DI
GATTI E TEORIE FILOSOFICHE
Di Cicci92
Tutti i personaggi appartengono a J. K. Rowling.
In
genere il destino si apposta dietro l'angolo,
come
un borsaiolo, una prostituta o un venditore di biglietti della lotteria,
le
sue incarnazioni più frequenti.
Ma
non fa mai visite a domicilio. Bisogna andare a
cercarlo.
Quando quel
giorno Draco Malfoy si era ritrovato sulla scrivania una lettera di denuncia da
parte di un membro del Wizengamot, era rimasto alquanto perplesso.
Perplessità
che si era
parecchio acuita nel leggere quella particolarissima missiva, grazie alla quale
veniva informato del fatto che il signor Jeremy Friedrich Sulley lo accusava di
aver corrotto alcuni funzionari del Ministero, per ottenere il posto di
Redattore Capo del Profeta.
La perplessità
era presto diventata confusione
perché – e quella volta ne era certo
– non imbrogliava qualcuno dai tempi della guerra. Aveva voluto fare le cose per
bene, e il suo posto se lo era ampiamente meritato, dopo quasi due anni di
torture psicologiche da parte del suo ex-capo.
Presto irritato da quei continui – perché non
era la prima volta che gli succedeva - tentativi di screditarlo in ogni modo,
chiamò l’unica persona che in quel momento avrebbe potuto aiutarlo.
Perciò,
logicamente, infilò la testa nel camino
dell’ufficio e urlò un nome.
Dopo pochi
istanti uno scarmigliato Theodore Nott, si materializzò nella
stanza.
“ Levati il
vizio di urlare come un pazzo ”, borbottò quello a mo’ di saluto. “ Che succede
questa volta? ”
Draco nemmeno lo
considerò, e lo invitò direttamente a sedersi. “Sono stato convocato al
Wizengamot”.
Sentendo quella
risposta, il proprietario di una delle più importanti agenzie di avvocati
magici, imprecò in maniera piuttosto colorita. “Porco Godric! Malfoy è la terza
volta in cinque mesi! Si può sapere a chi hai pestato i piedi questa volta?”
Il Biondo mise
su un’espressione così oltraggiata, che per un momento Theodore fu tentato di
scoppiare a ridere. “ E’ questo il bello. Non ho scritto su nessuno, e questo...
Sulley, non lo conosco nemmeno. Mi accusano di aver comprato l’ex direttore
della Gazzetta, e di essere stato favorito perché il vecchio Budd conosceva mio
padre!”
“ Ed è così?”
“ No... Cioè,
mio padre lo conosceva, ma non hanno mai parlato da quando è uscito da Azkaban.
Davvero!”, aggiunse con maggiore enfasi, quando si accorse che l’amico aveva
assunto un’espressione scettica.
D’altro canto,
se effettivamente le cose stavano come diceva Draco, Nott capì che la situazione
era molto delicata. Magari erano accuse senza fondamenta, ma se la citazione
arrivava direttamente da un membro del Wizengamot, l’affare si sarebbe
difficilmente risolto in favore di Draco.
Il suo migliore
amico aveva bisogno di un avvocato, un avvocato bravo se voleva uscirne
completamente illeso.
Però...
“ Malfoy sei un
idiota!”, sbottò all’improvviso, senza considerare l’espressione allibita e
offesa dell’altro.
“Grazie per il
complimento”. Era abituato a ricevere insulti, ma non in quella maniera...
gratuita. “Posso sapere perché?”
“ Ti sei giocato
tutti i migliori avvocati d’Inghilterra. Non so perché”, aggiunse Theodore
ironicamente. “Dopo che ti conoscono, non vogliono più vederti. La Bayer ha
addirittura cambiato città pur di non incontrarti.”
“Ma
andiamo!Quella era un’impedita. E credo sia normale pretendere il massimo da un
avvocato. Ma questa volta non ho fatto niente, quanto ci vorrà a dimostrarlo?”
“ Malfoy, per
quanto possa sembrarti strano, il Wizengamot ha un potere che non immagini. E
che la denuncia parta da un suo membro complica le cose. Significa che non è
solo, che ha deputati e ministri dalla sua parte. E significa che senza un buon
avvocato sei fottuto.”
La visione che
Theodore gli aveva dipinto, era pressoché catastrofica. E per un momento
desiderò tornare indietro nel tempo, quando risolvere i problemi con un po’ di
denaro sonante, non gli procurava nessun richiamo da parte della sua
coscienza.
“Nott, mi sembra ovvio che devi
procurarmi un buon difensore...” , ma mentre parlava Draco si accorse che
Theodore non lo stava ascoltando.
Riconobbe subito
quell’espressione: la vedeva sul volto dell’amico quando aveva un’idea che però
considerava irrealizzabile.
“ Spara”, si
limitò, infatti, a dirgli.
Quello lo fissò
attentamente, quasi come se cercasse le parole giuste per spiegarsi.
“Effettivamente... c’è qualcuno. E’ una persona brillante, che non ha mai perso
un processo in vita sua.”
“ Siamo a posto
allora...”
“ Non direi
proprio”, borbottò Theodore lugubremente. “Credo che avrete qualche problema a
lavorare insieme...”
“ E perché? Il
suo capo non va d’accordo con me?”
“ No
assolutamente... E’ una...free-lance, mettiamola così.”
“ E allora
perché dovrei avere problemi a lavorarci insieme?”, chiese, irritato da tutti
quei misteri.
Nott emise un
sospiro profondo prima di parlare.
“Perché è la
Granger.”
***
Lo shock
iniziale era stato piuttosto forte.
Dover pensare a
Hermione Granger come sua unica ancora di salvezza, lo sconfortava.
Ma se quella era
la sua unica chance...
“ Beh posso
anche fare uno sforzo...” , tentò di dire, ma fu bloccato
subito.
“ Infatti non
c’erano dubbi su questo”, commentò Nott. “ Se riesco a convincerla, ed il
problema vero è questo, dovrai comportarti come Merlino e Salazar comandano.
Niente insulti, né prese in giro, né riferimenti agli anni di scuola. Dovrai
mantenerla calma. Perché se te la giochi, poi...veramente saresti nella
merda.”
Draco sbuffò,
ruotando sulla sua sedia di pelle, abbastanza scocciato.
Odiava essere
citato in tribunale.
Odiava dover
dipendere da qualcuno.
Odiava che quel
qualcuno fosse la Granger.
E odiava il
fatto di essersi giocato tutti gli avvocati dell’agenzia di
Nott.
“ Come pensi di
convincerla?”
A quel punto,
stranamente, vide farsi spazio sul viso di Theodore il sorriso di una
iena.
Anzi, in onore
alla vecchia Casata, di una serpe.
“ Come si
convince un Grifondoro?”, sussurrò Nott a bassa voce, quasi come se stesse
parlando a se stesso.
“Puntando
all’orgoglio”.
***
Dopo poche ore
da quella strana discussione, Theodore si era recato nell’ufficio di Hermione
Granger per chiederle - implorarla secondo Draco - di accettare quel caso.
Che cosa fosse
successo là dentro, Malfoy non lo sapeva. Comunque il suo amico gli aveva
comunicato che la mente del Trio dei Miracoli aveva accettato di pensare a quella
proposta.
Ed era un gran
passo avanti, considerato di chi si parlava.
Ma il problema
di Draco era un altro.
Non ricordava
proprio cosa aveva fatto a quel Sulley per indispettirlo al punto tale, da farsi
denunciare. Aveva la certezza matematica di non aver combinato niente, e forse
questa consapevolezza lo faceva innervosire ancora di più.
Già normalmente
non sopportava che gli fosse contestato qualcosa, figurarsi quando la tal cosa
non aveva realmente motivo di essere contestata.
Arrivando alla
conclusione che probabilmente avrebbe dovuto fare un’indagine precisa su
quell’uomo, decise che per quel giorno aveva già fatto
abbastanza.
Si sentiva
stanco. Non era la prima volta che qualcuno cui non piaceva particolarmente,
tentava di gettargli del fango addosso. E per quanto Draco potesse sembrare
sempre colui che aveva la situazione in pugno, alla lunga quel genere di
situazioni...stancavano.
Sospirando
mestamente, si alzò dalla sedia, e dopo essere uscito, comunicò alla sua
segretaria di mandare in stampa gli articoli da lui
approvati.
Poi se ne tornò
a casa con mille pensieri per la testa.
****
Ho
deciso di accettare il caso.
Fatti
trovare in ufficio mercoledì mattina alle 10.
Hermione
Granger
Per la prima
volta in vita sua, Draco fu puntuale.
Solitamente
tendeva a dimenticare inezie quali l’orario. Infatti, non arrivava mai a lavoro
prima delle undici. Ma non era colpa sua se incontrava sempre gente che lo
faceva ritardare.
In fondo però
era il capo, si diceva sempre orgogliosamente: nessuno poteva
licenziarlo.
Tuttavia quel
particolare mercoledì Draco fu puntale: anzi arrivò al Ministero in anticipo. La
sua segretaria, quando l’aveva visto in ufficio, era quasi convinta di avere
contratto una qualche malattia che causava illusioni ottiche e
uditive.
Seduto alla
scrivania, tamburellava nervosamente le dita, saltando dalla sedia quasi, ogni
volta che la sua segretaria bussava per chiedergli qualcosa.
Theodore non si
era fatto sentire quel giorno. La sera prima gli aveva solo mandato una lettera
per ricordargli di comportarsi bene, perché la Granger era la sua unica
soluzione, ma non si era fatto vedere quella mattina.
Aveva deciso di
cominciare a controllare gli articoli per il giorno dopo, quando tre colpetti
alla porta lo fecero rizzare sulla poltrona.
Erano le dieci.
Era puntuale
come un orologio svizzero. O forse di più.
“Avanti”.
Fu nel momento
in cui Hermione Granger varcò la soglia del suo ufficio, che Draco si rese conto che non vedeva quella
ragazza da secoli.
Dalla battaglia
di Hogwarts almeno.
Era cambiata.
Nonostante avesse ancora gli stessi capelli crespi, la stessa andatura fiera, e
la stessa aria da stacanovista incallita, c’era qualcosa di diverso in lei.
L’espressione forse.
O forse lui
vedeva tutte quelle differenze, perché sapeva cosa Hermione Granger avesse
passato durante la guerra.
“ Buongiorno
Malfoy”.
Draco restò
imbambolato a fissarla per un attimo, prima di invitarla a sedersi.
Gli sembrava
strano trovarsi in una stanza con lei per dover decidere il giusto modo di
difenderlo.
Di difendere lui!
“ Nott mi ha
spiegato la tua situazione”, lo informò, fredda e professionale, senza alcun
convenevole. “Ha ragione. Hai pochissime possibilità di uscirne completamente
pulito. Ma se è questo quello che vuoi, io posso
aiutarti.”
“ Come pensi di
muoverti?”, le domandò Draco, tentando di sembrare sciolto e sicuro. In realtà
quella situazione lo metteva molto a disagio. Dopo tutte le allegre bastardate
che si erano combinati durante gli anni di scuola, a lui veniva un po’ difficile
sembrare distaccato.
“ Beh”, stava
dicendo il suo avvocato. “Ci ho pensato parecchio. Se effettivamente tu hai la
coscienza pulita, loro non possono dimostrare niente. Ma detto sinceramente,
anche se dovessi riuscire a dimostrare la tua innocenza, è l’opinione pubblica
che conta. Tu vuoi che non ti si...cucia addosso l’immagine di raccomandato.
Quindi la soluzione può essere una sola: ripagarli con la stessa
moneta.”
“ In che senso
scusa?”
La Granger
sbuffò e, per la prima volta durante quel colloquio, Draco le rivide la stessa
espressione di quando lo ignorava, mentre le dava della Mezzosangue.
Quell’espressione che diceva chiaramente: usa il cervello.
“ Nel senso che,
per uscirne pulito completamente”, gli spiegò, come se stesse parlando a un
bambino “... Devi sporcare loro. Devi trovare il modo di capire perché Sulley ti
ha denunciato, e provare che l’ha fatto solo ed esclusivamente per trarne dei
vantaggi personali. E più personali sono, meglio è...”, aggiunse dopo un attimo
di riflessione. “ In questo modo Malfoy, puoi stare tranquillo, nessuno ti
infastidirà più.”
Il ragionamento
non faceva una piega, e si presentava come l’unica soluzione
possibile.
Inoltre era un
ragionamento subdolo.
Un ragionamento
furbo.
Quello era un
ragionamento che Draco avrebbe dovuto fare da solo. E capì che anche la Granger
lo pensava quando le vide sul viso un’espressione leggermente perplessa, ma
comunque disinteressata.
Merlino e
Morgana, mi sto rammollendo, pensò quasi
disperato.
“ Quando parli
di personale...”
“ Intendo
personale”, confermò decisa. “ Se tu non hai fatto niente, lui ci guadagna a
vederti fuori da qui. Di conseguenza ogni...azione poco lusinghiera
riconducibile alla tua situazione, può essere sfruttata a nostro
vantaggio.”
“ Dovrò trovare
qualcuno per le indagini...”
Hermione scosse
la testa. “ Ci penso io. Ho qualcuno che si occupa di queste
cose.”
“ Oh...va bene”,
borbottò Draco.
Poi vide la
Granger alzarsi e, scioccamente, le chiese: “ Te ne vai?”
Quella, dopo un
momento di breve sorpresa, nel quale sembrò indecisa se dovesse mandarlo a quel
paese o cercargli un ricovero per matti, rispose: “Perché, Malfoy, dovrei stare
a farti compagnia?”
