Buon
compleanno James!
Remus
Lupin non riusciva a concentrarsi, cosa rara per lui, e anche piuttosto
seccante. Si perché, insomma! Capite di chi stiamo parlando? Re-mus-Lu-pin! Lo studente modello, la mente, anzi, The Mind
che fa più genio del crimine, l’uomo dai neuroni grandi come chicchi d’uva e
dal controverso destino… (per gli amici,
semplicemente il nerd).
Ebbene, questo fulgido
esempio di rara perfezione intellettuale, non riusciva a concentrarsi. Un
pensiero indistinto, fastidioso come un tarlo, doveva esserglisi
conficcato da qualche parte nel cranio, più probabilmente accanto all’orecchio
sinistro, che infatti continuava a prudergli (si rifiutava di pensare che fosse
una pulce, oh no no no no no! Le aveva avute una volta,
in realtà, sicuramente gliele aveva attaccate il suo migliore amico, anche se
il maledetto negava!). No, la ragione del prurito era sicuramente quel pensiero
molesto che, dannazione, non si decideva a palesarsi! Riguardava…
“James ha detto che non
può venire a studiare Difesa con noi. Lungo allenamento di Quidditch,
o una cosa simile.”
“James!” escalamò trionfante Remus Lupin,
davanti a un allibito e alquanto spettinato Sirius Black.
“Sì Rem, James, sai, il
nostro migliore amico, simpatico, un po’ idiota, sfigatissimo in amore ma noi
non glielo diciamo mai…James, proprio lui!”
Remus
mosse la mano spazientito “Deficiente! È solo che da stamattina pensavo a
qualcosa, mi prudeva l’orecchio sinistro…”
Sirius
alzò le spalle versandosi una Burrobirra. “Ti saranno
tornate le pulci, amico!”
Il cuscino di broccato
rosso colpì con precisione millimetrica il boccale che Sirius
stava coscienziosamente prosciugando mandandogli la burrobirra
di traverso. Remus guardò soddisfatto l’amico tossente
e sputacchiante e proseguì come se nulla fosse. “Dicevo, qualcosa mi frullava
per la testa, ma non riuscivo a capire cosa fosse, poi finalmente hai nominato
James e ora tutto è chiaro!”
Da educato ed elegante
giovane rampollo rinnegato quale era, Sirius si pulì
la bocca sulla manica della veste prima di commentare “Ah. Era un pensiero
erotico su James?”
Remus
si battè una mano sulla fronte con disperazione. “Ma
perché sei stupido? Perché? Perché io devo avere a che fare con un decerebrato?”
Sirius
si indignò. Decerebrato? A lui? A lui? Ah! Lui era la prova vivente che vivere
senza un cervello è possibile, quando si hanno fascino, carisma e una fortuna
sfacciata. Ok è vero, ragionare non era proprio il suo forte, ma che diamine,
nessuno è perfetto. E poi l’intelligenza è roba da nerd. O da Snape, non so se rendo. Brrr!
Comunque, il ruolo di The Mind poteva benissimo ricoprirlo Remus.
Lui era più che felice di essere The Body. Yeah.
Un altro cuscino, che
stavolta lo colpì dritto in faccia, interruppe i suoi deliri di vanità
interiore. Un Remus Lupin all’esasperazione lo stava
fissando. Era un po’ rosso. Ci mancava solo il fumo dal naso. Ops. “Non mi stavi ascoltando, specie di canide, vero?”
Presto! Presto! Non era
un sogno erotico, sicuramente non era Quidditch,
doveva essere un discorso di studio. Andiamo, Sir come hai fatto a non
pensarci? È Remus che sta parlando! “Ma certo che ti
stavo ascoltando. Hai detto che è un vero peccato che Jamie
non possa studiare con noi, ma che…bè…peggio per lui!”,
concluse soddisfatto, aspirando l’ultimo goccio di burrobirra
e sottolineando il momento con un rutto educato.
Remus
sprofondò sconsolato nella poltrona. Calmati, Rem, caaaaalma.
