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Autore: Xay    28/01/2011    6 recensioni
Tratto dalla prefazione: "..Cala il silenzio, e il rumore della ghiaia sotto le nostre infradito bagnate accompagna il suo respirare faticosamente, quando si arrabbia ed è con me cerca sempre di calmarsi, non vuole trasformarsi e lasciarmi da sola, è sempre stato il più protettivo nei miei confronti, dopotutto avevamo sono undici anni quando mio padre e mia madre sono morti, lasciandomi a zio Billy e Harry, zia Sue e nonno Quil, che non sono altro che amici d’infanzia, ma nonostante ciò mi hanno allevata come una figlia biologica..."
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Quileute
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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  Capitolo 39  

Tutta l’orribile verità

Jacob

Mi alzo di scatto, tergendomi la fronte, imperlata di sudore freddo, strizzo gli occhi e scosto delicatamente le coperte, lanciando uno sguardo accorato al viso pacato e dormiente di Amber. Mi sembra inutile benedire il suo sonno pesante, l’ho già fatto tante di quelle volte negli ultimi due mesi che ormai è diventata un’azione automatica.
Percorro il corridoio con passo felpato e mi fermo alla porta socchiusa della camera di Megan. Un brivido violento mi lambisce la schiena nel vedere il suo viso spensierato e tranquillo, invaso da quei capelli lucenti e morbidi, come quelli di sua madre.
Ormai ha quasi undici anni – penso, per contraddirmi subito dopo – no, la mia Megan è sempre la stessa. E’ la mia bambina, lo è sempre stata nello stesso modo. Lei è quella che non si vergogna di me quando la stritolo in un abbraccio e la soffoco di baci davanti i suoi compagni di scuola, è quella che sorride se Amber le fa una delle sue solite facce stizzite durante una loro discussione ed è sempre lei quella che sebbene abbia voluto a tutti i costi la chiave della sua stanza non l’ha mai utilizzata.
Chiudo nel tutto  la porta, maneggiando con delicatezza assoluta la maniglia, e la lascio beata nel suo sonno da bambina, camminando ancora a punta di piedi, fino alla veranda.
La pioggia colpisce i vetri, poggio una mano sulla superficie gelida della finestra e sbarro gli occhi, cercando di calmare il mio cuore, che sembra martellare nel petto seguendo il ritmo della pioggia battente. Le immagini di quei stramaledetti incubi rimangono tinti indelebilmente sotto le mie palpebre:
Amber che mi guarda con uno sguardo pieno d’odio e mi urla di aver rovinato tutto, di aver distrutto la vita di nostra figlia, e lei, Megan, che scossa dalle urla di sua madre inizia a tremare visibilmente prima di trasformarsi in quello da cui per primo io ero scappato. Un licantropo.
Prendo un respiro profondo e squarcio il silenzio emettendo un gemito basso che copre per un attimo il ritmo ticchettante della pioggia.
Dopo la trasformazione di Leah so che ci sono altrettante possibilità per Meg di essere una mutaforme. Lei è pur sempre una discendente diretta di Annìka.
<< Ancora quegli incubi, eh? >> mi volto e accenno un sorriso amaro nel vedere il solito sorriso bonario di Amber.
<< Come se fosse una novità. >> fiato, poi torno a guardare fuori. In un attimo sento la sue braccia avvolgermi la vita. Fa intrecciare la mia mano destra con la sua e mi perdo nell’osservare quanto le sfumature della mia pelle ambrata, da perfetto Quileute quale sono, siano diverse da quelle della sua pelle chiara. Mi sento sollevato sentendola vicina, ma ho anche la sensazione che più mi stia accanto più la sua esistenza sia in pericolo. << Forse sto diventando matto. >> mormoro, fiacco.
