Quello che vi
apprestate a leggere è l’ultimo capitolo di questa Fan Fiction quasi autobiografica,
per lo meno nei primi capitoli.
Grazie per aver
resistito fino all’ultimo capitolo e spero che vi sia piaciuta. Aspetto i
vostri commenti, belli o brutti, e le eventuali critiche.
Buona lettura.
Angemon_SS
15
Aprile
Mew
Zakuro riconobbe nell’oscurità ciò che restava della grande nave che si trovava
all’interno del parco. Nell’oscurità spiccavano anche il vulcano e i resti
dell’Arabian Coast, l’attrazione
ispirata ad Aladino. L’acqua finalmente aveva rallentato la sua corsa. Il buio
era totale ma non il silenzio: gli elicotteri vagano per il parco calando di
tanto in tanto qualche vigile del fuoco per prelevare superstiti, i gommoni
facevano altrettanto; in lontananza grida di aiuto in qualsiasi lingua, urla, pianti, voci che chiamavano nomi, sirene e il
rumore dell’acqua che lentamente continua ad avanzare per inerzia.
Mew
Zakuro, grazie alla sua metamorfosi, era in grado di vedere molto bene al buio
e ciò che vedeva era raccapricciante: tutt’intorno c’erano decine e decine di
corpi che galleggiavano in mezzo al fango ed ai detriti, sembravano le immagini
che aveva visto qualche giorno prima in televisione sullo tsunami a San Francisco.
Alcuni
elicotteri passarono poco sopra di lei e si fermarono per illuminarla,
gridarono qualcosa ma a causa del rumore delle eliche non capì e vedendo che
non si muoveva iniziarono a sparare. Corse su ogni cosa gli sembrasse solida
mentre gli elicotteri l’inseguivano continuando ad illuminarla.
“Stupidi!
Rischieranno di colpire qualche sopravvissuto.”
Saltò
su quella che, al buio, pareva un ammasso di pezzi di legno e ci sprofondò
dentro ferendosi alle gambe ed alle braccia con schegge e chiodi sporgenti. La
voce di una bimba rilasciò un grido e l’afferrò al braccio stringendo il più
forte possibile. La luce degli elicotteri penetrò nell’ammasso di detriti e
illuminò il viso insanguinato e lacrimoso della piccola che non doveva avere
più di sette anni. A pochi centimetri un cadavere che galleggiava.
«Ciao!
Non ti preoccupare ora ti porto fuori.»
«Help me,
please! Help me Help me help me help me! Mommy and Dad!»
La bambina indicò il cadavere e Mew Zakuro ne intravide un secondo che non
aveva notato poco prima.
«Don’t
worry, I'm here to take you away!» Fortunatamente conosceva l’inglese e riuscì a comunicare con la
bambina. Trovò un punto d’appoggiò sotto i piedi e saltò fuori dai detriti
portandosi dietro la piccola. La adagiò delicatamente e dato che gli elicotteri
non si erano fermati per cercarla prese la propria arma e la utilizzò nel
tentativo di fare un po’ di luce. Dopo svariati tentativi riuscì a farsi notare
da un gommone che cominciò a correre nella sua direzione.
«Merda, sei una delle
Mew Mew.» Fu la prima cosa che dissero i soccorritori
nel vederla. Uno di loro armeggiò nel tentativo di caricare una pistola.
«Non sono io la causa
di questo disastro! Ho trovato una bambina sotto questi detriti.» Zakuro teneva
le mani in vista e indicò con la testa la bambina. Uno dei vigili del fuoco
scese dal gommone per recuperarla. «Lì sotto ci sono anche i cadaveri dei
genitori. Vado a cercare altri superstiti, restate in zona così vi chiamo se
trovo qualcun’altro vivo.»
«Ehi, aspetta!» I
soccorritori videro la Mew Mew correre via e la
persero di vista nel buio.
«Zakuro!»
Riconobbe la voce di
Minto e ci corse incontro; quando la vide aggrappata ad un barile, sicuramente
faceva parte dell’ambientazione dei pirati, mancò un appiglio e cadde
nell’acqua fangosa anche lei, raggiunse a nuoto la compagna che gli fece posto.
«Che ci fai qui, non
dirmi che eri nel parco durante l’onda?» Chiese Mew Zakuro.