La violenza non è una soluzione. Tu sei un pacifista! Tu sei un bravo ragazzo…tu…
“ohmmmmmmmmmmmmmm…”
Un rumore nasale che voleva sembrare un ohm meditativo gli invase l’orecchio
con un volume decisamente superiore al sopportabile. Il cane aveva passato il
segno. Il cane doveva morire. Se dieci secondi prima Sirius
Black stava sbeffeggiando Remus
Lupin con la sua faccia da schiaffi, dieci secondi dopo lo stesso Sirius Black aveva la faccia da
schiaffi premuta contro il tappeto, un braccio torto dietro la schiena e un
ginocchio puntato nell’osso sacro. Se state pensando “ahi”, avete capito tutto.
E Sirius è d’accordo con voi
“Ahi! Ahia Rem, Moony, amico mio, lasciamiiiiiiiiiii!”
Remus
replicò tranquillo “Giura che mi ascolti?”
“Giuro che ti ascolto!”
“Giura che lo farai
senza interrompere, cazzeggiare, dire cose ridicole, mugugnare…”
“Giuro! Giuro!”
“…Latrare?”
“Non posso neanche
latrare?” Remus torse il braccio un altro po’. “Ahiiiiiiii! Ok ok, non latro!
Adesso lasciami.”
Finalmente Remus mollò la presa, permettendo al suo dolorante e
rantolante amico di rialzarsi. Sirius, ancora sotto
shock, si allontanò da quella bestia feroce del suo amico e si accese una
sigaretta consolatoria. Altro che The Mind. Quello era The Beast!
Il mannaro si accomodò
sul divano, decretando “è perché fumi, che non hai forza, Sir.
Quell’atteggiamento da bello è dannato ti sta facendo diventare terribilmente
floscio.”
Sirius
non si prese la briga di rispondere, e Remus, che da
vero Grifondoro non avrebbe mai colpito neanche
moralmente un avversario a terra, lasciò cadere con grazia l’argomento e
riprese a parlare del “pensiero” su James che l’aveva tormentato dalla mattina.
“Lo sai che il compleanno di Jamie è tra due giorni?”
Un’espressione di puro
orrore si diffuse sul viso di Sirius. “Poveretto.
Povero, povero James. Deve essere terrorizzato!”
“Credo stia cercando di
non pensarci, per questo io me ne sono ricordato solo oggi.”
I due amici si
scambiarono un’occhiata funerea, poi iniziarono a rimembrare gai ricordi di
epoche passate. “Undici anni”
“cSan
Mungo. Allergia ad un ingrediente della torta. Sette giorni in ospedale. Tocca
a te: dodici anni?”
“San Mungo. Quella
volta non ha neanche raggiunto la sala della colazione. Inciampa sulla scala e
rotola giù per quattro rampe. Due settimane in ospedale. Rilancio: tredici?”
“Inizia ad essere
ripetitivo: San Mungo, bolide in testa, altri otto giorni dentro. E poi c’è
stata quella rissa a quattordici anni…”
“…quello
fu un record, solo quattro giorni, vero?”
“Cinque Rem. Comunque
si, fu un record. E a quindici si è rovesciato addosso quel calderone…”
“Oddio, l’anno delle
pustole! Ti ricordi che orrore,coperto di pustole verdi? È che puzza quando esplodevano…”
Sirius arricciò il
naso. “Schifo, povero Jamie!”
“E l’anno scorso
l’incidente col fiammagranchio. Fortuna che non gli è
rimasta una cicatrice in faccia! Comunque quell’ustione sembrava dolorosa…”
“Credo proprio che lo
fosse, Remus. Comunque è incredibile, hai mai visto
una persona più sfortunata di James il giorno del compleanno?”