“ No, ma
dovremmo parlare del caso-”
“ Abbiamo
parlato. E so tutto quello che devo sapere” , lo interruppe, mentre si
avvicinava alla porta. “E anche tu. Il caso è già risolto. Non ci vuole poi
tanto.”
“ Non è risolto
affatto. Non sai ancora perché quello mi ha denunciato”, borbottò tanto per
contraddirla.
“ Sbagliato
Malfoy”, gli rispose sogghignando della sua espressione quasi scioccata. “Io lo
so. Tu no. Arrivederci.”
Dopo quasi
cinque minuti dalla sparizione di Hermione Granger, Draco era ancora immobile
seduto alla scrivania.
Quell’incontro e
quella donna l’avevano spiazzato.
Sapeva che un
colloquio del genere non sarebbe stato una passeggiata, ma non immaginava
nemmeno che sarebbe andata in quel modo.
Si aspettava
insulti e qualche urlo, magari.
Invece la
Granger era stata professionale, fredda e distaccata.
L’aveva anche
preso in giro.
Non capiva
perché la cosa lo stupisse più di tanto: non si erano mai sopportati dai tempi
della scuola, e di certo non si poteva aspettare niente di più amichevole.
Comunque non
poteva lasciare che lei pensasse di aver vinto: quel giorno lo aveva colto alla
sprovvista e lui non era riuscito a mantenere la sua solita aria annoiata e
scanzonata, ma al loro prossimo incontro non sarebbe successo.
***
All’udienza
mancavano meno di tre settimane, e Hermione Granger non si faceva vedere da quel
mercoledì mattina del mese scorso.
Draco cominciava
ad agitarsi.
Magari la Mezzosangue aveva organizzato di
lasciarlo senza difesa, e di fargli perdere il lavoro, fingendo di volerlo
difendere.
Quando aveva
esposto questi suoi pensieri a Nott, quello l’aveva guardato come se fosse stato
uno scarafaggio: e, dopo avergli dato dell’idiota, gli aveva anche detto che
Hermione Granger stava indagando tramite Potter su Sulley, e che stava
preparando la sua difesa. Ma non aveva bisogno di vederlo.
Tuttavia, Malfoy
non era tranquillo, e fin quando il suo avvocato non si degnò di farsi vedere,
non era riuscito a stare completamente tranquillo.
“ Maledizione
Granger, pensavo ti fossi data alla latitanza!”, le sbraitò contro, quando
quella si presentò nel suo ufficio, sempre con il suo solito cipiglio di
superiorità.
“ Datti una
calmata o me ne torno da dove sono venuta”.
Dopo questi
primi convenevoli, Hermione sedette sulla sedia di fronte alla scrivania e tolse
un fascicolo dalla borsetta rossa.
“ Allora. I
fatti sono semplici. Il nome Michael Ferguson, ti dice qualcosa?” , gli chiese
togliendosi il soprabito, e facendolo lievitare fino all’appendiabiti che stava
in un angolo della stanza.
“ Sì... Era un
mio vecchio collega” , borbottò Malfoy con aria confusa. “Ma che centra con
Sulley?”
“ Centra.
Principalmente non era solo un tuo collega. Era l’altro candidato alla direzione
del Profeta. Ed è l’unico nipote di Sulley. Figlio della sorella. Fatti due
conti... ”
Oh.
Ooh...
Oooh!
“ Adesso è
chiaro”, sbottò nervosamente, dopo aver afferrato quello che la Granger aveva
voluto dirgli.
“ Per Salazar! Stanno cercando di
incastrarmi per farmi perdere il posto! E poi dicono che io sono il disonesto.”
“ Beh non è che
tu sia esattamente un angelo”, commentò Hermione a bassa voce, ma Draco finse di
non sentirla. Altrimenti avrebbe causato una lite. E una lite avrebbe
innervosito la Granger. E la Granger doveva stare tranquilla fino
all’udienza.
“ Cosa pensi di
fare per scagionarmi?”
“ Beh,
principalmente porterò delle prove reali. Non ci sono grandi prelievi dal tuo
conto della Gringott, e tuo padre non ha più abbastanza soldi per corrompere
nessuno. In secondo luogo, informerò la giuria del fatto che Sulley ti ha citato
per ragioni futili, che inoltre, gli avrebbero portato notevoli vantaggi. E nel
momento in cui quelli del Wizengamot vedranno che un loro membro ha tentato di
imbrogliare, lo silureranno via, parecchio rapidamente” , concluse con un
sorrisetto soddisfatto, lisciandosi le pieghe della gonna
marrone.
“ Granger da
quando godi delle disgrazie altrui?”
Il sorriso di
Hermione si raffreddò di qualche grado, a quella domanda.
“ Da quando ho
capito che le persone ridono delle mie. Dopo la guerra siamo diventati tutti più
cinici, Malfoy. Io, soprattutto.” , borbottò, fissando un punto impreciso del
muro.
“ Beh non si
direbbe.”
“ Ah no?”
“ No”, le
rispose Draco ragionevolmente. “Altrimenti perché avresti deciso di aiutarmi? Se
non per... compassione o pietà? ”.
“ Compassione?”,
immediatamente riportò lo sguardo su Malfoy. “Tu credi che io... Godric, Malfoy sei
davvero ottuso”, esclamò, scuotendo la testa incredula. “ Tu credi che io potrò
mai provare un sentimento simile a questo nei tuoi confronti? Ti ricordi vero
che grazie a te sono stata torturata e marchiata!”, e per richiamargli alla
mente quel ricordo, la Granger alzò la manica sinistra del pullover, dove ancora
svettava l’ustione che recitava a lettere scarlatte “Mezzosangue”.
“Se dovessi
pensare ancora che ti aiuto per un qualche sentimento benevolo, beh ti sbagli.”,
sentenziò con gelida decisione. “Ho deciso di accettare il caso, perché volevo
mettermi alla prova. Vedere se riuscivo a battere anche il Wizengamot. E questo
non ha niente a che fare con te.”
Poi afferrò la
borsa e si smaterializzò via dalla stanza.
Draco era
impietrito.
Odiava ripensare
ai periodi della guerra, e ancora di più a quando si era ritrovato Potter,
Weasley e la Granger in casa sua. E poi Bellatrix, che decideva di torturare lei
perché Mezzosangue, ma comunque con scarsi risultati.
Probabilmente la
Granger non aveva ancora superato quell’episodio, e finalmente aveva potuto
dirglielo in faccia. Non lo aveva insultato, però. Aveva semplicemente precisato
che verso di lui non avrebbe mai potuto provare pietà.
Dopo tre giorni
di silenzio assoluto, tre giorni in cui Draco era arrivato alla conclusione di
doversi trovare un altro avvocato,
la Granger tornò nel suo ufficio.
Si comportò come se la volta precedente non fosse successo nulla. Come se non
gli avesse affatto riversato addosso il suo rancore.
Ancora una
volta, si comportò con eccezionale freddezza.
Freddezza che,
però, cominciava a scocciare Draco parecchio.
Non aveva idea
del perché, ma il fatto che lei riuscisse a... ignorarlo mentre allo stesso
tempo parlava con lui, urtava i suoi, già deboli, nervi.
“ Granger ho
bisogno di una pausa!”, esclamò stiracchiandosi. “Non ce la faccio più a
sentirti parlare di Sulley. E’ da due ore che stiamo esaminando questo
fascicolo”.
“ Stiamo
lavorando per te, non per me”, rispose, senza nemmeno alzare gli occhi da una
pergamena, che sembrava interessarla parecchio.
Ignorandolo.
“ Seriamente sei
più preoccupata tu, che io. Come hai detto anche tu, non possono nemmeno
dimostrare che ho fatto prelievi strani dalla Gringott, quindi possiamo anche
rilassarci.”
“ Ma vuoi
uscirne vivo dalla causa, o preferisci andare a distribuire giornali per Diagon
Alley?”
Malfoy rise e
chiuse tutti i plichi di fogli che aveva davanti. “Ho bisogno di
rilassarmi.”
“ Va bene
Malfoy, rilassiamoci”, il sorriso finto che si era stampata sul viso era più
freddo di un iceberg. Draco cominciò a sudare.
Era successa
l’unica cosa che non doveva succedere.
L’aveva fatta
incazzare.
“Cosa vuoi fare?
Parlare dei bei tempi andati? Che ne so, di Hogwarts
magari?”
“ Sei simpatica
come una padellata sulle palle”, borbottò a bassa voce senza farsi sentire, per
non peggiorare la situazione.
“ Hai detto
qualcosa Malfoy?”
“ Chi io?
No”
Restarono in
silenzio per un po’, ognuno perso nei loro pensieri.
Hermione fissava
un punto indefinito sulla parete color crema. E ancora una volta, Draco ebbe la
sensazione che lei lo stesse ignorando.
E lui non poteva essere
ignorato.
“ Perché hai
deciso di aiutarmi?”, le chiese improvvisamente, facendola quasi
sobbalzare.
“
Eh?”
“ Perché hai
deciso di aiutarmi. Se non ricordo male, io non ti sto propriamente..simpatico,
ecco.”
“ E a quanto
ricordo io, la cosa è reciproca”, rispose lei piccata. “E spero che la cosa sia
ancora così” , precisò, affinché non ci fossero fraintendimenti.
“ Non hai
risposto alla mia domanda”.
La vide sbuffare
e arricciarsi una ciocca di capelli con un dito. Di sicuro, non voleva
rispondergli. Ma lui era curioso, e di conseguenza voleva sapere.
“Allora?”
“ Malfoy, sei
una piaga”, sbottò Hermione, accennando una smorfia. “Perché ho deciso di
aiutarti? E’ semplice. Uno, volevo mettermi alla prova, e vedere fino a che
punto arrivasse la mia professionalità. Due, da quello che mi ha detto Theodore,
eri davvero disperato. E innocente. E, per quanto tu possa essere un pallone
gonfiato, hai gli stessi diritti di chiunque altro... ”, gli disse, fissandolo
attentamente. “ Ecco svelato il mistero.”, concluse ironicamente.
Draco annuì.
“Non sapevo che fossi in confidenza con Nott...” .. Lei alzò le spalle, come se
fosse una cosa di minima importanza. “ Per un po’ ho lavorato per lui. Poi mi
sono resa conto che avevo voglia di aiutare chi ne aveva veramente bisogno, e
non i cugini dei figli dei Ministri. E l’agenzia di Nott, ha questa piccola
limitazione. Invece così...beh, faccio quello che mi pare”.
Malfoy piegò la
testa verso destra, come se volesse guardarla da un’altra prospettiva. “
E’strano.”, sentenziò.
“
Cosa?”
“ Immaginarti a
lavorare con uno di noi”
“ Uno di voi?”,
chiese Hermione, non afferrando cosa volesse dire.
“ Si, sai. Un
Serpeverde.”
“ Guarda che non
siamo più a scuola, sai?”, rispose lei ridendo. “Quando entrano in ballo gli
interessi, la storia delle Case di Hogwarts finisce, te lo
assicuro”.
“ Sì ma... le
caratteristiche restano. Dovrebbe venirti difficile lavorare con uno che stava a
Serpeverde, già solo per l’incompatibilità di carattere. Prendi me, ad esempio”,
aggiunse alla fine. “Sono lo stesso di sempre e...”
“ No Malfoy”, lo
interruppe, raddrizzandosi sulla sedia senza nemmeno rendersi conto che per la
prima volta, stavano avendo una conversazione civile. “ Non sei lo stesso di
prima e non te ne rendi nemmeno conto. Proprio per quello che dici tu. Resti
fondamentalmente un pallone gonfiato”, precisò, “ Ma se fossi stato lo stesso
dei tempi della scuola, non sarei mai riuscita a lavorare con te, né tu con me
del resto”.
“ Beh, sono
maturato”, le concesse, sorvolando sull’insulto. “Ma ho ancora dentro di me le
qualità che mi hanno mandato a Serpeverde...”
“ Tu le chiami
qualità?”, borbottò la Granger. “Furbizia e codardia, e una gran capacità di
pararvi il culo...”
“ Già”, le
rispose fieramente. “Almeno non sono un idiota che va a cacciarsi costantemente
nei guai, per il vostro beneamato senso di nobiltà d’animo e coraggio.
Credimi... ”, aggiunse scuotendo la testa, come se stesse scacciando qualche
strano pensiero, “ ...Se i Potter fossero stati un po’ più codardi,
probabilmente il Bambino Sopravvissuto non sarebbe stato un
orfanello”.
Hermione lo
fulminò con gli occhi. “Malfoy non parlare di cose che non sai. Quella che tu
chiami ‘la nostra beneamata nobiltà d’animo ’ ”, disse mimando le virgolette.
“Ha fatto si che Harry uccidesse Voldemort, e che io quel giorno a Villa Malfoy
non vuotassi il sacco con tua zia”.
Draco distolse
lo sguardo a quell’ultima frase. Non gli piaceva pensare, né parlare di
quell’episodio.
Comunque era
ammirevole che lei non avesse parlato sotto le Cruciatus varie, e con un pugnale
puntato al collo.
“ Sei riuscita
ad inventare una scusa in quell’occasione, quindi?” , il tono a metà tra lo sconvolto e lo
stupito.
“ Già. E ti
assicuro che non è stato semplice.”
“
Immagino.”
“ Perdonami
Malfoy, ma non credo”, rispose, sorridendo mestamente. “ E comunque è sempre
questione di scelte”, aggiunse dopo una breve pausa. “Se io quel giorno avessi
parlato, probabilmente ora tu non avresti bisogno di un avvocato, e saresti già
nella tomba per la tua bacchetta”, gli disse, facendo riferimento a uno dei
leggendari Doni della Morte.
