Serie TV > Il mondo di Patty
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Autore: 883    20/01/2011    4 recensioni
Una coincidenza della vita porta Antonella e Bruno a trovarsi entrambi in un posto a loro poco caro durante una giornata di pioggia.
Ma cosa succederà quando nella strada del ritorno rischieranno di investire una bambina.

Pairing [Bruno/Antonella, Guido/Giusy, e tutti gli altri.]
Genere: Romantico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Domenica 15 Aprile
h 3.30

Salii le scale per tornare nella mia camera a prendere una giacca. Mi fermai un attimo, ricordando solo in quel momento la finestra aperta e la scritta col sangue che mi avevano fatto tremare di paura poco prima. Eppure, in quel momento non avevo paura, stavo salendo le scale decisa, ma si sa io sono sempre stata coraggiosa. E allora cos'era stato prima a mettermi tutto quel terrore?
La strana sensazione che avevo avuto all'altezza dello stomaco quando non avevo più visto Bruno e Serena accanto a me. Una sensazione orribile.
Aprii lentamente, con prudenza, la porta, ma tutto era esattamente come lo avevo lasciato, quindi tirai un sospiro di sollievo.
Aprii l'ultimo cassetto verso il basso dell'armadio e presi una felpa col cappuccio per me. La sera fuori faceva ancora un pò di freddo.
Lo sbattere di una porta mi fece sobbalzare, probabilmente stavano andando verso la macchina di Guido.
Tornai al mio armadio e pensando a Serena presi una felpa anche per lei, anche se le sarebbe stata un pò grande.
Ero indecisa se prendere o meno una terza felpa, ma alla fine mi convinsi e feci un'opera buona verso Giusy. Mi rialzai e mi avviai verso la porta per poi tornare al piano inferiore.
Come mi trovai sul pianerottolo del primo piano vidi Bruno che in silenzio si sbracciava intimandomi di scendere velocemente. Inizialmente non capii ed esclamai.
-Bruno, ma che cavolo stai facendo?-
Quando vidi la porta della camera dei miei aprirsi lentamente, intuii lo sbaglio commesso e capii che molto probabilmente non erano i miei amici quelli che stavano aprendo la porta.
Scesi gli scalini quattro alla volta, mentre Bruno da sotto mi urlava di fare più velocemente. Senza guardare indietro corremmo verso la porta del salotto che conduce all'esterno, e Bruno aprì la porta.
-Non si gira la maniglia.-
-Come non si gira Bruno? Prova più forte.- gridaii io in preda al panico.
Una risata proveniente dal piano superiore ci fece voltare, l'uomo ancora sul pianerottolo si stava voltando, dandoci le spalle.
Se ne stava andando, ma perchè?
Vidi Bruno tirare un sospiro di sollievo e io mi accasciai alla porta, ma perchè se ne era andato?
Il mio sguardo cadde su una piccola pallina posta sul pavimento alla fine delle scale, come se fosse stata fatta rotolare da sopra.
In quel momento non ne ebbi la certezza, ma mi venne istintivo urlare.
-Bruno corri.-
Avevo appena fatto tre passi che un botto fortissimo mi perforò l'udito. Facemmo in tempo a raggiungere lo stipite della porta che l'intera casa iniziò a tremare, come colpita da un terremoto improvviso e un odore di bruciato ci giunse.
Il divano, la televisione, il tavolo, l'intera sala stava prendendo fuoco.
Alla nostra sinistra pezzi di calce scendevano dal soffitto e sembrava che questo dovesse cadere da un momento all'altro. Non c'erano alternative.
-Non voglio morire.- dissi con un filo di voce iniziando a tossire, l'ossigeno all'interno della casa iniziava a scarseggiare e le fiamme ci avrebbero raggiunto nel giro di mezzo minuto se Bruno con un coraggio da vendere non mi avesse presa per mano. Stando vicino alla parete cercammo di attraversare la cucina, scavalcando i mobili caduti e i pezzi di soffitto, cercando di raggiungere l'uscita sul retro.
Quando arrivammo ad un metro dalla porta mi sentii svenire: l'uscita era bloccata da un gigantesco armadio crollato che bloccava la via di fuga.
Bruno non seppi dire se con una grande forza d'animo o per disperazione tentò invano con tutte le sue forze di spostare l'ostacolo.
Fu allora che ripresi un pò di lucidità.
-La finestra.-
Iniziai a respirare a fatica e lo stesso stava succedendo a Bruno, l'incendio era arrivato anche in cucina. Corremmo verso la finestra ormai rotta dalla brutta scossa di poco prima ed uscimmo incuranti dei vetri in cui rischiavamo di tagliarci.
Ci allontanammo velocemente, ma dentro di me c'era qualcosa che mi tratteneva verso quel posto che stava andando in fiamme. Era pur sempre casa mia, dentro vi erano tutte le mie cose, i miei cd con le mie canzoni, le foto con i ricordi più preziosi e soppratutto quella casa era stata lo scenario delle mie esperienze da adolescente. Una lacrima mi scese lungo la guancia.
Improvvisamente sentii una mano calda e forte prendere la mia. Mi voltai e Bruno mi guardò sorridendomi dolcemente.
Lo osservai anch'io per qualche istante e dentro i suoi occhi vi lessi fiducia, comprensione e paura, e anche se aveva la maglietta strappata in certi punti e il corpo ricoperto di fuliggine era bello da morire, ed era lì, per me.
-Stai bene?- mi domandò.
-Abbastanza, gli altri dove sono?- domandai.
-Ci stanno aspettando all'inizio della via, gli avevo detto di andare in macchina con la bambina intanto e aspettarci là per sicurezza. Erano usciti dal retro, mentre li accompagnavo all'uscita ho sentito quella finestra sbattere e ho fatto appena in tempo a vedere l'uomo che entrava per la finestra, così sono corso a chiamarti,e bè il resto lo sai.-
La sua mano era ancora stretta alla mia e questo mi infondeva quel coraggio che stavo sfonderando e che mi impediva di scoppiare in un pianto liberatorio, cosa che molto probabilmente avrei fatto.
All'improvviso il suono di una sirena ci raggiunse.
-Qualche vicino deve avere chiamato i pompieri o la polizia. Siamo salvi!- Dissi sorridendo, correndo verso la strada.
Bruno mi bloccò per il polso.
-Antonella ragiona, non possiamo chiedere aiuto, siamo solo dei ragazzi, ci porterebbero via Serena e non potremmo fare luce su tutte queste cose che le ruotano attorno. Io vorrei fare il test del dna prima, se Serena non risulta essere nostra figlia allora potremmo rivolgerci alla polizia e spiegare che non siamo coinvolti, ma se per una qualche strana ragione la bambina in macchina è mia figlia non lascerò che la portino via e la sballottino chissà dove.-
Il suo discorso non faceva una piega, quindi mi limitai ad annuire e a seguirlo mentre si nascondeva dietro un albero per non farci trovare dai vigili del fuoco che spegnevano l'incendio di casa mia, o meglio, di quel che ne rimaneva.
Il silenzio regnò sovrano per tutto il tempo che ci separò dalla macchina. Feci un respiro profondo. Stavo per andare a sapere se quella bambina era veramente mia figlia.
  
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