ೋ❤ ೌ Capitolo
39೬ ೂ❤ ೄ
Tutta
l’orribile verità
Jacob
Mi alzo di scatto, tergendomi
la fronte, imperlata
di sudore freddo, strizzo gli occhi e scosto delicatamente le coperte,
lanciando uno sguardo accorato al viso pacato e dormiente di Amber. Mi
sembra
inutile benedire il suo sonno pesante, l’ho già
fatto tante di quelle volte
negli ultimi due mesi che ormai è diventata
un’azione automatica.
Percorro il corridoio con passo felpato e mi fermo
alla porta socchiusa della camera di Megan. Un brivido violento mi
lambisce la
schiena nel vedere il suo viso spensierato e tranquillo, invaso da quei
capelli
lucenti e morbidi, come quelli di sua madre.
Ormai ha quasi undici anni – penso, per
contraddirmi subito dopo – no, la mia Megan è
sempre la stessa. E’ la mia
bambina, lo è sempre stata nello stesso modo. Lei
è quella che non si vergogna
di me quando la stritolo in un abbraccio e la soffoco di baci davanti i
suoi
compagni di scuola, è quella che sorride se Amber le fa una
delle sue solite
facce stizzite durante una loro discussione ed è sempre lei
quella che sebbene
abbia voluto a tutti i costi la chiave della sua stanza non
l’ha mai
utilizzata.
Chiudo nel tutto la
porta, maneggiando con delicatezza assoluta
la maniglia, e la lascio beata nel suo sonno da bambina, camminando
ancora a
punta di piedi, fino alla veranda.
La pioggia colpisce i vetri, poggio una mano sulla
superficie gelida della finestra e sbarro gli occhi, cercando di
calmare il mio
cuore, che sembra martellare nel petto seguendo il ritmo della pioggia
battente. Le immagini di quei stramaledetti incubi rimangono tinti
indelebilmente sotto le mie palpebre:
Amber che mi guarda con uno sguardo pieno d’odio e
mi urla di aver rovinato tutto, di aver distrutto la vita di nostra
figlia, e
lei, Megan, che scossa dalle urla di sua madre inizia a tremare
visibilmente
prima di trasformarsi in quello da cui per primo io ero scappato. Un
licantropo.
Prendo un respiro profondo e squarcio il silenzio
emettendo un gemito basso che copre per un attimo il ritmo ticchettante
della
pioggia.
Dopo la trasformazione di Leah so che ci sono
altrettante possibilità per Meg di essere una mutaforme. Lei
è pur sempre una
discendente diretta di Annìka.
<< Ancora quegli incubi, eh? >> mi
volto e accenno un sorriso amaro nel vedere il solito sorriso bonario
di Amber.
<< Come se fosse una novità. >>
fiato,
poi torno a guardare fuori. In un attimo sento la sue braccia
avvolgermi la
vita. Fa intrecciare la mia mano destra con la sua e mi perdo
nell’osservare
quanto le sfumature della mia pelle ambrata, da perfetto Quileute quale
sono,
siano diverse da quelle della sua pelle chiara. Mi sento sollevato
sentendola
vicina, ma ho anche la sensazione che più mi stia accanto
più la sua esistenza
sia in pericolo. << Forse sto diventando matto.
>> mormoro, fiacco.
<< Ti fai solo troppe paranoie da papà di una
“quasi-adolescente”, però dovresti
almeno aspettare che raggiunga la soglia dei
tredici anni per andare di matto, a quel punto nessuno ti
potrà biasimare. E’
ancora una bambina, Chris. Ultimamente guardi Jacob e gli altri
ragazzini come
se te li volessi mangiare uno ad uno. >> poi soffoca una
risata.
Scuoto la testa. << Li sto soltanto tenendo
d’occhio, ormai la loro trasformazione è vicina.
Lo so, me lo sento nelle ossa.
>> nel solo istante in cui lo dico vedo il viso di mia
moglie contrarsi
lievemente, segno evidente del fatto che non accetta del tutto la mia
interpretazione dei fatti. << Sto semplicemente cercando
di evitare
l’evitabile. >> mi difendo allora, ricevendo
l’ennesima occhiata stranita.
