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Autore: Puzzola_Rossa    19/01/2011    1 recensioni
"..Ti amo e non smetterò mai di farlo. Continuerò a cercarti. Finchè non amerai qualcun altro. Finchè non lo amerai più di quanto ami me".
"Allora dovrai cercare all'infinito".
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Dannazione, dannazione e ancora dannazione!" una giovane dai rossi capelli impreca con veemenza,
indugiando davanti ad un sontuoso edificio.
La gente intorno a lei si ferma e la fissa basita, mentre parla da sola facendo su e giù sul marciapiede.
"Ma perché? Perché a me? Perché mi fa questo? Non capisce che la situazione è già critica di suo?"
continua a domandarsi, non accorgendosi degli sguardi, divertiti di alcuni sconvolti di altri, che la osservano.
"E poi, maledizione, con tutte le feste di compleanno che ci sono, perché proprio questa? Perché a casa sua?".

"Ehi Morgana che stai facendo?" una donna sulla trentina interrompe il suo monologo.
Morgana guarda la donna per cinque minuti buoni, cercando di connettere i suoi neuroni, finchè non capisce chi ella sia.
"Sera Costance" le dice, educatamente.
"Buona sera. Come mai sei qui? E perché queste persone ti stanno fissando?" le chiede, indicando lei per prima e poi la gente attorno.
"Ehm, sono qui per prendere Melissa. Mia madre ha avuto un impegno imprevisto quanto irrevocabile" risponde, rassegnata.
E aggiunge, osservando le facce davanti a lei: " E non ho la più pallida idea di cosa queste persone vogliano da me".

Prende il suo pacchetto di sigarette, ne sfila una e la poggia fra le labbra.

"Non sali?" domanda Costance.
"Finisco la sigaretta e arrivo" le dice, sorridendo tristemente.
"Va bene. E' all'ultimo piano".
"Lo so, lo so".

E siccome Costance la stava guardando con aria strana, si affretta a riprendere, dicendo:
"Me lo ha detto mia madre, nel caso non ricordassi il cognome. Come in effetti è accaduto".
"Capisco" annuisce, entrando nel palazzo.

Non appena la sagoma della donna scompare dietro il pesante portone, Morgana tira un sospiro di sollievo.
Si chiede se la sua bugia era stata captata come tale o se invece era riuscita ad imbrogliarla.
Sperava fermamente la seconda opzione, aveva già abbastanza problemi.

Prende l'accendino, accende la sigaretta e si poggia sulla fredda parete intonacata di azzurro.

"Chissà come reagirà. Gli avevo detto che non mi sarei più fatta ne' vedere ne' sentire" pensa intanto fra sè e sè mentre consuma l'oggetto del suo vizio.

"Finito! Ed ora coraggio su, non sarà poi così drammatico" dice più per autoconvincersi e non perchè ci crede davvero.

Invece di prendere l'ascensore sceglie le scale, le sale il più lentamente possibile,
come se rimandando il momento le cose possano realmente cambiare.
Arriva davanti alla porta, e non appena suona il campanello questa si apre.
Un bambino dai capelli dorati esce di corsa, urlando a sua madre di andare, poichè non vedeva l'ora di giocare con le sue costruzioni.

"Ciao Nicola, buona fortuna con queste piccole pesti".
"Ciao Costance, buon continuo di serata. Ci vediamo domani a scuola" ricambia il suo saluto l'uomo che l'ha accompagnata alla porta.
"Morgana, ce ne hai messo di tempo! Il fumo è proprio un brutto vizio, dovresti togliertelo sai?"
le dice Costance, con fare materno.
Ma la ragazza non ha occhi che per l'uomo poggiato allo stipite della porta.
Alto, dai capelli corvini, sparsi in ciocche delicate sulla fronte, con distese di azzurro cielo al posto degli occhi, due labbra rosa, carnose, voluttuose.
"Già. E' proprio un brutto vizio" le risponde distrattamente.

Nessuno dei due parla, un sordo rumore invade i loro timpani.

"Mamma! Mamma! MAMMA! Andiamo dai!" il piccolo strattona la madre, che saluta i due frettolosamente.

Lui la guarda, la guarda come se non fosse davvero lì, come se fosse un miraggio,
come se muovendosi, avvicinandosi, toccandola, lei sarebbe scomparsa.

"Buona sera. Sono qui per mia sorella. Mia madre non è potuta venire" Morgana interrompe quel silenzio.
Riprende il controllo e un' insana freddezza si imposessa di lei.
"Da quando sei così fredda?" le chiede, deciso finalmente a parlare,
avendo ormai capito che lei è reale, che non sfumerà come una nuvola di fumo.
"Non penso che il mio comportamento sia così sbagliato signore. In fin dei conti, lei è il padre di una compagna di scuola di mia sorella ed è un adulto, quindi mi sembra educato da parte mia parlarle in questa maniera"gli risponde.
"Certamente. Ha ragione signorina" afferma, freddo ormai anche lui "Entri pure".

