Capitolo 14
Buonasera! Dopo lo scorso capitolo alquanto pesantuccio,
spero di aver scritto qualcosa di un po’ più soft e leggero.
Ci vediamo sotto con le note.
Buona lettura ^_^
Bella POV
Mi sentivo una stupida, una
completa stupida. Avevo appena fatto una figura di quelle pessime.
Mentre dormivo mi ero
accidentalmente appoggiata alla spalla di Edward. Accidentalmente, lo giuro.
Svegliarmi e ritrovarmi il suo viso a qualche centimetro di distanza, sentirmi
tra le sue braccia di nuovo, era stato qualcosa di assolutamente inaspettato
per me.
Non mi ero minimamente
accorta che fossi appoggiata ad Edward.
Inizialmente, appena sveglia,
non mi sembrava niente di così strano, non mi sembrava che quel gesto fosse
assolutamente inconcepibile. Quando mi scostò una ciocca di capelli dal viso e
mi sorrise, capii in che situazione mi ero cacciata.
Senza volerlo arrossii come
stupida. Santo cielo, la Bella di quel periodo era scomparsa dalla mia vita.
Non ero più arrossita da… dal mio diciottesimo compleanno in pratica.
Dall’ultima volta che io ed Edward avevamo passato del tempo insieme come vera
coppia.
Come potevo arrossire in quel
momento? Pensavo finalmente di aver sconfitto la mia timidezza, non potevo
arrossire dopo un anno e mezzo Dio santo e tutto per cosa? Per un suo sorriso?
Non era possibile.
Ma che sorriso. Uno di quelli
che riescono a mozzarti il fiato, ma allo stesso tempo dolci e pieni d’amore.
Quanto mi erano mancati quei sorrisi? Quanto mi era mancato il suo sorriso
sghembo? Quanto mi erano mancate le sue braccia? Il suo corpo? Il suo calore? Troppo. Troppo.
Ma non sopportavo che avessi
di nuovo cominciato ad arrossire. E come se non bastasse il rossore, il mio
cuore batteva all’impazzata. Come una volta. Tutto stava tornando come una
volta. La Bella che ero diventata in quell’anno e mezzo, la Bella un po’ più
sicura di sé stessa, se ne stava andando, completamente, lasciando spazio a
quella Bella timida ed impacciata che io tanto odiavo.
Non mi sopportavo. Non lo
sopportavo perché Edward poteva vedere l’effetto che mi faceva, poteva sentirlo
e io non volevo, non volevo assolutamente che succedesse. Lui poteva sentire il
mio cuore che pompava più sangue, poteva sentire il mio sangue fluire verso le
mie guancie, poteva sentire tutto. Dannazione.
Speravo che le cose per una
volta sarebbero state diverse, che non mi sarei fatta riconoscere per la mia
timidezza e la mia goffaggine, volevo che capisse, lui prima di tutti, che
fossi cambiata in quegli anni, ma purtroppo, non era così.
Mi staccai da lui con la
testa bassa e le guancie rosse.
Mi sarei data un bel pugno in
testa se non ci fosse stato Edward vicino a me.
Come poteva essere che quel
ragazzo mi facesse ancora quell’effetto? Come poteva essere che non fosse
cambiato niente?
Perché avevo come l’impressione che a Phoenix fossimo delle persone completamente diverse e tornando a Forks, insieme, stessimo tornando quelli di una volta? Io stavo tornando timida, goffa e impacciata, lui il vampiro stra figo che con un sorriso sghembo fa cadere tutte ai suoi piedi.
Perché avevo come l’impressione che a Phoenix fossimo delle persone completamente diverse e tornando a Forks, insieme, stessimo tornando quelli di una volta? Io stavo tornando timida, goffa e impacciata, lui il vampiro stra figo che con un sorriso sghembo fa cadere tutte ai suoi piedi.
Perché avevo questa
sensazione? Perché avevo la sensazione che tutto stesse tornando come era un
tempo?
Mi allacciai le cinture
quando il pilota ci pregò di farlo.
Cinque minuti dopo, eravamo
atterrati e lentamente scendemmo dall’aereo.
Rimasi in silenzio per tutto
il tempo troppo imbarazzata per quello che era successo poco prima.