<< Ti fai solo troppe paranoie da papà di una “quasi-adolescente”, però dovresti almeno aspettare che raggiunga la soglia dei tredici anni per andare di matto, a quel punto nessuno ti potrà biasimare. E’ ancora una bambina, Chris. Ultimamente guardi Jacob e gli altri ragazzini come se te li volessi mangiare uno ad uno. >> poi soffoca una risata.
Scuoto la testa. << Li sto soltanto tenendo d’occhio, ormai la loro trasformazione è vicina. Lo so, me lo sento nelle ossa. >> nel solo istante in cui lo dico vedo il viso di mia moglie contrarsi lievemente, segno evidente del fatto che non accetta del tutto la mia interpretazione dei fatti. << Sto semplicemente cercando di evitare l’evitabile. >> mi difendo allora, ricevendo l’ennesima occhiata stranita. << Amber, canto cielo! >> borbotto allora, allontanandomi con stizza da lei e dalla sua impeccabile mimica facciale.
<< Sai bene che i sogni non sono frutto della tua fulgida immaginazione, il signor Cullen ha ragione. >> mormora, e con aria stanca si siede sui divanetti beige che prendono l’intera parte destra del soggiorno.
Arriccio il naso e camuffo un ringhio. Per quanto abbia sempre rinnegato la mia natura di lupo i miei comportamenti sono simili a quelli di un qualunque licantropo. << Stupida sanguisuga. >> sibilo.
Mia moglie appare contrariata dal mio atteggiamento. << Vuole solo darti una mano, Christian. Quei sogni sono giostrati da qualcuno, e sapresti anche chi è questo qualcuno, se invece di ostinarti a sostenere questa faida insensata ti affidassi alle sue mani. >>
Il mio sguardo è duro, ammonitore. << Un Quileute non si affida nelle mani di nessuno. >>
<< Hai bisogno di lui. >> sentenzia, con voce sicura e per niente impaurita dalla mia reazione.
<< Questo lo dici tu! >> dico, a voce più alta. Poi mi ricompongo e con un sospiro mi passo una mano trai capelli scuotendo la testa.
<< Fallo per Megan. >> biascica, il mio sguardo si fa grande di paura quando fissa gli occhi nei suoi. E’ in lacrime. << Se non t’importa niente né di me né di te stesso, fallo almeno per lei. >>
Mi avvicino con tre falcate e la stringo al petto, subito dopo essermi inginocchiato sul pavimento ghiacciato.
E lei, già piccola di suo, sta le mie braccia diventa ancora più piccola, << Tu m’importi. >> le sussurro all’orecchio. << Ho soltanto paura. >> continuo e le bacio la fronte.
La sua fragile presa sul mio collo si stringe, << Non devi, risolveremo tutto, tutto. >> e mi stringe di più.
Un piccolo scalpiccio di passi ci fa ridestare, sciogliamo l’abbraccio in tempo per vedere una zazzera spettinata di capelli sbucare dalla porta.
<< Ma che fate? >> sbotta, la voce assonnata.
Amber sorride. << Niente d’importante, fila a letto. >> sussurra, in tono dolce.
Lei fa spallucce e dopo uno sbadiglio torna indietro, lasciandoci di nuovo da soli. Gli occhi verdi di Amber si puntano di nuovo nei miei. << Lascerai che Carlisle ti aiuti? >> mi chiede, la voce in un sussurro appena percettibile. Annuisco debolmente e accenno un sorriso nel vedere il so viso distendersi.
<< Bene, ora andiamo a letto. >> sussurra, soddisfatta, e si alza dal divanetto, << Domani abbiamo un sacco di cose da fare. >>
Il giorno dopo esco prima da lavoro, non so perché. Ne ho bisogno. Salgo in macchina, ma non so dove sto andando fin quando non mi trovo davanti la scuola di La Push.
Scendo dalla macchina senza pensarci due volte e percorro il selciato fino al reticolato che delimita il cortile dove gli allievi fanno la pausa pranzo all’aria aperta.
