non respiro
mi svegliai nel
grande letto di Pierre leggermente intontita. vidi le tende della finestra
accostate, notai che era buio. posai lo sguardo su Pierre, era sveglio.
-Pierre...- lo
richiamai in un sussurro
si girò verso di me,
che ero completamente avvolta dalle lenzuola e le coperte, messe in disordine
-come mai sei sveglia a quest'ora?- mi misi seduta tenendo un lenzuolo per
coprirmi. portai una mano alla fronte, scostando una ciocca indiscreta che si
era posata sul mio viso
-fa freddo...-
continuai con la voce flebile. mi prese tra le sue braccia, le mani sui capelli
e sul viso, alzò le coperte fino a coprirmi sulla spalla
-meglio?-
-s-sì- portai le mani
sulla sua schiena, cercando di farmi stringere il più possibile
-hai fatto di nuovo
un incubo?-
-no, sto bene-
aspettai qualche istante -dopo quanto mi sono addormentata?-
-appena ti sei
poggiata sul mio petto- ricordai improvvisamente la notte trascorsa con Pierre
-si vede che avevi davvero molto sonno-
-no... è che quando
mi prendi tra le braccia, mi rilasso-
-ho notato...-
sorrise -vuoi che ti dia qualcosa per coprirti?-
-no, stò bene così-
-io mi rivesto- si
rimise i pantaloni per poi sedersi sul letto. si mise anche la maglietta.
ammirai i suoi bei lineamenti -vorrei mi raccontassi degli incubi che hai
avuto- era girato di spalle, mi sorpresi della sua affermazione
-che c'entrano adesso
i miei incubi? e poi li ho solo avuti due volte- risposi a tono, anche se non
volevo
-hai sognato sempre
la stessa cosa vero?!- abbassai il capo quando lo vidi girarsi per osservarmi
-ci stavo pensando prima, finché non ti sei svegliata. sei strana in questi
giorni, sono quei sogni a renderti nervosa?-
-sì, a volte. ma...
non sono solo quelli-
-e allora che cos'è?-
mi chiese avvicinandomi
-sono successe tante
cose. e... il giorno dopo che avevamo passato la notte insieme, mi infastidiva
vederti con altre ragazze. e poi, quando ho visto Yurika, che è bella, alta
e... ha un carattere fatto per te, mi sono sentita inadatta- il suo sguardo
rimaneva deciso. mi intimoriva
-non ci credo- si
avvicinò veloce prendomi per i polsi -perchè ti ostini a non volermi dire la
verità?!-
-questa è la verità-
sussurrai sentendo la presa di Pierre aumentare fino a farmi male. qualche
lacrima scese dai miei occhi. si alzò dal letto lasciandomi
-non voglio stare con
una bugiarda!- mi comunicò andandosene. iniziai a piangere trovandomi da sola
nel letto. le lacrime aumentavano e io, che ero raggomitolata con le gambe al
petto, mi sentii sprofondare. l'oscurità mi avvolse ancora una volta,
precipitavo, niente che mi tenesse, non c'era nessuno, non respiravo. Pierre mi
aveva lasciata, mi sentivo vuota, come se il cuore mi avesse abbandonato.
mi svegliai urlando,
vidi Pierre di fronte a me che mi guardava proccupato -Pierre...- sussurrai
come nel sogno. mi strinse a se, facendomi sedere. mi guardai intorno ancora
stordita, solo dopo realizzai che quello di poco prima, era solo un sogno. lo
abbracciai intrecciandogli le braccia al collo, piangevo di disperazione,
poiché l'incubo si era ripresentato nonostante non fossi nel castello. eppure
fui felice di sapere che Pierre non mi aveva mai, veramente, lasciata.
-stai meglio?- mi
chiese dolcemente continuando a stringermi forte
-sì...-
-che hai sognato?- non
risposi, volevo solo godermi la sua presenza -Chocola, raccontami cosa hai
sognato- mi ordinò secco
-mi svegliavo, poi tu
ti sei arrabbiato e mi hai detto che non volevi stare con una bugiarda. poi mi
hai lasciata da sola a piangere- raccontai frettolosamente. ci risdraiammo
entrambi. prese ad accarezzarmi delicatamente il viso
-era solo un incubo-
abbassai lo sguardo. lui, puntandomi due dita sotto il mento, mi guardò negli
occhi -era solo un incubo, chiaro? io non ti lascerò mai sola, te lo prometto-
mi strinsi al suo
petto -era tutto così reale...- sussurrai spaventata -ti amo- gli dissi con
voce tremante
-anche io ti amo- mi
rassicurò serio, era piacevole sentirlo, erano così rare le volte in cui me lo
diceva
-grazie...-
-perchè mi ringrazi?