«No! Ero nelle
vicinanze ed ho notato Mew Ichigo. L’ho affrontata ma non sono riuscita a fermarla…prima ho visto una bambina senza testa ed un uomo
che gridava disperato che la doveva ritrovarla a tutti i costi.» Mew Minto
parlava con le lacrime agli occhi.
«Io vado a cercare
altri superstiti, tu vuoi venire con me? Te la senti?»
Minto ci pensò per
molti secondi, poi annuì ed insieme nuotarono verso un appiglio per uscire
dall’acqua che proprio in quel momento, se pur molto lentamente, notarono che cominciava
a ritirarsi verso la baia.
La mattina sembrò
arrivare dopo secoli e mostrò la vera distruzione. Animali e persone
ammucchiate senza vita, completamente nude a causa della forza dell’acqua,
senza un braccio, una gamba, fango ovunque e distruzione totale, tutto ciò che
l’acqua aveva incontrato era stato frantumato, sradicato, ucciso e scaraventato
via lungo le vie. Svariati detriti del parco divertimenti vennero ritrovati a
distanza di chilometri e i superstiti si
trovavano in uno stato di shock che li paralizzava.
Mew Retazu emanava
luce e i poliziotti tenevano una certa distanza di sicurezza mentre la
seguivano lungo la via. Con i suoi poteri al massimo stava velocizzando il
ritirarsi dell’acqua che risaliva dalle cantine e dai tombini, scendeva dalle
scale delle case lasciando solo fango, detriti, morti e feriti. Se pur
lentamente ciò che stava facendo Retazu era ben accetto dalla polizia che le
faceva largo tra i detriti continuando, però, a tenerla sotto tiro con le
pistole.
Nemmeno lei capì da
dove, ma le si affiancò Ryo. La prima reazione fu la sorpresa ed arrossì
nell’averlo così vicino, poi però voltò la tesa dalla parte opposta.
«Non è necessario che
spingi via tutta l’acqua, ormai comincia a ritirarsi da sola.»
«Prima si ritira
meglio è!» La risposta fu secca.
«Senti…»
«Shirogane, sto
cercando di concentrarmi il più possibile, per favore.» Retazu cercò di
rispondere in modo garbato ma non ci riuscì come avrebbe voluto.
Squillò il telefono
di Ryo e voltandosi verso di lui, Mew Retazu lanciò uno dei suoi potentissimi
getti d’acqua. Se Shirogane non avesse avuto ottimi riflessi non sarebbe
riuscito a schivarlo.
«Che ti prende?»
«C’e Mew Ichigo!»
Gridò Retazu guardandosi intorno nervosamente. I poliziotti ci misero un po’ a
riprendersi da ciò che era accaduto e fecero qualche altro passo indietro.
Finalmente Ryo
rispose al cellulare: era Keiichiro.
«Abbiamo un problema…»
«Hai chiamato per
dirmi che Ichigo è qui vicino? Lo sapevo già.»
«Si!»
Mew Retazu lanciò un
altro getto d’acqua, questa volta infrangendo le finestre di un negozio. Alla
fine la vide anche Ryo. Si muoveva velocissima saltando da una parte all’altra
proprio come fa un gatto quando scappa. Si nascondeva dietro gli angoli in attesa
di sgusciare di nuovo fuori per poi nascondersi al gettò d’acqua.
«E’ troppo veloce,
non riesco a colpirla.» Mew Retazu era nervosissima. Ormai i poliziotti erano
corsi via spaventati dai suoi poteri.
«Perché la vuoi
colpire?»
«E’ lei che ha
causato lo tsunami! Deve pagare per ciò che ha fatto.»
«Smettila, stai facendo più danni tu che Ichigo.»
Mew Retazu non diede ascolto a Ryo ed alla fine riuscì a colpire
Ichigo ed a scaraventarla contro un furgone infangato. La fiancata venne
ammaccata dal corpo della ragazza che stramazzò immobile a terra. Ryo gli corse
incontro e s’inginocchiò per accertarsi delle condizioni di Ichigo.
«Uccidila, ora che è priva di sensi!» Mew Retazu stava gridando e
piangendo allo stesso tempo.
