Questa è una
piccola antologia di racconti che hanno come tema l'amore. Sono racconti
scollegati tra loro e autoconclusivi.
Buona
Lettura.
Silvia.
Farfalle
Quando suona la sveglia,Rachele vorrebbe girarsi dall'altra
parte e tornare a dormire. Sa che sarà impossibile. Il suo dormire è ormai
irrimediabilmente interrotto. Vorrebbe sforzarsi, stringere gli occhi talmente
tanto da costringere quell' assopimento, che ancora pervade il suo corpo e la
sua mente, come una fitta nebbia,a trasportala di nuovo nell'antro caldo e
accogliente dell'incosciente sonno.
-Rachele, tesoro,è
tardi-. Una voce, ovattata, a causa del cuscino che le circonda le orecchie,e
che tiene stretto, stretto a sé, la fa sospirare. Deve alzarsi. Controvoglia.
Possibile che nessuno possa tenere conto dei desideri di una sedicenne?Solo
obblighi:scuola,compiti, pulizia della camera e altri piccoli lavoretti che la
mamma la costringe a fare.
Rachele, la sera prima, non ha fatto una richiesta
così sconvolgente ai genitori,tanto da non poter essere accettata. Solo di
rimanere, per un giorno,un misero giorno del lunghissimo anno scolastico, a
casa. A letto. Senza pensare. Anche se Rachele sa che stare a casa"senza
pensare" è impossibile. Penserà molto,invece, se i suoi genitori le
lasciassero la giornata libera. Ma non cedono.
-Non c'è nessun motivo per non andare a scuola,domani-
le disse suo padre, mettendo il sale nell'insalata.
-Non stai male!-aveva aggiunto sua madre,appoggiando,
palesemente l'opinione del marito.
Possibile che non capissero?Non ci arrivavano proprio.
Non sapevano distinguere il male fisico,evidente, che si espletava attraverso
febbre o orribile muco dal naso,nel caso si trattasse di un semplice
raffreddore, dal male interiore,dall'inadeguatezza che la spingeva con tutta la
forza che poteva a desiderare di rimanere a casa da scuola.
-Se vuoi davvero saltare le lezioni, dacci un motivo
valido- le aveva detto il padre.
Era la cosa peggiore che potesse uscire dalla sua
bocca. Il motivo valido,per lei, c'era eccome. Ma era assolutamente certa che
non sarebbe stato valido per i suoi genitori.
Abbassò il capo,triste. Non avrebbero capito.
-Domani è San Valentino-
aveva spiegato solamente,illudendosi, solo per un istante, che i suoi genitori
capissero senza dover aggiungere ulteriori spiegazioni.
-E allora,non sei contenta di ricevere qualche
regalino da qualche ragazzo della tua scuola?- aveva continuato ad infierire il
padre.
Era proprio quello che non capiva. Non ci sarebbe
stato nessun regalo per lei. Ne era certa. Pensava di non essere così carina,e
neppure così socievole, da ricevere lettere di ammiratori. Anche se avrebbe
voluto. Eccome se avrebbe voluto.
Ma non era solo questo che la impensieriva a tal punto
da voler rimanere tutto il giorno sotto le calde coltri del suo letto. La
questione era un'altra. Le sue care compagne di classe avevano deciso,
per rendere la situazione ancora più umiliante nei confronti di chi non aveva
nessun ammiratore segreto, di creare una cassetta della posta, costruita dalle
stesse, di cartone e con sopra disegnati dei stomachevoli cuoricini rossi, per
raccogliere le lettere degli ammiratori o delle ammiratrici. In questo
modo,secondo la loro logica, che non era del tutto fuori luogo, anche i più
timidi, avrebbero trovato il coraggio di "imbucare"la loro posta del
cuore, evitando il greve imbarazzo della consegna a mano.
Neppure questo però,l'avrebbe spinta a desiderare di
stare a casa.
Sono state delle parole bisbigliate ad ingrossare di
timore il suo animo.
Le sue care compagne volevano aprire la
cassetta di fronte a tutti e, come se non fosse sufficiente,volevano stilare
una classifica, direttamente sulla lavagna, per vedere chi,tra tutte,
conquistava più lettere e,dunque, ammiratori.
Ma come poteva spiegare queste motivazioni ai suoi
genitori?L'avrebbero considerata sciocca,superficiale,una ragazzina.
Ma lo era.
E forse sua madre si era dimenticata come ci si sente
a sedici anni.
Il cuore batte forte. Il cuore è giovane, è
vulnerabile. Si ferisce facilmente. E ci mette molto tempo a guarire.