Remus
scosse energicamente la testa. “Assolutamente no, è una cosa incredibile. Ho
perfino pensato che gli avessero fatto il malocchio da piccolo, o una
maledizione, sai, come alla bella addormentata, solo che reiterata nel tempo…”
Sirius
rise. “Sì, certo…perché la fata Turchina era in
ferie! Remus, certo che io sarò pure decerebrato, ma
tu a volte spari certe cazzate…”
Remus
alzò le braccia sulla difensiva. “Oh, tutto può essere! Comunque, Sirius, sinceramente, se continua così prima o poi ci
resterà secco!”
Sirius
si accese un’altra sigaretta. “Naaaaah! Esagerato! Se
se l’è cavata per sedici anni…”
“Sirius!
È una cosa seria. Dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo aiutarlo.”
“Ok. Vado subito a
cercare la Fata Turchina!”
Lo sguardo di Remus si fece allarmante. “Sirius?
Che cosa mi avevi giurato?”
“Ok ok ok! Non cazzeggio. Però seriamente, cosa pensi che possiamo
fare, più che fargli scudo col nostro corpo…”
Gli occhi di Remus si illuminarono. “Sirius!
Ma come abbiamo fatto a non pensarci prima! È questa la soluzione! Dobbiamo
semplicemente fargli da scudo, tenerlo al sicuro da situazioni pericolose e,
all’occorrenza, farci male al posto suo!”
“Wooooooo
frena Moony! Ok che Prongs
è il nostro migliore amico, ma prendere su di sé la sua sfiga…no
no, no grazie!”
Remus
assunse un’aria persuasiva “Ma Paddy, amico mio,
ragiona! Quel poveraccio non ha mai avuto un compleanno decente. Sarebbe il
miglior regalo del mondo per lui, avere due body guards
d’eccezione!”
Sirius
alzò un sopracciglio. “Tralasciando l’ultima frase che…guarda…no
comment, mi permetti di contraddirti? Il miglior
regalo del mondo sarebbe Lily Evans nuda, coperta di panna e con un fiocco in
testa. Così, tanto per essere onesti. Per una cosa del genere, Jamie sarebbe disposto a farsi staccare la testa con
un’ascia e a giocarci personalmente a bowling”
Remus
si spazientì. “D’accordo, ma visto che tanto noi Lily Evans non gliela possiamo
regalare, men che meno coperta di panna, possiamo
almeno evitargli di finire all’ospedale!”
“Secondo me l’ha già
messo in conto…”
Remus
si alzò di scatto “Sirius, sei proprio un vile cane!
Non ti vuoi sacrificare per il tuo migliore amico…seriamente,
mi chiedo che ci fai a Grifondoro. Sei un Serpeverde fatto e finito tu!”
Anche Sirius si alzò “Serpeverde? Chi,
io? Serpeverde a chi? Maledetto…e
va bene, va bene! Ci sto. Difendiamo James dalla sua sfiga. Ci sto.”
Fece per uscire dalla
Sala Comune. Remus lo guardò interrogativo. “Dove
vai?”
“A fare la valigia per
l’ospedale. Senza il mio pigiama di seta nera non dormo, lo sai…”
James Potter era un
duro. James Potter non temeva nulla. Poteva fronteggiare professori inferociti,
ragni giganti e Serpeverde molesti, nonché bolidi
insidiosi e picchiate sulla scopa. Lui era un figo,
il figo tra i fighi. The
King. Così, il giorno del suo diciassettesimo compleanno, si svegliò tranquillo
e sereno come non mai. Insomma, chi può avere paura di un po’ di ospedale? Di
certo non Jamie Superstar. Il vuoto allo stomaco
doveva essere un banale desiderio di cibo, sicuramente. E il tremito alle gambe…bè, i muscoli intorpiditi. Stessa cosa dicasi per le
mani. E la voglia impellente di restare tutto il giorno a letto, stanchezza.
Null’altro che quello. James rotolò su un fianco, cercando di ignorare la luce
che filtrava beffarda dalle tende socchiuse. Poteva dormire anche con un po’ di
luce. Serenità, pace, tranquillita. Ahhhhhhh….
“Ahhh!!”
