Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Nisi    29/01/2011    1 recensioni
Ayumi non ha più scelta: se non vuole perdere con Maya dovrà evolversi anche come persona e fare i conti con se stessa. I susini come contorno di questa storia e la Dea Scarlatta a far ripercorrere le sue vicende ad altre due anime gemelle. Ayumi capirà, crescerà grazie anche a coloro che incontrerà sul suo cammino. Ayumi Himekawa/Peter Hamil
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ayumi Himekawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I tre volti della Dea'
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Sayaka guardava Ayumi con l’impressione che fosse successo qualcosa di sgradevole. Non con quel fotografo, perché lui l’aveva accompagnata, l’aveva lasciata dandole un bacio sulla tempia e lei aveva sorriso.
Ormai Ayumi aveva imparato a chiudere i talismani che faceva quel lavoro meccanicamente.
“Vuole del tè?”
“No. Grazie.”
Ayumi si sentiva osservata, per cui posò il talismano che stava chiudendo in grembo e: “Sono arrivati gli esiti dei miei esami e domani devo tornare a Tokyo, e prima che me lo chieda, no, non sono contenta, anche se dovrei.”
“Grazie per avermelo detto, Ayumi-san, ma si capiva benissimo. Perché non vuole tornare?”
“Forse perché ho un po’ paura dell’operazione, ma più che altro perché qui sto bene. Qui non sono Ayumi Himekawa, la famosa attrice. Qui sono solo Ayumi, non importa cosa faccio e non devo dimostrare niente a nessuno.”
“Si riferisce al suo fidanzato?”
“Non è il mio fidanzato!”
Sayaka la guardò beffarda: “Forse ufficialmente no, ma in pratica…”
“Non importa, lasciamo perdere; no, non mi riferisco solo a Peter, dico in generale.”
“Quindi, qui ha trovato qualcosa che a Tokyo non c’è.”
”Non ne ho idea, non sono mai stata brava ad analizzare i miei sentimenti. E non penso nemmeno di essere andata lontano con la mia preparazione della Dea Scarlatta.”
“Ah no? Va bene, si alzi che andiamo sulla montagna, devo mostrarle qualcosa.” Sayaka sembrava irritata e ancora più decisa del solito.
Ayumi la guardò, un po’ incerta, ma la seguì.
Sayaka la trascinava sul sentiero e intanto le parlava. “Pensi ai suoi piedi. I primi giorni, lei arrancava e faceva fatica, ora i suoi piedi hanno imparato come ci si muove in un bosco: con attenzione e rispetto!”
Fecero un altro tratto di strada e si trovarono in una radura illuminata dal sole: “Li sente i raggi del sole sul suo viso? Certo che li sente e le piacciono! Il fuoco è calore, ma diventa pericoloso sotto forma di  tuono e lei lo sa! E il vento, la brezza che le scompiglia i capelli! Può essere piacevole, ma ha imparato a sue spese che il vento può essere infido e pericoloso! E lo stesso per l’acqua: si è dissetata con l’acqua fresca della fonte, però si è trovata nel temporale e ha avuto paura! E la terra: il masso l’ha fatta stare comoda mentre meditava, ma la terra diventa fango e ieri mentre scendevamo ha rischiato di cadere più volte e di farsi male. Ha imparato che nella natura c’è un aspetto piacevole, ma anche un lato temibile che va rispettato. In ogni cosa c’è uno yin e uno yang e ora lo sa bene. Le pare poco, quello che ha imparato?”
Ayumi era sbiancata: Sayaka, inconsapevolmente, aveva nominato i quattro elementi che la signora Tsukikage le aveva fatto studiare assieme a Maya e che aveva interpretato con così tanta fatica, ma che non aveva mai completamente fatto propri. Solamente ora, grazie a Sayaka e alle esperienze che le aveva fatto fare su quella montagna, aveva capito. Lei aveva bisogno di provare le cose sulla sua pelle, non era un’istintiva come Maya, ma era intelligente e ricettiva.
I due diversi volti di una stessa Dea.
“È poco, Ayumi?” la incalzò la monaca.
“No, non è poco…” sussurrò mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e Sayaka continuava a parlare, quasi animata da una forza sovrannaturale ma con voce più dolce: “Non è tutto, Ayumi. Hai provato l’abbraccio di un bambino e il suo amore disinteressato, ora sai cosa vuol dire avere un uomo che ti venera come la sua Dea, che ti cammina accanto e che tu ami altrettanto… e stai ora provando l’affetto di un’amica che a te ci tiene. Ti pare ancora poco?”
“No, è tantissimo, invece.” Più di quanto avesse mai avuto. Ora Ayumi piangeva davanti a Sayaka che le aveva preso le mani e gliele stringeva forte.
“Hai imparato tanto! Allora, dimmi, cosa è per te, adesso, la Dea Scarlatta? Chi è, cosa sai di lei, ora? È un’entità che può tutto, forse?”
