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Autore: CherryBomb_    02/02/2011    10 recensioni
Bella, dopo essere stata lasciata da Edward, decide di tornare a vivere a Phoenix con la madre. Come sarà la sua vita senza di lui?Riuscirà a dimenticarlo? Il suo amato tornerà a prenderla? Ci saranno Jacob, i licantropi, il ritorno di Victoria, i Volturi? Bella rimarrà incinta? Leggete e lo scoprirete. ^_^ Una What If leggermente OOC perchè ci saranno dei personaggi nuovi che non sono mai stati citati nel libro. Spero di avervi incuriosito. Tratto dal 4 capitolo : - Lo ami?- le chiesi semplicemente. Dovevo saperlo. Dovevo saperlo se lo amasse, se mi avesse dimenticato definitivamente. Se con lui fosse felice. Dovevo sapere che non mi volesse più nella sua vita e me ne sarei andato. Il solo pensiero di andarmene, mi faceva stare male. Io la amavo, volevo stare con lei, ma se lei non mi avesse voluto non potevo fare altro che andarmene. Intorno a noi regnò il silenzio per minuti che mi parvero ore. - Sì - non le tremò la voce, non le si imporporarono le guancie, non ebbe nessuna reazione a quella semplice parola, ma al solo sentirla una parte di me morì per la seconda volta. Lo amava, amava lui e non me. Mi aveva dimenticato, non mi amava più. Era colpa mia, ero stato uno stupido, ero stato io a lasciarla pensando di fare la cosa giusta, ma avevo sbagliato, avevo sbagliato completamente. Lei mi aveva dimenticato e io non potevo fare altro che andarmene. - Allora, addio - due parole che mi costarono tantissimo. Non me ne sarei voluto andare ed ero sicuro che non me ne sarei mai andato definitivamente, l’avrei controllata ancora per il resto della mia vita. Mi girai e feci per andarmene. - Mi lasci di nuovo così? - mi chiese e sentii distintamente il sangue che andò a colorare le sue guancie, mi girai nuovamente e la guardai.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Più libri/film
Capitoli:
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Capitolo 2










Capitolo 14


Buonasera! Dopo lo scorso capitolo alquanto pesantuccio, spero di aver scritto qualcosa di un po’ più soft e leggero.
Ci vediamo sotto con le note.
Buona lettura ^_^

 

 

 

Bella POV
Mi sentivo una stupida, una completa stupida. Avevo appena fatto una figura di quelle pessime.
Mentre dormivo mi ero accidentalmente appoggiata alla spalla di Edward. Accidentalmente, lo giuro. Svegliarmi e ritrovarmi il suo viso a qualche centimetro di distanza, sentirmi tra le sue braccia di nuovo, era stato qualcosa di assolutamente inaspettato per me.
Non mi ero minimamente accorta che fossi appoggiata ad Edward.
Inizialmente, appena sveglia, non mi sembrava niente di così strano, non mi sembrava che quel gesto fosse assolutamente inconcepibile. Quando mi scostò una ciocca di capelli dal viso e mi sorrise, capii in che situazione mi ero cacciata.
Senza volerlo arrossii come stupida. Santo cielo, la Bella di quel periodo era scomparsa dalla mia vita. Non ero più arrossita da… dal mio diciottesimo compleanno in pratica. Dall’ultima volta che io ed Edward avevamo passato del tempo insieme come vera coppia.
Come potevo arrossire in quel momento? Pensavo finalmente di aver sconfitto la mia timidezza, non potevo arrossire dopo un anno e mezzo Dio santo e tutto per cosa? Per un suo sorriso? Non era possibile.
Ma che sorriso. Uno di quelli che riescono a mozzarti il fiato, ma allo stesso tempo dolci e pieni d’amore. Quanto mi erano mancati quei sorrisi? Quanto mi era mancato il suo sorriso sghembo? Quanto mi erano mancate le sue braccia? Il suo corpo? Il suo calore? Troppo. Troppo.
Ma non sopportavo che avessi di nuovo cominciato ad arrossire. E come se non bastasse il rossore, il mio cuore batteva all’impazzata. Come una volta. Tutto stava tornando come una volta. La Bella che ero diventata in quell’anno e mezzo, la Bella un po’ più sicura di sé stessa, se ne stava andando, completamente, lasciando spazio a quella Bella timida ed impacciata che io tanto odiavo.