Uscimmo dal gate e vidi un
sacco di gente che aspettava, che correva in ritardo per prendere un volo.
Mi fermai improvvisamente.
Edward davanti a me continuò a camminare senza nemmeno accorgersi che mi fossi
fermata.
Guardai la sua schiena, la
sua figura. Ero a casa. A casa mia. Con lui. Mi sentivo a casa. In quel preciso
istante sembrava che tutto il mio mondo fosse tornato a posto, come se non fosse
passato un anno e mezzo.
Era davvero strano, anzi, stranissimo. La prima volta che avevo messo piede a Forks lo odiavo, praticamente avrei dato qualsiasi cosa pur di tornare a casa, ma quel giorno, dopo un anno e mezzo dalla mia partenza, io mi sentivo a casa. Non era possibile. Non era assolutamente possibile.
Era davvero strano, anzi, stranissimo. La prima volta che avevo messo piede a Forks lo odiavo, praticamente avrei dato qualsiasi cosa pur di tornare a casa, ma quel giorno, dopo un anno e mezzo dalla mia partenza, io mi sentivo a casa. Non era possibile. Non era assolutamente possibile.
Edward si girò e mi sorrise. Il
mondo sembrò quasi bloccarsi. Esisteva solo lui, il suo sorriso e il suo
sguardo.
Come ci si sente quando
finalmente senti di nuovo di essere tornato a casa? Vorresti urlare, saltare,
ballare, vorresti far vedere a tutti quanto sei felice, ma non era possibile.
Mi sarò sentita anche a casa, ma tutto non era come una volta. Uno stupido
viaggio di un paio d’ore, cinque ore passate con Edward a ridere e scherzare,
non facevano tornare tutto come una volta. Ci sarebbe voluto ben altro.
<< Tutto bene, Bella?
>> mi chiese Edward scrutandomi in viso.
<< Sì, tutto a posto
>> gli sorrisi leggermente cercando di rassicurarlo e mi incamminai verso
di lui.
Ero immersa nella folla
cercando di andare a raggiungere il nastro trasportatore per prendere la mia
valigia, ma venni improvvisamente presa in braccio da un armadio. Sul serio,
era veramente un armadio. Presi paura, mi irrigidii e fui tentata di mettermi
ad urlare, ma quando sentii la voce di quel colosso, mi sentii rassicurata.
<< La mia Bellina,
allora come stai? >> venni quasi stritolata dall’abbraccio di Emmett.
Ma se lo ricordava che io ero
umana?
<< Emmett, guarda che le
stai facendo male >> gli disse Edward leggermente divertito.
<< Ma non è vero
>> protestò Emmett.
<< Sì, Emmett. Mi stai
facendo male >> replicai cercando di divincolarmi dal suo abbraccio come
se pensassi davvero di riuscirci. Era praticamente impossibile, come se avessi
voluto sradicare un albero con le mie sole forze. Impossibile.
Emmett mi lasciò andare e
sentii nuovamente la terra sotto i piedi.
In quel momento vidi che vicino
ad Emmett ci fosse anche Jasper. Sempre con quella sua espressione apatica,
quasi agonizzante. Forse stava cercando di non respirare, di non sentire il mio
odore.
<< Jasper, respira
>> gli dissi accarezzandogli un braccio e facendolo irrigidire.
<< Sto semplicemente
cercando di non sentire niente, almeno non succederà quello che è successo
l’altra volta >> parlò lentamente e cercava di fare pochissimi movimenti.
<< Sono sicura che non
succederà, quindi puoi tranquillamente muoverti e respira, anche se non ne
avresti bisogno >> gli sorrisi serena.
Lui tentennò, ma dopo poco lo
vidi rilassarsi e sorridermi.
<< In questo anno e
mezzo ha fatto esercizi sulla resistenza. Si è talmente allenato nel caso tu
fossi tornata. E adesso sei tornata >> spiegò tutto felice e raggiante
Emmett.
Il sorriso sereno che aveva
illuminato il mio viso fino a quel momento, morì al suono delle parole
dell’orso.
Tornata? Pensa che io ed Edward siamo… No, non può
pensarlo sul serio.
Abbassai lo sguardo
leggermente imbarazzata.