<< Amber, canto cielo! >> borbotto allora,
allontanandomi con
stizza da lei e dalla sua impeccabile mimica facciale.
<< Sai bene che i sogni non sono frutto della
tua fulgida immaginazione, il signor Cullen ha ragione.
>> mormora, e con
aria stanca si siede sui divanetti beige che prendono
l’intera parte destra del
soggiorno.
Arriccio il naso e camuffo un ringhio. Per quanto
abbia sempre rinnegato la mia natura di lupo i miei comportamenti sono
simili a
quelli di un qualunque licantropo. << Stupida sanguisuga.
>>
sibilo.
Mia moglie appare contrariata dal mio
atteggiamento. << Vuole solo darti una mano, Christian.
Quei sogni sono
giostrati da qualcuno, e sapresti anche chi è questo
qualcuno, se invece di
ostinarti a sostenere questa faida insensata ti affidassi alle sue
mani.
>>
Il mio sguardo è duro, ammonitore. << Un
Quileute non si affida nelle mani di nessuno. >>
<< Hai bisogno di lui. >> sentenzia,
con voce sicura e per niente impaurita dalla mia reazione.
<< Questo lo dici tu! >> dico, a voce
più alta. Poi mi ricompongo e con un sospiro mi passo una
mano trai capelli
scuotendo la testa.
<< Fallo per Megan. >> biascica, il mio
sguardo si fa grande di paura quando fissa gli occhi nei suoi.
E’ in lacrime.
<< Se non t’importa niente né di me
né di te stesso, fallo almeno per
lei. >>
Mi avvicino con tre falcate e la stringo al petto,
subito dopo essermi inginocchiato sul pavimento ghiacciato.
E lei, già piccola di suo, sta le mie braccia
diventa ancora più piccola, << Tu
m’importi. >> le sussurro
all’orecchio. << Ho soltanto paura.
>> continuo e le bacio la fronte.
La sua fragile presa sul mio collo si stringe,
<< Non devi, risolveremo tutto, tutto. >> e
mi stringe di più.
Un piccolo scalpiccio di passi ci fa ridestare,
sciogliamo l’abbraccio in tempo per vedere una zazzera
spettinata di capelli
sbucare dalla porta.
<< Ma che fate? >> sbotta, la voce
assonnata.
Amber sorride. << Niente d’importante, fila a
letto. >> sussurra, in tono dolce.
Lei fa spallucce e dopo uno sbadiglio torna
indietro, lasciandoci di nuovo da soli. Gli occhi verdi di Amber si
puntano di
nuovo nei miei. << Lascerai che Carlisle ti aiuti?
>> mi chiede, la
voce in un sussurro appena percettibile.
<< Bene, ora andiamo a letto. >>
sussurra, soddisfatta, e si alza dal divanetto, << Domani
abbiamo un
sacco di cose da fare. >>
Il giorno dopo esco prima da lavoro, non so perché.
Ne ho bisogno. Salgo in macchina, ma non so dove sto andando fin quando
non mi
trovo davanti la scuola di
Scendo dalla macchina senza pensarci due volte e
percorro il selciato fino al reticolato che delimita il cortile dove
gli
allievi fanno la pausa pranzo all’aria aperta.
Prego che ci sia Megan e dopo pochi minuti la vedo,
seduta su un’altalena, si dondola pigramente sulla punta dei
piedi, oscillando
solo di poco. Ha lo sguardo rivolto ad un punto fisso, mi accordo
subito che
guarda Jacob parlare e ridere con una ragazzina della sua
età. Nel suo sguardo
c’è tutto quello che può provare
un’adolescente: invidia, gelosia, tristezza,
ira…
Il mio stomaco si chiude quando lo capisco, accenno
un sorriso intenerito e mi passo una mano sul viso.
La mia bambina si è presa una cotta per il figlio
di uno dei miei migliori amici.
Non faccio in tempo a formulare quel pensiero che
vedo il piccolo Black accorgersi dell’espressione di Megan.