Il sospiro di sollievo di James si trasformò un urlo terrorizzato, (ehm, pardon, sorpreso), quando qualcosa di grosso, uggiolante e
peloso lo travolse, sbavandogli sulle coperte e tentando, tra un guaito e
l’altro, di leccargli la faccia.
“Sirius!
Brutto idiota, cosa cavolo credi di fare? Vuoi che gli venga un infarto secco?
Torna qui, lurida bestiaccia!”
“Oh, buon compleanno Jamie…scusa, non sono riuscito a trattenere il cane.”
La mano salda di Remus afferrò Sirius per la
collottola, permettendo al povero James di riaversi dallo spavento e balbettare
“Buongiorno anche a voi due, eh!”.
Con un guaito di
protesta, Sirius acquistò la consueta forma umana,
completa di caschetto spettinato e sorriso strafottente. “Tanti auguri a teeeee…”
Remus
gli assestò uno scappellotto. “E piantala di latrare!”
“Non sto latrando, sto
cantando, idiota! Non senti la differenza?”
Remus
arricciò il naso. “Sinceramente, ehm…no.”
Questi erano gli auguri
malandrini. James tirò giù le gambe dal letto, ma non fece in tempo a poggiare
i piedi in terra che Sirius gli aveva già offerto la
vestaglia e Remus avvicinato il tappetino. James li
guardò stranito “Ehm…grazie?”
Sirius
sorrise. “Solo per oggi, eh, non ti ci abituare. Su su,
è tardi! Vestiti, ma fai le cose con calma. La fretta potrebbe farti
accidentalmente inciampare…”
lo sguardo di James si
fece ancora più perplesso. “Ho diciassette anni e da almeno dodici mi vesto da
solo, si può sapere che vi prende?”
Remus
sospirò. “è il tuo compleanno, Prongs.”
“Ehi, non esagerate
adesso, ragazzi! Non corro certo il rischio di strangolarmi con il mantello!”
Sirius e Remus si scambiarono occhiate orripilate,
poi Remus prese una decisione terrificante. “James,
ti vestiamo noi.”
I restanti dieci minuti
non saranno qui riportati a causa dei commenti scurrili, colmi di imprecazioni,
insulti e battute di pessimo gusto da parte dei protagonisti. Basti sapere che
James superò brillantemente lo shock,anche se mantenne per tutto il tempo
un’aria indignata e contrariata.
“Ora che avete fatto
questa stronzata, possiamo andare a fare colazione? Non vorrei morire di fame!”
Sirius
sogghignò. “Non è ancora finita, Prongs…”
“Che…che
altro c’è?”
Remus,
ad un cenno dell’amico, estrasse da dietro la porta una pesante armatura da
Battitore.
James la guardò
perplesso. “Se è il vostro regalo di compleanno per mè…ragazzi,
è dal secondo anno che sono Cercatore! Non mi serve una cosa del genere, siete
impazziti?”
Iil
sorriso di Sirius si allargò, mentre Remus spiegava con tono neutro e professionale “in realtà, Prongs…non si tratta di un regalo. È la protezione di Bartholomew, il Battitore di Grifondoro…ce
l’ha prestata…”
James trasecolò “E a
che diavolo vi serve?”
La risata di Sirius si fece convulsa. “Non serve a noi. Serve a te! Ti proteggera dagli incidenti. Su, ora mettitela.”
James si sedette sul
letto, vagamente sopraffatto. “Ok, è uno scherzo idiota, vero?”
Sirius
si accasciò a terra, scosso da risate isteriche. Remus
gli lanciò un’occhiata di profondo compatimento. “No, amico. E adesso
indossala, da bravo.”
James gemette “Rem! Non
posso andare in giro con quella roba per scuola! Sarò ridicolo, morirò di
umiliazione!”
Remus
non si scompose. “Ma almeno non ti spezzerai l’osso del collo! Su amico, quante
storie, mettiti quella protezione e facciamola finita, o non faremo in tempo a
mangiare.”
“No! No e poi no! Ma
siete completamente ammattiti voi due? Ma avete respirato una Folle follia a
pozioni? Mi rifiuto!”