“ Suppongo che
sia come dici tu. Le scelte di una persona condizionano parecchio.”, convenne
con lei.
“ Già. E c’è da
dire una cosa. Non condizionano solo la persona che sceglie”, sussurrò Hermione,
come se stesse parlando a se stessa. “ Condizionano fatti e persone diverse. A
volte quello che fai, direttamente o indirettamente, provoca reazioni e
conseguenze inimmaginabili.”
Draco annuì.
“Suppongo sia per questo che è sempre difficile
scegliere.”
Hermione scosse
la testa, in netto disaccordo. “ Assolutamente no. Scegliere...significa essere
liberi. Avere la possibilità di decidere tra due o più cose, implica che tu
possiedi una tua libertà personale”.
“Beh, c’è da
dire che però scegliere la cosa sbagliata può provocare danni
enormi”.
“La decisione
che tu prendi non sarà mai sbagliata”, gli spiegò, quasi come se stesse tenendo
un discorso filosofico. “ Almeno non per
te. E visto che tu prendi una decisione in relazione alla tua felicità,
difficilmente prenderai la decisione sbagliata. Se dovessimo pensare che ogni
nostra decisione può provocare guai, entreremo in un circolo vizioso che non
finisce più”, concluse pensosamente.
“ E’ un po’
angosciante”, concordò Draco.
“ Lo diceva
anche Kirkegaard ”
“
Chi?”
“ Un filosofo
babbano.”
“Dice che
scegliere è angosciante?”
“ Più o
meno”
Draco annuì con
decisione. “ Sono d’accordo con lui.”
“ Io no.”,
puntualizzò Hermione. “ E’ vero. Non è facile scegliere. Ma è una nostra
responsabilità. Dobbiamo farlo, nel bene e nel male.”
“ La fai facile
Granger. Non è proprio così.”
“ Ah
no?”
“ No.”, sentenziò freddamente Draco. “No.
Per esempio, quando Greyback ha portato Potter, te e Weasley a casa mia quel
giorno, io non avrei...voluto consegnarvi. Almeno, per quanto riguardava Potter
e te... Con Weasley non sono mai andato d’accordo...”
“ Beh nemmeno
con me e Harry”
“ Vero. Ma in un
certo qual modo credo di aver sempre avuto un minimo di rispetto, o comunque di
timore nei vostri confronti...”
“ Ma alla fine
ci hai consegnati” , concluse come se stesse dicendo qualcosa di
ovvio.
“ Sì...Se avessi
mentito a mio padre, sarei morto, e con me i miei genitori. Perché il Signore
Oscuro avrebbe capito. Fondamentalmente non potevo che prendere una decisione.
Consegnarvi.”
“ Malfoy non
entriamo in questo discorso. Silente ti ha dato un’opzione alternativa quando
eravamo al sesto anno se non sbaglio. Saresti dovuto andare immediatamente da
lui. Ma non l’hai fatto, quindi...”
“ A sedici anni
è difficile-”
“ No!”, lo
bloccò, serrando i pugni. “Non nasconderti dietro la scusa dell’età. Perché io
avevo diciassette anni quando sono stata torturata a casa tua. E Harry ne aveva
sedici, quando ha visto morire Silente sotto i suoi occhi, quando ha combattuto
contro gli Inferi, quando ha lasciato la ragazza che stava cominciando ad amare.
Tutto questo per poter proteggere il mondo magico.”
Draco si alzò di
scatto dalla sua sedia, facendola traballare, per poi portarsi vicino ad un
mobiletto. “ Vedi Granger, non capisci!”, mormorò, afferrando una bottiglia di
Whiskey Incendiario. “Solo perché tu hai fatto qualcosa, non significa che gli
altri possano riuscirci. Diciamocelo, in questi anni ognuno di noi è andato
avanti con un solo obiettivo: arrivare vivo alla fine della guerra. C’è chi ci è
riuscito e chi no. Io ce l’ho fatta. In modo diverso da te o da Potter, ma ci
sono riuscito. E non rinnego assolutamente le mie scelte.
”
Draco guardò per
un attimo il bicchiere mezzo pieno di whiskey, e poi prese a berlo lentamente.
Il fatto che
dopo una discussione con Hermione Granger dovesse ricorrere all’alcool, era
preoccupante.
Hermione lo
fissava con aria imperscrutabile. In realtà si sentiva molto colpita da quelle
parole.
Scosse la testa
quando lui le offrì da bere. Non voleva annebbiare una discussione come quella,
che si era rivelata parecchio interessante.
Non immaginava
che Malfoy fosse così. Comprese che probabilmente nemmeno per quel ragazzo
biondo che le sedeva di fronte, la vita era stata molto semplice negli ultimi
anni.
Draco, d’altro
canto, capì subito che lei lo stava vedendo per la prima volta in maniera
diversa. Probabilmente aveva riconosciuto in lui una persona simile a lei.
Un uomo
disperato.
Perché anche lei
lo era. Una donna disperata.
Una donna che
era stata spazzata via dalla guerra, e stava tentando pian piano di rimettere a
posto i cocci di una personalità forte e determinata.
E ci stava
riuscendo.
“
Malfoy?”
“Mmh?”
“ Posso farti
una domanda?”
Draco fece
spallucce. “ Lo faresti anche se ti dicessi di no.”
Hermione annuì.
“ Probabilmente hai ragione”
“ Spara,
allora.”
“ Hai mai
pensato di essere stato dalla parte sbagliata? Hai...mai desiderato opporti a
Voldemort?”
Incapace di
trattenersi, Malfoy sorrise con aria mesta. “ Ogni giorno, da quando prese il possesso di casa mia. Ero un
ragazzino quando sono stato marchiato, e a quel tempo poter servire Tu – Sai –
Chi mi sembrava l’onore più grande che una persona potesse ricevere. Quando poi
ho capito in che guaio mi ero cacciato, beh...era troppo
tardi.”
Hermione annuì,
e lo graziò di un piccolo sorriso consolatore. E per la prima volta in vita sua,
Draco non fu infastidito dalla compassione altrui.
Quell’attimo di
solidarietà, però, durò poco.
“ Fine del
momento psicologico, Malfoy. Rimettiamoci a lavoro” .
Draco cambiò
idea.
La Granger non
stava cercando di rimettersi in sesto dopo la guerra.
Lei c’era già
riuscita.
***
“ Allora adesso
ascoltami e fai tutto quello che ti dico. Quando entrerai in aula, dovrai
parlare solo ed esclusivamente per dire il tuo nome e per dichiararti innocente.
Poi resta muto. Io parlo. Tu non dovrai dire niente né rispondere a nessuna
provocazione, perché ce ne saranno ovviamente. Tutto
chiaro?”
Era arrivato il
giorno dell’udienza.
“ E se mi fanno
una domanda?”
“ Allora non
l’hai sentita? Draco, non devi dire una parola! Parlerà
lei.”
“ Ecco Nott,
spiegaglielo anche tu gentilmente.”
L’anticamera
dell’aula del Wizengamot era uno stanzino. Un buco che poteva fare
tranquillamente da ripostiglio per le scope, dotato di un paio di sedie per
accomodarsi.
“ Ho capito, non
c’è bisogno che mi trattiate come un cretino”.
Ritrovarsi
seduto praticamente a terra, mentre Hermione Granger e Theodore Nott lo
accerchiavano, dandogli consigli che a lui più che altro sembravano minacce, non
era il massimo.
Anzi, più che
altro quei due stavano riuscendo a mettergli ansia.
“ Okay, siete
stati chiarissimi”, sbottò innervosito. “Ora, gentilmente, levatevi davanti. Ho
bisogno d’aria.”
Draco si alzò
per andare a sgranchirsi le gambe.
Non era la prima
volta che entrava in quel tribunale.
Lo aveva fatto
per la prima volta quando aveva dovuto difendersi dalle accuse di attività di
Mangiamorte. C’era ritornato poi per le udienze dei suoi genitori.
In
quell’anticamera si era ritrovato a ringraziare Harry Potter per aver difeso sua
madre.
Un
supplizio.
Di conseguenza,
gli veniva piuttosto difficile restare calmo.
“ Malfoy!”
Draco si voltò
immediatamente verso la voce che lo chiamava.
Era la
Granger.
La porta
dell’aula era aperta.
“ E’
ora”
***
L’aula del
Wizengamot era enorme.
Draco non
ricordava che fosse così grande, né che i membri del Wizengamot fossero così
numerosi. La scalinata dove erano seduti era piena, senza nemmeno un posto
libero.
Volevano proprio
godersi lo spettacolo.
Alle spalle del
Ministro Shacklebolt, una fastidiosa contrazione dello stomaco gli notificò la
presenza di Dolores Umbridge, sempre rotondetta, sempre più vecchia e sempre più
rosa. Si chiese come fosse possibile
che quella fattispecie di rospo infiocchettato avesse ancora una qualche
autorità all’interno del Ministero, dopo tutto quello che aveva combinato prima
a Hogwarts – e in quel caso le aveva dato man forte -, e poi durante la
guerra..
“ Udienza del 25
maggio 2003.”
Il Ministro
della Magia si alzò dalla sua postazione centrale. La lunga veste blu svolazzò
ai suoi piedi, mentre si allungava per afferrare una pergamena passatagli da un
anziano mago.
“ Signor Draco
Lucius Malfoy”, cominciò con voce ferma . “Lei è stato denunciato per atti di
presunta corruzione. Come si dichiara di fronte alla legge?”
Draco, tenendo a
mente i moniti – minacce – della Granger, e restando immobile sulla sedia al
centro dell’aula, rispose: “ Innocente, signore.”
Subito, com’era
prevedibile, un brusio di sconcerto si alzò nell’aria. Malfoy alzò lo sguardo
sul suo accusatore, Sulley, e gli rivolse un breve
sorrisetto.
“ Silenzio!”,
intimò il Ministro. “Signor Malfoy”, continuò “...chi è il suo testimone per la
difesa?”
Oh
sì, avrebbe voluto
urlare, beccatevi questa.
“Hermione Jean
Granger “.
E se prima c’era
stato solo un semplice brusio alla sua dichiarazione d’innocenza, quando i
membri del Wizengamot sentirono quel nome, non riuscirono a trattenersi.
Le bocche
spalancate, gli occhi increduli e i diversi “Impossibile!” che si diffondevano
rapidamente nell’aula, erano segni di un vero e proprio colpo di scena. Anche il
Ministro sembrava colpito.
La Mezzosangue
Hermione Granger, eroina della Seconda Guerra Magica, che difendeva il
Purosangue Draco Malfoy, probabile ex Mangiamorte, era un’occasione da non
perdere. Nessuno si sarebbe aspettato un’accoppiata del
genere.
E Theodore Nott
in un angolino dell’aula, sorrise soddisfatto.
***
“ La parola alla
difesa” .
Come Hermione
aveva previsto, l’avvocato di Sulley si era concentrato sull’amicizia tra l’ex
direttore della Gazzetta e Lucius Malfoy, soffermandosi in particolar modo sul
vizietto di Malfoy Senior di far passare oro sottobanco per tirare l’acqua al
suo mulino. Non erano mancati nemmeno, seppur lievi, i riferimenti al sospetto
passato di Draco come Mangiamorte.
L’immediata
obiezione di Hermione sull’irrilevanza di quei commenti, era stata accolta dai
membri della giuria.
“ Grazie Signor
Ministro”
Draco si
soffermò ad osservare attentamente il suo avvocato: non l’aveva mai vista a
lavoro.
Stava in piedi,
dritta, davanti ai membri del Wizengamot.
Li fissava con
fiera freddezza, e mentre parlava non si sbagliava né si inceppava mai.
Sicuramente la sua fama era meritata.
“ ... Quindi
possiamo smentire subito l’accusa di tangenti in questo modo”, stava dicendo,
riferendosi all’assenza di prelievi dalle banche in cui i Malfoy tenevano le
loro ricchezze. “L’unico denaro che Draco Malfoy ha preso dal suo conto”,
aggiunse ironicamente, rivolta alla giuria “... è quello che gli è servito per
pagare la mia parcella. E ve lo assicuro, è parecchio salata”, concluse facendo
ridere più di una persona.
“ Beh, e noi
come facciamo a sapere che la famiglia Malfoy non ha altri fondi...magari
illeciti?”, chiese l’avvocato di Sulley, dall’alto della sua postazione sulle
gradinate del Wizengamot, accanto al suo cliente.
Quel ‘magari illeciti’ era tutto un
programma.
Ma se Sulley
pensava di far saltare i nervi a Draco in quel modo, si sbagliava di grosso.
Infatti, il biondo si limitò a un’occhiataccia mentre la Granger rispondeva,
senza scomporsi.
“ Mi sembra
ovvio. I Malfoy hanno dovuto pagare una multa parecchio onerosa durante i
processi ai Mangiamorte. Le loro finanze si sono ridotte moltissimo, tanto che
molti immobili appartenenti alla famiglia del mio cliente sono stati venduti,
così come anche una parte di Villa Malfoy. Tutti gli averi del mio assistito si
trovano in una singola camera blindata alla Banca Gringott.”
Draco trattenne
uno sbuffo a quella spiegazione così dettagliata della sua situazione economica:
era vero, non stava bene come parecchio tempo prima, ma si sarebbe potuto
permettere di corrompere qualcuno.
Forse però, era
il caso di tenere per sé quello sfoggio di amor proprio.
“ Capisco”,
rispose, meditabondo, il Ministro. “Ma, signorina Granger, se quello che dice
è vero, perché mai il signor
Sulley, avrebbe citato Draco Malfoy?”