“No” Ayumi scosse il capo in segno di diniego. “Non è questo, essere la Dea non è affatto così.”
“E allora, chi è la Dea?”
Ayumi balbettò la risposta tra i singhiozzi: “È uno spirito che vive in armonia con la natura, che la rispetta e la teme. Che prova amore, diversi tipi di amore, ma tutti importanti, e che per amore si sacrifica. È una persona umana completa, come dovremmo essere tutti noi.”
Sayaka le gettò le braccia al collo: “Lo sapevo che avresti capito! Ce l’hai fatta, Ayumi! La Dea è con te e dentro di te!”
E Ayumi abbracciò la sua amica, ringraziando la Dea per averle dato Peter, Sayaka, Shinji, Hotaru… e anche Maya, perché da lei era partito tutto: l’aveva messa in crisi e ciò le aveva dato la rabbia per reagire.
“Tieni, prendi…” Sayaka le mise in mano un fazzoletto. “Asciugati gli occhi, poi ridammelo che serve anche a me.”
“Grazie…”
Sayaka si soffiò il naso rumorosamente: “Ora scendiamo… siamo tutt’e due un po’ emozionate, abbiamo bisogno di calmarci, e fra un po’ dovrai incontrare i tuoi amici per il tè.”
* * *
Il silenzio scese tra le due donne, Shinji non si era accorto di niente perché stava giocando con una macchinina che si era portato dietro, ma un bambino è una creatura ricettiva e dopo un attimo alzò la testa e guardò prima sua madre e poi Ayumi con aria interrogativa.
“Shinji, finisci di mangiare la tua torta.”
“Non voglio la torta. Perché siete zitte e non parlate come fate sempre?”
Ayumi si stupì: per piccolo che fosse, Shinji aveva osservato che quando lei e Hotaru si trovavano, non facevano altro che parlare. Decise di dire la verità, mentire non era mai stato nelle sue corde.
“Shinji, domani devo tornare a casa.”
“Perché devi tornare, non puoi stare qui con me e la mamma?”
“Io lo vorrei tanto, ma devo andare all’ospedale, mi devo operare.”
Senza dire niente altro, Shinjii si infilò sotto al tavolo. Ayumi non poté vederlo, ma lo sentì buttarsi sul pavimento.
“Cosa sta facendo?”
“Ha fatto la stessa cosa con mio suocero.” Sospirò Hotaru torcendosi le mani nervosamente. “Qualche settimana fa è entrato in ospedale per operarsi di ernia. Purtroppo era qualcosa di molto più serio ed è mancato una decina di giorni fa. Shinjii gli era molto affezionato e quando ha saputo che il nonno non sarebbe più tornato, si è infilato sotto al tavolo e non voleva più uscire.”
Ayumi era senza parole: “Ma come è possibile, io e Shinji ci conosciamo solo da pochi giorni, non può essersi affezionato a me in così poco tempo.”
Hotaru le sorrise: “Lei dice, Ayumi-san? Mi sono innamorata di mio marito non appena l’ho incontrato. Sono cose che succedono tutti i giorni. Non ci vuole tanto tempo ad affezionarsi a qualcuno, e Shinji è un bambino sensibile.”
Era sorpresa e stupita dall’affetto che il piccolo provava per lei. Quei giorni a Nagano erano stati una vera scuola di vita, per lei e scoprire che anche lei si era affezionata a Shinji le scaldò il cuore.
“Hotaru-san, mi permette?” e senza aspettare risposta, scivolò anche lei sotto al tavolo.
Dovette piegarsi, il tavolo non era molto alto. Sentiva Shinji tirare su col nasino.
“Shinji? Me lo vuoi dire perché piangi?”
“Perché tu vai via all’ospedale, come mio nonno e lui non è più tornato.”
Cercò di tirarselo vicino. “Tu hai paura che io non torni più, allora?”
“Sì”
“Tuo nonno era molto malato. Io invece sto bene, devo solo operarmi per poter vedere ancora.”
Gli pose delicatamente le mani sugli occhi. “Riesci a vedere qualcosa?”
“No, è come quando la mamma di notte mi spegne la luce.”
“Se io non mi opero, per me sarà sempre così. Io adesso non posso vedere il tuo faccino, né quello della tua mamma, né le montagne che ci sono qui. Se mi opero, potrò vedere di nuovo.”
“Me lo prometti?”
“Sì, certo.”
Era buffo, si trovava sotto il tavolo di una sala da tè per cercare di far ragionare un bambino, ma Ayumi non aveva nessuna voglia di ridere.
“Allora ritorni?”
”Certo che ritorno, voglio ancora bere il tè assieme a te e alla tua mamma.”
“Vieni con tuo marito?”
Ora la situazione da buffa si era trasformata in comica. Ayumi arrossì: “Non ho un marito.”