Un lampo di pura
perfidia attraversò lo sguardo del mannaro. “Ti rifiuti, Jamie?”
“Sì!”
“Non mi lasci altra scelta… PETRIFICUS TOTALUS!”
Sirius
smise di ridere, per osservare annichilito l’amico, mentre James si irrigidiva
per effetto dell’incantesimo. The
Dark Side of Remus Lupin. “Rem…non
avrai esagerato?”
“è per il suo bene”,
commentò sbrigativamente Remus calando l’ingombrante
protezione su quel pezzo di legno che era James. Finito di bardare bene bene l’amico, sciolse l’incantesimo.
“Sono basito. Voi due
siete matti. Pazzi furiosi! Io ho seriamente paura e terrore di voi due…”
Sirius gli assestò
una leggerissima pacca sulla spalla. “Coraggio Jamie!
Bartholomew e Andrew la indossano ad ogni partita!”
James lo guardò come si
guarda un insetto disgustoso. “Bartholomew e Andrew
la indossano sul campo da Quidditch, brutto
imbecille! Non si mettono alla berlina in giro per la scuola. Mi rideranno
tutti dietro…”
Remus
minimizzò “Ma che sciocchezza, nessuno ci farà caso…”
“Ventisette…
ventotto… ventinove…”
Sirius
didede di gomito a Remus. “Rem,
che sta contando Jamie?”
Remus
alzò le spalle. “Perché non lo chiedi a lui?”
Sirius
fece il broncio. “Si rifiuta di parlarmi!”
“Credo, ma è una mia
supposizione, che stia contando le persone che lo guardano e ridono…”
Sirius lanciò
all’amico un’occhiata cogitabonda. “Secondo me con quest’idea di salvargli la
vita gli stiamo facendo più male che bene, forse dovremmo lasciar perdere…”
“Stai scherzando?
Proprio ora che stiamo andando così bene! Ha superato indenne la colazione e la
lezione di Cura delle Creature Magiche”.
Sirius
sbuffò. “Si, peccato che si sta facendo prendere in giro da tutta la scuola,
senza contare che a me fa male lo stomaco per aver dovuto assaggiare tutto il
suo cibo prima che lo mangiasse e tu ti sei beccato un morso da quello Snaso…”
Remus
mosse la mano con impazienza. “Ma quanto sei egoista, io sono pronto a
sacrificarmi per la felicità del mio amico…”
Sirius
lanciò un’occhiata di sottecchi a James, che li precedeva con la sua goffa
andatura. “Scusa, Rem, a te sembra felice?”
Remus
fece una pausa, prima di concludere saggiamente “Un giorno ci ringrazierà!”
Seconda lezione della
giornata: Trasfigurazione, con la professoressa Minerva McGonagall.
Giovane donna estremamente competente, intelligente, capace e decisamente poco
incline alla tolleranza delle sciocchezze. “Signor Potter, mi complimento per
il suo abbigliamento… deve esserle sfuggito che il
suo augusto didietro è poggiato su una sedia dietro un banco, non su una scopa.
Cos’è questa, una specie di divertente trovata per boicottare la mia lezione?”
Sirius
non riuscì a trattenere una risatina “Signor Black,
vorrei farle notare che lei è il solo a ridere. Mediti sulla questione,
probabilmente capirà di essere poco intelligente. Allora, signor Potter, sto
aspettando una spiegazione. Senz’altro ne ha una, vero?”
James divenne rosso
come lo stendardo di Grifondoro, mentre si sentiva
trafiggere dagli sguardi di tutta la classe. Maledetti siano gli amici. E
maledetto io per essermi scelto amici simili. “Ehm…è
una lunga storia… oggi è il mio compleanno…”
“Mi sfugge il nesso,
Potter. È forse affetto da una precoce demenza senile, o si tratta di demenza
pura e semplice? In ogni caso, cinque punti in meno a Grifondoro
dovrebbero essere sufficienti a guarirla. E ora si tolga quella cosa”.