Non mi sopportavo. Non lo sopportavo perché Edward poteva vedere l’effetto che mi faceva, poteva sentirlo e io non volevo, non volevo assolutamente che succedesse. Lui poteva sentire il mio cuore che pompava più sangue, poteva sentire il mio sangue fluire verso le mie guancie, poteva sentire tutto. Dannazione.
Speravo che le cose per una volta sarebbero state diverse, che non mi sarei fatta riconoscere per la mia timidezza e la mia goffaggine, volevo che capisse, lui prima di tutti, che fossi cambiata in quegli anni, ma purtroppo, non era così.
Mi staccai da lui con la testa bassa e le guancie rosse.
Mi sarei data un bel pugno in testa se non ci fosse stato Edward vicino a me.
Come poteva essere che quel ragazzo mi facesse ancora quell’effetto? Come poteva essere che non fosse cambiato niente?
Perché avevo come l’impressione che a Phoenix fossimo delle persone completamente diverse e tornando a Forks, insieme, stessimo tornando quelli di una volta? Io stavo tornando timida, goffa e impacciata, lui il vampiro stra figo che con un sorriso sghembo fa cadere tutte ai suoi piedi.
Perché avevo questa sensazione? Perché avevo la sensazione che tutto stesse tornando come era un tempo?
Mi allacciai le cinture quando il pilota ci pregò di farlo.
Cinque minuti dopo, eravamo atterrati e lentamente scendemmo dall’aereo.
Rimasi in silenzio per tutto il tempo troppo imbarazzata per quello che era successo poco prima.
Uscimmo dal gate e vidi un sacco di gente che aspettava, che correva in ritardo per prendere un volo.
Mi fermai improvvisamente. Edward davanti a me continuò a camminare senza nemmeno accorgersi che mi fossi fermata.
Guardai la sua schiena, la sua figura. Ero a casa. A casa mia. Con lui. Mi sentivo a casa. In quel preciso istante sembrava che tutto il mio mondo fosse tornato a posto, come se non fosse passato un anno e mezzo.
Era davvero strano, anzi, stranissimo. La prima volta che avevo messo piede a Forks lo odiavo, praticamente avrei dato qualsiasi cosa pur di tornare a casa, ma quel giorno, dopo un anno e mezzo dalla mia partenza, io mi sentivo a casa. Non era possibile. Non era assolutamente possibile.
Edward si girò e mi sorrise. Il mondo sembrò quasi bloccarsi. Esisteva solo lui, il suo sorriso e il suo sguardo.
Come ci si sente quando finalmente senti di nuovo di essere tornato a casa? Vorresti urlare, saltare, ballare, vorresti far vedere a tutti quanto sei felice, ma non era possibile. Mi sarò sentita anche a casa, ma tutto non era come una volta. Uno stupido viaggio di un paio d’ore, cinque ore passate con Edward a ridere e scherzare, non facevano tornare tutto come una volta. Ci sarebbe voluto ben altro.
<< Tutto bene, Bella? >> mi chiese Edward scrutandomi in viso.
<< Sì, tutto a posto >> gli sorrisi leggermente cercando di rassicurarlo e mi incamminai verso di lui.
Ero immersa nella folla cercando di andare a raggiungere il nastro trasportatore per prendere la mia valigia, ma venni improvvisamente presa in braccio da un armadio. Sul serio, era veramente un armadio. Presi paura, mi irrigidii e fui tentata di mettermi ad urlare, ma quando sentii la voce di quel colosso, mi sentii rassicurata.
<< La mia Bellina, allora come stai? >> venni quasi stritolata dall’abbraccio di Emmett.
Ma se lo ricordava che io ero umana?
<< Emmett, guarda che le stai facendo male >> gli disse Edward leggermente divertito.
<< Ma non è vero >> protestò Emmett.
<< Sì, Emmett. Mi stai facendo male >> replicai cercando di divincolarmi dal suo abbraccio come se pensassi davvero di riuscirci. Era praticamente impossibile, come se avessi voluto sradicare un albero con le mie sole forze. Impossibile.
Emmett mi lasciò andare e sentii nuovamente la terra sotto i piedi.
In quel momento vidi che vicino ad Emmett ci fosse anche Jasper. Sempre con quella sua espressione apatica, quasi agonizzante. Forse stava cercando di non respirare, di non sentire il mio odore.