<< Non penso di
restare. Vengo solo per assicurarmi che mio papà stia bene, quando uscirà
dall’ospedale penso di tornare a casa >> ammisi a bassa voce, ma sapevo
benissimo che tutti e tre avessero sentito quello che avessi detto.
<< Ah >> la voce
di Emmett era alquanto delusa ed era strano, non l’avevo mai sentita in quel
modo.
<< No >> sentii
dire da Edward in modo quasi affranto.
<< Ok, allora, andiamo
in ospedale. Alice e Rose sono da tuo papà, è per quello che siamo venuti noi a
prendervi >> l’orso sempre burlone e divertente, era scomparso, lasciando
spazio ad un Emmett triste. Che avessi detto qualcosa di sbagliato?
<< Sono felice che
siate venuti voi a prendermi >> dissi sorridente sperando di alleggerire
la situazione.
Emmett mi rivolse un piccolo sorriso
che poi sparì improvvisamente.
Ok, avevo detto qualcosa di
sbagliato, ma cosa?
In assoluto silenzio io ed
Edward andammo a prendere i nostri bagagli per poi dirigerci verso la Jeep di
Emmett.
Il viaggio fu alquanto
estenuante. Il silenzio era opprimente come se volesse soffocarmi, come se
volesse farmi rendere conto che c’era qualcosa di strano in quella situazione.
E infatti c’era: Emmett guidava in silenzio, guardando la strada assorto,
evento alquanto raro; Jasper era in silenzio che osservava chissà che cosa, ma
questa non era affatto una novità;
Edward era vicino a me, seduto nel sedile posteriore, che non parlava, ma ormai
anche con lui ci avevo fatto l’abitudine.
L’unico rumore che si sentiva
era il motore della macchina e il cambio quando Emmett cambiava le marce.
Avrei voluto parlare,
chiedere cosa fosse successo, cosa avessi detto di sbagliato, ma non trovavo
mai il coraggio per farlo. Perché tornando a Forks era come se il tempo si
fosse fermato? Come se l’anno e mezzo che era appena passato, non aveva
cambiato assolutamente niente? Dovevo mettere da parte la timidezza e
l’imbarazzo e chiedere cosa fosse successo, cos’avessi detto di sbagliato.
<< Ho detto forse
qualcosa che non dovevo dire? >> chiesi improvvisamente leggermente
infastidita.
<< No, assolutamente
no, Bella >> mi rispose Emmett senza nemmeno guardarmi.
<< Emmett >> lo
ripresi.
<< Ecco, pensavamo che
fossi tornata per restare >> disse così velocemente che feci quasi fatica
a comprendere quello che disse.
Mi girai vero Edward che
guardava fuori dal finestrino.
<< Oh >> mi
sfuggì quando compresi appieno le parole di Emmett. << Ecco, io… non so se rimarrò. Può darsi, cioè… non ne
sono sicura. >>
<< Be, sappi che se
deciderai di rimanere, noi tutti ne saremo ben felici >> mi disse
sorridendo.
Qualcosa mi si smosse dentro.
Mi sarei messa a piangere se solo non mi fossi sentita una stupida. Forse ero
mancata a loro come loro erano mancati a me. In quell’anno e mezzo, non mi era
mancato solo Edward, ma anche tutta la sua famiglia, quella famiglia che mi
aveva accolto come figlia loro, che mi aveva protetto e festeggiato come se
facessi parte di loro. Avevo instaurato un bellissimo rapporto con tutti loro,
anche se con qualcuno un po’ meno, e quell’anno e mezzo era davvero stato duro.
Emmett e Alice erano quelli che mi erano mancati più di tutti, insieme ad Esme
e Carlisle. Mi era mancata l’esuberanza di Alice, gli scherzi di Emmett, la
cucina di Esme e il fatto che con me si comportasse come una mamma e di
Carlisle mi era mancata la sua saggezza e la sua disponibilità, lui c’era
sempre stato.
Avere almeno la speranza che
fossi mancata anch’io a loro, mi fece ancora più rendere conto di quanto Forks
fosse casa mia, di quanto in questa città nuvolosa e cupa, avessi una famiglia
che aspettava il mio ritorno, che forse in quell’anno e mezzo aveva aspettato
solo che io tornassi.
Non dico che pensassero a me
24 ore su 24, che si fossero disperati nel non sapere cosa stessi facendo, ma
speravo che avessero pensato a me almeno quanto io avevo pensato a loro.