«Ora basta!» Ryo, però, gridò più forte. «Continua ciò che hai
interrotto e non pensare a nient’altro. Se è vero che è lei la causa di tutto
questo prima di punirla è meglio limitare ulteriori perdite e danni.»
Mew Retazu avrebbe avuto tanto da ridire ma abbassò la testa e
continuò a far ritirare l’acqua.
Ichigo era bagnata fradicia e perdeva sangue dal naso. Ryo tamponò
il sangue e si tolse il gilet per coprire la ragazza ancora incosciente. Il
cellulare squillò una seconda volta e rispose a Keiichiro.
«Gli alieni non si sono fatti attendere e si dirigono verso Mew
Zakuro e Mew Minto.»
«Va bene, avvertile tu, io ho trovato Ichigo ed ora è priva di
sensi: la tengo d’occhio e non la lascio scappare.» Ryo chiuse la chiamata e
proprio in quel momento Ichigo riaprì gli occhi. Ryo la baciò più e più volte
accarezzandole il naso e le guance.
«Dovresti fare come ha detto Retazu...»
Ryo rimase immobile e si voltò per assicurarsi che la Mew Mew verde continuasse a far ritirare l’acqua.
«…io non posso continuare a vivere dopo
ciò che ho fatto.»
«Mew Retazu è confusa per ciò che è successo a Purin,
per lo tsunami, per il poco sonno degli ultimi giorni e perché i suoi nonni
sono dispersi. . .Per favore Ichigo, dammi una spiegazione, crederò a qualunque
cosa tu dica.»
Ichigo sorrise ma stette in silenzio per quasi cinque minuti, solo
dopo che i suoi occhi cominciarono a perdere lacrime parlò ed a Ryo si gelò il
cuore: «Kisshu… Kisshu in appena due giorni mi ha
mostrato tutto il male che c’è negli uomini, tutte le loro perfidie nei
confronti della Terra e mi sono resa conto che non si può rimediare.»
«E’ un discorso che abbiamo già affrontato!»
«Vedendo tutto questo ho accumulato talmente tanto odio nel mio
cuore che ora basta un niente per liberare la mia collera, è bastato vedere
quelle immagini in televisione e mi sono catapultata fuori dalla finestra ed ho
gridato a squarciagola chiamando gli alieni. Ci siamo teletrasportati a San
Francisco, lì ho scatenato la mia rabbia sul mare e senza volerlo ho creato lo
tsunami.» Ichigo prese tra le proprie mani il viso di Ryo. «Ma non mi sentivo
in colpa per ciò che ho fatto. Ho atteso qualche giorno che l’acqua si
ritirasse e ieri notte ho sfogato il resto della mia rabbia su Tokio. Ora mi
sento meglio.»
«Come hai fatto a causare uno tsunami all’interno della baia di
Tokyo? Credo che sia fisicamente impossibile ma soprattutto……ti
rendi conto di aver ucciso migliaia, se non milioni, di persone, persone che si
sentivano al sicuro?
«Tanto l’uomo si sta autodistruggendo con le proprie mani, prima o
poi si estinguerà e per il pianeta sarà un bene.»
«Ichigo, tutti i passi che hai fatto in quella settimana che sei
stata con me al cafè, che fine hanno fatto?»
«Posso dire con tranquillità che dividere quella minuscola stanza,
farci spazio la sera nel letto fresco dopo un bel film, coccolarci fino ad
addormentarmi sul tuo petto, poterti baciare e fare l’amore con te, fare colazione
insieme e potermi sfogare, rifugiarmi con qualcuno che mi ascolta…questi
giorni, sono…sono stati i più belli della mia vita…»
«So che c’è un ma…»
«Ma, puoi darmi tutto questo amore ed altro ancora, purtroppo sono
piena di odio verso l’uomo ed anche verso me stessa; quell’amore non potrà
scacciare il troppo odio, potrei state calma per altri giorni, settimane, mesi,
ma non appena venissi a sapere di qualche disastro ambientali, qualche sopruso
dell’uomo nei confronti del pianeta, sono sicura che diventerei di nuovo
violenta.»
«Basterà che tu mi restituisca i poteri e torni ad essere una
ragazza normale.»