Prego che ci sia Megan e dopo pochi minuti la vedo, seduta su un’altalena, si dondola pigramente sulla punta dei piedi, oscillando solo di poco. Ha lo sguardo rivolto ad un punto fisso, mi accordo subito che guarda Jacob parlare e ridere con una ragazzina della sua età. Nel suo sguardo c’è tutto quello che può provare un’adolescente: invidia, gelosia, tristezza, ira…
Il mio stomaco si chiude quando lo capisco, accenno un sorriso intenerito e mi passo una mano sul viso.
La mia bambina si è presa una cotta per il figlio di uno dei miei migliori amici.
Non faccio in tempo a formulare quel pensiero che vedo il piccolo Black accorgersi dell’espressione di Megan. Il suo sguardo si fa preoccupato, si congeda velocemente dall’amica e corre nella sua direzione.
Gli occhi di mia figlia si fanno grandi di stupore mentre Jacob inciampa e ruzzola fino ai suoi piedi, dopodiché entrambi ridono di gusto. Il viso di Jacob si rilassa nel vedere mia figlia ridere e, anche se ha una sbucciatura sul ginocchio destro, rimane seduto per terra a ridere. Megan si alza dall’altalena e si china su di lui tirando fuori dalla tasca un fazzolettino, lo poggia sul suo ginocchio e lo tampona con cura, poi i loro occhi s’incrociano, rimangono seri per un po’, guardandosi, ma la serietà dura poco e ancora una volta le loro risate risuonano splendide nell’aria, mischiate ad urla, bisbigli ed altre risate, nella confusione spensierata del cortile. Mi accorgo solo in quel momento di star trattenendo il respiro. Rido anche io.
Riformulo: La mia bambina si è presa una cotta per il figlio di uno dei miei migliori amici, e lui sembra ricambiare.
La calma però finisce per essere un ricordo, perché dalla parte opposta del cortile noto un viso adulto nei miei stessi atteggiamenti. Con la sola differenza che quel viso troppo pallido e quegli occhi di un innaturale color cremisi invece di guardare i bambini guardano me. Decido di allontanarmi dalla scuola cercando di non dare nell’occhio. Non ho alcuna intenzione di far correre dei rischi inutili a tutti quei bambini. Così con passo svelto entro in macchina e metto in moto, poi lancio uno sguardo alla grata e quando vedo che il vampiro è sparito tiro un sospiro di sollievo.
Non era là per Megan.
Mi abbandono al sedile, giusto il tempo di riprende fiato, rimetto in moto l’auto e lascio che ancora una volta la macchina mi porti dove vuole. Casa mia. Scendo dall’auto e cammino a sguardo chino verso la porta, inserisco la chiave nella serratura e la apro. << Dobbiamo dare un taglio netto a questa storia. >> sibilo, improvvisamente furioso nel realizzare quanto quel mostro fosse stato vicino a mia figlia e a tutte le volte che magari era stato a un soffio da mia moglie. La mia vita era sotto stretta sorveglianza chissà da quanto tempo.
I miei incubi erano causati da qualcuno, che si basava sulle mie più grandi paure per annientarmi.
<< Buon anniversario anche a te, amore! >> Il viso di Amber sbuca dalla cucina. << Allora? Chiamerai Carlisle? >> mi chiede, seria.
<< Cosa vogliono da me… >> bisbiglio, chiudendo gli occhi e sentendo tutto il mio corpo tremare come una foglia. << Non ho scelto io di essere un componente della famiglia di Annìka… non mi sono trasformato in un licantropo neanche una volta. >>
Amber sospira e lascia cadere per terra un foglio che aveva in mano, togliendosi gli occhiali da vista, si avvicina e senza fiatare mi stringe in un abbraccio.
<< Qualunque cosa succeda a noi due non ha peso, l’importante è proteggere Megan. >>
<< Tu non c’entri niente, Amber. Non dire stronzate. >> lei mi accarezza il viso, sciogliendo lentamente il nostro abbraccio.
<< Io ti amo, e non ho intenzione di… >> cerca di dibattere, io la fermo.
<< Nostra figlia viene prima di tutto. >> sentenzio.
<< Lo so. >> bisbiglia.