<< Jasper, respira >> gli dissi accarezzandogli un braccio e facendolo irrigidire.
<< Sto semplicemente cercando di non sentire niente, almeno non succederà quello che è successo l’altra volta >> parlò lentamente e cercava di fare pochissimi movimenti.
<< Sono sicura che non succederà, quindi puoi tranquillamente muoverti e respira, anche se non ne avresti bisogno >> gli sorrisi serena.
Lui tentennò, ma dopo poco lo vidi rilassarsi e sorridermi.
<< In questo anno e mezzo ha fatto esercizi sulla resistenza. Si è talmente allenato nel caso tu fossi tornata. E adesso sei tornata >> spiegò tutto felice e raggiante Emmett.
Il sorriso sereno che aveva illuminato il mio viso fino a quel momento, morì al suono delle parole dell’orso.
Tornata? Pensa che io ed Edward siamo… No, non può pensarlo sul serio.
Abbassai lo sguardo leggermente imbarazzata.
<< Non penso di restare. Vengo solo per assicurarmi che mio papà stia bene, quando uscirà dall’ospedale penso di tornare a casa >> ammisi a bassa voce, ma sapevo benissimo che tutti e tre avessero sentito quello che avessi detto.
<< Ah >> la voce di Emmett era alquanto delusa ed era strano, non l’avevo mai sentita in quel modo.
<< No >> sentii dire da Edward in modo quasi affranto.
<< Ok, allora, andiamo in ospedale. Alice e Rose sono da tuo papà, è per quello che siamo venuti noi a prendervi >> l’orso sempre burlone e divertente, era scomparso, lasciando spazio ad un Emmett triste. Che avessi detto qualcosa di sbagliato?
<< Sono felice che siate venuti voi a prendermi >> dissi sorridente sperando di alleggerire la situazione.
Emmett mi rivolse un piccolo sorriso che poi sparì improvvisamente.
Ok, avevo detto qualcosa di sbagliato, ma cosa?
In assoluto silenzio io ed Edward andammo a prendere i nostri bagagli per poi dirigerci verso la Jeep di Emmett.
Il viaggio fu alquanto estenuante. Il silenzio era opprimente come se volesse soffocarmi, come se volesse farmi rendere conto che c’era qualcosa di strano in quella situazione. E infatti c’era: Emmett guidava in silenzio, guardando la strada assorto, evento alquanto raro; Jasper era in silenzio che osservava chissà che cosa, ma questa  non era affatto una novità; Edward era vicino a me, seduto nel sedile posteriore, che non parlava, ma ormai anche con lui ci avevo fatto l’abitudine.
L’unico rumore che si sentiva era il motore della macchina e il cambio quando Emmett cambiava le marce.
Avrei voluto parlare, chiedere cosa fosse successo, cosa avessi detto di sbagliato, ma non trovavo mai il coraggio per farlo. Perché tornando a Forks era come se il tempo si fosse fermato? Come se l’anno e mezzo che era appena passato, non aveva cambiato assolutamente niente? Dovevo mettere da parte la timidezza e l’imbarazzo e chiedere cosa fosse successo, cos’avessi detto di sbagliato.
<< Ho detto forse qualcosa che non dovevo dire? >> chiesi improvvisamente leggermente infastidita.
<< No, assolutamente no, Bella >> mi rispose Emmett senza nemmeno guardarmi.
<< Emmett >> lo ripresi.
<< Ecco, pensavamo che fossi tornata per restare >> disse così velocemente che feci quasi fatica a comprendere quello che disse.
Mi girai vero Edward che guardava fuori dal finestrino.
<< Oh >> mi sfuggì quando compresi appieno le parole di Emmett. << Ecco, io…  non so se rimarrò. Può darsi, cioè… non ne sono sicura. >>
<< Be, sappi che se deciderai di rimanere, noi tutti ne saremo ben felici >> mi disse sorridendo.