<< Sono felice di
saperlo >> dissi con la voce leggermente incrinata cercando di trattenere
le lacrime.
Non parlammo più per il resto
del viaggio, ma l’atmosfera era meno opprimente di quanto lo fosse prima.
Arrivammo in ospedale ed
Edward mi accompagnò.
<< Buongiorno, stiamo
cercando… >> esordì Edward alla segretaria che c’era all’ingresso.
<< Edward >>
questa era sicuramente la voce di Carlisle.
Mi girai ed eccolo lì, con la
sua carnagione chiara e i capelli biondi.
<< Bella, sono felice
di vederti >> disse sporgendosi ad abbracciarmi.
Lo strinsi anch’io, cercando
di bearmi di quell’abbraccio tanto paterno.
<< Vieni ti porto da
tuo papà >> disse staccandosi e sorridendomi.
Lo seguii lungo il corridoio.
<< Posso dirti che è
migliorato molto nelle ultime ore. Abbiamo cercato di fare tutto il possibile
per lui, l’abbiamo operato e gli abbiamo ingessato il braccio rotto. Dopo
l’operazione sembrava molto affaticato, ma in queste ultime ore si è ripreso.
Ora sta decisamente meglio, deve solo riposare. Lo teniamo in ospedale per
qualche giorno per vedere se magari ha una ricaduta o se qualcosa
dell’operazione è andato male, poi lo lasceremo tornare a casa >> si
fermò davanti ad una porta e si girò a guardarmi << Non preoccuparti. Sta
bene e ha avuto compagnia in queste ore, Rose ed Alice si sono offerte di
fargli compagnia >> mi sorrise.
Mi affacciai nella stanza
dove trovai mio padre nel letto che dormiva e Rose ed Alice che sfogliavano
delle riviste di moda e che ogni tanto si scambiavano qualche parola.
<< Edward, ti dispiace
se parliamo? >> disse Carlisle.
Mi girai verso Edward e lo
vidi annuire.
Seguii con lo sguardo padre e
figlio che si allontanavano da me cercando di immaginare di cosa avrebbero
parlato.
Poi spostai lo sguardo su mio
papà, steso in quel letto che dormiva.
Presi un profondo respiro ed
entrai, facendo spostare su di me gli sguardi delle due sorelle che erano lì.
<< Finalmente ti sei
decisa ad entrare >> disse Alice sorridendomi e venendo ad abbracciarmi.
<< Stavo solo pensando
>> la abbracciai anch’io.
Mi staccai da lei e guardai
Rose, che mi guardava in modo tutt’altro che amichevole, anche se, devo
ammetterlo, mi guardava meglio di come mi guardava una volta.
<< Ciao Rose >>
la salutai con un sorriso.
<< Ciao Bella >>
anche lei accennò ad un sorriso che non capii se fosse finto o sincero, ma
decisi di accontentarmi.
<< Tuo papà sarà
sicuramente felice di vederti, è da ore che siamo qua con lui e si è svegliato
solo una volta, si è stupito di trovarci qui, ci ha parlato un po’ e poi si è
riaddormentato >> spiegò in modo molto approssimato Rose.
Be, almeno avevamo fatto
passi avanti. Una volta a mala pena mi parlava, almeno adesso cercava di
intavolare una conversazione.
<< Grazie per avergli
tenuto compagnia >> le guardai entrambe.
<< Ma figurati, l’abbiamo
fatto con piacere. Speravamo davvero che saresti arrivata >> mi sorrise
Alice. << Dai, su. Siediti. Hai qualche Bella notizia da darci? Hai
lasciato il coso? No, perché sarebbe
una notizia bellissima. >>
<< Alice >> la
ripresi guardandola male.
Lei si incupì leggermente.
<< Quindi vuoi dirmi
che il mio arrivo a Phoenix non ha risolto praticamente niente? >> scossi la testa. << Ma allora non capite
niente >> sbuffò e incrociò le braccia al petto.
Solo in quel momento mi
ricordai che dovevo chiamare Daniel, avrei dovuto farlo appena ero atterrata a
Forks, ma me n’ero completamente dimenticata.
<< Vado a chiamare
Daniel >> dissi alzandomi cercando il cellulare nella tasca dei jeans.