lo sai che è così...- risi divertita baciandolo ripetutamente sulle labbra
-perchè ti davo della bugiarda nel sogno?-
-mi avevi chiesto se
erano i sogni a rendermi nervosa, io ti ho risposto di sì, ma c'erano anche
altri motivi, te li ho spiegati, e tu mi hai risposto che non ci credevi e mi
hai detto che non volevi stare con una bugiarda, lasciandomi a piangere sul tuo
letto- risposi tutto d'un fiato
-gli incubi che fai
ti spaventano parecchio vero?- chiese serio
-sì... mi fanno stare
male-
-hai sognato sempre
la stessa cosa?- aspettò qualche istante per poi aggiungere -rispondi
sinceramente-
-sì, ma peggiorano di
volta in volta- gli circondai la schiena con un braccio
-niente può farti del
male nei tuoi stessi sogni. niente può farti del male se ci sono io- lo sentii
stringermi a se più di quanto già non facesse
-questa notte mi sono
addormentata subito?-
-sì... nonostante
fosse molto presto-
-e tu che hai fatto?-
-ti ho guardata
dormire finché non ho ceduto anche io- mi alzai mettendomi la maglietta che mi
aveva prestato il giorno prima per dormire per poi riaccomodarmi tra le sue
braccia, guardai il soffitto fissando il vuoto. lo sentii giocherellare con una
ciocca dei miei capelli.
-Yurika è ancora
innamorata di te?- lasciò i capelli
-è diventata una
fissazione...- si lamentò infastidito
-e dai...
rispondimi!-
-suppongo di sì-
-deve odiarmi
parecchio- osservai in un sussurro
-perchè dovrebbe?
ormai se ne sarà fatta una ragione-
-lo so però, voi due
vi conoscevate da prima che arrivassi. poi io ti ho trattato male quando ci
siamo incontrati, poiché non volevo innamorarmi di te. insomma, per lei deve
essere dura, ti ha sempre ammirato, rispettato, ha difeso anche me pur di farti
piacere, ha sempre cercato di fare una buona impressione, poi vede arrivare me
di punto in bianco a soffiargli il ragazzo di cui è sempre stata innamorata, e
continua a sopportare in silenzio- spiegai poggiandomi sui gomiti per guardarlo
-io non sono il
ragazzo giusto per lei- rispose impassibile
feci una smorfia a quell'affermazione
che ritenevo particolarmente esatta -certo che non lo sei! tanto per cominciare
tu sei il mio fidanzato!- si giro verso di me per guardare la mia espressione
stizzita. lo vidi fare un ghigno divertito nel sentire le mie ragioni -poi lei
è umana e poi è troppo composta per stare con un tipo come te, vi annoiereste a
morte insieme!-
-perchè, che tipo
sono io?!-
-tanto per cominciare
sei tutto precisino, sei estremamente serio, per non parlare di quanto sei
noioso, e poi fai qualcosa che uno non si aspetta all'improvviso. se non ci
fossi io...- elencai contando sulle dita. gli dissi quelle cose a posta,
facendo una faccia indifferente, come se ci credessi io stessa
-dici che sarei un
ragazzo disperato se non ci fossi tu?-
-sìsì, secondo me non
riusciresti a vivere- osservai tanto per vedere la sua reazione
-così io sarei noioso
eh?- mi chiese prendendomi i polsi e portandoli sopra la mia testa -e
precisino, e serio- arrossii vistosamente
-esatto, ti sciogli
solo quando sei con me, con le altre persone sei così- risposi con le
soppracciglia aggrottate
-non pensavo mi
ritenessi noioso-
-no, bhe... magari
noioso no, però sei certamente un precisino serio- proseguii ribellandomi alla
sua presa. si alzò rivestendosi, questa scena era troppo uguale a quella del
sogno, così mi alzai anche io
-sai, io sono serio e
preciso solo perchè ho una ragazza che non lo è- si difese con un sorriso
beffardo
-saresti così anche
se io fossi come Yurika- continuammo a battibeccare sullo stesso argomento per
una buona parte della mattina
-ti riporto a casa-
mi annunciò sfiorandomi la punta delle labbra
-va bene...- andammo
volando, mi piaceva sentire l'aria che mi passava sul viso. arrivati mi salutò
sulla porta. non ero calma, per niente. Pierre mi aveva detto che non mi
sarebbe mai accaduto nulla di male quando fossi stata con lui. ma quando se ne
sarebbe andato che avrei fatto?! entrai agitata, sapevo che gli incubi potevano
tornare sempre, non ero più al sicuro. mi sedetti sul divano, tra Houx e Saul
-tutto a posto? ti
sei divertita da Pierre?- mi chiese alzandosi per prendere dei croassan che
aveva appena fatto, li adoravo.