Qualcosa mi si smosse dentro. Mi sarei messa a piangere se solo non mi fossi sentita una stupida. Forse ero mancata a loro come loro erano mancati a me. In quell’anno e mezzo, non mi era mancato solo Edward, ma anche tutta la sua famiglia, quella famiglia che mi aveva accolto come figlia loro, che mi aveva protetto e festeggiato come se facessi parte di loro. Avevo instaurato un bellissimo rapporto con tutti loro, anche se con qualcuno un po’ meno, e quell’anno e mezzo era davvero stato duro. Emmett e Alice erano quelli che mi erano mancati più di tutti, insieme ad Esme e Carlisle. Mi era mancata l’esuberanza di Alice, gli scherzi di Emmett, la cucina di Esme e il fatto che con me si comportasse come una mamma e di Carlisle mi era mancata la sua saggezza e la sua disponibilità, lui c’era sempre stato.
Avere almeno la speranza che fossi mancata anch’io a loro, mi fece ancora più rendere conto di quanto Forks fosse casa mia, di quanto in questa città nuvolosa e cupa, avessi una famiglia che aspettava il mio ritorno, che forse in quell’anno e mezzo aveva aspettato solo che io tornassi.
Non dico che pensassero a me 24 ore su 24, che si fossero disperati nel non sapere cosa stessi facendo, ma speravo che avessero pensato a me almeno quanto io avevo pensato a loro.
<< Sono felice di saperlo >> dissi con la voce leggermente incrinata cercando di trattenere le lacrime.
Non parlammo più per il resto del viaggio, ma l’atmosfera era meno opprimente di quanto lo fosse prima.
Arrivammo in ospedale ed Edward mi accompagnò.
<< Buongiorno, stiamo cercando… >> esordì Edward alla segretaria che c’era all’ingresso.
<< Edward >> questa era sicuramente la voce di Carlisle.
Mi girai ed eccolo lì, con la sua carnagione chiara e i capelli biondi.
<< Bella, sono felice di vederti >> disse sporgendosi ad abbracciarmi.
Lo strinsi anch’io, cercando di bearmi di quell’abbraccio tanto paterno.
<< Vieni ti porto da tuo papà >> disse staccandosi e sorridendomi.
Lo seguii lungo il corridoio.
<< Posso dirti che è migliorato molto nelle ultime ore. Abbiamo cercato di fare tutto il possibile per lui, l’abbiamo operato e gli abbiamo ingessato il braccio rotto. Dopo l’operazione sembrava molto affaticato, ma in queste ultime ore si è ripreso. Ora sta decisamente meglio, deve solo riposare. Lo teniamo in ospedale per qualche giorno per vedere se magari ha una ricaduta o se qualcosa dell’operazione è andato male, poi lo lasceremo tornare a casa >> si fermò davanti ad una porta e si girò a guardarmi << Non preoccuparti. Sta bene e ha avuto compagnia in queste ore, Rose ed Alice si sono offerte di fargli compagnia >> mi sorrise.
Mi affacciai nella stanza dove trovai mio padre nel letto che dormiva e Rose ed Alice che sfogliavano delle riviste di moda e che ogni tanto si scambiavano qualche parola.
<< Edward, ti dispiace se parliamo? >> disse Carlisle.
Mi girai verso Edward e lo vidi annuire.
Seguii con lo sguardo padre e figlio che si allontanavano da me cercando di immaginare di cosa avrebbero parlato.
Poi spostai lo sguardo su mio papà, steso in quel letto che dormiva.
Presi un profondo respiro ed entrai, facendo spostare su di me gli sguardi delle due sorelle che erano lì.
<< Finalmente ti sei decisa ad entrare >> disse Alice sorridendomi e venendo ad abbracciarmi.
<< Stavo solo pensando >> la abbracciai anch’io.
Mi staccai da lei e guardai Rose, che mi guardava in modo tutt’altro che amichevole, anche se, devo ammetterlo, mi guardava meglio di come mi guardava una volta.
<< Ciao Rose >> la salutai con un sorriso.
<< Ciao Bella >> anche lei accennò ad un sorriso che non capii se fosse finto o sincero, ma decisi di accontentarmi.
<< Tuo papà sarà sicuramente felice di vederti, è da ore che siamo qua con lui e si è svegliato solo una volta, si è stupito di trovarci qui, ci ha parlato un po’ e poi si è riaddormentato >> spiegò in modo molto approssimato Rose.
Be, almeno avevamo fatto passi avanti. Una volta a mala pena mi parlava, almeno adesso cercava di intavolare una conversazione.
<< Grazie per avergli tenuto compagnia >> le guardai entrambe.