Draco vide la
Granger sorridere in un modo straordinariamente freddo e calcolato, e capì che
stava per sfoderare un qualche asso nella manica.
“ Beh,
Ministro... Conosce il detto babbano ‘chi è senza peccato scagli la prima
pietra’?”. Dolce come il miele e insinuante come una serpe, la sua voce pose
quella domanda mentre il suo sguardo si posava su Draco, quasi come a
rassicurarlo.
“ Certo”,
rispose Kingsley, con aria confusa. “ Ma cosa centra con l’udienza?”
“ E’ un detto
attinente alla nostra situazione. Vede... chiunque abbia un figlio, vuole il
meglio per lui, ed è disposto a tutto pur di vederlo felice”, commentò, facendo
intendere come la cosa fosse ovvia e naturale.
“Il signor
Sulley non fa eccezione.”
Draco, seduto e
in silenzio, guardava il suo accusatore sul cui viso avanzava un’espressione
sempre più preoccupata, man mano che la Granger andava avanti con la sua orazione.
“... Ecco, come
ben sa...” , stava dicendo Hermione “...il signor Sulley non ha figli. Ma ha un
nipote. Michael Ferguson”.
“ E tutto questo
come ha a che fare con Draco Malfoy?” , chiese ancora una volta il Ministro,
nonostante avesse già capito dove il discorso di Hermione Granger sarebbe andato
a parare..
“ Due anni fa,
quando il mio cliente è stato designato nuovo Direttore della Gazzetta del
Profeta, c’era un secondo possibile candidato. Per l’appunto Michael Ferguson.
Il vecchio Direttore Budd designò Draco come suo successore più adatto. I motivi
non stiamo qui ad elencarli, perché sono noti a tutti. Infatti sono stati messi
agli atti e possono essere consultati. Però se ancora oggi il signor Malfoy
dovesse essere sollevato dal suo ruolo, gli subentrerebbe il signor Ferguson.
Infatti, Budd aveva espressamente chiesto che, in caso di un rifiuto da parte
del primo candidato, Micheal Ferguson ottenesse il posto. Ecco spiegato...” ,
concluse spietata, ma sempre sorridente “... il motivo dell’accanimento di
Jeremy Sulley nei confronti di Draco Malfoy.”
“ Granger non ha
alcuna prova di quello che dice!” , urlò Sulley, scattando in piedi come uno di
quei vecchi giocattoli a molla, e ignorando i richiami del suo avvocato. “... Si
ritenga appena citata per diffamazione...”.
“ No, si ritenga
lei citato per diffamazione!”,
commentò Hermione laconicamente. “Ha volutamente tentato di gettare fango su
Draco Malfoy, solo perché sapeva che con il suo passato sarebbe stato semplice
far credere alla gente che aveva ottenuto il suo lavoro corrompendo qualcuno”,
la voce che si alzava sempre di più, confermò a Draco che il suo avvocato stesse
perdendo le staffe. “ E’ anche per gente come lei, se ci troviamo in questa
situazione! Prima i Mangiamorte perseguitavano i Mezzosangue. Adesso
demonizziamo i figli dei criminali, solo perché hanno avuto genitori idioti!
”
“ Silenzio!”,
urlò il Ministro battendo il suo martelletto sul tavolo, mentre Draco osservava
la scena allibito. Hermione Granger aveva alzato la voce per difenderlo. Gli
sembrava così strano...Non credeva che avrebbe mai potuto assistere ad una scena
del genere.
D’altro canto
non pensava nemmeno che un giorno si sarebbe dovuto far difendere da una
Grifondoro, che per sette anni l’aveva mal sopportato.
“ Hermione” ,
disse Kingsley, dimenticando per un attimo la formalità del suo ruolo. “Jeremy
ha ragione. Per fare accuse di questa portata devi avere delle prove...”
.
Immediatamente
richiamato alla realtà da quel commento del Ministro, Draco cominciò a
preoccuparsi. Tentò di guardare la Granger per avere una qualche rassicurazione,
ma era voltata di spalle e non poteva vederla in viso.
Loro non avevano
prove, si disse il biondo. Supposizioni e certezze sì, ma prove non ne
avevano.
Eppure, quando
lo raggiunse, lei sembrava tranquilla.
Anzi
sorrideva.
“ Ovviamente...”
, rispose ad alta voce, “Ed infatti, le ho”, commentò, stupendo tutti, perfino
lui.
“ Bene,
mostracele.”
Draco la vide
aprire la borsa e armeggiare con qualcosa che somigliava molto ad un frammento
di vetro. Poi la vide sussurrare qualcosa e sorridere
ancora.
Dopo qualche
secondo si udirono dei colpi sordi nell’aula.
Era qualcuno che
bussava dall’anticamera.
“ Ministro posso
aprire?”, chiese Hermione con gentilezza. “Sa, sono le mie prove” , aggiunse
scherzosamente.
Kingsley annuì e
fece un cenno con la bacchetta.
Le porte si
spalancarono, e fece il suo ingresso l’unica persona che Draco odiava anche solo
vedere, perché sempre portatore di guai e rogne.
***
L’uomo che aveva
appena varcato la soglia creò nuovamente brusio tra i membri del consiglio del
Wizengamot.
I giornalisti
invece gioirono per quel nuovo colpo di scena: la persona in questione aumentava
sempre le vendite delle loro testate.
Fisico magro –
croce di sua suocera -, i capelli nerissimi senza alcun ordine, e due occhi
verde brillante. Probabilmente quei segni lo identificavano molto di più della
cicatrice che portava sulla fronte.
“ Harry?”
Potter? Ma stavano
scherzando?
La Granger
allora voleva rovinarlo. Non gli sembrava umanamente possibile che il Bambino
Sopravvissuto avesse accettato di difenderlo di nuovo.
E probabilmente
nemmeno il Ministro Shacklebolt vedeva la cosa di buon occhio, considerata
l’espressione sorpresa quando l’aveva visto.
“ Ministro,
l’Auror Potter ha fatto delle indagini, che hanno portato alle prove di cui
parlavo prima-”
“ E’ illegale!”
, protestò l’avvocato di Sulley. “ Signor Potter, può essere anche l’eroe del
Mondo Magico, ma non ha il diritto di indagare sulle persone solo perché una sua
amica lo pretende. E’ violazione della privacy!”
“ Verissimo” ,
rispose Harry educatamente, portandosi affianco di Hermione. “Ma posso farlo
quando esistono motivi che possono portare a sospettare di qualcuno. E
considerata l’esistenza di un’udienza, i motivi esistevano. Ovviamente
l’indagine si è protratta su due fronti...” , precisò, mentre porgeva alcune
pergamene al Ministro e alla giuria. “E mentre su Draco Malfoy non è emerso
nulla d’illegale, tranne il fatto che tenga ad una squadra di Quidditch
improponibile...” , commentò con tono schifato, “...Tra Jeremy Sulley e Michael
Ferguson è esistita una fitta corrispondenza, il cui contenuto può essere
riassunto facilmente. Il signor Sulley ha tentato di far licenziare Malfoy per
far ottenere il posto al nipote. Quelle... ” , e indicò le pergamene consegnate
“...Sono le copie delle lettere.”
L’avvocato di
Sulley scoppiò a ridere. “ Mi sembra ovvio che sono
false.”
Draco aveva
pensato la stessa cosa. Le lettere potevano essere falsificate, per questo
motivo non venivano considerate mai nei processi.
“ Le assicuro
che sono reali”, dichiarò Potter. “ Anzi, ho voluto fare le cose per bene. Ho
portato le lettere ai laboratori di identificazione del Dipartimento Auror. E
come può vedere Ministro, oltre alla loro autentificazione, c’è anche quella
degli Indicibili. ”
Draco emise un
sospiro di sollievo, e per un breve momento ringraziò il cielo che Hermione Granger
fosse la migliore amica di Harry Potter. Poi notò che il viso di Jeremy Sulley
era impallidito improvvisamente. Qualcosa gli diceva che stava per concludersi
tutto bene per lui. E anche la Granger pensava sicuramente la stessa cosa,
perché a stento riusciva a trattenere un sorriso.
Kingsley fece un
segno di assenso con il capo, prima di passare le pergamene al suo
assistente.
“Bene. Direi che
è il caso di passare alla votazione. Chi ritiene che Draco Malfoy sia
colpevole?”
Draco chiuse un
attimo gli occhi, sentendo la pesantezza di tutta quella situazione realmente
per la prima volta.
La Granger gli
si portò di fianco e gli posò una mano sulla spalla, mentre Potter andò a
sistemarsi vicino alle porte. Non si aspettava da lei un gesto così gentile, per
questo le sussurrò un grazie molto
imbarazzato.
Poi rivolse gli
occhi alla giuria.
Vide tante,
molte mani alzarsi.
Ma, si rese
conto in un moto di repentina lucidità, non bastavano.
L’assistente del
Ministro prese nota dei voti, e poi Kingsley passò alla seconda
opzione.
“Chi lo ritiene
innocente?”
Il primo ad
alzare il braccio fu il Ministro. Poi fu seguito da molti
altri.
Sollevato, Draco
emise un profondo sospiro di sollievo e sorrise in direzione di
Nott.
Ce l’aveva
fatta.
Di nuovo.
***
Da quando era
uscito dall’aula, Draco non aveva visto più né la Granger, né Potter. Erano
rimasti chiusi dentro a parlare con il Ministro della Magia di chissà che
cosa.
“ A quanto pare,
sei di nuovo in debito con Harry Potter.”
Draco fece una
smorfia e alzò gli occhi al cielo. “Già. Quell’uomo è una persecuzione.”
“ Beh, senza di
lui non saresti uscito vivo da lì dentro” , commentò Nott, indicando la porta
dell’aula.
“ Ancora
peggio”, si lamentò Draco. “ Guarda, il dovere qualcosa a Harry Potter è l’unico
lato negativo di tutta la faccenda...”
“ Bene Malfoy.
Sono felice di sentirti simpatico come al solito!”
Draco incassò la
testa nelle spalle, mandando mentalmente a quel paese Theodore per non averlo
avvisato di avere l’oggetto della loro discussione dietro le
spalle.
“ Potter, qual
buon vento?” , chiese ironicamente, voltandosi verso il Bambino
Sopravvissuto.
E la risposta
che ottenne fu ancora più tagliente. “Nuovamente il tuo deretano da salvare.
Onestamente Malfoy” , aggiunse Harry con un sottilissimo ghigno, “Vai a fare una
statua d’oro a Hermione. Dentro Sulley sta cercando di farla fuori in tutti i
modi...” .
“ In che senso?”
, borbottò, tentando di sembrare disinteressato. Non voleva che Potter e Nott
pensassero che si preoccupava per la Granger
“ Insiste a dire
che si è venduta.” gli spiegò ridendo. “Ma ovviamente ha trovato pane per i suoi
denti...”
“ Immagino” ,
ridacchiò Nott.
“ Io vi
consiglio di non infastidirla quando esce. Una mezzora passata a dire che il
fatto che tuo padre fosse un Mangiamorte, non fa di te un criminale, farebbe
saltare i nervi a chiunque!”
“ Fottiti
Sfregiato!” , rispose annoiato.
“ Sempre
finissimo.”, commentò Harry. “ Beh, io andrei signori. Al contrario di voi, oggi
sono parecchio impegnato...” .
Detto questo,
Harry Potter si smaterializzò via, lasciando i due Serpeverde da
soli.
***
Quando Draco
sentì la porta del Wizengamot aprirsi, deviò la sua attenzione da Theodore, per
rivolgerla alla donna che stava uscendo.
Hermione Granger
aveva un qualcosa di selvaggio quel giorno.
E, no,non erano
i capelli particolarmente...voluminosi.
Forse era la
consapevolezza di essere riuscita a superare se stessa nuovamente. O lo scontro
che aveva avuto con Sulley.
Ma era diversa,
Draco se ne accorse in quel momento.
Sembrava ancora
più in alto di quanto non fosse già normalmente, e questo la rendeva, ai suoi
occhi, più bella e inarrivabile.
“ Malfoy”, lo
chiamò ad alta voce, facendolo alzare dalla panca dove si era seduto per andarle
incontro. “Considerati
completamente scagionato”, sentenziò.
Il sorrisetto
soddisfatto sul volto di Draco, fece capire a Hermione che probabilmente l’aveva
intuito.
“Per quanto mi
costi ammetterlo Granger, sei stata una iena lì dentro” , si complimentò il
biondo, indicando le porte del Wizengamot.
“ Sono fatta
così. O faccio le cose per bene, o lascio perdere.”, gli rispose, e le sue
labbra si piegarono involontariamente in un sorrisetto .
“ Beh sono stato
fortunato allora.”
“ Direi che ti è
andata bene, si.”
Quel semplice
botta e risposta li fece sorridere, ma Hermione tornò subito seria. “Bene, il
mio lavoro qui è finito.” , esclamò, con tono quasi sollevato.
“ Immagino ti
sarai tolta un peso...”
“ Da un certo
punto di vista...” , rispose enigmatica. “Comunque ora devo andare. Domani
passerò nel tuo ufficio per farti firmare dei documenti...tra i quali il mio
stipendio” , concluse soddisfatta.
Draco annuì e le
diede appuntamento per il giorno seguente al le dieci.
Un altro
mercoledì alle dieci.
“ Bene. Allora,
arrivederci Malfoy” , salutò, prima di Smaterializzarsi
via.
Nott gli arrivò
alle spalle, mentre ancora stava fissando senza un apparente motivo il punto in
cui prima c’era il suo avvocato.
“ Direi che è il
caso di festeggiare” .
Draco si voltò
verso di lui, gli occhi sfavillanti per la soddisfazione di aver vinto la causa,
e per quella che, già sapeva, sarebbe stata una serata deliziosa.