-sì, molto. però ho
fatto un incubo, quindi non ho dormito troppo bene- li informai appoggiando la
testa su un cuscino
-sai, oggi abbiamo
rivisto Yurika- subentrò Vanilla, che era seduta su di una poltrona
-l'abbiamo vista
anche noi ieri- risposi secca
-è diventata
bellissima- feci una smorfia -abbiamo anche parlato, ci ha detto che era felice
di vedere spesso Pierre, e di aver tenuto così stretti i rapporti- una nuova
fitta di dolore, intensa, mi colpì al petto
-Pierre e Yurika si
sono visti l'ultima volta qualche settimana fa, i loro rapporti non sono
stretti e non si vedono così spesso!- vidi tutti guardarmi sorpresi dal modo in
cui dissi quelle mie parole, che erano venute fuori tanto male.
-a noi ci ha detto
che si vedevano molto spesso- sentii il cuore rosa, che era di un colore così
intenso da sembrare rosso, farmi male. mi alzai guizzante uscendo. raggiunsi
nuovamente la villa di Pierre. arrivata cominciai a bussare con una tale furia
da spaventare i passanti. le lacrime scendevano ininterrottamente dai miei
occhi. quando aprì mi fiondai su di lui, colpendolo con dei deboli pugni sul
petto, mentre il fiato veniva reso debole dal pianto, che affievoliva anche il
mio poco contegno. mi fermò prendendomi i polsi con una mano e attirandomi a se
con quell'altra -tu sei un bugiardo- sussurrai tra i singhiozzi che mi
smorzavano il fiato
-che è successo?-
chiese con quella sua bellissima voce, maestra dell'inganno
-sei un bugiardo!-
ribadii allontanandomi il necessario per poterlo guardare negli occhi -tu mi
hai fatto credere di amarmi, quando invece stavi solo giocando con me! sei un
bugiardo, solo un bugiardo, non voglio più vederti!- realizzai in quell'istante
che stavo facendo quella scenata solo perchè Pierre aveva incontato un'umana,
che non avrebbe mai potuto amare, senza dirmelo. realizzai in quel momento
della sofferenza che stavo procurando a entrambi, ma per qualche strana
ragione, non riuscivo a fermarmi
-mi spieghi che
diavolo ho fatto?!-
-tu hai incontrato
spesso Yurika- sussurrai con la testa china -senza dirmelo, mentendomi dicendo
che l'avevi vista molte settimane prima-
-ti ho detto la
verità, io l'ultima volta che l'ho vista è stato settimane fa- le lacrime
ripresero a scendere
-non è vero-
-sì, che lo è, l'ho
vista qualche settimana fa. io e lei...-
-non è vero, non è
vero! tu sei un bugiardo!- lo interruppi accusandolo in malo modo
-perchè non mi
credi?! sei gelosa di qualcuna che non potrei mai amare!- adesso era arrabbiato
anche lui
-sì invece che
potresti, Blanca si è innamorata di un umano! potresti anche tu!- non potevo
crederci che stavo paragonando un topo, che per giunta non soffrivo, al mio
ragazzo
-non è così, io amo
te!-
-non è vero!- ripetei
urlando. mi prese per il polso stringendolo e trascinandomi fuori
dall'abitazione -dove mi porti?! lasciami!
-andiamo da Yurika-
aveva un tono serio, che non ammeteva repliche. mi condusse verso la grande
casa della ragazza in questione, la ricordavo perfettamente. la vidi uscire
dalla porta, come se ci aspettasse, restando in attesa che ci avvicinassimo per
accoglierci, come farebbe una perfetta ragazza abituata alle compostezze e alle
buone maniere che la borghesia imponeva, cosa di cui non mi ero mai preoccupata
poiché il mio mondo aveva a che fare con tutt'altro. mi bloccai di colpo -che
ti prende?!- mi chiese voltandosi verso di me
-non voglio andarci!
