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Autore: Lady Hime    03/02/2011    3 recensioni
SasuNaru} «Che ci fai tutto solo dobe? Cerchi la tua dolce metà?».
«Chi ti dice che non l’abbia già trovata?».
«Ceerto».
«Pff».
«Sali?».
«Giusto se mi preghi in ginocchio».
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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My Executioner

Il mio carnefice.


Fu una luce particolarmente violenta a destare Naruto dal sonno profondo in cui era precipitato. Con un sottile sbuffo fece per girarsi, ma l’imminente consapevolezza di essere stretto ad un corpo caldo quanto il suo lo immobilizzò.
Spalancò gli occhi impercettibilmente incontrando quelli schiusi di un Sasuke sveglio da poco, probabilmente per il suo movimento non proprio delicato.
«B..BEN SVEGLIO!» fece Naruto senza pensarci, improvvisamente in imbarazzo. Se lo ricordava bene il bacio della sera prima, ancora rovente sulle sue labbra gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Probabilmente era arrossito. Sasuke infatti sorrise, lasciandolo interdetto. Non era un ghigno, ne una smorfia, era un sorriso. «Sei bello quando sorridi».
Non aveva pensato a nulla, le parole erano sgattaiolate fuori dalla sua bocca in un sussurro sincero senza poter far nulla per impedirlo. Baka.
Naruto girò la testa indietro per non incontrare gli occhi del moro, fissandosi su un punto a caso, rosso come un peperone; doveva sembrare una ragazzina tipica di uno Shoujo manga, tutta imbarazzata e pudica. Sentì la presa di Sasuke rafforzarsi e le labbra lambire pelle scoperta del suo collo con voluttà, atto che provocò il suo imminente arrendi mento.
Dove cazzo è finito il mio autocontrollo?
Buttato nel cesso, si ripose subito dopo chiudendo gli occhi.
Se qualcuno, un mese prima, gli avesse detto che si sarebbe trastullato sul suo letto con un uomo probabilmente si sarebbe fatto delle grosse risate, adesso gli pareva invece di non aver mai desiderato altro.
Non hai un minimo di dignità…
Dignità? Che parolona, non l’aveva più da quando aveva preso quella pistola in mano. Avrebbe dovuto provare vergogna? Per cosa, gli sembrava tutto così naturale, così esasperatamente bello.
Sentì le labbra straccarsi da se e il fiato caldo di Sasuke solleticargli il collo.
«Sono nato a Osaka, nella casa dei nonni di mia madre. Mio padre quando ero piccolo stava ancora costruendo il piccolo impero che c’è oggi, piano piano. Eravamo una famiglia compatta, alti e bassi come al solito, ma eravamo uniti. Poi, da un giorno all’altro mi sono ritrovato solo, orfano, affidato a mio zio fino alla maggiore età. Mio padre e mia madre furono assassinati da mio fratello, che scappò quasi via da quella colpa lasciandomi solo». Non era più di un sussurro, che si interruppe con la stessa imprevedibilità con sui era iniziato. Quando Sasuke chiuse la bocca, Naruto non osò fiatare. Che cosa avrebbe dovuto dire? Prima ancora che potesse lasciarsi scappare qualche cazzata, Sasuke riprese il suo racconto, sentiva il suo fiato caldo sulla schiena nonostante la barriera della maglietta.
«Volevo diventare il migliore. Non era facile, non lo è mai stato. Se sei ricco ed aspiri alla potenza è quasi più semplice, vendi anche l’anima per entrare nell’elite della società, ma se di essa non te ne frega niente è diverso. Io volevo essere potente, ma non mi è mai interessato controllare le persone ne tantomeno ricattarle per ogni piccola cosa, con ciò non nego di averlo fatto, desideravo solo quella forza, quella consapevolezza di potermi vendicarmi di tutto ciò che mi aveva fatto mio fratello quando volevo. E’ iniziata la scalata verso il top e per farlo son dovuto entrare in circoli che non mi piaceva neanche un po’, ma giorno dopo giorno mi ripetevo che dovevo farlo, che era giusto così, era un’ossessione…».
Naruto vibrava curioso ad ogni parola. Sasuke gli stava raccontando del suo passato, di lui, e tutto sembrava macchiato di un’aura così peccaminosa, così proibita, che era felice nel suo intimo di ascoltarlo, ma un vago senso di smarrimento lo colpì all’improvviso.
…Perché?
«A dire il vero, penso lo sia ancora oggi».
Sasuke non accennò altro, come se volesse sapere cosa stesse pensando il suo ascoltatore, domanda legittima vista l’espressione di pura confusione che aveva assunto.
«Perché mi dici questo? Perché adesso…».
«Non mi chiedevi forse con gli occhi chi ero? Chi fossi per assicurarti la mia protezione?»
Era vero, per ogni promessa che Sasuke gli vendeva, il biondo lo insultata dentro di se rivolgendogli silenziose ed insidiose domande.
Chi diavolo sei tu per fidarmi?