“Che cosa hai in
mente?”
Una singola
parola, gli bastò come risposta.
“ Burlesque.”
“ Mi dispiace,
ma il signor Malfoy non è ancora arrivato.”
Aveva detto che
si sarebbe fatto trovare in ufficio alle dieci.
Ed era
mezzogiorno.
Due ore di
ritardo.
“ Mi scusi
signorina, ma non è che per caso sa dove posso trovarlo?”
La segretaria
parve sentirsi a disagio a quella domanda.
Magari quel
damerino stava facendo qualcosa di illegale?
“ Beh... non ha
comunicato niente oggi. E ieri sera si vociferava che sarebbe uscito a
festeggiare la vittoria della causa con il signor Nott...”
.
Hermione sospirò
esasperata. Non voleva nemmeno immaginare cos’erano capaci di fare Nott e Malfoy
quando uscivano a festeggiare.
Una cosa era
certa, però. Malfoy aveva fatto tardi e aveva deciso di non andare a lavorare
quella mattina, non considerando, come al solito, nessuno che non fosse la sua
stronzissima persona.
Scocciata per
quell’attesa che si era rivelata inutile a quel punto, si rivolse alla
segretaria intimandole, con aria minacciosa, di darle l’indirizzo del Furetto
Platinato .
“ Veramente non
posso...” , tentò di rispondere quella, ma l’occhiata di fuoco tipicamente grangeresca, la bloccò. “ Subito”
.
“ Certo” ,
squittì la segretaria terrorizzata. “25, Portobello Road. L’ultimo piano del
palazzo.”
Hermione annuì e
ringraziò rigidamente.
Quella non
l’avrebbe fatta passare liscia a Malfoy. Aveva bisogno urgente della sua dannata
firma, e lui si permetteva di stare a dormire proprio quel
giorno.
Rapidamente si
smaterializzò a quell’indirizzo, e guardando l’imponente palazzo vittoriano,
pensò che Malfoy non si faceva mancare proprio niente.
Notting
Hill.
Era riuscito a
trovare il quartiere snob anche tra i babbani.
Arrivata
all’ultimo piano, Hermione bussò energicamente all’unico portone che c’era su
quel pianerottolo. Sbuffò irritata mentre sentiva qualche rumorino provenire da
dietro la porta, segno che il suo cliente era vivo. Perfetto. Avrebbe provveduto lei a mettere
fine a quella inutile e viziata vita..
Dopo un paio di
minuti, Malfoy ancora non aveva aperto.
Hermione perciò,
stanca e nervosa, sfoderò la bacchetta per passare alla maniere forti – Bombarda, per esempio - , ma un
lieve cigolio la distolse dal suo proposito.
***
Theodore l’aveva
detto.
Anzi, l’aveva
predetto.
La Granger che,
arrabbiata come una furia, sarebbe arrivata sulla sua porta di casa per
ucciderlo, se quella mattina non si fosse presentato a
lavoro.
Già dallo
spioncino del portone aveva capito che quel giorno le avrebbe prese, ma quando
infilò la testa fuori dalla porta, ebbe la stessa sensazione che provava di
solito vicino ai Dissennatori.
Gelo.
Completo e
totale gelo.
“ Buongiorno” ,
si azzardò a dire.
“ Buongiorno?” ,
gli sibilò Hermione Granger, molto simile ad un cobra. “Hai anche il coraggio di
dire buongiorno? E’ da due ore che
aspetto nel tuo fottuto ufficio!” , strillò, e Draco capì di trovarsi in seri
guai: non l’aveva mai sentita imprecare.
“
Ehm...si...capisco il tuo punto di vista...ma perché non entri?”
La strategia di
difesa era scarsa, ma dopo una sbornia e solo sei ore di sonno era il massimo
che poteva fare.
“ Voglio solo
che mi firmi questi dannati documenti, e poi non voglio più vederti per i
prossimi vent’anni!” , continuò a dire in maniera un po’
inquietante.
“ Ti firmo
quello che vuoi ma entra” , la implorò. “Granger abita gente in questo palazzo.
Non vorrai farmi buttare fuori di casa per i tuoi strilli, vero?”
“ Meriteresti di
peggio” , mormorò lugubremente, per poi entrare nell’appartamento e dirigersi su
invito del padrone di casa in cucina.
Draco si fiondò
in camera sua a mettere qualcosa sotto la vestaglia, perché non poteva proprio
presentarsi d’avanti a quella donna come mamma l’aveva fatto.
Quando tornò in
cucina, la trovò in piedi vicino al camino, rigida come un manico di
scopa.
“ Guarda che
puoi sederti” , le disse, cercando di mostrarsi gentile.
“
Io...Certo...Va bene.”
Malfoy era
alquanto perplesso. Tutta la rabbia e il nervosismo di Hermione Granger erano
spariti, per lasciare spazio ad un cocente imbarazzo, forse dovuto a quel
ritrovarsi nella tana del lupo- o di un serpente.
“ Vuoi un
caffè?”, le chiese, ma lei non gli rispose. Si limitò a scuotere la testa e a
porgergli delle pergamene.
Merlino, era
forse la gentilezza che la destabilizzava?, si domandò. Infondo si erano urlati
contro per sette anni della loro vita. Gli unici sette anni in cui si erano
visti.
“ Tutto a posto,
Granger?”
“ Si, perché?” ,
rispose quella, fingendo una scioltezza che assolutamente non possedeva in quel
momento.
“ Niente. Sembra
solo che ti abbiano ficcato una bacchetta su per il cu-”
“ Grazie, ho
capito” , lo fermò, disgustata. “Malfoy per favore, firma quei documenti così ci
sbrighiamo e io posso... andarmene da qui.”
Draco la fissò
fintamente oltraggiato. “Che c’è avvocato, non le piace la mia casa?”
“ No...anzi
è...carina.”
Anche se carina era dire poco, soggiunse
mentalmente Hermione.
Quella casa era
semplicemente perfetta. E il fatto che ovunque ci fossero cuscini di velluto,
aumentava quella perfezione di parecchio.
“ Allora non
capisco perché vuoi andare via...”, continuò Draco, ormai trattenendo le risate,
senza degnare quei fogli di uno sguardo.
“ Perché la tua
casa è sicuramente frequentata da gente con cui io ho rapporti instabili” ,
sbottò innervosita. “ E il solo pensiero che tuo padre o tua madre possano
smaterializzarsi qui da un momento all’altro, beh.... mi mette un po’ d’ansia.”
Il biondo la
guardò incuriosito. “Hai paura di mio padre, Granger?”
“ Sai com’è” ,
gli rispose sarcasticamente, senza riuscire proprio a trattenersi. “Su un
massimo di cinque volte che l’ho incontrato, almeno quattro ha tentato di farmi
la pelle. Ma no, non ho paura”, precisò stizzita. “ Semplicemente non mi va di
vederlo.”
Draco annuì,
anche se si sentiva un po’ infastidito dal fatto che con lei si tornasse sempre
sugli stessi discorsi. “ Puoi stare tranquilla”, le disse comunque. “ I miei non
vengono a trovarmi. Vado io da loro.”
“ Effettivamente
non ce lo vedo proprio Lucius Malfoy in un appartamento babbano”, commentò
pensosamente Hermione.
“ Ci è venuto
una sola volta”, precisò Draco. “ E mi ha distrutto il televisore. Pensava che
fosse una passaporta per riportarlo ad Azkaban.”
“ Hai un
televisore?”, le chiese, stupita da quello sfoggio di
babbanofilia.
“ Già.”, le
rispose, ignorando volutamente quel tono sorpreso e incredulo. “ E mio padre ha
ben pensato di mandarlo al creatore.”
Hermione rise e
gli passò i documenti da firmare. “ E’ vero allora che abbiamo paura di quello
che non conosciamo. Sapendo che bastava così poco, per Natale avrei mandato un
elettrodomestico ciascuno ad ogni Mangiamorte.”
“ Non sarebbe
stato necessario” , la informò, fingendo di leggere una delle pergamene per cui
lo aveva buttato dal letto. “Anche senza televisione, eri parecchio... temuta
tra i Mangiamorte..”
“ Come?”
“ Io non
partecipavo a tutte le riunioni. Ma quando ci andavo tutti erano d’accordo su un
punto...”, le spiegò. “ ... che se
volevano arrivare facilmente a Potter, prima di tutto si doveva togliere te dai
piedi. Eliminare il cervello di Potter, sarebbe stato un grande passo avanti,
non credi anche tu?”
Hermione lo
fulminò con lo sguardo.
Odiava che si
parlasse con così tanta leggerezza della morte. Della sua morte. E odiava essere
semplicemente considerata ‘il cervello’.
Prima di tutto
era una persona.
“ Certamente” ,
rispose gelida. “ Ma tra tutti voi non ce n’è stato uno capace di fare fuori me,
Harry o Ron. Ragazzini di diciassette anni.”
“ Granger” , le
disse bruscamente, alzando finalmente gli occhi per guardarla. “ Non dire voi.
Io non ero un Mangiamorte.”
“ Se non sbaglio
il tuo braccio sinistro, non è immacolato, giusto? ”
Draco rise
freddamente e annuì. “Tesoro, te l’ho detto già l’altra volta. Il mio scopo era
arrivare vivo alla fine della guerra, e ci sono riuscito senza ammazzare
nessuno. Io ero un Mangiamorte quanto tu una persona indegna dei tuoi poteri.”
“ Che centra
questo ora?”
“ Beh...se non sbaglio...” , le disse
indicando il braccio marchiato “...un tatuaggio ce l’hai anche tu. Me l’hai
giusto fatto vedere le prime volte che ci siamo visti. E credimi, fossi in te
non lo porterei in giro come un trofeo.”
A Draco sembrò
che la Granger digrignasse i denti, mentre gli rispondeva. “Perché non dovrei?
Dice semplicemente ciò che sono: una Mezzosangue.”
“ Non dire
sciocchezze.” , sbottò, parlandole come se stesse cercando di spiegare qualcosa
a un bambino particolarmente testardo. “ Se non erro, prima di tutto sei
Hermione Granger, strega londinese” , la freddò “...e poi sei tutto quello che vuoi. Un
paio di volte me lo hai anche detto a Hogwarts” , concluse con un sorrisetto
soddisfatto.
Hermione lo
fissò in silenzio, un po’ incredula per quelle cose che le stava dicendo, e un
po’ arrabbiata per non esserci arrivata da sola.
Malfoy aveva
ragione.
Prima di essere
qualsiasi cosa, era una strega.
Ma da quando
Draco Malfoy era maturato così?
“ Touchè” , mormorò, sorridendogli
veramente per la prima volta. “Questa volta hai vinto tu.”
Draco rise e
afferrò una piuma, per firmare i documenti che avevano portato a quella
discussione.
“ Mi spieghi
perché ti servivano così in fretta?” , le chiese mentre scriveva il suo nome
sull’ultima pergamena, portando il discorso su un argomento più
leggero.
Stranamente, la
vide arrossire e passarsi una mano tra i capelli scuri.
“ Beh...queste
sono tutte cose che vanno a finire nell’Ufficio Misteri per essere messe agli
atti. Sono le varie deposizioni del processo e...la richiesta che ho presentato
per indagare su Sulley.”
“ Ma...la
richiesta non doveva essere già presentata?” , chiese Draco
sospettoso.
“ Effettivamente
lo era” , gli rispose, arrossendo sempre di più. “E’ solo che... quel giorno non
ti si trovava da nessuna parte. Perciò mi sono permessa di firmare al tuo posto,
ecco”.
“ Ah”
“ Già.”, rispose
senza scomporsi più di tanto. “ Ovviamente all’Ufficio Misteri se ne sono
accorti. Per fortuna c’era Cormac
McLaggen...”, Draco sbuffò pensando a quel pallone gonfiato. “... Mi ha detto
che, ovviamente, per me poteva fare uno strappo alla regola, e darmi ancora
qualche giorno...”
Hermione aveva
assunto un colore molto simile al Rosso Weasley in quel momento .
Effettivamente
confessare a lui, proprio a lui che da lei era stato difeso da un’accusa di
corruzione, di aver ‘corrotto’ Cormac McLaggen chissà come, doveva essere
imbarazzante.
“ Chiaro” , si
limitò a dire Draco, senza comunque riuscire a trattenere un
sorrisetto.
“ Avanti, ridi!”
, sbottò Hermione dopo qualche istante, senza essere realmente irritata,
considerato che anche a lei la situazione sembrava un po’
ridicola.
Ma il biondo stranamente non rise.
Si limitò solo a
qualche commento. “Beh, se non ricordo male, un certo feeling c’era già a
Hogwarts se non sbaglio...”
Un cuscino
apparso da chissà dove, gli andò a finire direttamente in faccia. “Ero uscita
con quel... carciofo, solo per far ingelosire Ron” , sbraitò la Granger. “E
pensandoci ora, mi sarei dovuta risparmiare la tortura, considerando com’è
finita.”, aggiunse con aria meditabonda.
“ Perché, com’è
finita?”
“ Con Ron e Luna
Lovegood sposati. Per carità, sono felice per loro...”, precisò ridendo. “...
Sono entrambi miei cari amici. Ma se lo avessi saputo a quei tempi avrei evitato
qualsiasi rapporto con quel Troll.”
“ Con Weasley?”
Il secondo
cuscino lo colpì dietro la nuca. “Con McLaggen, idiota.”
Seduti l’uno di
fronte all’altra, si fissarono fintamente in cagnesco, giusto per mantenere le
tradizioni, e poi scoppiarono a ridere senza una precisa
motivazione.