L’indignazione lo
travolse. “Ma professoressa, lei non capisce! Io…”
“I punti diventano sei,
Potter”.
“Ma…”
“Sette. Signor Potter,
le garantisco che so contare fino a cento. Non mi metta alla prova e mi lasci
continuare la mia lezione in pace”.
Spinto dagli sguardi dell’intera
classe che dicevano chiaramente ‘Non insistere o ti gonfiamo, cretino’, un
James Potter sconvolto dalla vergogna si liberò dell’imbarazzante protezione di
battitore e, per il resto dell’ora, non osò alzare gli occhi dalla pergamena.
Finita la lezione
marciò deciso dai suoi amici e disse, senza troppi giri di parole “Stronzi. Io
non me la rimetto quella cosa, andate all’inferno.”
Remus
tentò di essere accondiscendente “D’accordo, puoi evitarla. Basta che tu ci
stia molto vicino, ti proteggiamo noi…”
James li guardò
sconsolato. “è proprio questo che mi fa paura…”
Un urlo lancinante li
fece sobbalzare. “Attento, Potter, un Bolide!”
Sirius
gli assestò una gomitata nelle costole, facendolo ruzzolare sui lastroni di
pietra e Remus si preparò cavallerescamente a
prendersi il Bolide vagante in pieno petto, ma tutto ciò che vide fu un
ridanciano gruppetto di Serpeverde intenti a darsi
manate sulle spalle e a ridere
“Sfigati!”
Sirius
fece un balzo in avanti. “Sfigati a noi? Maledetti, adesso gli insegno io a
vivere!”
Remus
lo fermò. “Lascia perdere. Cretino, hai dato uno spintone a James! Si sarà
fatto malissimo!”
James si alzò, viola
dalla rabbia. “Non-provate-mai-più-a-salvarmi-la-vita!
Sono lo zimbello della scuola, capito? Adesso basta! Vado in biblioteca, non
seguitemi e se qualcuno mi cerca…ditegli che sono
morto!”
“Potter?”
“Che cazzo c’è ancora?”
L’ira di James sfumò in puro stato di congelamento, quando vide la faccia
contrariata di chi lo aveva chiamato. E non erano stati certo i suoi
stupidissimi amici. “E-evans…c-ciao…”
“Sì, sì, adesso ciao.
Prima mi rispondi a quel modo e poi mi dici ciao. Sei il solito cafone!”
Sirius intervenne “Ma
no, Evans,ma che vai a pensare! Pensava avessimo parlato noi…”
Gli occhi verdi della
ragazza si incupirono ancora. “E quindi io avrei la voce da maschio, Black?”
“Eh…
evidentemente…”
“Che cosa?!”
Remus
abbrancò Sirius per il collo. “Perdonalo, Lily. È
nato scemo, che ci vuoi fare! Ad alcuni capita…”
Sirius
protestò “Ehi, non è affatto vero, brutto…”
Un pugno in testa
soffocò il resto della lamentela, mentre Remus
proseguì come se niente fosse “Che volevi dire a James, Lily?”
La ragazza arrossì. “Ecco… no, niente di importante, solo…
oggi è il tuo compleanno, no? auguri, James.”
Pietrificato. Immobile.
Incapace di dire niente. Lily Evans si stava avvicinando. Circonfusa di luce. I
capelli rossi fluttuanti come un’aureola, gli occhi splendenti come gemme. Il
suo profumo paradisiaco. Un tocco di labbrà morbide
sulla guancia…poi…black out. Buio. Sipario.
Qualche ora dopo, al San
Mungo
“Io lo odio, Remus. Ma è mai possibile? Dopo tutta la fatica che abbiamo
fatto! Dopo che si è fatto ridere dietro da mezza scuola! Dopo che io ho fatto
indigestione! È svenuto perché quella tizia gli ha dato un bacio sulla guancia,
ha sbattuto la testa e si è beccato… quanti giorni di
ospedale?”
Remus alzò le
spalle. “Almeno tre. Nuovo record, però, no?”