ricambiarono quel contatto.

Rajani non seppe quanto rimasero in quella posizione; si rese conto, però, che quell’odore di pelle e cannella sapeva di casa, e tanto le bastò.




Ed eccoci giunti alla fine di un ennesimo capitolo!

Allora... Come vi sembrano i miei gemellini? Arun e Ashwini mi piacciono, e penso che avranno un ruolo primario nel futuro di questa fanfic. Vorrei anche approfondire il loro passato, soprattutto il modo in cui sono divenuti guardie del Tempio della Devi - e di come Rajani sia stata per loro una maestra, ma anche una sorella. Sarebbe un peccato non raccontare una storia affascinante come la loro, e penso che lo farò nei miei Missing Moments.

Bhè, c'è da sperare che non mi ci voglia un altro mese per scrivere il prossimo capitolo! Tutta colpa dell'università, ecco. *UFFI*

Ringrazio ancora una volta tutti i miei lettori, e per una volta mi vorrei sbilanciare, chiedendo un parere anche a coloro che non mi hanno mai lasciato recensioni: cosa pensate della storia?

Fatemi sapere, siete tutti di grande aiuto!

Alla prossima,

Gea Kristh a.k.a. Bea-chan

   
 
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