<< Il coso >> disse Alice con disprezzo.
Alzai gli occhi al cielo e
feci finta di non averla sentita.
Accesi il cellulare e feci
partire la chiamata a Daniel
<< Bella, finalmente, pensavo fosse caduto
l’aereo, mi stavo preoccupando >> disse
lui senza nemmeno salutarmi.
<< Stai tranquillo,
sono già in ospedale con mio papà. Scusa se non ti ho chiamato prima, ma sono
stata completamente presa da quello che stava succedendo, mi sono dimenticata
di chiamarti >> Mi sono dimenticata anche che esistessi avrei
voluto aggiungere. Mi sentivo cattiva, ma era la verità. Tornare a Forks mi
aveva come riportato alla mia vecchia vita facendomi dimenticare della nuova.
<< Tranquilla, l’importante è che tu stia bene
>> lo sentii decisamente più
rilassato.
<< Sì, sto bene.
>>
<< Mi ha detto tua mamma di dirti che appena può
ti chiama. >>
<< Si è preoccupata
molto? >>
<< Non più di tanto. Era in pensiero più che
altro per tuo papà e poi era tranquilla perché sapeva che eri con… con…
>> Daniel non riusciva a finire
la frase.
<< Edward? >> lo
aiutati.
<< Sì, con lui. Era felice che non fossi sola e
sa che di lui si può fidare >>
c’era una certa nota di fastidio nella sua voce. Potevo immaginare che non
fosse felice che mia mamma si fidasse di Edward, che forse avrebbe preferito
che avesse detto quelle cose di lui e non di qualcun altro.
<< Be, sono felice che
non sia preoccupata >> feci un piccolo sorriso leggermente rilassata che
mia mamma non avrebbe voluto uccidermi al mio ritorno.
<< C’è Helena che vuole parlarti. >>
<< Passamela >>
dissi con un sorriso, contenta di risentire la mia migliore amica e curiosa di
sapere cosa avesse da dirmi.
<< Helena, vieni c’è Bella al telefono >> si mise ad urlare Daniel stordendomi quasi un
orecchio.
<< Pronto? Bella? Come stai? >> mi chiese velocemente la mia amica appena prese in
mano il telefono.
<< Daniel? Vieni un attimo mi serve una mano
>> sentii Matt urlare.
<< Che sta succedendo?
>> chiesi curiosa.
<< Ho chiesto a Matt di chiamare Daniel così
potevamo parlare senza che lui ci sentisse. Sarebbe meglio se non sapesse
quello di cui stiamo per parlare. >>
<< E di cosa stiamo per
parlare? >> le chiesi confusa.
<< Di Edward >> mi irrigidii improvvisamente. << Allora, successo qualcosa mentre eravate da soli? >>
<< Helena >> la
ripresi.
<< Dai, voglio sapere se è successo qualcosa. Un
bacio? Una scopata nel bagno? >>
disse divertita.
<< Helena >> la
ripresi scioccata.
<< Sto scherzando, sto scherzando. Calmati. A
parte gli scherzi, è successo qualcosa? Finalmente ti ha dimostrato di amarti?
E tu gli hai detto di amarlo ancora? >>
<< Non è successo
niente e non ci siamo detti niente. Abbiamo solo riso e scherzato >>
ammisi.
<< È già un inizio. Ora, vedi di chiarire la
situazione e di tornare con le idee chiare, ok? Voglio bene a Daniel, ma non è
giusto che tu stia con lui quando non provi niente e ami un altro. Quindi,
pensa cosa fare, ok? Spero di sentirti presto >>
<< Ti chiamo in questi
giorni magari >> le dissi con poco entusiasmo.
Le sue parole mi avevano
lasciata alquanto spiazzata. Con poche parole Helena era riuscita a spiegare
quello che io avevo capito con mesi di pensieri.
<< Ciao Bella. >>
<< Ciao Helena >>
chiusi la chiamata ripensando alle sue parole.
Quel viaggio non era solo per
sapere come stesse mio papà, ma sarebbe servito soprattutto a me, a chiarirmi
le idee e a decidermi sul da farsi.