Il suo sguardo si
fa preoccupato, si congeda velocemente dall’amica e corre
nella sua direzione.
Gli occhi di mia figlia si fanno grandi di stupore
mentre Jacob inciampa e ruzzola fino ai suoi piedi,
dopodiché entrambi ridono
di gusto. Il viso di Jacob si rilassa nel vedere mia figlia ridere e,
anche se
ha una sbucciatura sul ginocchio destro, rimane seduto per terra a
ridere.
Riformulo: La mia bambina si è presa una cotta per
il figlio di uno dei miei migliori amici, e lui sembra ricambiare.
La calma però finisce per essere un ricordo,
perché
dalla parte opposta del cortile noto un viso adulto nei miei stessi
atteggiamenti. Con la sola differenza che quel viso troppo pallido e
quegli
occhi di un innaturale color cremisi invece di guardare i bambini
guardano me.
Non era là per Megan.
Mi abbandono al sedile, giusto il tempo di riprende
fiato, rimetto in moto l’auto e lascio che ancora una volta
la macchina mi
porti dove vuole. Casa mia.
I miei incubi erano causati da qualcuno, che si
basava sulle mie più grandi paure per annientarmi.
<< Buon anniversario anche a te, amore!
>> Il viso di Amber sbuca dalla cucina. <<
Allora? Chiamerai
Carlisle? >> mi chiede, seria.
<< Cosa vogliono da me… >>
bisbiglio,
chiudendo gli occhi e sentendo tutto il mio corpo tremare come una
foglia.
<< Non ho scelto io di essere un componente della
famiglia di Annìka… non
mi sono trasformato in un licantropo neanche una volta. >>
Amber sospira e lascia cadere per terra un foglio
che aveva in mano, togliendosi gli occhiali da vista, si avvicina e
senza
fiatare mi stringe in un abbraccio.
<< Qualunque cosa succeda a noi due non ha peso,
l’importante è proteggere Megan. >>
<< Tu non c’entri niente, Amber. Non dire
stronzate. >> lei mi accarezza il viso, sciogliendo
lentamente il nostro
abbraccio.
<< Io ti amo, e non ho intenzione di…
>> cerca di dibattere, io la fermo.
<< Nostra figlia viene prima di tutto.
>> sentenzio.
<< Lo so. >> bisbiglia.
<< Non avrà nessuno con cui stare se anche
tu… >> non riesco a finire la frase,
è una cosa che non tollero, anche
solo l’idea mi rende iracondo.
<< Non succederà! >> esclama, il
tono
fermo di quando è sicura. Sicura come la morte. Un brivido
mi trapassa da parte
a parte.
<< Dobbiamo parlare con i Cullen, ci andremo
sta sera! >> mi dice, e annuisce, sorridendo lievemente.
<< Sta sera? >> balbetto.
<< Sta sera. >> sussurra.
Serata romantica in occasione dell’anniversario.
Bella scusa.
Nessuno sa dove veramente siamo diretti e perché,
ci sembra prematuro mettere tutti sull’attenti per qualcosa
che non è sicuro.
Lo spero con tutto me stesso che non sia sicuro, ma quegli occhi
cremisi, quel
viso senza età… se c’è
qualcosa di sicuro in tutto questo pandemonio è
senz’altro il fatto che il tizio a spiarmi fosse un vampiro.
Un vampiro vero.
Guido verso casa Cullen dopo aver lasciato Megan a
casa di Billy. Siamo certi che qualunque cosa succeda
i miei amici si prenderanno cura di lei.
Billy la
vede con una terza figlia femmina e Megan gli vuole così
bene da chiamarlo zio,
anche se il legame genetico è pari a zero se non a meno uno.
Ho provato e riprovato a convincere Amber – doveva
restare con lei – ma la questione era chiusa già
da quel pomeriggio, quando mi
ha detto che non sarebbe successo niente e che sarebbe venuta con me.
Le immagini di Megan e Jacob che ridono mi
deliziano la mente senza un motivo vero, il sorriso si disegna sulle
mie labbra
quasi incondizionatamente.