ti prego, torniamo a casa tua!- gli chiesi in modo infantile agitando il
braccio per liberarmi dalla sua presa. sforzi completamente inutili poiché la
sua forza che scagliava violentemente contro di me, era di gran lunga superiore
-che cosa? tu fino ad
adesso mi hai accusato, non sentendo ragioni. dicendomi che sono un bugiardo e
che non volevi più vedermi! e adesso non vuoi venire?!- era di nuovo infuriato,
e la sua morsa intorno al mio polso aumentò facendomi emettere un flebile
suono. allentò di nuovo la stretta notando il dolore che provavo e la sua
graduale perdita di controllo
-no, non voglio-
sussurrai intimorita
-e perchè?!-
-perchè andando da
lei faccio la figura della ragazzina gelosa del suo ragazzo tanto più grande-
-ma tu sei la
ragazzina gelosa del suo ragazzo di tanto più grande- mi sentii incapace di
agire, non sapevo come tirarmi indietro dall'imminente colpa che Yurika mi
avrebbe gettato addosso guardandomi come se non fossi degna di stare con lui.
vidi avvicinarsi la mia condannatrice, che avrebbe sicuramente segnato quella
giornata aumentando i sensi di colpa che non sarebbero tardati a venire una
volta che mi fossi resa conto dell'ingiusta colpa che avevo affibbiato a Pierre
-buon pomeriggio
ragazzi, non vi aspettavo-
-ciao Yurika, è
che...- lo vidi riflettere per un istante, senza far notare la sua pausa -ieri
abbiamo parlato solo per pochi secondi, volevamo fare un giro e abbiamo pensato
di passare a trovarti. non ricordo nemmeno quand'è che ci siamo visti l'ultima
volta- disse tutto in modo naturale, con un tono fermo. Yurika sorrise felice
dalle sue parole
-tre settimane fa,
circa. mi fa piacere rivederti Chocola- mi guardò con i suoi grandi occhi
scuri, arrossii. Pierre non mi aveva umiliata, come avrebbe dovuto. lui non
aveva detto a Yurika che ero gelosa, che non mi fidavo, le aveva mentito per
evitare a me una sicura umiliazione
-grazie, anche a me
fa piacere rivederti- risposi a tono. quando cominciò a camminare, Pierre, si
voltò verso di me guardandomi con un sorriso gentile. sussultai. la brutta
figura l'avevo comunque fatta, però con la persona sbagliata. passammo il
pomeriggio in compagnia di Yurika, il dolore al petto non accennò a diminuire e
per giunta mi sentivo terribilmente fuori posto. una volta salutata ci avviammo
a casa, continuavo a guardare in basso, timorosa di incontrare il suo sguardo e
di inciampare ancora in una qualche parola che mi avrebbe assicurato una
litigata con lui
-allora? non hai
niente da dirmi?- chiese cingendomi i fianchi
-lei ha detto a Houx,
Saul e Vanilla che voi vi incontrate spesso- mi giustificai tenendo le mani
sulle sue, pronta a spingerlo via se mai fosse sfociato tutto in un altra
scenata. speravo vivamente non accadesse.
-per lei incontrarmi
ogni due settimane è incontrarsi spesso, visto come sono impegnato con te- la sua
presa aumentò -come hai intenzione di scusarti per quello che hai fatto?!-
chiese con un sorriso beffardo sulle labbra
mi sentii irritata,
io stavo male e lui si divertiva, ridendo del dolore che provavo -io non
chiederò mai scusa!- risposi chiudendo i pugni imponendomi di non correre via
da lui
-che cosa?!- qualche
lacrima silenziosa solcò nuovamente il mio candido viso -ti rendi conto di
quello che hai fatto?! ti sei infuriata con me solo perchè sono rimasto suo
amico-
-credevo mi avessi
mentito- sussurai, mi fermò circondandomi la vita con le sue grandi mani
-perchè ti comporti
così?! sai bene quello che provo per te-
-tu non mi avevi
detto che vi incontravate ancora!-
-sapevi che ci
sentivamo-
mi sentii alterata
ancora una volta. la rabbia ormai era di entrambi -tu però mi impediresti di
andare con un qualsiasi altro ragazzo!- sbraitai stupendomi delle mie stesse
parole. lui non mi impediva di essere amica di Houx o Saul. eppure sapeva bene
quello che Houx continuava a provare per me ormai da anni. che stavo facendo?
perchè gli dicevo quelle cose che, ero consapevole, lo facevano soffriere.
