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Autore: Gipsy Danger    05/02/2011    0 recensioni
Sesta classificata e vincitrice del premio giuria nel contest "Amore Fraterno" di Rota; prima classificata e vincitrice dei premi Stile e Originalità nel contest "Sulle orme di Nessuno" di Fatafaby.
Kail ha diciassette anni, vive da normale adolescente e si è sempre dichiarata figlia unica.
Yash, suo fratello, di anni ne dovrebbe avere ventisette, ma la vita gli è stata negata prima ancora che potesse conoscerla.
Quando Kail lo scopre, finisce per spalancare, inavvertitamente, la porta tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Spetta a lei, ora, scoprire perché Yash ha bisogno del suo aiuto e difendere la memoria di suo fratello con l’unica arma che ha a disposizione: la scrittura…
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 8
(In between)


È di nuovo nella sua stanza e la neve cade a larghe falde fuori dalla finestra. Da qualche parte c’è un cane che abbaia.
Kail si mette a sedere, Blood Tribute ben stretto al petto. È il suo sogno, quindi riesce a gettare le gambe oltre il bordo del letto senza alcuno sforzo nonostante la paralisi del sonno.

Va alla porta, gira la chiave nella toppa e la apre con una lieve spinta.
Appena fuori dalla soglia, la Strada. Così come l’ha immaginata per Blood Tribute e vista nei sogni precedenti: vetri luccicanti, lamette smussate e una soffice coltre di cenere la coprono, tracciando un lungo sentiero alto almeno una spanna nella città in fiamme che fa da scenario.

Un soffio di aria rovente investe Kail in piena faccia, scompigliandole i capelli scuri. Invece di darle fastidio sembra una carezza ruvida, brusca.

È il benvenuto del mondo che lei stessa ha inventato, in cui la sua camera è piovuta come la casetta di Dorothy nel mondo del mago di Oz.

Kail raddrizza le spalle. Posa un piede scalzo sullo spesso strato di cenere e comincia a camminare.

*

La vede arrivare di lontano, sbirciandola da sopra una spalla: una figura pallida con un pacco di fogli in mano che avanza a passi lenti e misurate.
Sorride. Per i suoi diciassette anni è così minuta. Non più la bambina che lui non ha mai visto crescere, non ancora adulta- sospesa a quel confine tra l’uno e l’altro stato.
L’adolescenza è così simile al limite grigio tra vita e morte, quando una parte di sé si è già dissolta nel nulla e l’altra aspetta ad occhi aperti che arrivi la fine- o una mano a cui aggrapparsi per essere riportata indietro.

Lui e Kail si assomigliano: due creature affacciate alla soglia delle rispettive porte che si sporgono a guardare il mondo di mezzo, l’unico dove possano incontrarsi. E da così poco tempo. Il timore di non sapere come comportarsi, cosa dire, cosa fare gli attanaglia la gola, lo soffoca.
Teme di deluderla.
Lui, che si sente gonfiare il petto d’orgoglio al pensiero di cosa abbia combinato quella matta di sua sorella per venirlo a cercare. Proprio lui, sì- al solo pensiero di non essere abbastanza per lei prova un senso di nausea.

Tutta colpa di quella domanda. La solita. È incompleta, ma proprio per questo è galvanizzante.
‘ E se…?’
Se, se, se. Se Kail decidesse all’improvviso di non voler più avere nulla a che fare con lui…cosa farebbe?
Cosa?
Tornerebbe nel Limbo dei bambini mai nati? Nell’archivio fuligginoso dove la memoria si tramuta in un cumulo di polvere come se niente fosse?
Non lo sa.
Di una cosa sola è certo: non durerebbe a lungo. Per restare accanto a Kail ha speso tutta l’energia conservata in ventisette anni di non esistenza. Se sua sorella si rifiutasse di aiutarlo il suo ricordo si dissolverebbe nel tempo di un sospiro…non avrebbe il tempo per accumularne di nuova e proseguire la sua non vita.

Non ha tempo per tormentarsi oltre con i suoi dubbi. Kail è già lì, davanti a lui, le labbra serrate in un’espressione calma e determinata.
Non c’è traccia di tentennamento nella sua voce, quando parla.
Solo genuina preoccupazione.