<< La tua amica ha
ragione >> esordì Alice quando entrai nella stanza. << Devi
chiarirti le idee e decidere cosa fare. So che ti potrà sembrare strano, ma
quel ragazzo è davvero preso da te. Se ti dicessi che ogni tanto gli passa per
la testa di volerti sposare, penso non mi crederesti, ma ti assicuro che alcune
volte ne è veramente sicuro. Non prenderti gioco di lui e soprattutto dei suoi
sentimenti, non è giusto. >>
Tutti che volevano che
aprissi gli occhi, tutti che sapevano quali erano i miei veri sentimenti e sapevano
soprattutto cosa provasse Daniel per me, ma non sapevo cosa fare. Poteva
sembrare facile, poteva sembrare una passeggiata prendere una decisione.
Tutti che volevano che facessi
la scelta più ovvia: Edward, ma non riuscivano a capire che non era poi così
semplice la situazione.
<< Lo so, Alice. Lo so
>> le dissi sbuffando e sedendomi su una sedia.
<< Pensaci. Adesso ti
lascio da sola e vado a casa. Ci vediamo Bella >> mi lasciò un bacio
sulla guancia e uscì dalla stanza.
Rimasi a guardare il soffitto
con il cervello totalmente in stand by. Non pensavo assolutamente a niente come
se nel mio cervello ci fosse completamente il buio.
<< So che non sono
affari miei, ma volevo dirti che in un certo senso ti capisco. Non è semplice
prendere una decisione in cui vengono messi in mezzo i propri sentimenti. So
che posso aver dato l’impressione di essere un’antipatica stronza, so che puoi
aver pensato che mi stessi antipatica, ma non è così, anzi, ti rispetto e penso
che Edward non potesse amare persona migliore di te. Pensa bene a quello che
vuoi, a quello che realmente vuoi e poi pensa anche alle persone che sono
coinvolte nella tua vita. Pensa ad Edward o a Daniel, c’entrano anche loro in
questa situazione >> si alzò e fece per andarsene.
<< Rose? >> la chiamai
facendola fermare.
<< Dimmi >> mi
sorrise leggermente.
<< Perché ce l’avevi
con me? >>
<< Un giorno forse,
quando saremo da sole, te lo spiegherò. Quando avrai preso una decisione e
quando forse le cose si saranno sistemate, te lo dirò >> mi sorrise e se
ne andò.
Rimasi a guardare la porta
dal quale era uscita.
Era alquanto strano che Rose
mi avesse parlato insieme, forse in questo anno e mezzo, qui a Forks e nella
famiglia Cullen, era cambiato qualcosa, qualcosa del quale io ne ero
completamente all’oscuro, o forse era solo una mia impressione.
Mi ridestai dalla mia
momentanea assenza e avvicinai la sedia al letto di mio papà.
Lo guardai inerme in quel
letto, con flebo attaccate al braccio e canna nel naso. Sembrava distrutto,
stanco.
Volevo bene a mio papà
nonostante con lui avessi parlato gran poco, ma alla fine io e lui eravamo
simili. Bastava stare in silenzio per capirci. Gli volevo un gran bene e
vederlo lì, in quel letto d’ospedale pensando a quello che aveva appena
passato, mi venne da piangere. Se fosse morto non avrei potuto sopportarlo, non
avevamo questo grande rapporto, ma era pur sempre mio papà.
Improvvisamente sentii la
presenza di qualcuno. Alzai lo sguardo e trovai Edward appoggiato allo stipite
della porta che mi guardava.
Lo guardai, perdendomi in
quegli occhi dorati che tanto amavo.
<< Si è svegliato da
quando sei qua? >> mi chiese avvicinandosi con passo lento, quasi
seducente e ammaliatore.
<< No >> abbassai
lo sguardo leggermente imbarazzata dal suo.
Non parlò più, non mi fece
altre domande.
Mi girai e lo trovai seduto
nella poltrona che mi guardava sorridente.
<< Edward… >>
c’erano tanto modi in cui avrei voluto continuare.
Avrei dovuto dire: Edward, dovresti andare a casa e lasciarmi
da sola con mio papà.
Ma le uniche frasi che il mio
cuore avrebbe voluto gridare erano:
Edward, ti amo ancora.
Edward, non lasciarmi.
Edward, grazie.
Lasciai la frase sospesa a
metà. Decisi di tenere la bocca chiusa altrimenti avrei detto cose che non
avrei mai voluto dire, avrei detto cose di cui poi mi sarei pentita.