<< Ma figurati, l’abbiamo fatto con piacere. Speravamo davvero che saresti arrivata >> mi sorrise Alice. << Dai, su. Siediti. Hai qualche Bella notizia da darci? Hai lasciato il coso? No, perché sarebbe una notizia bellissima. >>
<< Alice >> la ripresi guardandola male.
Lei si incupì leggermente.
<< Quindi vuoi dirmi che il mio arrivo a Phoenix non ha risolto praticamente niente? >>  scossi la testa. << Ma allora non capite niente >> sbuffò e incrociò le braccia al petto.
Solo in quel momento mi ricordai che dovevo chiamare Daniel, avrei dovuto farlo appena ero atterrata a Forks, ma me n’ero completamente dimenticata.
<< Vado a chiamare Daniel >> dissi alzandomi cercando il cellulare nella tasca dei jeans.
<< Il coso >> disse Alice con disprezzo.
Alzai gli occhi al cielo e feci finta di non averla sentita.
Accesi il cellulare e feci partire la chiamata a Daniel
<< Bella, finalmente, pensavo fosse caduto l’aereo, mi stavo preoccupando >> disse lui senza nemmeno salutarmi.
<< Stai tranquillo, sono già in ospedale con mio papà. Scusa se non ti ho chiamato prima, ma sono stata completamente presa da quello che stava succedendo, mi sono dimenticata di chiamarti >>  Mi sono dimenticata anche che esistessi avrei voluto aggiungere. Mi sentivo cattiva, ma era la verità. Tornare a Forks mi aveva come riportato alla mia vecchia vita facendomi dimenticare della nuova.
<< Tranquilla, l’importante è che tu stia bene >> lo sentii decisamente più rilassato.
<< Sì, sto bene. >>
<< Mi ha detto tua mamma di dirti che appena può ti chiama. >>
<< Si è preoccupata molto? >>
<< Non più di tanto. Era in pensiero più che altro per tuo papà e poi era tranquilla perché sapeva che eri con… con… >> Daniel non riusciva a finire la frase.
<< Edward? >> lo aiutati.
<< Sì, con lui. Era felice che non fossi sola e sa che di lui si può fidare >> c’era una certa nota di fastidio nella sua voce. Potevo immaginare che non fosse felice che mia mamma si fidasse di Edward, che forse avrebbe preferito che avesse detto quelle cose di lui e non di qualcun altro.
<< Be, sono felice che non sia preoccupata >> feci un piccolo sorriso leggermente rilassata che mia mamma non avrebbe voluto uccidermi al mio ritorno.
<< C’è Helena che vuole parlarti. >>
<< Passamela >> dissi con un sorriso, contenta di risentire la mia migliore amica e curiosa di sapere cosa avesse da dirmi.
<< Helena, vieni c’è Bella al telefono >> si mise ad urlare Daniel stordendomi quasi un orecchio.
<< Pronto? Bella? Come stai? >> mi chiese velocemente la mia amica appena prese in mano il telefono.
<< Daniel? Vieni un attimo mi serve una mano >> sentii Matt urlare.
<< Che sta succedendo? >> chiesi curiosa.
<< Ho chiesto a Matt di chiamare Daniel così potevamo parlare senza che lui ci sentisse. Sarebbe meglio se non sapesse quello di cui stiamo per parlare. >>
<< E di cosa stiamo per parlare? >> le chiesi confusa.
<< Di Edward >> mi irrigidii improvvisamente. << Allora, successo qualcosa mentre eravate da soli? >>
<< Helena >> la ripresi.
<< Dai, voglio sapere se è successo qualcosa. Un bacio? Una scopata nel bagno? >> disse divertita.
<< Helena >> la ripresi scioccata.
<< Sto scherzando, sto scherzando. Calmati. A parte gli scherzi, è successo qualcosa? Finalmente ti ha dimostrato di amarti? E tu gli hai detto di amarlo ancora? >>
<< Non è successo niente e non ci siamo detti niente. Abbiamo solo riso e scherzato >> ammisi.
<< È già un inizio. Ora, vedi di chiarire la situazione e di tornare con le idee chiare, ok? Voglio bene a Daniel, ma non è giusto che tu stia con lui quando non provi niente e ami un altro. Quindi, pensa cosa fare, ok? Spero di sentirti presto >>
<< Ti chiamo in questi giorni magari >> le dissi con poco entusiasmo.
Le sue parole mi avevano lasciata alquanto spiazzata. Con poche parole Helena era riuscita a spiegare quello che io avevo capito con mesi di pensieri.