”Il fidanzato ce l’hai?”
Come far capire a un bambino che non lo sapeva bene nemmeno lei? Scelse la risposta più pratica: “Sì, ce l’ho il fidanzato. Ora risediamoci e finiamo il tè, altrimenti la tua mamma si preoccupa.”
Emersero entrambi da sotto il tavolo e Shinji le si arrampicò in grembo.
“Ci è riuscita.” Osservò Hotaru mentre le riempiva ancora la tazza.
“Pare di sì”
“Ritornerà ancora a Nagano?”
“L’ho promesso a Shinji.”
“Sarà contento di vederla ancora.”
“Anche io.”
“Si è fatto tardi. Devo andare” e si alzò per andare a pagare.
Ayumi la fermò: “La prego, vorrei pensarci io, ci tengo.”
Hotaru si inchinò: “Allora molte grazie.”
Uscirono in strada e si ritrovarono faccia a faccia per salutarsi. Erano entrambe in imbarazzo. Hotaru teneva per mano Shinji che era più quieto del solito.
Ayumi si chinò a salutarlo per primo: “Allora, Shinji, aspettami, mi raccomando.”
“Sì, ma tu torna presto.”
Gli fece una carezza e gli diede un bacio sulla guancia. “Farò il possibile.”
Si rialzò e si inchinò dinnanzi a Hotaru, che fece lo stesso. “La ringrazio per questi bei pomeriggi, mi ha fatto molto piacere.”
“È stato un piacere anche per me.”
“Allora… arrivederci.”
Ancora una volta, ad Ayumi dispiacque di non poter vedere i visi di Shinji e Hotaru. Se quel breve soggiorno a Nagano era stato per lei così importante, era grazie anche a quella mamma e al suo bambino. Sentì che non poteva finire così.
“Hotaru-san! Torni qui, la prego!” non era la sua voce a chiamare, era il suo cuore.
Avvertì la presenza della donna accanto a sé. “Hotaru, io non so quando mi potrò muovere da Tokyo, ma…” cercò nella borsa e tirò fuori il suo biglietto da visita. “Qui c’è il mio numero di casa, il cellulare, il mio indirizzo. Non si faccia scrupolo a chiamarmi. E venite a trovarmi, pagherò io le spese, la mia casa è grande, ci starete benissimo. Io… non voglio perdervi!”
Hotaru era commossa. “Grazie, Ayumi. Verremo senz’altro a trovarti. Vero Shinji?” il bambino fece vigorosamente di sì con la testa.
“Mi piacerebbe molto che mi vedeste recitare.”
“Piacerebbe molto anche a me. Ti chiamerò per sapere dell’operazione, allora.”
”Va bene. Allora ciao, a presto.”
Rimase lì, accanto alla sala da tè, senza sapere bene cosa fare.
“Bonsoir, Chérie.”
“Bonsoir, Peter.”
“Ho visto che hai salutato i tuoi amici.”
“Sì, ora devo passare al tempio a prendere le mie cose e a salutare Sayaka. Mi accompagni?”
“Andiamo, allora. Ti fermi da me stanotte?”
“Se mi vuoi…”
”Non devi nemmeno dirlo, Chérie.”
Percorsero quei pochi metri in silenzio, lui che le cingeva le spalle con un braccio. Entrarono nel tempio e fecero il loro ingresso nella stanza nella quale Sayaka era solita lavorare, infatti la trovarono lì a riordinare dei documenti.
“Ayumi!”
“Ciao, sono venuta a prendere le mie cose e a salutarti.”
“Sì, ti ho preparato tutto, i tuoi bagagli sono lì nell’angolo.”
“Grazie.”
Sayaka le si era inginocchiata di fronte. “Ci dobbiamo salutare…”
”Già.”
“In bocca al lupo per l’operazione.”
“Grazie, farò del mio meglio per guarire in fretta.”
Sayaka le prese le mani e gliele giunse con le sue, nel rito della benedizione. Avvicinò il capo al suo e mormorò: “Io ti benedico. Possa Buddha essere sempre con te.”
Si rialzò, ma le tenne ancora le mani tra le sue. “Tornerai ancora a Nagano?”
“Spero proprio di sì, sono stata molto bene qui con voi. Io… ti sono molto grata, hai fatto tanto per me.”
“E tu per me…”
Le due ragazze si abbracciarono e Sayaka, poggiandole la mano sul cuore soggiunse: “Non scordare mai la Dea che è dentro di te”
Peter le mise un braccio attorno alle spalle. “Torniamo a casa, Chérie.”
* * *
Ecco, siamo quasi alla fine. Nel prossimo aggiornamento troverete l’epilogo.
Un grazie molto grosso a Tetide e a coloro che leggono anche senza commentare.
Buona serata!
Nisi
 
 
 

   
 
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