Ogni parola è una bestemmia, una menzogna, una pugnalata nello stomaco per entrambi.

Le fa spazio per farla entrare e le fa strada nel soggiorno dove un'animatrice sta intrattenendo tredici bambini urlanti.

"Morgana!" Una bambina con i capelli castani le corre incontro abbracciandola.
"E la mamma? Dov'è?" le domanda.
"Non è potuta venire. Però ci sono io. Dai andiamo" 
"No! Non voglio! Stiamo per giocare a "campana"! Ti prego fammi rimanere un po'!" le scongiura, con le lacrime agli occhi. Ne sceglie di momenti per fare i capricci quella bambina.
"No, Melissa. Oggi proprio no. Non fare i capricci dai" le risponde, irremovibile.

"Fai contenta almeno la bambina" sopraggiunge la sua voce. 

La guarda dall'alto, i suoi occhi non esprimono alcuna emozione.
Ma quell'"almeno" ha pesantemente urtato il suo sistema nervoso.

"Hai vinto Melissa. Ma appena finisci "campana" ce ne andiamo" le dice.
"Ti voglio bene! Sei la sorella più bella del mondo" esclama, gioiosa.
"Certo certo. Solo quando ti accontento!" ride, dopo tempo, di gusto.

"Vieni, lascia il cappotto". 
"No, non ti preoccupare".
"Vuoi rimanere per un'ora con quello indosso? Morirai di caldo, i riscaldamenti sono accesi"
"Un'ora? Come un'ora?".
"Sono tredici bambini, finchè finiranno di giocare a "campana" ce ne vorrà" le dice, sorridendo.

"Maledizione, maledizione e ancora maledizione!" pensa " Starò qui un'ora! UN'ORA! E siamo anche ripassati al "tu"!".

Gli porge il cappotto, ricordandosi, solo quando lui la osserva estasiato, di avere addosso un corto vestito e anche di essere in ritardo per un appuntamento. 
Prende di corsa la borsa, il telefono e manda un messaggio al ragazzo che sicuramente la dannerà a vita.

"Mandi un messaggio al fidanzatino?" domanda, ironico e divertito.
"Si proprio così" risponde acida, con sguardo di sfida.

Non avrebbe dovuto farlo. Gli occhi di Nicola improvvisamente si incupiscono,
abbassa lo sguardo e si dirige verso la stanza a sinistra, allontanandosi dai rumori della festa.

"Sta andando nello studio" si dice, mentalmente. Conosce ogni angolo di quella casa e conosce lui. 

Lo segue.  Entra e chiude la porta dietro di se.

"Che cosa ti prende?" gli domanda.
"Secondo te?" le fa di rimando.
"Non ne ho la più pallida idea, ad essere sincera" gli risponde.
"Non ne hai idea?".
"No, alcuna".
"Si proprio così" le fa eco. 

Lo sapeva. Era proprio come sospettava. E' geloso.
E questa è proprio l'occasione giusta per concludere quella vicenda come si deve e definitivamente.

"Sei geloso?" 
Esordio decisamente sbagliato.
"Geloso? GELOSO? Pensi che io sia geloso?" le dice, alterandosi.
"Non lo sei?" chiede, apparentemente impassibile. 
 
"Si che lo sono! Ma c'è qualcosa di più, sono arrabbiato! Dannatamente arrabbiato!
Sei sparita lasciandomi un messaggio!
Dicendomi che non saresti più tornata, che non ti avrei più rivista, che sarebbe stato come se tu non fossi mai esistita!
Hai idea di che ho passato? Ne hai idea? Pensavo di non poter più vivere!
Ogni giorno a scuola ti cercavo, sperando che fossi tu a prendere Melissa!
Ogni giorno ti ho mandato un messaggio, ma quel numero dopo un po' è risultato inesistente!
Tu non hai la minima idea di che cosa ho provato! Non ce l'hai!
E ora vieni qui in casa mia, mi tratti freddamente e mi dici, come se nulla fosse, che hai un ragazzo!
Il quale può godere della tua presenza quando vuole, che può baciarti, accarezzarti, toccarti! " le urla, scaraventandogli addosso tutta la rabbia repressa. 

Dopo la rabbia, calde lacrime cominciano  a rigargli il volto.
Si accascia sul divano, con le mani sulla faccia.

Non l'aveva mai visto piangere. Una dannata tempesta si scatena dentro di lei.
Continuare a mentire o dirgli la verità? Finirla una volta per tutte o ricadere nel profondo baratro dal quale era riuscita ad uscire? 