«Anche una ragazza normale è in grado di uccidere delle persone,
ridurresti solo il numero delle vittime ma io continuerei ad avere quella rabbia
in corpo e tu, standomi vicino, saresti troppo esposto a tutto ciò, e non lo
meriti.»
«Ichigo…»
«Shirogane…dovresti ascoltare Mew Retazu
e uccidermi tu, sarei felice di morire per mano tua.»
«Smettila.»
«Qualunque cosa accada, io oggi morirò comunque.»
L’acqua, nera come la pece, arrivava al collo di Mew Minto, quasi
alla bocca; lei spingeva via un grosso scaldabagno allontanandolo da altri
detriti sotto i quali si presumeva ci fossero alcuni superstiti. Mew Zakuro ed
altri due vigili del fuoco stavano lavorando da ore per riuscire a tirarli
fuori senza che crollasse tutto. Finalmente riuscirono a estrarre un cadavere e
subito dopo due donne dai vestiti fangosi e il viso distrutto dalla paura.
Un gommone dei militari si avvicinò e caricarono le due donne ed
il corpo senza vita dell’uomo; ripartì e dopo qualche secondo per riprendere
fiato, i vigili del fuoco, nuotarono verso altre grida di aiuto.
Mew Minto era esausta e si sdraiò su di una trave che galleggiava.Mew Zakuro controllò sotto i detriti per
assicurarsi che non ci fosse qualcun altro, notando che non c’era davvero
nessuno raggiunse la trave dove si trovava l’altra Mew Mew
e si aggrappò anche lei per riprendere fiato.
«Mi ci vorranno almeno venti the verde per riprendermi da tutto
questo.» Minto ansimava come dopo una corsa di chilometri e chilometri.
«Non credo che sia il momento di pensare al the. Ci riposiamo solo
due minuti, poi torniamo a cercare i dispersi.»
«Facciamo anche tre.»
«Un minuto può fare la differenza e…»
«Ma guarda: il piccione e il bastardino.» Le due si voltarono: davanti
a loro si trovavano Kisshu e Taruto, sorridenti come sempre.
«Toglietevi quel sorriso dalla faccia, non c’è proprio niente da
ridere.» Mew Minto notò che la voce di Mew Zakuro era tremolante, ipotizzò che
fosse per colpa della stanchezza.
«Davvero?» Kisshu cominciava a ridacchiare.
«Se aspetti due minuti vengo a cambiarti i connotati.»
«Penso che faresti meglio ad andare a cercare i tuoi umani dispersi.
Chissà? Magari riesci a salvarne altri tre o quattro prima di crollare del
tutto. E poi, non ti conviene attaccarmi, con le forze che ti ritrovi riesci a
malapena a stare aggrappata a quel pezzo di legno.»
Kisshu aveva ragione. Le due Mew Mew
erano allo stremo, non avrebbero retto ad uno scontro.
«Sei qui per ucciderci o per vederci agonizzanti? Se devi darci il
colpo di grazia fallo adesso perché quando recupererò le forze non avrò pietà.»
Mew Minto, stremata, dovette parlare da sdraiata.
«In realtà sto cercando la mia bambolina, l’avete per caso vista?
Dopo quell’onda fighissima l’ho persa di vista ed
ora, ho proprio voglia di lei.»
«Ichigo non è qui, ed è meglio che non si faccia vedere se non
vuole fare brutta fine.»
Kisshu rise allegramente e, dopo un inchino, sparì seguitò da Taruto.
«Sei stato geniale.» Non appena furono nella loro dimensione
celestina di transizione Taruto non riuscì a non complimentarsi con Kisshu.
«Hai trovato il modo di metterle le une contro le altre, possiamo sederci e
goderci lo spettacolo.»
«Sei tanto stupido o fingi di esserlo?» Kisshu pareva nervoso.
«Ichigo è troppo instabile per poter combattere una seconda volta contro le
compagne, la cosa più semplice sarebbe fare in modo che siano loro ad ucciderla…così però perderei la mia bambolina e non voglio assolutamente,
ma allo stesso tempo si avrebbe il nemico più potente fuori gioco e loro prese
singolarmente non sono poi tutta questa potenza...»
«Quindi facciamo in modo che la uccidano?»
Kisshu non rispose e rimase a rimuginare per molti secondi.