-siamo solo amici!
che c'è di strano?!-
-sono io la tua
ragazza!-
mi prese il viso fra
le mani -lo so, e nessuno può prendere il tuo posto!- eppure continuavo a
sentirmi da meno, la sua dolcezza non riusciva ad arrivarmi al mio cuore come
avrei voluto
-lasciami in pace
Pierre, voglio starmene un po' da sola- lo liquidai allontanandomi. pensai che
forse, per riordinare le idee, mi servisse solo un po' di tempo, per pensare,
per ragionare. tornai a casa senza salutare nessuno, andai in camera sentendo
lo sguardo preoccupato di Robin e Vanilla su di me. mi sdraiai sul mio letto
piangendo
-chocola, tutto a
posto?- chiese apprensiva la mia amica da fuori la porta. risposi flebilmente
di sì. le volevo davvero bene, mi dispiaceva coinvolgerla nel mio insensato e
inutle, per entrambi, dolore. di sera non mangiai, continuavo a pensare al viso
di Yurika, e a quello di Pierre quando mi diceva di amarmi. sentii la finestra aprirsi,
lo vidi entrare per poi mettersi al mio fianco
-che ci fai qui?-
chiesi felice di vederlo, mi era mancato terribilmente nonostante fossi stata
io ad allontanarmi lestamente da lui, come fossi una vigliacca che non voleva
affrontare le proprie colpe
-ho pensato che
avessi voglia di vedermi dopo quello che è successo oggi, così sono venuto- lo
baciai con passione, mettendomi a cavalcioni su di lui. lo strinsi a me
possessiva -posso dedurre che sei felice di vedermi- continuai a passargli le
labbra sulle sue
-mi dispiace... sono
una stupida!- mi scusai per come mi ero comportata con il massimo impegno
-sì, è vero, lo sei!-
mi sfiorò il fianco con una mano, arrossii allontanandolo ma restando sulle sue
gambe -stai meglio?- chiese asciugandomi una lacrima che si era posata sulla
guancia
-sì-
-tu... mi avresti
lasciato se avessi visto Yurika spesso come pensavi?- chiese avvicinandomi
nuovamente a se con un tono serio e deciso, tipica di quando voleva una
risposta sincera e diretta da parte mia
-no... parlavo senza
pensare-
-le tue reazioni in
questo periodo sono strane. i sogni che fai modificano il tuo comportamento,
devi raccontarmi cosa succede negli incubi- ciò che disse mi colpì come un
fulmine, non volevo raccontargli ciò che accadeva. volevo tenermi tutto dentro
in modo da soffocare quello che sentivo, non sarei più stata gelosa, me lo ero
ripromesso.
-no- affermai
risoluta -quei sogni non mi disturbano più. quella che ho avuto è stata una
reazione infantile, ma non accadrà più-
-chocola, non mi
interessa se riaccade, se fai quelle scenate. io non voglio che stai male-
abbassai lo sguardo, per poi tornare a guardarlo trovando nuovamente la forza,
anche se sentivo il peso, il dolore del mio cristallo del cuore
-io sto bene, non mi
importa se le sei amico, ne hai tutto il diritto- mai niente fu più
difficoltoso da dire quanto quelle parole
-ma a me non
interessa se ti preoccupi per questa sciocchezza, io non voglio che stai male!-
-ma io sto bene-
risposi irritata. mi prese tra le braccia stringendomi -Pierre, sto bene!-
-meglio che sia così-
dopo qualche istante iniziò a baciarmi per poi accarezzarmi dolcemente sotto la
maglietta, con una naturalezza che mi sorprese. mi chiesi se fosse nuovamente
un sogno, sentendolo così sciolto, così deciso nelle sue azioni. credevo non
arrivasse mai a voler fare l'amore con me nella mia camera, prevenuto com'è, ma
comunque la cosa non mi dispiaceva, visto com'ero stata male gran parte della
giornata, volevo sentirlo vicino. così, lo lasciai fare. chiuse la porta della
mia camera a chiave. nei momenti seguenti non feci altro che farmi guidare dai
suoi movimenti, sentendomi parte di lui. non desideravo altro che essere in
lui, restarci, non andare mai via. eppure mi rendevo conto che era impossibile,
tuttavia in quelle ore che passavamo insieme, in cui avevamo un rapporto così
intimo, volevo sentirmi in quel modo. sperando che almeno quella sensazione di
appartenenza durasse per sempre, che non finisse mai, fosse eterna. ancora non
mi rendevo conto che io e Pierre facevamo parte l'uno dell'altra. in quel
periodo ero stupida, fragile. il mio cuore era sull'orlo di un precipizio, la
differenza è che io, senza rendermene conto, stavo già cadendo nell'oscurità.
niente che mi tenesse, non respiravo.
commenti dell'autore:
in questo capitolo ho
messo tutta me stessa, spero vivamente apprezzerete.