Mi girai a guardare mio papà
nel letto. Cominciai ad accarezzargli una mano sperando che magari si
svegliasse. Sapevo che stesse bene, che fosse fuori pericolo, ma finché non
l’avessi visto sveglio, non sarei stata del tutto tranquilla.
Continuai ad accarezzargli la
mano, pensando a quello che avrei dovuto fare, a quello che sarebbe successo
dopo che lui sarebbe tornato a casa. Dovevo cominciare a pensare a chi si
sarebbe preso cura di lui, a chi avrei potuto chiedere, se poteva farcela da
solo. Ero l’unica che avrebbe potuto prendere una decisione, anche se ero
sicurissima che lui si sarebbe opposto ad avere un aiuto, che mi avrebbe detto
di potercela fare benissimo da solo. Ero sicurissima che questo sarebbe
successo.
<< Bella >>
sentii una voce arrochita e flebile chiamarmi.
Alzai lo sguardo e incontrai
gli occhi assonnati di mio papà.
<< Ciao papà >>
lo salutai sorridendo.
Lo vidi seguire con lo
sguardo qualcuno e mi girai proprio nel momento in cui Edward uscì dalla stanza.
Feci finta di niente e
cominciai a parlare con lui.
<< Mi spieghi che cosa
è successo? >> gli chiesi preoccupata.
<< Cominciamo dalle
cose importanti >> prese una pausa ed ebbi quasi paura che mi chiedesse
di Edward o che volesse parlarmi di lui. << Che cosa ci fai qui? >>
mi chiese leggermente in imbarazzo.
Eravamo proprio padre e
figlia io e lui.
<< Edward mi ha
chiamato e mi ha avvisato del tuo incidente, ho deciso di prendere subito un
aereo e di raggiungerti. Quindi, eccomi qua >> feci un gesto teatrale con
le mani indicandomi.
<< Sono felice di
vederti. Era da un po’ che non ci vedevamo >> disse l’ultima frase con
tristezza e abbassò lo sguardo celandomi i propri sentimenti.
<< Un anno e mezzo,
papà >> sussurrai abbassando a mia volta lo sguardo.
Rimanemmo un attimo in
silenzio non sapendo cosa dire, ognuno nascosto dietro il propri imbarazzo.
<< I Cullen sono
davvero tutti molto carini >> esordì improvvisamente. << In queste
ore sono venuti a trovarmi e a farmi compagnia. Non mi hanno detto che saresti
arrivata però. Sono davvero dei bravi ragazzi >> ammise con il sorriso.
<< Sì, sono tutti molto
simpatici, papà. Eri tu che dicevi che non lo fossero >> dissi
leggermente divertita.
<< No, dicevo solo che
non mi piaceva Edward >> fece scomparire il sorriso dalle labbra.
Ecco, appunto. Sapevo che
saremmo arrivati a parlare di quello.
<< Anche lui è come i
suoi fratelli >> sussurrai leggermente e arrossendo al solo pensiero di
Edward. Dio, quanto non mi sopportavo.
<< Non mi sembra
proprio. Lui ti ha lasciato. È colpa sua se te ne sei andata >> urlò.
<< Papà >> lo
guardai allibita.
<< Cosa? Non dirmi che
non è colpa sua se te ne sei andata. >>
<< Forse è meglio se ti
calmi >> gli dissi flebilmente.
<< Non mi calmo. È
colpa sua >> urlò di nuovo.
<< Non è colpa sua.
Sono io che ho deciso di andarmene e sì, ok, me ne sono andata perché lui mi
aveva lasciato, ma non mi sembra il caso di dare tutta la colpa a lui >>
cercai di fronteggiarlo senza ferirlo, cercando di non perdere il controllo di
me stessa.
<< E adesso che cosa ci
fa di nuovo qui? Avete ricominciato ad uscire? Lo hai perdonato? >>
<< No, non usciamo
insieme e no, non l’ho perdonato >> gli dissi tutto con calma,
respirando, cercando di non farmi prendere dall’imbarazzo.
<< Bene, mi fa piacere
saperlo. Perché sei hai intenzione di perdonarlo tanto facilmente, ti diseredo
>> disse seriamente incrociando le braccia al petto.