«Kisshu?»
«Zitto! Mi deconcentri…dov’è Pai?»
«E’ andato a fermare la
verde che sta facendo ritirare l’acqua. Conoscendolo, però, non riuscirà a
fare un granché.»
«Allora andiamo ad aiutarlo: se quella foca fa indietreggiare tutta l’acqua prima del previsto il numero
dei morti ne risentirà.»
Kissu e Taruto si
materializzarono a pochi passi da Pai, che in quel momento, era intento a
deviare i colpi di Mew Retazu.
«Che ci fate qui? Non dovevate cercare le altre?» Il tono di Pai
era tranquillo e piatto come sempre, anche durante il combattimento.
«A Kisshu mancava il suo giochino.» Taruto si voltò beffardamente
verso Ichigo ancora a terra.
Quando Ryo si
accorse della presenza degli altri due alieni si posizionò in modo da fungere
come scudo a Ichigo. Sapeva bene che non sarebbe stato di alcuna utilità in uno
scontro come quello, ma non sapeva che altro fare. Ichigo lo lasciò fare e
poggiò la propria mano sulla sua, in attesa della furia degli alieni.
«Ma guarda.» Esordì Kisshu. «Il piccolo umano che protegge il
gattino dal cane cattivo. Ciò che stai facendo è davvero stupido: posso
eliminarvi entrambi quando voglio.»
Taruto prese la propria arma e cominciò ad agitarla impaziente:
«Le tue amichette non verranno ad aiutarvi, sono impegnate nel giocare a pesca il cadavere. Kisshu, ti prego,
lasciami l’umano.»
«Come vuoi.»
Appena Kisshu proferì quella frase, Taruto si lanciò verso Ryo e
lo colpì nel fianco lanciandolo a parecchi metri di distanza, contro un una
vetrina già infranta dal disastro della notte prima. Infrangendo il vetro
rimasto si ferì ad una gamba. Taruto gli andò dietro e con un altro calcio lo
rispedì in mezzo alla strada in modo che Ichigo potesse vedere tutto.
«Ehi, Taruto, non vorrai ucciderlo così presto?» Pai schivò un
altro colpo di Mew Retazu, ormai quasi esausta. «Giocaci un altro po’ prima.»
Nel frattempo Kisshu si era lentamente avvicinato ad Ichigo
riversa a terra. Non si era mossa di li e singhiozzava guardando il cielo tra
gli alberi ed i fili elettrici. L’alieno non provava pietà nel vederla, solo attrazione
fisica, non gli importava minimamente che in quel momento soffrisse, aveva solo
la voglia di farla di nuovo tutta sua. Sicuramente Ichigo capiva ciò che gli
sarebbe potuto capitare ma non si mosse da quel punto.
«Perché non vai ad aiutare il tuo amichetto?»
«Perché non riesco a muovermi. Solo le braccia…»
Kisshu non ci credete e la fece rotolare su di un fianco con una
pedata, Ichigo rotolò ma non fece nulla per fermarsi. L’alieno osservò bene il
furgone che aveva ammaccato poco prima la ragazza, pensò che sicuramente si era
scontrata con la compagna: «Non mi dirai che la foca ti ha rotto la schiena?»
Ichigo non rispose, mosse la testa in modo da poter vedere Taruto
che prendeva a calci Ryo, accanto c’era Mew Retazu, in ginocchio ed esausta per
la lotta vana.
Continuava a credere che l’umanità si sarebbe dovuta estinguere,
per il bene del pianeta, ma allo stesso tempo non sopportava di vedere le
persone a cui voleva bene soffrire. Pensò che fosse una cosa al quanto idiota
da pensare, da perfetta ipocrita, dato che aveva sterminato migliaia di bambini
innocenti al Tokyo Disney, e senza pensarci su due volte. Ma erano sconosciuti,
in quel momento vedeva il sangue fiottare fuori dalla bocca di Ryo ad ogni
calcio dell’alieno, non se lo meritava. Ripensò ai genitori, sempre così buoni
con la loro unica figlia e non si meritavano di essere uccisi; Purin nemmeno, ricordò che era in lacrime quando si scagliò
su di Ichigo.