*

“Stai svanendo...”

Il giovane uomo davanti a lei si lascia sfuggire una fievole risata. I capelli scuri che gli incorniciano il volto rendono impossibile vedere poco più che accenni del suo profilo: il naso, le labbra appena piegate in un sorriso che ha del triste.

Kail sente un formicolio invaderla da capo a piedi. Arrossisce. Come battuta d’inizio non è stata molto felice- ma dopotutto è la prima cosa che le è saltata agli occhi.
Quella, e che suo fratello ha preso le sembianze di Yash. Il che non fa aumentare la sua impressione di trovarsi davanti ad un acquerello sbiadito- e l’improvvisa paura che possa scomparire da un momento all’altro.

È il mio sogno. Si dice, secca. Posso farlo restare, no? Io voglio che resti. Stringe i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, corrugando la fronte.

“Apprezzo lo sforzo, ma non credo serva a molto, purtroppo.” Commenta la Voce, come se le avesse letti nel pensiero, stavolta alta e limpida nell’aria odorosa di fumo. Kail quasi lascia cadere Blood Tribute al tono caldo, vagamente rauco che la raggiunge. Non è più nella sua testa e ha una direzione: la creatura a qualche passo da lei.

 Il giovane si volta verso di lei del tutto. È Yash, senza ombra di dubbio: capelli castano scuro arruffati e ribelli, occhi verdi dal taglio sottile. La scruta, serio, e Kail non può fare a meno di ripensare a tutte le notti di temporale in cui ha desiderato di rifugiarsi dal suo personaggio preferito, il misto di timore e fastidio che ha provato nell’accettare quella necessità.

Poi lui le sorride.
Ed è l’espressione che ha sempre agognato, cercando Yash tra sogni e incubi, così familiare che la ragazza avverte un colpo e poi una fitta al petto. Un dolore forte, straziante. Quasi le cedono le gambe


È lui. Realizza. È come svegliarsi da un lungo sogno. Le salgono le lacrime agli occhi. Mio fratello, per davvero. Sangue del mio sangue.

Fa due passi in avanti- solo due, non di più.
Vorrebbe disperatamente raggiungerlo, sfiorare il triangolo chiaro subito sotto l’attaccatura del collo, tuffare il viso nella semplice camicia scura che indossa e annusare il suo odore. Abbracciarlo abbastanza forte da costringerlo a restare.

Non lo fa, non ancora.

“Perché no?” chiede
Lo spirito fa spallucce. “Perché non dipende da te. La colpa è mia: ho quasi esaurito il mio tempo.” Si giustifica. “Nei sogni posso ancora risparmiarne un po’, ma più resto nel mondo reale e meno ho a disposizione per…’vivere.’ Perdona il gioco di parole.”
La guarda di sottecchi, come sperando di averle strappato un sorrisetto con quel paradosso. Kail deglutisce. Il dolore che le squassa il petto si intensifica e la sua visuale si appanna.

Devo avere qualcosa negli occhi. Forse un po’ di quella cenere che copre la Strada, ce n’è così tanta che dev’essermi finita in faccia. Per forza.

 “Allora non ci resta molto.”
Lo spirito annuisce, anche se non è una domanda- e lo sanno entrambi.
“Posso fare una cosa o è meglio che prima parliamo?”

Suo fratello batte le palpebre, sorpreso.
“Puoi fare quello che vuoi.”
Kail alza il viso verso di lui. Copre la distanza che li separa in tre passi e fa quello per cui ha spasimato in ogni- singolo- sogno.
Lo abbraccia.
E quando lo spirito le avvolge intorno le braccia e la stringe forte a sé, quando respira il suo odore- inchiostro e polvere da sparo mischiati al profumo di casa sua, dei vestiti che indossa di solito, della sua famiglia, Yash e fratello in una volta sola- finalmente piange.

Piange e si lascia andare. Lui, che la culla e le accarezza i capelli come non ha mai potuto fare, si sente finalmente invaso dal calore. L’ eco distante di un barlume di vita.

I dubbi e le paure si sciolgono come sale in acqua, scivolando via. E noi torniamo indietro in punta di piedi, lasciando soli la ragazza e il Mai Nato.
Questo momento è solo loro.

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