<< Sai… >> mormoro, lo sguardo
assorto
oltre il parabrezza. << … credo proprio che
Jacob si sia preso la sua
prima cotta. Per Megan! >> Amber sorride.
<< Era ora! Megan è pazza di Jacob da sempre.
>> dice tranquilla, assorta. Contenta, oserei.
Alzo un sopracciglio e spalanco la bocca, <<
Da sempre? >> ridacchio. Lei annuisce saccente.
<< E come fai a
saperlo? >>
La sua espressione non cambia. << Una mamma
certe cose le sa e basta. D’altronde come darle torto? Voi
Quileute avete un
fascino smisurato. >> commenta, sarcastica.
La guardo con la coda dell’occhio, un sorrisino
malizioso. << Smisurato, eh? >> poi storpio
la bocca. << Mi
auguro che le passi presto. In caso contrario quando Jay si
trasformerà ed avrà
l’imprinting la nostra bambina soffrirà parecchio.
>>
Anche Amber non nasconde una smorfia di dolore.
<< Accidenti, l’avevo dimenticato. È
tutto così complicato. >> ora
è arrabbiata.
Mia moglie ha degli sbalzi d’umore da far invidia
ad una donna incinta. Forse la amo per questo. <<
Già. >> mi limito
a rispondere.
Qualcosa si para davanti la strada, accendo gli
abbaglianti… qualcuno. È il vampiro che mi ha
seguito. La mano di Amber corre
alla mia. Vorrei passargli sopra, non fermo la macchina, anzi, aumento
velocità.
Amber urla. Le lacrime mi appannano la vista mentre sento la macchina
strisciare e stridere sull’asfalto. È riuscito a
fermarla. È riuscito a fermare
la macchina in corsa. << Chris…
>> balbetta, mia moglie.
<< Amber, dannazione. Non dovevi venire con me.
>> farfuglio, tra le lacrime.
<< Smettila di ripeterlo! >> urla a sua
volta.
Una mano spacca il finestrino e mi afferra per il
collo. Trasalgo e osservo per l’ultima volta mia moglie.
È finita, lo so.
<< Scappa… >> mormoro, non sono
sicuro
che mi senta, so solo che non vedo, non sento, non percepisco niente.
Dopo un
dolore lancinante mi attanaglia la gola, ed è dal punto
preciso in cui il
dolore nasce che sento la mia vita scorrere via.
Un urlo di dolore, quello di Amber. Provo a
piangere, non ci riesco. Cerco di respirare, sta volta riesco nel mio
intento,
inalo l’aria con difficoltà, poi urlo il nome di
mia moglie, buttando fuori per
l’ultima volta l’aria che avevo inspirato.
Fa
caldo. Gli uccelli cinguettano e il sole
splende, ma è una giornata orribile, forse la più
orribile in assoluto.
Megan piange disperata contro la spalla di mio
padre. Sento la rabbia montare, insieme alla disperazione. Tutti sono
disperati, tutti sono arrabbiati. Tutti stanno piangendo.
Sono due tombe in legno lucido, con sopra delle
rose, a rendere questa giornata orribile. Tiro su col naso. Lo zio
Chris e la
zia Amber non ci sono più.
<< E tu, giovanotto, stai attento a lei!
>> mi aveva detto, io avevo annuito quella sera, senza
dare tanto peso a
quelle parole.
Ora erano pesanti come macigni. << Lo farò.
>> sussurro al legno, << te lo giuro.
>> Devo prendermi cura
di Megan, devo e voglio.
<< Jacob? >> lo zio Harry mi guarda con
gli occhi arrossati, non l’ho mai visto piangere prima di
adesso. << Andiamo
a casa, figliolo. >> mi sussurra, come se gli costasse
tanta fatica.
Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano,
annuisco fiocamente e lo seguo, cercando Megan con lo sguardo.
**
Vedo i suoi occhi
nocciola, vicinissimi al mio viso, fissarmi con attenzione, come se
volessero
scavarmi nello sguardo per capire cosa stavo pensando. <<
tutto okay?
>> sussurra, e mi accarezza il viso. Tremo.
