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Autore: Exelle    20/01/2011    3 recensioni
Di tutti i futuri possibili, Severus Piton ha scelto il peggiore.
Quello in cui i suoi desideri si realizzano.
"Il potere di controllare il futuro è nell'uomo più avido"
E.J.
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black, Voldemort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo Due
La supplica


“Trovo quantomeno elegante il tuo vizio di strisciare via quando salta fuori il tuo nome, Severus.”
Il volto pallido di Lucius Malfoy sbucò dalle ombre che ammantavano il giardino. Sorrideva, ma di un sorriso che non si estendeva minimamente agli occhi grigi e attenti.
“Temo tu sia in errore Lucius. Non credo di essere io quello che striscia” replicò Severus, senza degnarlo di uno sguardo. Continuò a scrutare nell’oscurità, indifferente alla presenza dell’altro Mangiamorte. Sembrava quasi che non aspettasse altro che Malfoy girasse i tacchi e se ne tornasse verso la villa, possibilmente senza porgli altre domande fastidiose.
Cosa che Lucius, naturalmente, non fece.
“Evita i giochi di parole Severus. Per quanto tu possa trovarli divertenti, ti si addicono poco. Specie se ti nascondi al buio per evitare di mostrarti ai tuoi amici con la faccia affranta.”
Severus si girò di scatto, gli occhi dardeggianti. Tuttavia, quando parlò, la sua voce era calma e controllata:
“Non so a cosa ti riferisci, Lucius. Non prendertela con me se il nostro Signore non ti trova particolarmente convincente, nel ruolo del viscido seguace.”
Malfoy sollevò le mani, sbuffando. Qualcosa cambiò nei suoi occhi e nel suo atteggiamento, come se avesse all’improvviso deciso di abbandonare il tono altero che aveva mantenuto fino a quel momento.
“Al diavolo” disse accennando un sorriso beffardo, molto più sincero di quello affettato e gelido che sfoggiava in pubblico. “Cosa pensi di fare, Severus?”
“Riguardo a cosa?” borbottò Piton, scandendo lentamente le ultime due sillabe.
“Riguardo a Lily Evans, ovviamente” ribatté Lucius, accomodandosi con disinvoltura sulla panchina di ferro battuto alle spalle di Severus. Si aggiustò i risvolti della rendigote scura, guardando Piton di sottecchi, come se si aspettasse di vederlo voltarsi ed iniziare ad urlargli contro ogni tipo di scusa o di minaccia.
Severus Piton fu quasi tentato di farlo, ma riuscì a contenere l’ira bruciante.
Gli si formò solo una brutta piega sulla fronte e i suoi occhi si appannarono, come se i pensieri che aveva in testa fossero condensati sulle sue iridi scure.
“Non posso fare niente” sussurrò in tono piatto. “Ha deciso. La ucciderà.”
Lucius Malfoy inarcò le sopracciglia, sbottando in un suono simile ad una risata trattenuta che attirò la funerea attenzione di Piton, il quale si voltò lentamente verso di lui, con uno sguardo obliquo.
“Peccato” commentò Lucius, apparentemente ignaro dell’espressione contrita di Piton. “Non augurerei la morte a nessun giovane genitore” disse.
Poi rise freddamente, rivolto più a sé stesso che a Piton. “Perdonami. Credo che il fatto di essere diventato padre di Draco, mi abbia reso un po’ sensibile, in questi penosi frangenti.”
 Severus Piton non rispose. Nei suoi occhi brillò un impercettibile lampo di disprezzo che si confuse ben presto, con l‘apatia delle sue pupille spente. Non apprezzava la sufficienza con cui Lucius trattava tutto e tutti, eccetto sé stesso e il suo sangue.
Lucius appoggiò le braccia allo schienale, allentandosi il colletto. Sembrava immensamente provato, come se avesse dovuto combattere per ore, invece che starsene seduto ad ascoltare le parole del loro Signore.
Un dettaglio che Severus si affrettò a sfruttare a suo vantaggio, tanto per far comprendere a Lucius che non era uno sprovveduto, soggetto a influenze banali come i sentimenti per una Mezzosangue.
Cosa che in effetti era.
“Non fare il debole, Lucius. Non sei credibile nel ruolo del padre affettuoso.”
 Lucius accarezzò l’impugnatura serpentina della bacchetta, inclinando leggermente il capo, soppesando le parole dell’altro Mangiamorte. “Non esistono solo le Arti Oscure, Severus.