Ripensò a quel momento: Mew Zakuro la stava per colpire mentre era
a terra, ma aveva esitato. Perché lo aveva fatto? Scagliare quel colpo avrebbe
evitato tutti i morti e i feriti.
“C’era Purin” Pensò Ichigo. Era un
particolare che non aveva notato prima, sicuramente perché non aveva più
ripensato a quell’istante. La piccola non la stava attaccando, voleva mettersi
tra le due per fermare lo scontro, solo Mew Zakuro se n’era accorta e per
questo aveva esitato.
“Purin mi ha salvato la vita ed io l’ho
ripagata rubandole la sua. Sono un verme”
Accecata dall’odio verso tutto e tutti. Si ricordava che in quei
momenti non vedeva nulla, non sentiva nulla, voleva solo sentire l’odore del
sangue umano, punire tutte le persone per la sofferenza del pianeta così come
avrebbe fatto Aoyama.
“Aoyama non avrebbe mai voluto che le persone soffrissero. Perché
ho creduto che potesse volerlo?”
«Bambolina, mi sarebbe piaciuto tenerti con me ancora un po’, ma
in questo stato…»
“Kisshu, lui…LUI…mi ha avvelenato il cuore…”
«…però se vuoi possiamo divertirci
ancora una volta con…»
«STAI ZITTO!»
Ichigo troncò la frase dell’alieno e questo lo indispose
moltissimo. Rimase in silenzio ad osservare Ichigo che si metteva seduta e
lentamente, senza luce, senza bagliori, si trasformava in Mew Ichigo.
«Mi hai messo contro le cose più belle e care di tutta la mia
vita.» La voce della Mew Mew era singhiozzante.
«Sei tu che hai scelto così.»
«Hai approfittato dei miei momenti di debolezza e mi hai fatto
uccidere, tradire, mi hai avvelenato, ti sei saziato di me…ed
ora mi hai fatto davvero incazzare.»
«Ciò che provo per te è...»
«Ti ho detto di stare ZITTO!»
Pai si accorse del colpo di testa di Ichigo e si affiancò a
Kisshu, pietrificato per la reazione della Mew Mew. Anche
Taruto si accorse di ciò che stava succedendo e smise di calciare Ryo. Dopo
qualche istante, però, Pai gli face un cenno e prese Ryo trascinandolo fino
davanti a Mew Ichigo.
Il povero era pieno di lividi e sangue sulla faccia, aveva un
occhio tumefatto ed un braccio rotto. Mew Ichigo si sentiva tremendamente in
colpa, provò ad allungasi per potergli accarezzare il viso ma le gambe non lo
permisero.
«Se stai pensando che siamo diventati crudeli ti sbagli: fin’ora
abbiamo solo giocato, ma ora è arrivato il momento di fare ciò per cui siamo
stati inviati sulla Terra, sterminare la razza umana. Tu hai cominciato la fase
finale ed ora non ci servi più. Il caos nel quale sono state gettate le due più
grandi potenze economiche mondiali ci sarà di grande aiuto.» Fu Pai a parlare
ed il risultato fu che, per la rabbia, Ichigo stinse talmente tanto i pugni da
far sanguinare le mani.
«Non ho bisogno delle gambe per impedirvelo. Da questo momento
sono di nuovo vostra nemica.» Apparve l’arma di Ichigo. «E vi consiglio di
starmi alla larga!»
«Sei solo una bambina sempliciotta, ci vuole poco a metterti fuori
gioco.» Kisshu fece un cenno a Taruto che tolse la vita a Ryo. Mew Ichigo
ricominciò a piangere.
Mew Zakuro aiutò i paramedici a caricare una ragazza sanguinante
al braccio su di una barella. Dopo che l’elicottero partì uno dei soccorritori
porse con un sorriso, a lei e a Mew Minto, due bottigliette d’acqua.
«Grazie.» Mew Minto fini il mezzo litro d’acqua in pochi istanti.
«Grazie a voi, ci state dando un valido aiuto, ma da quanto mi
hanno riferito lo state facendo da subito dopo l’onda anomala, andate a
riposarvi, continuiamo noi che siamo più freschi.»
La proposta del soccorritore era molto allettante ma Mew Zakuro
fece no con la testa. In quel momento la
ricetrasmittente del soccorritore suonò e lui dovette allontanarsi di
corsa. Quasi nello stesso istante iniziarono a vibrare i ciondoli delle due Mew
Mew. Era Keiichiro che si metteva in contatto con
loro.