<< Non avrà nessuno con cui stare se anche tu… >> non riesco a finire la frase, è una cosa che non tollero, anche solo l’idea mi rende iracondo.
<< Non succederà! >> esclama, il tono fermo di quando è sicura. Sicura come la morte. Un brivido mi trapassa da parte a parte.
<< Dobbiamo parlare con i Cullen, ci andremo sta sera! >> mi dice, e annuisce, sorridendo lievemente.
<< Sta sera? >> balbetto.
<< Sta sera. >> sussurra.
Serata romantica in occasione dell’anniversario. Bella scusa.
Nessuno sa dove veramente siamo diretti e perché, ci sembra prematuro mettere tutti sull’attenti per qualcosa che non è sicuro. Lo spero con tutto me stesso che non sia sicuro, ma quegli occhi cremisi, quel viso senza età… se c’è qualcosa di sicuro in tutto questo pandemonio è senz’altro il fatto che il tizio a spiarmi fosse un vampiro. Un vampiro vero.
Guido verso casa Cullen dopo aver lasciato Megan a casa di Billy. Siamo certi che qualunque cosa succeda  i miei amici si prenderanno cura di lei.
Billy la vede con una terza figlia femmina e Megan gli vuole così bene da chiamarlo zio, anche se il legame genetico è pari a zero se non a meno uno.
Ho provato e riprovato a convincere Amber – doveva restare con lei – ma la questione era chiusa già da quel pomeriggio, quando mi ha detto che non sarebbe successo niente e che sarebbe venuta con me.
Le immagini di Megan e Jacob che ridono mi deliziano la mente senza un motivo vero, il sorriso si disegna sulle mie labbra quasi incondizionatamente.
<< Sai… >> mormoro, lo sguardo assorto oltre il parabrezza. << … credo proprio che Jacob si sia preso la sua prima cotta. Per Megan! >> Amber sorride.
<< Era ora! Megan è pazza di Jacob da sempre. >> dice tranquilla, assorta. Contenta, oserei.
Alzo un sopracciglio e spalanco la bocca, << Da sempre? >> ridacchio. Lei annuisce saccente. << E come fai a saperlo? >>
La sua espressione non cambia. << Una mamma certe cose le sa e basta. D’altronde come darle torto? Voi Quileute avete un fascino smisurato. >> commenta, sarcastica.
La guardo con la coda dell’occhio, un sorrisino malizioso. << Smisurato, eh? >> poi storpio la bocca. << Mi auguro che le passi presto. In caso contrario quando Jay si trasformerà ed avrà l’imprinting la nostra bambina soffrirà parecchio. >>
Anche Amber non nasconde una smorfia di dolore. << Accidenti, l’avevo dimenticato. È tutto così complicato. >> ora è arrabbiata.
Mia moglie ha degli sbalzi d’umore da far invidia ad una donna incinta. Forse la amo per questo. << Già. >> mi limito a rispondere.
Qualcosa si para davanti la strada, accendo gli abbaglianti… qualcuno. È il vampiro che mi ha seguito. La mano di Amber corre alla mia. Vorrei passargli sopra, non fermo la macchina, anzi, aumento velocità.
Amber urla. Le lacrime mi appannano la vista mentre sento la macchina strisciare e stridere sull’asfalto. È riuscito a fermarla. È riuscito a fermare la macchina in corsa. << Chris… >> balbetta, mia moglie.
<< Amber, dannazione. Non dovevi venire con me. >> farfuglio, tra le lacrime.
<< Smettila di ripeterlo! >> urla a sua volta.
Una mano spacca il finestrino e mi afferra per il collo. Trasalgo e osservo per l’ultima volta mia moglie. È finita, lo so.
<< Scappa… >> mormoro, non sono sicuro che mi senta, so solo che non vedo, non sento, non percepisco niente. Dopo un dolore lancinante mi attanaglia la gola, ed è dal punto preciso in cui il dolore nasce che sento la mia vita scorrere via.
Un urlo di dolore, quello di Amber. Provo a piangere, non ci riesco. Cerco di respirare, sta volta riesco nel mio intento, inalo l’aria con difficoltà, poi urlo il nome di mia moglie, buttando fuori per l’ultima volta l’aria che avevo inspirato.