Anche se trovo ammirevole, il fatto che tu dedichi alla missione del nostro Signore tutto te stesso. Vorrei avere la tua dedizione” Lucius sollevò lo sguardo di lui, valutandolo. 
“Mi correggo. Forse la dedizione è l’unica cosa che possiedi, data la tua incapacità di ottenere dell’altro.”
Severus fletté il braccio marchiato in un moto di stizza, come se volesse alzarlo e tirare un pugno alla faccia arrogante di Malfoy. “Smettila di parlare per enigmi, Lucius.”
“Lo sto davvero facendo? Me ne scuso” Malfoy appoggiò il bastone in cui celava la bacchetta al fianco, incastrandolo tra le volute di ferro della panchina, poi congiunse le mani.
“Ma credevo tu fossi abituato a certe sottigliezze. Non sei forse tu quello misterioso, abituato a stare nelle retrovie, rifuggendo la gloria?” aggiunse, vagamente ironico.
“Parli di gloria, Lucius? Ritieni gloria, questo?” sbottò Piton, indicando con un cenno la villa invisibile tra gli alberi e il buio opprimente della notte. L’espressione sardonica di Malfoy si raggelò.
I suoi occhi grigi persero il loro luccichio divertito e divennero freddi e calcolatori.
“Attento a come parli Severus. Potresti dovertene pentire, ben prima che tu possa anche solo pensare di aggiungere qualcos’altro.”
Severus Piton fece un sorriso storto, stringendo le mani scheletriche a pugno con tanta forza che le nocche sbiancarono sulla pelle già chiara. Si era irrigidito, ma quando parlò non lasciò trapelare la sua rabbia.
“Mi stai minacciando, Lucius? Vorresti fare la spia… A lui?”
“Non mi permetterei mai, Piton. Quello è compito tuo” replicò Lucius accennando un’espressione più rilassata. “Un compito che ultimamente credo tu abbia trovato assai gravoso.”
Severus distolse lo sguardo dall’altro Mangiamorte, inclinando il capo in modo che il buio nascondesse in parte i suoi lineamenti. “Io non sono una spia.”
L’espressione affettata di Malfoy divenne un ghigno. “Corretto, l’hai fatto solo una volta. E quanto male è andata Severus?”
Piton non gli rispose e si voltò, allontanandosi.
“Fermati” gli disse Malfoy, serio. Suo malgrado, Piton si voltò, il volto ancora in ombra. La sua ira, almeno nei gesti, placata.
“È stata una serata lunga, Lucius. E il Signore Oscuro non tollera gli indolenti e coloro che non si preoccupano di…”
“Certo, certo…” Malfoy agitò pigramente la mano con noncuranza. Un gesto poco appropriato per lui, abituato ad essere così timoroso ed ossequioso, verso quel Signore che ora sembrava ritenere indifferente.
 “Ma credo che ora che il suo trionfo è prossimo, possiamo tardare un po’ ed evitare le formalità a lui dovute. Pensa, Severus” gli lanciò uno sguardo infinitamente estasiato.
Troppo, per essere credibile.
“Potremmo ottenere tutto ciò che vogliamo. Pensa solo al potere o …”
Piton scosse la testa. “Sono stanco, Lucius. Se domani avrai ancora voglia di discorsi, sarò lieto di ascoltarti” fece per voltarsi di nuovo, ma Malfoy lo raggiunse a grandi passi, aggiustandosi i guanti.
 “Lily Evans” sussurrò di nuovo, quando fu abbastanza vicino a Piton. Fece balenare la bacchetta accanto a sé, rendendo la loro conversazione inudibile a chiunque potesse avvicinarsi.
Severus s’irrigidì e un raggio di luna riuscì a rompere la difesa delle ombre sul suo viso. Severus non fu in grado di mascherare, abbastanza in fretta, la sua espressione addolorata.
Lucius si curvò leggermente verso di lui, socchiudendo gli occhi, come valutandolo.
“Allora avevo ragione” disse mellifluo. “Tu non vuoi potere, né ricchezza. Vuoi solo la tua Mezzosangue.”
Severus Piton era troppo sorpreso per ribattere o contrattaccare.
“Credi che non ti si leggesse in faccia quello che provavi per lei, Severus? I tuoi giochetti, i tuoi anni a scuola?” continuò Lucius implacabile. “Credevo ti sarebbe passata la passione per quell’infimo giocattolino…”
“Non chiamarla…” disse Piton a bassa voce.
“Come, Mezzosangue? Ma lei lo è, Severus. Lei non è come noi. Un essere inferiore… non è così?”