<< Ciao Bella. >>
<< Ciao Helena >> chiusi la chiamata ripensando alle sue parole.
Quel viaggio non era solo per sapere come stesse mio papà, ma sarebbe servito soprattutto a me, a chiarirmi le idee e a decidermi sul da farsi.
<< La tua amica ha ragione >> esordì Alice quando entrai nella stanza. << Devi chiarirti le idee e decidere cosa fare. So che ti potrà sembrare strano, ma quel ragazzo è davvero preso da te. Se ti dicessi che ogni tanto gli passa per la testa di volerti sposare, penso non mi crederesti, ma ti assicuro che alcune volte ne è veramente sicuro. Non prenderti gioco di lui e soprattutto dei suoi sentimenti, non è giusto. >>
Tutti che volevano che aprissi gli occhi, tutti che sapevano quali erano i miei veri sentimenti e sapevano soprattutto cosa provasse Daniel per me, ma non sapevo cosa fare. Poteva sembrare facile, poteva sembrare una passeggiata prendere una decisione.
Tutti che volevano che facessi la scelta più ovvia: Edward, ma non riuscivano a capire che non era poi così semplice la situazione.
<< Lo so, Alice. Lo so >> le dissi sbuffando e sedendomi su una sedia.
<< Pensaci. Adesso ti lascio da sola e vado a casa. Ci vediamo Bella >> mi lasciò un bacio sulla guancia e uscì dalla stanza.
Rimasi a guardare il soffitto con il cervello totalmente in stand by. Non pensavo assolutamente a niente come se nel mio cervello ci fosse completamente il buio.
<< So che non sono affari miei, ma volevo dirti che in un certo senso ti capisco. Non è semplice prendere una decisione in cui vengono messi in mezzo i propri sentimenti. So che posso aver dato l’impressione di essere un’antipatica stronza, so che puoi aver pensato che mi stessi antipatica, ma non è così, anzi, ti rispetto e penso che Edward non potesse amare persona migliore di te. Pensa bene a quello che vuoi, a quello che realmente vuoi e poi pensa anche alle persone che sono coinvolte nella tua vita. Pensa ad Edward o a Daniel, c’entrano anche loro in questa situazione >> si alzò e fece per andarsene.
<< Rose? >> la chiamai facendola fermare.
<< Dimmi >> mi sorrise leggermente.
<< Perché ce l’avevi con me? >>
<< Un giorno forse, quando saremo da sole, te lo spiegherò. Quando avrai preso una decisione e quando forse le cose si saranno sistemate, te lo dirò >> mi sorrise e se ne andò.
Rimasi a guardare la porta dal quale era uscita.
Era alquanto strano che Rose mi avesse parlato insieme, forse in questo anno e mezzo, qui a Forks e nella famiglia Cullen, era cambiato qualcosa, qualcosa del quale io ne ero completamente all’oscuro, o forse era solo una mia impressione.
Mi ridestai dalla mia momentanea assenza e avvicinai la sedia al letto di mio papà.
Lo guardai inerme in quel letto, con flebo attaccate al braccio e canna nel naso. Sembrava distrutto, stanco.
Volevo bene a mio papà nonostante con lui avessi parlato gran poco, ma alla fine io e lui eravamo simili. Bastava stare in silenzio per capirci. Gli volevo un gran bene e vederlo lì, in quel letto d’ospedale pensando a quello che aveva appena passato, mi venne da piangere. Se fosse morto non avrei potuto sopportarlo, non avevamo questo grande rapporto, ma era pur sempre mio papà.
Improvvisamente sentii la presenza di qualcuno. Alzai lo sguardo e trovai Edward appoggiato allo stipite della porta che mi guardava.
Lo guardai, perdendomi in quegli occhi dorati che tanto amavo.
<< Si è svegliato da quando sei qua? >> mi chiese avvicinandosi con passo lento, quasi seducente e ammaliatore.
<< No >> abbassai lo sguardo leggermente imbarazzata dal suo.
Non parlò più, non mi fece altre domande.
Mi girai e lo trovai seduto nella poltrona che mi guardava sorridente.
<< Edward… >> c’erano tanto modi in cui avrei voluto continuare.
Avrei dovuto dire: Edward, dovresti andare a casa e lasciarmi da sola con mio papà.