                                                                          
                                   

Fa caldo. Gli uccelli cinguettano e il sole splende, ma è una giornata orribile, forse la più orribile in assoluto.
Megan piange disperata contro la spalla di mio padre. Sento la rabbia montare, insieme alla disperazione. Tutti sono disperati, tutti sono arrabbiati. Tutti stanno piangendo.
Sono due tombe in legno lucido, con sopra delle rose, a rendere questa giornata orribile. Tiro su col naso. Lo zio Chris e la zia Amber non ci sono più.
<< E tu, giovanotto, stai attento a lei! >> mi aveva detto, io avevo annuito quella sera, senza dare tanto peso a quelle parole.
Ora erano pesanti come macigni. << Lo farò. >> sussurro al legno, << te lo giuro. >> Devo prendermi cura di Megan, devo e voglio.
<< Jacob? >> lo zio Harry mi guarda con gli occhi arrossati, non l’ho mai visto piangere prima di adesso. << Andiamo a casa, figliolo. >> mi sussurra, come se gli costasse tanta fatica.
Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano, annuisco fiocamente e lo seguo, cercando Megan con lo sguardo.

                                                                            **

 << Jake? >> scuoto la testa, tornando alla realtà.
Vedo i suoi occhi nocciola, vicinissimi al mio viso, fissarmi con attenzione, come se volessero scavarmi nello sguardo per capire cosa stavo pensando. << tutto okay? >> sussurra, e mi accarezza il viso. Tremo.
Socchiudo gli occhi e, sospirando, annuisco pigramente. << Sì, ero solo soprappensiero. >> mormoro, le scosto un ciuffo di capelli dal viso e provo un sorriso, ma non la vedo ricambiare, forse segno che la smorfia sulle mie labbra non equivaleva minimamente ad un sorriso.
<< Pensavi a Bella? >> senza neanche rendermi conto, annuisco immediatamente. Almeno ho una scusa perfetta per dissimulare in sua presenza.
Lei mi risponde con un lieve bacio sulle labbra. È dispiaciuta. << Per quanto ti possa servire, sappi che io ci sarò. >> mi dice, per rassicurami.
Mi basta sporgermi di pochi millimetri per sfiorare di nuovo le sue labbra. << Grazie. >> mi limito ad abbozzare.
Mi abbraccia, e mi sento in colpa. Non dovrei essere io quello da consolare. È tutto sbagliato. Ciò nonostante stringo la presa sulla sua schiena. Ingiusto e sbagliato.
<< Mamma mi ha detto che quando due persone si danno tanti baci poi nasce un bambino… >> ci voltiamo verso Hope, che ci osserva scandalizzata, con gli occhi spalancati e un colore tra le mani, fermo a mezz’aria. Megan scoppia a ridere e si scolla dal mio abbraccio per sprofondare nella poltrona dove era seduta, Hope continua a guardarci con disappunto e io schermo il mio umore usando l’ennesimo sorriso forzato, guardandole entrambe. Nella mia testa continuano ad agitarsi i ricordi, quel dannato vampiro mi ha strappato il cuore dal petto quando mi ha raccontato la verità, non so neanche perché l’ha fatto. È stato lui ad uccidere zio Christian e zia Amber.  Sterminarlo dopo aver saputo tutta la storia è stato automatico perfino per Emmett. Forse era proprio questo che voleva. Voleva provocarci perché sapeva che l’avremmo ucciso se l’avesse fatto. Voleva morire, lo desiderava. Alla luce di queste riflessioni mi sento perfino uno stupido: Dovevamo lasciarlo vivere, solo così avrebbe sofferto davvero, quella sì che sarebbe stata una punizione per lui. Sarebbe stato un Inferno.
D’altra parte mi preoccupa il fatto che prima o poi Megan stessa mi chiederà perché non le ho ancora voluto raccontare niente sull’incontro con Artamon.
E quando succederà, cosa dovrei dirle?

 -------------------------Valentina’s Space-------------------------
<< Un anno fa  nasceva la storia d’amore di Meg e Jake…>>
SORPRESAAAAA!! VIA AI ‘CCCCCORIANDOLIIIIII!!
<< Tanti auguriiii  a teeeeee, tanti auguriiiii a meeeee, tanti auguri alla  stooooria, tanti auguri a voooooi!! >> soffia dentro una trombetta e afferra la prima che incontra costringendola ad un trenino.  << BBBBraaaaazillll!!! La la la la la laaaa!!! Pe-pe-pepepepe!!! Pe- peeeeee!! >> La musica si stacca, lei spinge via la malcapitata ragazza e si schiarisce la voce, poi, sistemando una cravatta invisibile intorno al collo e lisciandosi gli abiti sul corpo, dice:
<< Torniamo seri. Buon giorno (alla 22.39) non sono morta, ho anche fatto delle radiografie, vi giuro, sono sana come un pesce. Vi lascio al capitolo perché mi sembra importante e… importante. >>
Sorride e soffia via un piccolo coriandolo che le è rimasto sulla punta del naso.
<< Mi dispiace non trattenermi più di tanto, ma sono tanto stanca. Ergo io andrei a letto  ^^ sono fin troppo rinc… rincoriandolita!!
Visitate il gruppo su facebook. Anche perché mi sembra una bella cosa.
Un bacio, le risposte alla recensioni sono state fatte al solito modo. ANCORA AUGURI ALLA NOSTRA STORIELLA! >>

 

 

  
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