Era una
situazione insolita, se ne rendevano entrambi, ma forse per caso, o di
proposito, non lo diedero a vedere.
Draco si rese
conto di non conoscerla affatto.
Di lei sapeva
solamente che a scuola fosse un’ asso, e che probabilmente era una delle donne
più intelligenti che in quel momento stavano ai vertici del mondo magico.
Era diventata
una persona furba, tagliente, brillante, di successo. Aveva ancora quel
carattere un po’ brusco e un po’ acido – o forse erano reazioni che solo lui
riusciva a farle scattare -, ma era diventata una gran
donna.
Attraente,
inoltre, e di certo la cosa non guastava.
Quando si
ripresero dalle risate, Draco si alzò per andare a prendere dell’acqua per lui e
la sua ospite.
Mentre la
osservava bere, un’idea fulminea gli attraversò la mente.
Un’idiozia.
Anzi, una pazzia
che forse lo avrebbe portato direttamente al San Mungo.
“ Granger?”
“
Si?”
“ Ti va di
pranzare insieme?”
***
“ Ma parli sul
serio?”
“ Si”
Silenzio
perplesso...
“ Cioè, hai
veramente...”
“
Si...”
Silenzio
incredulo...
“ Ma proprio nel
senso di...”
“ Dannazione
Theodore, ti ho detto di SI!”
L’urlo
chiarificatore di Draco Malfoy si diffuse per tutti gli uffici della Gazzetta
del Profeta.
“ Beh, Draco,
converrai con me che è qualcosa di piuttosto anomalo. Voglio dire...Tu e la
Granger a pranzo insieme!” , Nott scosse la testa, più scettico che incredulo.
“Come credi che possa andare a finire?”
“ Senti, ma io
ti ho fatto mai tutte queste storie quando dovevi uscire con qualcuna?” , sbottò
Draco esasperato. Da quando gli era sfuggito che aveva chiesto alla Granger di
uscire insieme e che lei aveva accettato – aveva accettato per Salazar! -,
Theodore non gli dava tregua.
“ Sono casi che
non si paragonano nemmeno...Ti stai facendo infinocchiare dal tuo avvocato, te
ne rendi conto?”
“ Non è vero!”
“ Ah no?” ,
ghignò Theodore. “E dimmi, se quella donna non ti interessasse veramente, le
avresti mai chiesto di uscire?”
“ Ma che centra
ora...”
“ No! Te lo dico
io!” , lo interruppe senza lasciarlo parlare. “Perché sai che la Granger non è
esattamente una tipa semplice.”
“ E allora?” ,
chiese Draco esasperato. “Okay, mettiamo il caso che io sia veramente
interessato a lei, quale sarebbe il problema?”
Theodore lo
fissò shockato prima di scattare dalla poltrona di fronte alla scrivania
dell’amico. “Stai scherzando, vero? Quale
sarebbe il problema?” , esclamò, facendo il verso a Malfoy. “Ti faccio un
paio di nomi. Che ne so... Lucius. O
Narcissa. E ringrazia che Miss Lestrange è morta” , concluse ironicamente.
Draco sbuffò,
incrociando le bracci al petto, e inchiodando l’amico con lo sguardo. “Senti non
me la devo sposare. Né devo presentarla ai miei. Devo solo uscirci insieme.
Andare a pranzo con lei” , precisò. “Non ho già pronto un contratto
matrimoniale.”
“ No, ma l’hai
invitata a pranzo!” , gli disse Nott, puntandogli un dito contro, quasi come se
stesse svelando l’esistenza di un nuovo Signore Oscuro.
“ E allora?” ,
sbottò Draco al massimo dell’esasperazione. “Cos’ha che non va il pranzo?”
“ Significa
chiaramente che vuoi che sia una cosa seria” , gli spiegò, come se stesse
tenendo una lezione di una qualche materia particolarmente misteriosa. “ Voglio dire, il messaggio subliminale di ‘
Ti va di venire a cena con me’, è ‘ Voglio portarti a letto’. Quello di ‘ Ti va
di pranzare insieme’, ‘ Sei diversa, e non voglio subito saltarti addosso ’
.”
Draco fissò
l’amico shockato da quello stranissimo sproloquio.
“ Tu sei
malato!” , gli disse, comunque. “ Ma come ti vengono certe idiozie in testa? Lei
hai lette sul Cavillo?”
“ Non sono
idiozie, e lo capirai presto” , affermò Nott solennemente, tanto che Malfoy non
sapeva più se ridere o piangere. “ Okay, sii serio”, aggiunse. “ Tu credi
veramente che tra te e la Granger possa funzionare?”
“Ma non l’ho
invitata fuori per far funzionare qualcosa” , tentò di spiegargli. “L’altra mattina a casa mia abbiamo
parlato un po’. E trovo che sia una persona piacevole, rispetto a quello che
pensavo.”
“ Mi stai
dicendo che ti piace...dentro?” , gli chiese Nott, quasi schifato da quella
prospettiva.
“ No. Si.” ,
Draco sbuffò confuso. “ Voglio dire... Anche. E’ una...donna attraente e ha una
personalità... particolare. Certo...” , aggiunse con coerenza. “A volte è matta
come un cavallo. E altre fa paura come una banshee. Ma tolto questo cinquanta
percento, resta una metà positiva.”
“ Fai come vuoi”
, borbottò Nott, “ Ma poi non venire a lamentarti da me”.
***
Erano passati
otto giorni dall’udienza.
Era passata una
settimana da quando Draco si era ritrovato con Hermione Granger in casa, e
l’aveva imprevedibilmente invitata a pranzo.
Era di nuovo
mercoledì.
Ed in quel
momento erano le dieci.
Draco si sarebbe
dovuto vedere con Hermione direttamente in un ristorante di Diagon Alley, il
“Filton”. Malfoy lo frequentava con i suoi genitori sin da piccolo, e quando
aveva detto alla Granger se le
andasse bene, lei aveva annuito con una faccia strana, borbottando poi frasi
incomprensibili su una certa Paris Hilton e sul capitalismo
mondiale.
Ad ogni modo,
sapendo che se fosse arrivato in ritardo anche quel giorno probabilmente le
avrebbe prese da una donna, cominciò a darsi da fare.
Passò mezzora
nella doccia, dove dopo i primi dieci minuti realmente necessari a lavarsi, i
restanti venti furono usati per riflettere e pensare sotto il getto bollente
dell’acqua.
Era conscio di
dover tenere un profilo molto basso e di dover evitare argomenti scottanti,
dalla sua Babbanofobia, alla Guerra. Allo stesso modo si impose di evitare tutti
i dispregiativi che era solito usare, parlando di Potter e dei Weasley. Infine,
si chiese anche se magari non dovesse portarle dei fiori, ma, dopo un’attenta
analisi, arrivò alla conclusione che lei si sarebbe imbarazzata, e quindi era
meglio evitare.
Uscito dalla
doccia, Draco passò direttamente alla camera da letto, dove si vestì con calma,
afferrando senza esitazione un paio di pantaloni beige e una camicia azzurra.
Poi andò nel suo studio per leggere come ogni mattina la Gazzetta, e controllare
se i suoi sottoposti avessero fatto un bel lavoro. Per un momento, visto che
mancavano ancora più di due ore, pensò di andare a trovare
Theodore.
Poi si ricordò
di tutte le paranoie dell’amico e cambiò immediatamente
idea.
Però, qualcosa
che Nott aveva detto il giorno che aveva dato fuori di matto, gli era rimasta
ben impressa in testa.
Infatti, se
anche le cose con la Granger avessero avuto una qualche possibilità di andare
bene, per loro due sarebbe stato comunque parecchio difficoltoso. In particolar
modo, quell’idea si rafforzava pensando ai signori Malfoy: non sarebbero mai
riusciti ad accettare una Mezzosangue, per quanto di rilievo, nella loro
famiglia. In loro era troppo radicato l’ideale della purezza del sangue, e forse
anche in lui c’era ancora qualcosa, se pensava che quando sentiva parlare di
Babbani non riusciva ad eliminare i pregiudizi. Non gli piacevano proprio, ed
essendo senza poteri, non riusciva a non considerarli
inferiori.
Ma forse questo
era meglio non dirlo a Hermione Granger.
***
Draco e Hermione
erano arrivati insieme al ristorante.
Il biondo stava
infatti parlando con il maitre quando lei era andata a raggiungerlo. Lui non
l’aveva sentita, e ritrovandosela di fronte, quando si era girato per andare a
sedere al tavolo, per poco non esalò
un strillo che di mascolino e virile aveva pressoché
nulla.
“ Per Merlino Granger. Se non ti andava
di venire bastava dirlo, non c’era bisogno di tentare di uccidermi...”, biascicò
tenendosi una mano sul cuore.
“ Non è mica colpa mia se sei facilmente
impressionabile”, gli aveva risposto con un sorrisetto vispo. “ Bel posto”,
aggiunse, riferendosi alla sala del ristorante, che esalava magia da ogni
angolo.
Quell’iniziale
scambio di convenevoli, avvenuto mentre seguivano il cameriere per prendere
posto, ebbe il potere di sciogliere ogni eventuale imbarazzo.
Draco aveva già
notato a casa sua che la Granger tendeva a stranirsi quando lui si comportava
gentilmente. Di conseguenza per godersi quel pranzo avrebbe dovuto solamente
continuare per la strada della cafoneria.
Ottimo.
“ Andiamo
Malfoy! Come puoi dire che le Sorelle Stravagarie sono meglio dei Magic
Wizards...”
“ E’
semplicemente la verità!” , rispose Draco con enfasi, prima di imboccare un
pezzo di arrosto. “Sono un gruppo storico, e fanno una musica fantastica!”
“ Non sono un
gruppo storico. Sono...antiche!” , esclamò Hermione, scuotendo la testa.
“Andiamo, Celestina Warbeck ha sessant’anni e passa. Dovrebbe darsi al ricamo,
non a quella...fattispecie di punk!”
La discussione,
nonostante accesa per le diverse opinioni, si manteneva comunque su terreni
neutri e leggeri. Divertenti per entrambi inoltre, in quanto davano loro il
pretesto per essere in disaccordo anche sulla musica.
“ Vogliamo
parlare dei Magic Wizards? Voglio dire...andiamo ragazzi! Un po’ più di
originalità. Porco Godric, vivete nel mondo magico, siete maghi. Chiamare un
gruppo ‘ Maghi Magici’... mi sembra poco creativo.”
Hermione rise,
mentre finiva di mangiare la sua insalata. “Okay, magari il nome del gruppo non
sarà il massimo, ma la musica è semplicemente fenomenale. Scrivono canzoni
profonde. Le Sorelle Stravagarie invece restano sullo stile di ‘ Calderon di un
amor bollente’... Nemmeno Molly Weasley le ascolta più!”
Draco la fissò
spaesato, non comprendendo il nesso logico. “Che centra ora la madre di
Weasley?”
Hermione
avvicinò il suo volto al suo, come se stesse per svelargli un segreto di
proporzioni e conseguenze enormi Ma l’unica cosa che Draco notò in quel momento
era la loro eccessiva vicinanza...
“Una volta durante le vacanze di Natale,
è successa una catastrofe”, cominciò a dire, con un tono di voce che ricordava
molto la Cooman. “...Una tortura...ci ha fatto passare un’intera cena con quella
canzone.”, aggiunse allontanandosi da lui per alzare le braccia al cielo. “
Quelli dell’Ordine erano già abbastanza preoccupati per la situazione della
guerra. Beh, ti basti sapere che Celestina Warbeck li ha ammazzati del tutto.”
“ Oh...mi stai
dicendo che ho gli stessi gusti di una donna di sessant’anni Granger?”
“ Non l’avevo
nemmeno pensato...” , gli rispose ridendo. “Però...sì!”
Draco si passò
una mano sugli occhi, fingendosi disperato.
“Perfetto. I
Mangiamorte hanno passato anni cercando di sbarazzarsi dell’Ordine della Fenice,
quando bastava semplicemente un Grammofono con le Sorelle Stravagarie. Inoltre
ho i gusti musicali di una sessantenne. Che bella giornata!” , esclamò
concludendo drammaticamente, afferrando al volo un flute pieno di champagne che
alcuni elfi domestici portavano avanti e indietro per la
sala.
Hermione rise e
scosse la testa, per poi ritornare al suo arrosto. “Sei completamente matto.”
“ Perché non mi
piacciono i Magic Wizards?”
“ Anche per
quello.” , disse piano Hermione, inclinando la testa verso la spalla sinistra.
“ ‘Anche’,
implica che ci sia dell’altro.”
“
Effettivamente...”
Draco si finse
oltraggiato e si poggiò una mano sul cuore con espressione addolorata. “Stai per caso insinuando che io abbia
qualche rotella fuori posto?”
Hermione fece
spallucce prima di rispondere.
“
Beh...Forse....Mi hai invitata a pranzo.”
Ahi.
Quella era una
cosa che Draco avrebbe preferito non sentire da lei.
“ Mi consideri
pazzo per una cosa del genere?” , le domando, improvvisamente
serio.
Hermione poggiò
la forchetta sul tavolo e annuì. “Beh, ammetterai che è qualcosa di
inaspettato...”
“ Inaspettato
non è sinonimo di pazzo.”
“ No,
effettivamente hai ragione. Non sei tu matto. E’ la situazione ad essere strana”
, spiegò lentamente, come se cercasse le parole migliori. “Alla fine dei conti,
se dieci anni fa, mi avessero detto che un giorno io avrei pranzato con te,
beh...non l’avrei presa molto bene.”
Draco annuì,
dandole ragione quella volta. “Eppure oggi sei qui.”