Socchiudo gli occhi e,
sospirando, annuisco pigramente. << Sì, ero
solo soprappensiero. >>
mormoro, le scosto un ciuffo di capelli dal viso e provo un sorriso, ma
non la
vedo ricambiare, forse segno che la smorfia sulle mie labbra non
equivaleva
minimamente ad un sorriso.
<< Pensavi a Bella?
>> senza neanche rendermi conto, annuisco
immediatamente. Almeno ho una
scusa perfetta per dissimulare in sua presenza.
Lei mi risponde con un
lieve bacio sulle labbra. È dispiaciuta. <<
Per quanto ti possa servire,
sappi che io ci sarò. >> mi dice, per
rassicurami.
Mi basta sporgermi di
pochi millimetri per sfiorare di nuovo le sue labbra. <<
Grazie. >>
mi limito ad abbozzare.
Mi abbraccia, e mi sento
in colpa. Non dovrei essere io quello da consolare. È
tutto sbagliato. Ciò nonostante stringo la presa
sulla sua
schiena. Ingiusto e sbagliato.
<< Mamma mi ha detto
che quando due persone si danno tanti baci poi nasce un
bambino… >> ci
voltiamo verso Hope, che ci osserva scandalizzata, con gli occhi
spalancati e
un colore tra le mani, fermo a mezz’aria. Megan scoppia a
ridere e si scolla
dal mio abbraccio per sprofondare nella poltrona dove era seduta, Hope
continua
a guardarci con disappunto e io schermo il mio umore usando
l’ennesimo sorriso forzato,
guardandole entrambe. Nella mia testa continuano ad agitarsi i ricordi,
quel
dannato vampiro mi ha strappato il cuore dal petto quando mi ha
raccontato la
verità, non so neanche perché l’ha
fatto. È stato lui ad uccidere zio Christian
e zia Amber. Sterminarlo
dopo aver
saputo tutta la storia è stato automatico perfino per
Emmett. Forse era proprio
questo che voleva. Voleva provocarci perché sapeva che
l’avremmo ucciso se
l’avesse fatto. Voleva morire, lo desiderava. Alla luce di
queste riflessioni
mi sento perfino uno stupido: Dovevamo lasciarlo vivere, solo
così avrebbe
sofferto davvero, quella sì che sarebbe stata una punizione
per lui. Sarebbe
stato un Inferno.
D’altra parte mi preoccupa
il fatto che prima o poi Megan stessa mi chiederà
perché non le ho ancora
voluto raccontare niente sull’incontro con Artamon.
E quando succederà, cosa
dovrei dirle?
<<
Un anno fa nasceva
la storia d’amore di Meg e Jake…>>
SORPRESAAAAA!! VIA AI ‘CCCCCORIANDOLIIIIII!!
<< Tanti auguriiii a
teeeeee, tanti auguriiiii a meeeee, tanti
auguri alla stooooria,
tanti auguri a
voooooi!! >> soffia dentro una trombetta e afferra la
prima che incontra
costringendola ad un trenino. <<
BBBBraaaaazillll!!!
La la la la la laaaa!!! Pe-pe-pepepepe!!! Pe- peeeeee!!
>> La musica si
stacca, lei spinge via la malcapitata ragazza e si schiarisce la voce,
poi, sistemando
una cravatta invisibile intorno al collo e lisciandosi gli abiti sul
corpo,
dice:
<< Torniamo seri. Buon giorno (alla
22.39) non sono morta, ho anche fatto delle radiografie, vi giuro, sono
sana
come un pesce. Vi lascio al capitolo perché mi sembra
importante e… importante.
>>
Sorride e soffia via un piccolo coriandolo che
le è rimasto sulla punta del naso.
<< Mi dispiace non trattenermi più di
tanto, ma sono tanto stanca. Ergo io andrei a letto
^^ sono fin troppo rinc… rincoriandolita!! Visitate
il gruppo su facebook.
Anche perché mi sembra una bella cosa.
Un bacio, le risposte alla recensioni sono
state fatte al solito modo. ANCORA AUGURI ALLA NOSTRA STORIELLA!
>>