«Mew Ichigo e Mew Retazu stanno affrontando gli alieni da sole,
con loro sembra ci sia anche Ryo.» esordì lui.
Senza pensarci due volte, Mew Zakuro e Mew Minto, corsero nella
direzione che indicò loro Keiichiro. Non riuscivano però ad essere abbastanza
veloci, erano ancora esauste per il lavoro fatto fino a quel momento.
Keiichiro si rimise in contatto con loro.
«Ragazze, è successa una cosa terribile: secondo il computer il
cuore di Mew Ichigo si è fermato…Ichigo è morta.»
Le due non potevano credere a ciò che diceva Keiichiro e corsero
il più veloce che poterono sperando che il computer si fosse sbagliato.
Keiichiro si mise in contatto con loro una terza volta: «Il cuore
di Ichigo risulta fermo ma sembra che imperversi la battaglia e Mew Retazu non
sta combattendo.»
Mew Zakuro e Mew Minto si guardarono, non avevano capito ciò stava
succedendo. Dovevano arrivare il prima possibile per aiutare Mew Retazu e Ryo.
Ma quando arrivarono si trovarono di fronte ad una scena agghiacciante.
Riversi a terra si trovavano Pai e Taruto ormai senza vita. Poco
distante c’era Mew Retazu che nascondeva la testa tra le ginocchia e tremava
come un bambino al freddo. Mew Ichigo, incredibilmente, si stava muovendo e
teneva le proprie mani attorno al collo di un Kisshu ormai ridotto ad un
involucro senza anima.
Fuoco e distruzione erano tutt’intorno e Ryo sanguinante stava
riverso a faccia in giù sulla strada.
Mew Zakuro corse in direzione di Mew Ichigo. Stringeva il collo
dell’alieno e, tra le lacrime, sussurrava qualcosa che non era percepibile.
Quando la Mew Mew rosa si accorse della
presenza di Mew Zakuro accanto a lei, lasciò la presa e cadde accanto al
cadavere di Kisshu.
«Ichigo, stai bene?»
Lei sorrise: «Ciao, saresti così gentile da portarmi da Ryo. Si,
da Ryo, laggiù.»
Mew Zakuro annuì e cercò di metterla in piedi. Si accorse che le
gambe dell’amica erano diventate un peso morto e optò per trascinarla. Mentre
teneva le braccia sotto le ascelle si accorse che non sentiva il battito del
cuore che normalmente è possibile percepire premendo in quel punto del corpo.
Si insospettì.
Posò Ichigo, ormai tornata normale, accanto a Ryo e notò che anche
lui era ormai senza vita. Ichigo lo abbracciò stringendolo forte al proprio
petto e cominciò a sussurrargli alcune parole dolci all’orecchio. Mew Zakuro
tornò normale e poggiò la mano sul collo di Ichigo. Non sentiva il battito
cardiaco. Fin dal primo giorno sapeva che Ichigo si trovava nel cafe ed aveva ipotizzato la relazione tra lei e Ryo.
Vedendo morire una persona amata per la seconda volta il suo cuore aveva
sicuramente deciso che era troppo da sopportare e si era fermato. Contraria ad
andarsene in quel modo, Mew Ichigo, aveva raccolto tutte le sue forse per fare
in modo che quella morte non fosse risultata vana, aveva cercato di farsi
perdonare per le proprie azioni, nonostante il suo corpo forse già morto.
Keiichiro non riuscì mai a spiegare quello che accadde ma Mew Ichigo aveva
affrontato e sconfitto gli alieni da sola, senza l’aiuto delle compagne, e
senza l’aiuto del proprio corpo.
Si avvicinarono anche Minto e Retazu, ormai tornate anche loro
normali. Retazu piangeva e continuava a tremare, mentre Minto cercava a stento
di trattenere le lacrime alla vista del cadavere di Ryo.
«Io vado via.» Ichigo lo disse quasi sussurrato.
Tutte tacquero.
«Perdonatemi…vi voglio bene.»
Zakuro chiuse gli occhi sia a Ryo che a Ichigo.
Fine