Ogni volta, quando la paura si dissipava per qualche secondo pensando alle promesse di Sasuke, quella domanda lo soffocava e lo riportava alla realtà.
«Ho guadagnato rispetto Naruto, ho ottenuto quel potere che tanto bramavo, e ho incontrato sulla mia strada Neji Hyuuga che ambiva ai miei stessi livelli».
Naruto trattenne il fiato.  Quel nome. Sasuke esitò qualche secondo, ma poi continuò con voce atona la sua storia che pareva annoiarlo. Pareva. Ad ogni parola, il moro, riviveva quelle sensazioni soffocanti che gli avevano scottato e colpito il cuore quando aveva dovuto combattere per farsi strada in quel covo di sciacalli. Era stata guerra, una guerra dove aveva vinto, più o meno.
«Ambiva ai miei stessi punti, bellezza, potenza e ricchezza e, mi duole dirlo, ma avevamo pari possibilità. Se non avesse fatto i passi falsi che l’hanno ucciso, saremo ancora qui a farci guerra».
«Sasuke…tu sai chi ha ucciso Neji vero?».
Il moro si sedette sul letto, districandosi dall’abbraccio con cui avrebbe imprigionato Naruto, e quest’ultimo lo seguì con lo sguardo.
«Sì».

 

Hinata osservò l’auto di suo padre uscire dal cancello, affiancata da Hanabi. Quella mattina le era sembrava più scostante, irritabile e silenziosa del solito, ma non aveva chiesto né indagato.
Fece per tornarsene in salotto, quando la voce di sua sorella la trattenne.
«Onee san, dimmi, sai cos’è questo?». La mano pallida di Hanabi estrasse dalla tasca un piccolo telecomandino bianco, sembrava quello del cancello, ma era alquanto improbabile.
«E’ un controllo a distanza. Mettiamola in parole semplici, nel momento in cui cliccherò questo pulsante accadrà qualcosa». Detto fatto; il dito premette il tasto rosso del telecomando all’istante.
Hinata la fissò per qualche secondo, ma prima di poter pronunciare parola vide un lampo gelido nello sguardo di Hanabi e le labbra muoversi lentamente, quasi a suggerirle qualcosa.
«Boom».
Un’esplosione proruppe nel solito silenzio mattutino con violenza assordante. Poco lontano da lì, sicuramente. Fu un collegare gli eventi strettamente logico. Fissò il cancello chiuso, la strada lontana e sua sorella a ripetizione.
Non può essere come penso.
«Hanabi…tu…» balbettò in cerca di spiegazioni.
Non può averlo ucciso.
«Ti ha fatto rapire, convinto che nessuno l’avrebbe mai scoperto. Voleva levarseli di torno, tutti e due» iniziò Hanabi, per poi fermarsi ad osservare come il tutto si stava mobilitando per l’esplosione.
«Perché» sbottò Hinata senza poterselo impedire, incapace di sopportare quell’interruzione «Perché? Cosa gli hanno..».
«Neji voleva vendere, vedere delle importanti azioni non a nostro a padre, ma ad un’azienda estera che gli avrebbe garantito molte più sicurezze» la interruppe con sguardo vitreo, sembrava completamente assorta nella sua storia, come se tutto ormai fosse concentrato su quella «e papà non poteva accettarlo, ma invece di alzare la somma, ha semplicemente sussurrato un “Uccidetelo”. Ma ovviamente» continuò con voce adirata «lui non si sporca le mani, lui fa fare il lavoro scomodo ad altri, gustandosi poi una vittoria. E chi scegliere come assassino se non il fidanzato incomodo della primogenita che era soltanto un ostacolo per il matrimonio da lui programmato mesi fa?».
E il disegno, per Hinata, si fece chiaro. Quei mezzi sospetti, quelle voci sottili a cui quella notte non aveva dato peso, quella strana consapevolezza di aver trovato un tassello dopo l’annuncio del suo studiato matrimonio con Sasuke Uchiha, tornarono nella sua mente.