A causa di uno sguardo non ricambiato, o di
un'attenzione non ricevuta.
E il cuore di Rachele batteva forte. Per Samuele.
Samuele è bello. E' alto un po' più di lei,e i capelli
che gli ricadono spettinati sulla fronte, andando a coprire i suoi grandi occhi
azzurri.
Samuele è bello e Rachele passava ore intere a
guardarlo, sperando che lui si voltasse nella sua direzione e che le
sorridesse. Sarebbe bastato quello per infiammare il suo viso,e ingrossare il
suo cuore.
Ma non c'era mai stato quell'incrocio di sguardi a
curare la ferita del suo cuore.
***
Rachele forza la mano sulle lenzuola. Le alza, le
accartoccia di lato,perdendo all'istante il calore che portavano con sé, e, uno
alla volta, con fatica, sospinge i piedi fuori dal letto e li appoggia sulle
pantofole,ordinatamente lasciate alla sera prima, ai piedi del letto.
Le fa male la pancia. E' certa che non riuscirà a
mangiare nulla per colazione. Ha altro che le circola per lo stomaco:farfalle e
timore. Si sforza, come spesso ha dovuto fare,e lascia,infine,il suo letto.
Quel caldo rifugio che la teneva lontana e protetta da quel maledetto
quattordici febbraio.
Scende in cucina. Beve un po' di succo. Non ascolta la
madre che la prega di mangiare qualcosa. Si chiude in bagno. Si lava il viso,i
denti. Si veste,si pettina ed esce dal bagno ancora meno desiderosa, di quanto
non lo fosse già prima, di andare a scuola.
Vorrebbe tentare e pregare di nuovo i genitori di
lasciarla a casa. Ma la madre è così indaffarata da accorgersi solo che non ha
fatto colazione, e non del suo stato d'animo. E il padre è altrettanto assente,
immerso e concentrato nella lettura del suo attesissimo giornale.
Rachele saluta appena. Si infila scarpe, giubbotto,sciarpa,
berretto e zaino, e si avvia,affranta e incompresa, in quella scuola che quel
giorno si rivelerà una tortura maggiore di quanto non lo sia già.
Come si aspetta, appena entra in classe le sue care
compagne stanno trillando-strillando felici attorno alla cassetta dell'amore-
per loro-la cassetta del nulla- per lei.
-Aspetteremo l'ultima ora ad aprirla-cinguetta
Laura,l'ideatrice di quell'infernale scatola.- Non si sa mai ci sia qualche
spasimante ritardatario.-
Rachele sospira:altre cinque ore di apparente
normalità. Poi l'umiliazione.
Passano in fretta. La lancetta dei minuti gira
inesorabile all'interno del quadrante del suo orologio. Neppure il tempo sembra
provare pietà per lei.
E quando arriva l'ultima ora, a quindici minuti dallo
scadere, Laura propone all'insegnante di fermare a quel punto la lezione per
dare l'opportunità di aprire la cassetta.
L'ultima speranza per Rachele. Spera che l'insegnante
si opponga, ma,anche lui accetta senza lasciare altra illusione.
Laura, pomposa nella sua sicurezza, appoggia la
cassetta sulla cattedra.
La apre, ed inizia ad estrarre le buste,alcune
piccole,altre più grandi.
-Questa è per me- dice, appoggiandola sulla
cattedra.-Questa è per Marta- continua, gongolando ,
verso la sua migliore amica.-Queste due ancora per me,un'altra per Marta,una
per Camilla, una per Stefano,una per Samuele e una per Lorenzo-
conclude, consegnando ad ognuno la loro busta.-Dunque sembra che sia io ad aver
ricevuto più lettere in assoluto,non serve stilare una classifica alla lavagna-decreta.
Rachele, conscia del risultato, appoggia il viso sul
banco pregando che almeno la campanella venga a salvarla. Ci sono solo quattro
ragazze nella sua classe;lei è l'unica a non aver ricevuto nessuna lettere.
-Per te nulla?- le chiede Laura. E' cattiva. Si
diverte a mettere in imbarazzo Rachele, più di quanto non lo sia già.
Lei scuote la testa, sperando-non può fare altro- che
la campanella suoni.
-Peccato,sarà per il prossimo anno- la canzona infine
Laura.
Ma pochi istanti prima che la campanella trilli,e
quando ancora gli occhi dell'intera classe sono puntati su di lei,Samuele si
avvicina. Si china su di lei e le lascia un bacio sulla guancia.
-Questo è per te. Non sono riuscito a metterlo in una
busta.-
E il cuore di Rachele batte forte.