Malfoy lo fissò, quasi si aspettasse che Piton lo contraddicesse, gli dicesse che no, quelle erano tutte sciocchezze…
Piton alzò gli occhi su di lui, ma non c‘era rabbia, né minaccia. Solo apatia. “Lo dirai a lui?” chiese lentamente.
Malfoy inspirò lentamente, passandosi una mano sulla fronte.
“Perché?” disse aspro. “Perché devi essere così sciocco?”
“Non puoi capire.”
Lucius lo squadrò, imperscrutabile. “Il fatto che la tua Mezzosangue sia disgustosa, non vuol dire che non possa comprendere.”
Severus fece un suono a metà tra una risata e un lamento. “Corri a dirglielo, allora” lo fissò senza alcuna paura, sfidandolo. “Denunciami e mandami a morte. Lui la ucciderà.”
 Malfoy arricciò il labbro, sogghignando. “Ti ho sempre ritenuto uno dei migliori fra noi, Severus e per quanto le tue cosiddette passioni ti devo rivelare un paio di cose.”
“Non voglio denunciarti al nostro Signore.”
Severus lo guardò con diffidenza, incapace di celare il suo disappunto. “Perché?”
“Perché per quanto tu sia debole ed illuso sei mio amico, Severus. E non mi piace sapere che la tua felicità è ancorata alla patetica figura di una strega dal sangue impuro.”
Il viso di Piton s’indurì. “Ora non importa più. Lui … lui la ucciderà” ripeté a voce bassa.
“Il Signore Oscuro dice molte cose, Severus. E ne conosce molte di più.”
Malfoy continuava a sorridere compostamente, come un bancario che prova piacere nel negare un prestito.
“Se la sua decisione sulla morte dei Potter ti turba tanto…”
Piton lo guardò con occhi dardeggianti. “Sei forse impazzito? Mi ucciderà…”
Lucius Malfoy trattenne a stento una risata. “Quanto è labile la tua lealtà, Severus! Il tuo egoismo è ammirevole. Poco fa non volevi morire con lei, solo per placare il tuo dolore? Il tuo timore verso il Signore Oscuro è più grande della tua… ossessione?”
Piton mosse un passo indietro, furibondo. “Tu non mi conosci.”
“Credi quello che vuoi. Ma la tua anima è tremendamente semplice da leggere per quanto tu ti ostini a convincere tutti del contrario. Desideri, come tutti gli uomini. Non sei né diverso, né meno abbietto di tanti altri. E invece di stare a guardare gli altri che si portano via la tua deprecabile ragione di vita, impegnati.”
“Per cosa?”
“Per averla. Tutta tua. Il tuo disgustoso premio.”
Lucius si aggiustò i guanti, scoprendo i denti in una smorfia.
“Non è una prospettiva interessante?”
Severus Piton non fu in grado di rispondere. Per quanto intrise di sarcasmo e impossibili da credere, le parole di Lucius contenevano una dolce amara speranza, a cui lui sentiva di volersi aggrappare con disperazione. Perché se la condanna di lei era segnata, lui poteva fare solo quello.
 “Il Signore Oscurò può ascoltare le tue suppliche, Severus. E lo farà, se gli darai la motivazione giusta, credimi.”
“Puoi atteggiarti a prediletto, Lucius, ma so bene che qui non sono l’unico ad aver timore di lui. Non mi ascolterà mai e tu lo sai.”
“Non essere offensivo” replicò con una piega sgradevole all’angolo della bocca. “Ma per una volta, impegnati e fa’ qualcosa per te stesso. Qualcosa che non sia nasconderti o tormentarti.”
Gli batté la testa serpentina della bacchetta sulla spalla e poi, con il bagliore di un ultimo sorriso, si allontanò tra i viali, nella notte, lasciando Severus solo con i suoi demoni.


Severus immaginò il corpo di Lily riverso a terra, senza vita.
Gli occhi smeraldo svuotati dalla vita che li aveva illuminati, ridotti a frammenti vitrei.
Il dolore. Per sempre.
Era davvero così che sarebbe finita?
 No, si disse, non andrà così. Io la avrò. Lo supplicherò.
La voglio viva. La voglio per me.

E infine lo ammise a sé stesso. Materializzò quel pensiero spaventoso e lo sussurrò, mentre la luna, inghiottita tra le nubi, rendeva tenebrosa la terra.
“Io la amo”
E avrebbe supplicato, pur di averla.
  
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