Ma le uniche frasi che il mio cuore avrebbe voluto gridare erano:
Edward, ti amo ancora.
Edward, non lasciarmi.
Edward, grazie.
Lasciai la frase sospesa a metà. Decisi di tenere la bocca chiusa altrimenti avrei detto cose che non avrei mai voluto dire, avrei detto cose di cui poi mi sarei pentita.
Mi girai a guardare mio papà nel letto. Cominciai ad accarezzargli una mano sperando che magari si svegliasse. Sapevo che stesse bene, che fosse fuori pericolo, ma finché non l’avessi visto sveglio, non sarei stata del tutto tranquilla.
Continuai ad accarezzargli la mano, pensando a quello che avrei dovuto fare, a quello che sarebbe successo dopo che lui sarebbe tornato a casa. Dovevo cominciare a pensare a chi si sarebbe preso cura di lui, a chi avrei potuto chiedere, se poteva farcela da solo. Ero l’unica che avrebbe potuto prendere una decisione, anche se ero sicurissima che lui si sarebbe opposto ad avere un aiuto, che mi avrebbe detto di potercela fare benissimo da solo. Ero sicurissima che questo sarebbe successo.
<< Bella >> sentii una voce arrochita e flebile chiamarmi.
Alzai lo sguardo e incontrai gli occhi assonnati di mio papà.
<< Ciao papà >> lo salutai sorridendo.
Lo vidi seguire con lo sguardo qualcuno e mi girai proprio nel momento in cui Edward uscì dalla stanza.
Feci finta di niente e cominciai a parlare con lui.
<< Mi spieghi che cosa è successo? >> gli chiesi preoccupata.
<< Cominciamo dalle cose importanti >> prese una pausa ed ebbi quasi paura che mi chiedesse di Edward o che volesse parlarmi di lui. << Che cosa ci fai qui? >> mi chiese leggermente in imbarazzo.
Eravamo proprio padre e figlia io e lui.
<< Edward mi ha chiamato e mi ha avvisato del tuo incidente, ho deciso di prendere subito un aereo e di raggiungerti. Quindi, eccomi qua >> feci un gesto teatrale con le mani indicandomi.
<< Sono felice di vederti. Era da un po’ che non ci vedevamo >> disse l’ultima frase con tristezza e abbassò lo sguardo celandomi i propri sentimenti.
<< Un anno e mezzo, papà >> sussurrai abbassando a mia volta lo sguardo.
Rimanemmo un attimo in silenzio non sapendo cosa dire, ognuno nascosto dietro il propri imbarazzo.
<< I Cullen sono davvero tutti molto carini >> esordì improvvisamente. << In queste ore sono venuti a trovarmi e a farmi compagnia. Non mi hanno detto che saresti arrivata però. Sono davvero dei bravi ragazzi >> ammise con il sorriso.
<< Sì, sono tutti molto simpatici, papà. Eri tu che dicevi che non lo fossero >> dissi leggermente divertita.
<< No, dicevo solo che non mi piaceva Edward >> fece scomparire il sorriso dalle labbra.
Ecco, appunto. Sapevo che saremmo arrivati a parlare di quello.
<< Anche lui è come i suoi fratelli >> sussurrai leggermente e arrossendo al solo pensiero di Edward. Dio, quanto non mi sopportavo.
<< Non mi sembra proprio. Lui ti ha lasciato. È colpa sua se te ne sei andata >> urlò.
<< Papà >> lo guardai allibita.
<< Cosa? Non dirmi che non è colpa sua se te ne sei andata. >>
<< Forse è meglio se ti calmi >> gli dissi flebilmente.
<< Non mi calmo. È colpa sua >> urlò di nuovo.
<< Non è colpa sua. Sono io che ho deciso di andarmene e sì, ok, me ne sono andata perché lui mi aveva lasciato, ma non mi sembra il caso di dare tutta la colpa a lui >> cercai di fronteggiarlo senza ferirlo, cercando di non perdere il controllo di me stessa.
<< E adesso che cosa ci fa di nuovo qui? Avete ricominciato ad uscire? Lo hai perdonato? >>
<< No, non usciamo insieme e no, non l’ho perdonato >> gli dissi tutto con calma, respirando, cercando di non farmi prendere dall’imbarazzo.
<< Bene, mi fa piacere saperlo. Perché sei hai intenzione di perdonarlo tanto facilmente, ti diseredo >> disse seriamente incrociando le braccia al petto.