“ Già.”
“ Perché?”
Hermione alzò le
spalle, come se non avesse una risposta adatta. “Non so. Beh, sicuramente perché mi
incuriosisci. E poi...sembri diverso. Resti sempre un pallone gonfiato
arrogante...” , precisò, in modo che non ci fossero fraintendimenti. “... però
con meno cattiveria e...stronzaggine, sì, passami il termine.”
“ Mi fa piacere
che pensi questo di me. Ma io volevo sapere un’altra cosa.”
“
Cioè?”
Draco girò la
testa per guardare oltre una delle grandi vetrate che attraversavano le pareti
della sala. “Pensi che ci possa essere un seguito?”
“ Nel senso
di...uscire di nuovo, intendi?”
Malfoy annuì e
la guardò, in attesa di una risposta che non tardò ad
arrivare.
“ Beh...suppongo
di sì.” , gli disse con tranquillità come se stesse parlando del tempo, e non
della possibilità di iniziare una qualche relazione con Draco Malfoy. “Anche se
comunque vorrei sapere come ti è venuta l’idea di invitarmi a pranzo.”
Il sorrisetto
compiaciuto che era spuntato sul viso di Draco durante la prima parte della
risposta, sparì subito nella seconda.
In un primo
momento, pensò di mettere in campo l’idea di Nott – il pranzo non è sinonimo di
voglio saltarti addosso - , perché
dirle la verità – ho scoperto che mi
piaci, dopo anni passati con la convinzione di odiarti -, suonava troppo
zuccheroso.
“ Allora?” , lo
incalzò Hermione.
“ Oh... perché
tra me e te c’è...alchimia”, borbottò Draco. Era stata la prima cosa che gli era
passata per la mente, ma non era certo che lei si sarebbe accontentata di una
risposta del genere...
E
infatti...
“ Alchimia” ,
ripeté la Granger con tono scettico. “Tu credi che fra due persone che per sette
anni di fila hanno cercato di farsene di tutti i colori, e che ancora oggi
devono impegnare a mantenere toni civili, ci sia alchimia.”
Draco annuì
nuovamente, sogghignando. “Certo. Quell’aggressività che ti porti dentro, io lo
so, è tutta tensione sessuale repressa” .
Hermione arrossì
e poi si guardò intorno con calma.
Appurato che non
ci fosse nessuno, mosse sotto il tavolo la bacchetta e una serie di uccellini di
carta si lanciarono sull’uomo che aveva di fronte.
“ Okay Granger,
ho capito. Non ti piace la mia teoria.” , strillò il biondo, dopo essersi levato
i volatili cartacei di dosso. “E comunque ti ho invitata a pranzo anche perché
credo che io e te in fondo, siamo simili. Molto simili.”
“ Malfoy, tu hai
bevuto troppo...”
“ Sei simpatica
come uno yogurt andato a male, sai?”
“Sai che c’è Malfoy?”, mormorò a bassa
voce, tanto che Draco fece fatica a sentirla. “ Io credo di sapere perché tu mi
abbia chiesto di uscire”.
“ Illuminami.”,
commentò laconico.
“ Io e te non ci
vedevamo da qualche anno. E in questo tempo siamo cambiati entrambi. Il mio
cambiamento ti ha in qualche modo affascinato e hai deciso che potevi provare la
nuova esperienza di uscire con una ragazza... come me. ”
“ Come
te?”
“ Si”, rispose
lei imbarazzata. “ Una...nata babbana”.
Draco la guardò
incredulo e un po’ irritato. “Tu credi che sia una specie di...scommessa
personale, fammi capire?”
“ Non è così?”
“ No!”, esclamò.
“ Assolutamente no!”, aggiunse e, per rincarare la dose, sbatté le mani sul
tavolo.
“ Guarda che non me la prendo se è così”,
commentò Hermione, quasi come se volesse rassicurare Malfoy. In realtà, l’unico
risultato che ottenne fu quello di farlo innervosire ancora di più.
“ Ma infatti
sono io che me la prendo” , sbottò Draco guardandola male. “Io non ti ho chiesto
di uscire per questo motivo sciocco che ti sei messo in testa.”
“ E perché
allora?” , chiese Hermione con un’aria così scettica, che Draco si chiese perché
stesse ancora lì a perdere tempo. Era ovvio che quella ragazza, forse anche per
colpa sua, sarebbe rimasta per sempre ancorata ai suoi
pregiudizi.
“
Fondamentalmente perché mi piaci” , sibilò a bassa voce. “Non capisco perché
tutti vantino il tuo cervello., quando alla fine non sei in grado di arrivare ad
un concetto così semplice.”
“ Ehi!”
“ Non osare
lamentarti. E’ la verità!” , esclamò Draco in preda al nervosismo. “Perché diavolo credi che un uomo inviti una donna a pranzo?
Non per saltarle addosso, né per qualche altra idiozia che ti possa passare
nella mente. No! Un uomo chiede ad una donna di uscire per un pranzo, perché
probabilmente la ragazza in questione gli piace.”
“ Malfoy
smettila di trattarmi come una cretina, ho capito!” sbottò Hermione, rossa in viso un po’ per
la dichiarazione improvvisa, un po’ per quante ne stava
sentendo.
“ Se fai alcuni
discorsi, questo sei.” , le rispose acidamente Draco.
“ Ma come ti
permetti!” , strillò la ragazza, fulminandolo con lo sguardo. “ Tu non hai alcun
diritto di...”, poi si interruppe improvvisamente. “ Sai cosa? Io me ne vado! Lo
sapevo che sarebbe andata a finire così.”
“ Non è colpa
mia se hai la stessa autostima di un vermicolo!”, sbottò, prima di darsi
dell’idiota. Aveva esagerato. Lo capiva dal viso arrabbiato della Granger, che
per quanto era rigido, sembrava essere scolpito nella cera. Lo capiva dai suoi
occhi che sembravano stranamente... lucidi?
“
Granger-”
“ Sai che c’è?”,
mormorò mentre appellava borsa e giacca. “Non è colpa mia se uno che mi ha
trattata uno schifo per non so quanto tempo, adesso se ne arriva dicendo che gli
piaccio. Non sono io ad avere poca autostima di me stessa. Sei tu che pretendi
troppo e subito!”
“
Granger...”
Ma lei si era
già materializzata via.
***
Theodore non
sapeva come comportarsi.
Non appena
quella mattina aveva messo piede nell’ufficio di Draco, aveva capito che
l’appuntamento con la Granger non doveva essere andato un granché. La sua tesi era avvalorata dall’eccessiva
rigidità del suo migliore amico- che sembrava essere seduto su una sedia di
chiodi particolarmente appuntiti-, dalla sua momentanea poca voglia di
discutere, e dal nervosismo che trasudava da ogni poro.
“ Non dire una
parola...”
Quella voce
sembrava venire dall’oltretomba.
Oh
si.
Malfoy incazzato era una toccasana per la
sua giornata grigia e triste. Quantomeno si sarebbe fatto due
risate.
“ Non ho detto
nulla, infatti.”
“ Ecco. Continua
su questa strada.”
Nott fissava
Draco mentre sbuffava e borbottava, leggendo l’ultima copia del Profeta, e contò
fino a tre. Sapeva infatti che Malfoy non sarebbe stato zitto più di
tanto.
Uno.
Due..
Tre...
“ Ti giuro Theo,
quella è pazza!”
Bingo!
Nott sogghignò
senza farsi vedere, in modo da non innervosire ancora di più il biondo.
“Perché?” , si limitò a chiedere.
“ Stavamo
parlando! E ridendo! Stavamo avendo una conversazione civile, e poi non so
nemmeno io come, siamo arrivati ad insultarci!” , esclamò ad alta voce,
gesticolando furiosamente.
“ Immagino che
la Granger avrà perso le staffe...”
“ Si, e per un
motivo idiota!”
Theodore sbuffò,
stanco di quella conversazione da psicanalisi. “Cioè?”
“ Velatamente,
le ho dato della cretina. E le ho detto che ha poca autostima.”
Nott inarcò un
sopracciglio. “Potresti ripetere?”
“ Hai capito”
“ E come mai sei
sopravvissuto?”
Draco lo fulminò
con lo sguardo, prima di spiegargli tutta la storia dal principio. E man mano
che Theodore ascoltava le motivazioni dell’amico, si chiedeva come fosse
possibile che non solo Draco, ma anche Hermione Granger, una donna che lui aveva
sempre considerato molto arguta, fosse così stupido.
Incredibile, ma
vero, quei due si piacevano.
E ancora più
incredibile, Draco ci era arrivato prima del grande genio di
Hogwarts.
“ Beh, prima di
tutto dovresti chiederle scusa” , propose ragionevolmente Theodore.
“ Io?”
“ Tu.”
“ E perché?”
“ Draco, le hai
detto che ha la stessa autostima di un vermicolo. E non credevo di dover essere
io a ricordartelo, ma difficilmente con quest’atteggiamento riesci a combinare
qualcosa con una donna. Tanto più se stiamo parlando di una come Hermione
Granger.”
Il biondo sbuffò, consapevole che l’amico
avesse ragione. Sapeva di aver esagerato un po’. Lo aveva capito nell’esatto
istante in cui aveva pronunciato quella frase.
Ma chiedere
scusa... Non era proprio nel suo DNA. Il suo codice genetico si opponeva con
forza ad ogni forma di richiesta di perdono.
Attiva o passiva
che fosse.
“ Ipotizziamo
per un attimo che io dovessi seguire il tuo consiglio”, borbottò a bassa voce,
senza fissare Nott. “Poi cosa dovrei fare? Pretendere delle altre scuse?”
“ Ma che...No!”
, esclamò Theodore. “Non dire idiozie.
Dopo...dovrai cercare di spiegarle che non scherzavi quando parlavi del
tuo interesse nei suoi confronti.”
“ Sarà la mia
autostima a raggiungere quella di un vermicolo” , mormorò lugubre, fissando un
punto imprecisato sulla scrivania.
Theodore,
d’altro canto scoppiò a ridere, sentendo lo sfoggio di tutto quel...dolore.
“ Beh, un bagno d’umiltà non ti farà male.”,
rispose, rallegrato quasi dalla disperazione di Malfoy. “Inoltre... stiamo
parlando di Hermione Granger. Per lei ne vale la pena, no?”
Già
Draco.
Per lei ne vale
la pena.
O
no?
***
Aveva dovuto
faticare per trovare la casa della Granger.
Dopo aver
tentato inutilmente con i vari incantesimi di localizzazione, o con le voci di
corridoio – dannata donna che lavorava per i fatti suoi -, era ricorso alla sua
spina nel fianco per eccellenza: Harry Potter.
Il giorno in cui
era andato a trovarlo gli era andata di lusso, poi: c’era anche la dolce
consorte del Bambino Sopravvissuto. Ginevra Weasley era ancora lo stesso
scricciolo bastardo che era stata a scuola. E se Potter si era soltanto limitato
a sogghignare quando, gentilmente, gli aveva chiesto l’indirizzo di Hermione
Granger, Miss Piattola Weasley in Potter, non aveva potuto esimersi
dall’esternare il suo parere a riguardo.
“ Io ti consiglierei di portarti degli Auror
di scorta. L’ho sentita giusto ieri ed era piuttosto propensa a far riesaminare
il tuo caso. Per mandarti dritto ad Azkaban, infilandoci di mezzo qualche reato
terroristico ”.
Però, dopo le
prese per i fondelli, era riuscito ad ottenere l’indirizzo che gli serviva. Ed
era riuscito ad arrivare a casa Granger.
Un appartamento
nel pieno centro di Londra
A Draco quel portone nero faceva paura.
Ci era arrivato da quasi mezz’ora ormai, e non aveva ancora avuto il coraggio di
suonare.
In fondo, non
era un Grifondoro lui.
Quando però
decise di bussare, accadde un fatto curioso.
La porta che
aveva davanti si aprì bruscamente, e un’ Hermione Granger parecchio annoiata gli
si parò di fronte e lui restò immobile con il pugno
alzato.
“ Stavo
cominciando seriamente a pensare ad una denuncia per stalking se avessi passato
altri dieci minuti a fissare la porta”, esordì freddamente. “Si può sapere che
ci fai qui?”
Draco la fissò
un attimino sconcertato, senza sapere come rispondere.
In fondo non si
aspettava che lei sapesse di trovarlo lì fuori.
“ Come facevi a
sapere che ero fuori dalla porta?”
“ Incantesimi
anti-intrusi, e spioncino. Che ci fai qui, Malfoy?” , domandò una seconda volta,
e Draco capì di non avere via di scampo.
“ Dovrei
parlarti” , rispose, tentando di sembrare deciso.
“ Oh, ma io non
ho nulla da dirti. Come la mettiamo?”
Quel tono acido
e sarcastico fece capire a Draco che no, non sarebbe stato semplice discutere
con lei.
“ La mettiamo
che mi fai entrare e mi ascolti?” .
Hermione finse
di ridere, prima di tornare alla sua espressione di ghiaccio.
“Sbagliato. La
mettiamo che ora te ne torni da dove sei venuto.”
E gli chiuse la porta in
faccia.
Malfoy sbuffò e
cominciò a bussare forte. “ Granger, giuro che o mi apri o non mi muovo di qui!”
“ Crepa!”
Draco sospirò,
prima di cominciare ad urlare. “Granger vuoi che tutti sappiano che tu sia
una...”. Non fece in tempo a dire ‘strega’. La porta si aprì immediatamente, e
Draco si trovò senza nemmeno sapere come, nell’appartamento di Hermione Granger.
“ Sei matto!” ,
stava sbraitando. “E’ un condominio babbano!”