Che domanda stupida. Come sarebbe riuscita a mentirgli ancora?
Ogni bugia  trafiggeva lei quanto trafiggeva lui.

Gli si avvicina, si mette in ginocchio, per terra. 

"Era necessario farlo, lo sai perfettamente" gli dice, dolcemente, prendendogli le mani e guardandolo dritto negli occhi.
"Sei stata tu a deciderlo. Hai fatto tutto da sola. Hai scelto per entrambi"
"Perché tu non lo avresti mai permesso".
"E' normale! Io ti voglio!" .
"Hai 29 anni, io 18, è impossibile, lo capisci?".
"L'età non conta!".
"Nicola! Diamine! Hai una moglie, una figlia, una famiglia! Manderesti tutto al diavolo per me?" gli grida, con rabbia mista ad angoscia.
"Si! Lo farei! Per te farei qualsiasi cosa!" le risponde, senza pensarci. 

Ed è per questo che lo aveva lasciato con uno stupido messaggio. Che era scomparsa di punto in bianco.

"E' per questo che me ne sono andata! Io non me la sento di rovinare una famiglia!
Di essere la causa della separazione di due persone, della sofferenza di una bambina!".

Abbassa di nuovo lo sguardo. 

"Non ti preoccupare. Scomparirò di nuovo, così non cadremo in tentazioni".
"NO!" .
"Si, invece".
"No, non farlo. Non di nuovo. Non lo sopporterei".

"Ti prego non rendere le cose più difficili di quanto già non siano" gli prega, con le lacrime agli occhi, scossa dai singhiozzi.
"Perché piangi?" chiede, allarmato.
"Secondo te?" .
"Che cosa ne posso sapere? Sono io quello che è stato lasciato".
"Anche io ho sofferto! Pensi che sia stato facile per me? Sono uscita con ogni sorta di ragazzo ma non sono mai riuscita a dimenticarti" dice tutto ad un fiato.
"Ma, hai detto di essere fidanzata" afferma, confuso più che mai.
"Era una bugia! Come potrei stare con qualcuno, se la persona che amo è un'altra?".

"Mi ami?".
"No, non ho detto nulla. Cancella ogni cosa" si affretta a dire, alzandosi e recandosi verso la porta.

Nicola si alza di scatto, afferra la maniglia della porta e la blocca tra il suo corpo e questa.

"Rispondi. Mi ami?" .
"No".
"Davvero?".

L'odore di nicotina e caffè le arriva alle narici scendendo fino in gola.

Basta mentire.

"No" rassegnata, risponde. "Si, ti amo".

Non fa in tempo ad alzare lo sguardo, che due rosee labbra si impossessano delle sue, morbide, roventi. 
Passa la lingua sul labbro superiore, facendogliele dischiudere, morde poi quello inferiore, provocando gemiti di dolore nella ragazza.
Le prende la nuca, mentre fa scorrere l'altra mano lungo la schiena scoperta di Morgana.

Il campanello suona, Nicola fa finta di nulla, ma Morgana lo ferma. 

"Vai ad aprire".
"Può aprire l'animatrice".
"No. Vai".

"Nicola" lo chiama. E lui all'istante si volta.
"Dimmi".
"Mi ami?" gli chiede.
"Si. Non potrei amare nessun'altra donna, come amo te. Neanche mia moglie" risponde senza indugi.

Gli va incontro, lo bacia. Un bacio delicato, ma allo stesso tempo pieno di necessità.

Mentre Nicola va ad aprire, prende il suo cappotto e quello della sorellina.
Lo indossa e veste velocemente Melissa.
Lui rientra in stanza, con la moglie accanto, appena tornata da un viaggio lavorativo.

"Buona sera signora, signore. Vi ringrazio per aver invitato la mia sorellina. Arrivederci" dice, con voce e sorriso finti. "Saluta i tuoi amichetti, Melissa".
"Ciao a tutti! A domani" saluta con la manina la piccola.
"A domani!" un coro di bambini la saluta.

"Cara, va a cambiarti, io accompagno la ragazza alla porta" le da un casto bacio sulle labbra, mentre dice quelle parole.

Una scossa lungo la schiena la percorre.

"Addio. Non ti dimenticherò mai" lo saluta, arrivata alla porta.
"E' la tua scelta definitiva?" le domanda.
"Si"
"L'accetto. Ma è la tua, non la mia. Ti amo e non smetterò mai di farlo.
Continuerò a cercarti. Finchè non amerai qualcun altro. Finchè non lo amerai più di quanto ami me".
"Allora dovrai cercare all'infinito".


Angolo autrice: Nulla, ma proprio nulla da dire. Se non in presenza del mio avvocato xD A parte gli scherzi, mi piace davvero molto questa piccola schifezzuola v.v Spero anche a voi v.v Recensite ** Anche per dire "oh mio dio che hai fumato oggi?" **
  
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