Scoppia a ridere.
Rimasi un po’ in silenzio.
<< Papà? >> lo chiamai dopo un po’.
<< Dimmi >>
<< Odi Edward solo perché mi ha lasciato? >> gli chiesi torturandomi le mani.
<< Oh, ma certo. So che è un bravo ragazzo, ma come può piacermi se ha lasciato mia figlia? >> mi accarezzò una mano.
Mi sentii meglio.
Sapere che mio papà odiasse Edward mi aveva fatto pesare il cuore. Se mai io e lui saremmo riusciti a sistemare tutto, se mai io e lui saremmo tornare ad essere una coppia, non volevo che mio papà non sopportasse il mio ragazzo, volevo che almeno gli piacesse.
Sapere che lo odiasse solo perché mi aveva lasciato, mi fece sentire meglio.
<< Ti piace ancora, Bella? >> andai a fuoco solo nel sentire quella domanda.
<< No. No. Proprio no >> continuai a scuotere la testa.
Mio papà scoppiò a ridere.
Ok, se si metteva a ridere non migliorava la situazione.
<< Non dovresti dormire, papà? >>
<< Perché? Per una volta che mi diverto >> continuò a ridere.
<< Vado a prendere qualcosa da bere >> uscii velocemente dalla stanza, ma andai a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Arrossii immediatamente.
<< Dovresti stare attenta a dove vai >> mi disse divertito Edward che mi teneva per un fianco.
Guardai quegli occhi dorati e rimasi a bocca aperta, sembravo ufficialmente una stupida.
<< Da-da quanto tempo sei qui? >> balbettai a fatica la domanda.
<< Da tempo sufficiente >> mi sorrise sghembo e arrossii come una ragazzina cretina.
Abbassai lo sguardo. Lo sentii ridere leggermente.
<< Questo è per te >> mi passò una bicchiere di cartone con dentro del caffè.
<< Gr-grazie >> dissi ancora con la testa bassa.
Entrai velocemente in stanza senza alzare lo sguardo su di lui, mi sentivo troppo in imbarazzo per quello che era successo, per quello che sicuramente Edward aveva sentito. Oddio, che situazione.
Andai a sedermi sulla poltrona dove poco prima era seduto Edward.
Guardai mio papà nel letto che dormiva nuovamente. Sembrava che non volesse dormire e invece era crollato in meno di cinque minuti.
Ma potevo capirlo, anch’io avevo tanto bisogno di dormire, di staccare un attimo la spina. Avrei pensato il giorno dopo al da farsi. Avevo tutto il tempo del mondo.
Con il caffè ancora in mano, mi addormentai.
Poco tempo dopo mi svegliai avvolta da una coperta e senza il bicchiere di caffè in mano.
Aprii leggermente gli occhi.
Edward.
<< ‘Notte Bella >> delle labbra fredde mi baciarono la fronte.
Edward.
 

 

 

 

 

Buonasera! Scusate il ritardo, ma sono stata davvero impegnata e qualche piccolo problema personale mi hanno impedito di postare. Scusate davvero.
Lo scorso capitolo era davvero un mattone, me ne sono resa conto anch’io, quindi spero che il capitolo che avete appena letto sia stato più leggero e carino, altrimenti smetto davvero di scrivere lo giuro. xD
Allora, in questo capitolo siamo finalmente a Forks. Charlie è in ospedale. Rose parla con Bella. Alice le dice che deve prendere una decisione, che deve capire quello che vuole. Edward è diventato di nuovo uno schianto. *Q* Spero che assomigli almeno un po’ a quello originale (fatemi sapere xD).
Come vi ho detto, le cose cominceranno a tornare a posto. Piano piano, andranno a posto. Tornare a Forks farà aprire gli occhi a Bella.
Non vi sembra di esservi dimenticate di qualcuno? Di un lupacchiotto che non si vede da un po’? Eh sì, comparirà anche Jacob, ma vi assicuro fin da subito che non sarà una minaccia in nessun modo. Sarà solamente un buon amico, tutto qua. =)
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a chi mi ha aggiunto come autore preferito. Grazie davvero *_*
Vi ricordo che potete contattarmi su FB e Twitter. Aggiungetemi pure =)
Alla prossima, giuro che ci metterò di meno a postare. ^_^
   
 
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