“ Bella casa” ,
gli rispose però lui, con una gran faccia tosta, e un sorriso
irriverente.
“ Fottiti
idiota!”
Erano
nell’entrata della casa. Un vano circolare, dalla quale partivano una serie di
corridoi che portavano a varie stanze. Draco non avrebbe mai detto da fuori che
quell’appartamento fosse così spazioso, poi arrivò alla conclusione che si
trattasse di semplice magia.
“ Ascoltami...”
“ No, ascolta
tu!” , lo bloccò lei. “Mi hai invitata a pranzo e ti sei divertito ad
insultarmi. Secondo te, dovrei avere una qualche ragione per ascoltarti?”
.
Draco sospirò
per la seconda volta nell’arco di cinque minuti.
Non stava
andando come previsto.
“ No. Però devi
sforzarti. Pensi di riuscirci?” , le chiese cautamente e, visto che lei non
accennava a rispondere, prese quel silenzio come un sì. “Se ti ho chiesto di
uscire con me, non è per quello che pensi tu. Non è stato per un qualche vanto
personale o per levarmi uno sfizio. E ti prego di credermi.”
Hermione emise
uno strano suono, quasi come uno sbuffo, e Malfoy pensò che fosse il caso di
rincarare la dose, ed essere sfacciatamente sincero. “Granger è la verità. Mi
piaci. Voglio dire, sei matta e pericolosa.”, precisò. “Da quando sei diventato
il mio avvocato, vivo con il terrore che tu possa cambiare idea e mandarmi ad
Azkaban, vero. Però mi piaci. Sotto quel carattere che tu ritrovi, sei anche una
persona intelligente. Una donna di successo. E...beh, è innegabile che tu sia
anche...fisicamente gradevole”. Avrebbe voluto dire ‘bella’, ma proprio non ci
era riuscito.
Hermione lo
guardò stupita. “Ma ti rendi conto che riesci ad insultarmi, anche mentre mi
dici che ti piaccio?”
“ Ti soffermi
troppo sulle sfumature.” , esclamò esasperato. “Il nocciolo della questione non
sono gli insulti. E comunque mi dispiace per quelli. Ho sbagliato a dirti quelle
cose” , aggiunse, ricordando il discorso di Theodore. “Il punto è un altro.”
“ L’ho capito!”
“ Beh, gradirei
una risposta.”
Draco la vide
arrossire, e distogliere lo sguardo da lui.
Improvvisamente
la Granger sembrava aver perso un po’ della sua aggressività. E cominciò a
temere che quel cambiamento gli avrebbe portato altri guai...
“Tu vorresti una
risposta.”
“ Mi sembra
normale.”
Lo sbuffo che
Malfoy ottenne in risposta gli confermò che non sarebbe stato affatto facile
ottenerla quella dannata, schifosa risposta.
“ Allora?”
“
Allora...Malfoy è una situazione strana!” , sbottò Hermione, senza però dirgli
nulla di nuovo. “Ti rendi conto che per sette anni o giù di lì, abbiamo tentato
di...scannarci o qualcosa del genere, vero?”
“ Ovvio” ,
rispose lui, facendo un passo verso la ragazza. “Ma siamo cresciuti se non
sbaglio. Qualcuno...” , aggiunse ironicamente, “ Mi ha detto che i tempi di
Hogwarts sono passati, no?”
“ Era un altro
tipo di discorso!” , esclamò lei, inalberandosi.
“ Certo. Ora ti
conviene che sia un altro discorso...Ma tralasciamo questo. Non mi hai ancora
risposto.”
Hermione
sospirò, e si lasciò cadere su una sedia presente nell’entrata di casa sua.
“Magari non voglio risponderti”, borbottò.
“ Però me lo
devi” , aggiunse Draco, senza muoversi dal pilastro dove era
poggiato.
“ Già” .
Hermione sorrise in modo forzato, e ancora una volta Draco non riuscì a capire
cosa le passasse per la testa. Con le donne solitamente se la cavava bene, ma
con lei era sempre impossibile riuscire a capirci
qualcosa.
“ Allora?”
“ Merlino, che
stress che sei!” , sbottò voltando la testa di scatto. “ Okay, cosa vuoi che ti
dica? Che mi piaci? Si è vero. Da quando ci siamo incontrati di nuovo, mi era
venuto il sospetto che fossi cambiato. Passando del tempo con te, ne ho avuto la
conferma, e sai com’è, da cosa nasce cosa. Non penso che tu voglia saper
esattamente le ore, i minuti e i secondi di come è successo. Però è successo e
non so proprio come sia potuto accadere, perché, Godric!, tu sei Draco Malfoy ed
io Hermione Granger, e non ci siamo mai sop- ”
Hermione non
ebbe modo di terminare.
Qualcosa di
morbido, freddo e anche un po’ umido aveva appena interrotto bruscamente il suo
monologo. Dopo un momento di acuta riflessione, capì che si trattava di un paio
di labbra – e che labbra, precisò la
parte più libertina della sua coscienza .
Malfoy la stava
baciando.
Malfoy la stava
baciando!
Mentre il biondo
continuava a dilettarsi in quella piacevole attività, Hermione capì di avere due
possibilità. Mandare al diavolo Malfoy, o mandare al diavolo la sua
autocoscienza che le imponeva limiti assurdi, specialmente in quel particolare
momento, nel quale il ragazzo che aveva occupato i suoi pensieri nelle ultime
settimane, le carezzava i fianchi con sapienza tentatrice.
Dopo una rapida
riflessione, Hermione si alzò per trascinarsi dietro Malfoy nella sua stanza da
letto.
E a quel punto
fu chiaro: per una volta la ragione avrebbe ceduto il passo ad
altro.
Draco si svegliò
quando sentì qualcosa di morbido carezzargli il viso. Inizialmente sorrise
beato, convinto com’era che stava per esserci un secondo meraviglioso round di
quello che era successo poche ore prima, ma poi cominciò ad avere qualche
dubbio.
Infatti la
morbidezza di ciò che lo stava sfiorando, non era sicuramente la pelle di
Hermione Granger – ora che ne aveva conosciuta la morbidissima superficie, e il
profumo fresco l’avrebbe riconosciuta anche in mezzo a mille donne -, ma
qualcosa che sembrava...soffice.
Non erano
sicuramente i peli della donna che dormiva accanto a lui, perché ricordava
esattamente come le sue gambe fossero lisce quando le aveva afferrate,
per...Beh, quando le aveva afferrate.
Cautamente,
dischiuse gli occhi, e per un momento pensò di trovarsi all’inferno.
Tutto era rosso
e arancione.
Con una mano
afferrò la cosa che aveva d’avanti fermamente, e ciò che ne conseguì fu il
peggior risveglio di la sua vita.
Tutto quel rosso
e quell’arancione, altro non era che il gatto malefico della Granger –
Grattaballe o qualcosa di simile - , il quale, dopo che Draco gli ebbe stretto
la coda, si girò su se stesso per stampare un graffio ampio sul braccio del
biondo.
L’urlo di
Malfoy, fece sobbalzare Hermione, che dopo anni passati a combattere i
Mangiamorte, non perse tempo ad afferrare la bacchetta e a puntarla contro la
fonte del rumore. Malfoy.
Malfoy che aveva
addosso un’espressione pressoché terrorizzata.
Messa a fuoco la
situazione, Hermione non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere, facendo
infuriare l’uomo che fino a poco tempo prima aveva pacificamente dormito accanto
a lei.
“ Invece di
ridere, fai qualcosa per il mio braccio!”, strillò in preda al panico Draco.
“Sto morendo dissanguato! “.
Quell’esclamazione,
esagerata per altro, non fece altro che aumentare le risate di Hermione, la
quale mossa da pietà, portò Malfoy nel bagno per medicarlo. Per qualche motivo,
aveva più fiducia delle garze babbane, che degli incantesimi
curativi.
Dopo aver pulito
la ferita e molti “Fa un male atroce!” , e “Mi stai uccidendo!” , e “Dannata sadica!” , Hermione riuscì a
bendare alla meno peggio il braccio di Draco.
“Adesso va
meglio?” , gli chiese sorridendo.
“ No che non va
meglio! Il tuo gatto ha tentato di uccidermi!” , borbottò il biondo uscendo dal
bagno e seguendo Hermione verso la cucina.
“ E’ geloso, lo
faceva anche con Ron, tempo fa. Bacon o frittelle?”
“ Frittelle. E
per favore non paragonarmi più a Weasley” , aggiunse schifato. “Potrei sentirmi
peggio di quanto non mi senta già” .
“ Idiota”, fu la
candida risposta che ottenne.
E, stranamente,
Malfoy annuì.
Il gatto della
donna con cui era stato, aveva tentato di farlo fuori e lui si trovava ancora in
quella casa. Non era ancora fuggito.
Si, decisamente
si sentiva un idiota.
“ Credi di poter
sopportare Grattastinchi?”
Stavano facendo
colazione in silenzio.
Hermione aveva
preparato frittelle e caffè, e poi si erano messi a mangiare, silenziosi come mai, forse
troppo persi nei loro pensieri. Era cambiato qualcosa quel giorno, e decisamente
era difficile accettarlo per due tipi come loro.
“
Grattastinchi?”
Hermione annuì,
posando la tazza del caffè. “Già. Credi di poterlo sopportare? Intendo...” ,
aggiunse piano, senza guardarlo, “ E’ un...gatto particolare. Sembra un demonio
all’inizio, ma se riesci a prenderlo per il verso giusto...potrebbe cominciare
ad affezionarsi e ti assicuro che non ti...aggredirebbe più. A meno che tu non
lo faccia innervosire ovvio.”
“ Grattastichi”
, ripeté stupidamente Draco, consapevole perfettamente di chi la Granger stesse
in realtà parlando.
“ Già. Tu
credi...che potresti sopportarlo? Sai, ogni tanto può sembrare pazzo e
irritante. E nevrotico. Ma...è un bravo gatto.”
Rossa in viso,
Hermione alzò lo sguardo per guardarlo in faccia.
Draco aveva
un’espressione un po’ perplessa. Non aveva idea se dovesse rispondere
direttamente, o avrebbe dovuto inventarsi anche lui un animale domestico per
mandare avanti la discussione.
Era una
situazione demenziale.
“ Beh, suppongo
di si” , rispose a bassa voce. “Infondo...è tutta questione di fiducia,
immagino. Una volta che Grattaballe...”
“ Grattastinchi”
“ Si, insomma
lui! Una volta che imparerà a fidarsi di me, immagino che le cose saranno più
semplici di adesso.”
Hermione
sorrise, senza farsi vedere, ed annuì. Stava per alzarsi e posare i piatti,
quando Draco la fermò.
“ Anche io ho
un...animale!” , esclamò.
“ Davvero?” ,
rispose Hermione, quasi intenerita da quello sforzo per adattarsi a lei e alla
sua timidezza.
“ Già...Si
chiama...Blaise” .
Draco sparò il
primo nome che gli passò per la testa. Ed era ovvio che fosse Blaise – Blaise
Zabini -, la condanna della sua vita. Un maledetto idiota che aveva sempre
bisogno di favori che, puntualmente, lo coinvolgevano in qualche
modo.
“ Che animale
è?” , chiese Hermione innocentemente, ma l’occhiata di Malfoy la gelò. Era
meglio non calcare troppo la mano.
“ E’ un
essere...vanitoso. Ed irritante a volte. Molto bello” , sottolineò compiaciuto,
facendola ridacchiare. “E ha bisogno dei suoi tempi per adattarsi
alle...situazioni che non conosce. Magari... avrà bisogno di aiuto ogni tanto
per capire alcune cose.”
“ Potrebbe
aiutarlo Grattastinchi” , propose Hermione, con voce piccola
.
“ Suppongo di
si. Anzi sono sicuro che spesso sarà impossibile fare diversamente.”
“ Sono certa che
non ci saranno problemi...”
“ Per esempio “,
borbottò Draco. “Blaise è un tipo...egocentrico. Non sa come comportarsi in...un
rapporto a due... Almeno, non in quella fase che va oltre...l’accoppiamento”
Hermione annuì,
comprendendo la domanda di Draco.
In vita sua aveva avuto molte donne, ma
con poche aveva stabilito un rapporto serio. E il fatto che ora le chiedesse
consigli, le faceva capire che forse lui aveva davvero buone intenzioni con lei.
“Immagino che
basterà un po’ di...attenzione verso l’altro.” , gli spiegò ragionevolmente. “Il
resto verrà da se.”
“ Bene.
Lo...riferirò a Blaise” , borbottò Malfoy, un po’ colorato in zona guance.
Salazar, non arrossiva da quando il vecchio Piton lo aveva beccato nello
stanzino delle scope con Astoria Greengrass.
Ma onestamente
in quel momento gli interessava poco. Se per stare con Hermione Granger sarebbe
dovuto arrossire ogni tanto, gli stava bene.
Poi si alzò e si
avvicinò a Hermione, dall’altra parte del tavolo, per baciarla lievemente.
“Grazie”, le
sussurrò.
Lei sorrise e
mormorò un Prego, che si spense sulle
labbra di lui.
La frase
all’inizio è tratta dal libro “ L’ombra del vento” di Carlos Ruiz
Zafòn.
Ben
ritrovati!
Sono di nuovo
qui, con la mia seconda one-shot, su questi due dannati personaggi. Giuro, mai
avuto prove più ostiche di una Draco/Hermione decente. Questa stazionava nei
meandri del mio computer da mesi ormai, e ho deciso di riprenderla e
pubblicarla.
Quindi...grazie
per avermi dedicato un po’ del vostro tempo, e alla
prossima!!!
Francesca
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