Scoppia a ridere.
Rimasi un po’ in silenzio.
<< Papà? >> lo
chiamai dopo un po’.
<< Dimmi >>
<< Odi Edward solo perché
mi ha lasciato? >> gli chiesi torturandomi le mani.
<< Oh, ma certo. So che
è un bravo ragazzo, ma come può piacermi se ha lasciato mia figlia? >> mi
accarezzò una mano.
Mi sentii meglio.
Sapere che mio papà odiasse
Edward mi aveva fatto pesare il cuore. Se mai io e lui saremmo riusciti a
sistemare tutto, se mai io e lui saremmo tornare ad essere una coppia, non
volevo che mio papà non sopportasse il mio ragazzo, volevo che almeno gli
piacesse.
Sapere che lo odiasse solo
perché mi aveva lasciato, mi fece sentire meglio.
<< Ti piace ancora,
Bella? >> andai a fuoco solo nel sentire quella domanda.
<< No. No. Proprio no
>> continuai a scuotere la testa.
Mio papà scoppiò a ridere.
Ok, se si metteva a ridere
non migliorava la situazione.
<< Non dovresti
dormire, papà? >>
<< Perché? Per una
volta che mi diverto >> continuò a ridere.
<< Vado a prendere
qualcosa da bere >> uscii velocemente dalla stanza, ma andai a sbattere
contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Arrossii immediatamente.
<< Dovresti stare
attenta a dove vai >> mi disse divertito Edward che mi teneva per un
fianco.
Guardai quegli occhi dorati e
rimasi a bocca aperta, sembravo ufficialmente una stupida.
<< Da-da quanto tempo
sei qui? >> balbettai a fatica la domanda.
<< Da tempo sufficiente
>> mi sorrise sghembo e arrossii come una ragazzina cretina.
Abbassai lo sguardo. Lo
sentii ridere leggermente.
<< Questo è per te
>> mi passò una bicchiere di cartone con dentro del caffè.
<< Gr-grazie >>
dissi ancora con la testa bassa.
Entrai velocemente in stanza
senza alzare lo sguardo su di lui, mi sentivo troppo in imbarazzo per quello
che era successo, per quello che sicuramente Edward aveva sentito. Oddio, che
situazione.
Andai a sedermi sulla
poltrona dove poco prima era seduto Edward.
Guardai mio papà nel letto
che dormiva nuovamente. Sembrava che non volesse dormire e invece era crollato
in meno di cinque minuti.
Ma potevo capirlo, anch’io
avevo tanto bisogno di dormire, di staccare un attimo la spina. Avrei pensato
il giorno dopo al da farsi. Avevo tutto il tempo del mondo.
Con il caffè ancora in mano,
mi addormentai.
Poco tempo dopo mi svegliai
avvolta da una coperta e senza il bicchiere di caffè in mano.
Aprii leggermente gli occhi.
Edward.
<< ‘Notte Bella
>> delle labbra fredde mi baciarono la fronte.
Edward.
Buonasera! Scusate il
ritardo, ma sono stata davvero impegnata e qualche piccolo problema personale
mi hanno impedito di postare. Scusate davvero.
Lo scorso capitolo era
davvero un mattone, me ne sono resa conto anch’io, quindi spero che il capitolo
che avete appena letto sia stato più leggero e carino, altrimenti smetto
davvero di scrivere lo giuro. xD
Allora, in questo capitolo
siamo finalmente a Forks. Charlie è in ospedale. Rose parla con Bella. Alice le
dice che deve prendere una decisione, che deve capire quello che vuole. Edward
è diventato di nuovo uno schianto. *Q* Spero che assomigli almeno un po’ a quello
originale (fatemi sapere xD).
Come vi ho detto, le cose
cominceranno a tornare a posto. Piano piano, andranno a posto. Tornare a Forks
farà aprire gli occhi a Bella.
Non vi sembra di esservi
dimenticate di qualcuno? Di un lupacchiotto che non si vede da un po’? Eh sì,
comparirà anche Jacob, ma vi assicuro fin da subito che non sarà una minaccia
in nessun modo. Sarà solamente un buon amico, tutto qua. =)
Ringrazio tutte le persone
che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a chi mi ha
aggiunto come autore preferito. Grazie davvero *_*