Nessuna illusione, Hinata, soltanto verità. Pensò a Naruto, a come si doveva essere sentito dopo aver ucciso suo cugino, pensò a Kiba, spettatore immobile, proprio come lei, ed infine pensò a suo padre, che doveva essere soltanto un grumo di cenere sotto le macerie di quella che una volta era un’auto.
«La vita. Ce l’ha rovinata, Hinata. Ad entrambe». Hanabi la fissava, ma non lei, soltanto le lacrime che le rigavano il volto «E’ tornato qui, vincente come Nobunaga Oda, aspettandosi Naruto in prigione, noi in lacrime e Sasuke Uchiha ormai pronto a prenderti in moglie e invece…».
Rise, sua sorella iniziò a ridere. Una risata nervosa, isterica che la fece rabbrividire dal disgusto e dalla paura «…ed invece si è ritrovato un Naruto libero, una figlia innamorata e preoccupata e nessuna risposta alla lettera mandata a villa Uchiha».
«Hanabi…perché tu…» la domanda però le morì sulle labbra, ma l’interpellata con voce cattiva continuò «“Che bisogno c’era di ucciderlo? A te, in fondo, non ha fatto mai niente”. Vero? Non è l’unica domanda che non hai chiara eh, Onee san? ».
Hinata annuì, ormai impaziente di sapere tutto. Cosa avrebbe potuto spingere Hanabi a vendicarsi con così convinzione e determinazione? Che Naruto fosse vivo o morto, che lei fosse viva o morta, non gliene era mai importato nulla. Allora…
«Sei una stupida» sbottò Hanabi infilando in tasca il piccolo telecomando per prendere qualcosa da essa. Un brivido freddo la immobilizzò, che volesse uccidere anche lei?
Il sospetto però si dissipò quando Hanabi le mostrò un anello d’oro, dove troneggiava un diamante accuratamente lavorato a forma di fiore. «Ci saremo sposati, ce ne saremo andati via lontano in Europa dopo che il contratto per le azioni sarebbe stato firmato. Avremo vissuto una vita felice, lontano dagli Hyuuga e dal potere che lo circonda. E invece…».
Non arrivò nessuna risata quella volta, la frase rimase sospesa sopra di loro mente Hanabi si infilò l’anello al dito, osservandoselo fiera. Nessuna lacrima però, scendeva dai suoi occhi. Le voltò le spalle, spalle troppo piccole, avrebbe detto chiunque, per addossarsi quel dolore e quella colpa. Hinata sentì una stretta allo stomaco, si sentiva così patetica.
Hanabi, per il ragazzo che amava, aveva ucciso suo padre, abile calcolatore e farabutto, ma pur sempre sangue del suo sangue, mentre lei che aveva fatto per Naruto? A conti fatti, proprio un bel niente. Mai, ne era convinta, mai avrebbe ucciso per vendetta, era forse la mancanza di amore? No, probabilmente era solo una stupida.
«Io lo amavo» sussurrò infine la voce Hanabi poco lontano, ma non ebbe alcun potere di risveglio su di lei.
Non la guardò nemmeno allontanarsi, il suo sguardo era fisso su un punto impreciso che sbiadiva sempre più. L’abbaiare di cani e il fischiare delle sirene di auto impazzite le ronzavano nelle orecchie in modo fastidioso, ma il corpo non si decideva a muoversi. Rimase lì, immobile, mentre un venticello freddo le scompigliava i capelli.

 

 

TBC 

 

 

Perfecto. U___U E’ ufficialmente quasi terminata, nel prossimo (E ultimo) capitolo ci sarà un breve epilogo! Mi farebbe piacere che lo leggeste, ci saranno molti dettagli sulla storia che ho scritto, come il significato del titolo, come è nata ecc.
Bhe, See ya! E grazie della splendide recensioni.
Hime.

   
 
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