Fotografie, segreti e vecchi ricordi
Ritenere che il male non sia capace d'amore è sempre stato un modo pericoloso
di sottovalutarlo.
(Walter Moers)
1. Prologo
La sera non c'era mai molto da fare, al Quartier Generale dell'Ordine della
Fenice. L'estate si trascinava lenta, ed Hermione trascorreva le giornate
praticamente in pigrizia, escludendo qualche occasionale momento di panico
quando nella pulizia di Grimmauld Place incontravano artefatti o creature
potenzialmente pericolose.
Ma anche la guerra aperta all'antica casa si sospendeva al tramonto. Le
vecchie stanze si leccavano le ferite e riposavano per essere pronte a tirare
fuori il meglio del loro arsenale l'indomani. Hermione e i Weasley si ritiravano
nella cucina fredda per un po' di meritato riposo. Nessuno in quella casa
passava volentieri del tempo da solo, tranne Sirius, che forse aveva più
familiarità con l'ambiente tetro, e alle volte Lupin, il cui coraggio consisteva
nell'affrontare qualsiasi orrore con un leggero sorriso e una lezione istituita
all'impronta per chiunque di loro avesse voglia di ascoltarla.
Hermione passava le serate ad annoiarsi al tavolo della cucina, invidiando
solo vagamente i gemelli e Ron, che a quanto pareva trovavano catartico ridere
di qualsiasi baggianata e orchestrare scherzi e trucchetti ogni qualvolta la
Signora Weasley sembrava distratta.
Dopo dieci giorni nella casa aveva terminato la lettura di tutti i libri che
si era portata dietro, attirandosi le prese in giro degli altri, perdendosi come
suo solito nel fascino delle pagine scricchiolanti e ormai familiari. Ma la
biblioteca fornitissima dei Black, che l'aveva tanto attirata quando era entrata
per la prima volta nella casa spettrale, era stata dichiarata troppo pericolosa
e quindi proibita dai signori Weasley, e c'era un limite al numero di volte in
cui persino Hermione poteva trovare interessante lo stesso libro.
Così aveva preso a chiacchierare con i vari membri dell'Ordine in visita,
quando poteva. Ascoltava avidamente le loro storie sui tempi della prima guerra
contro Voldemort, alla ricerca di dettagli a cui aggrapparsi che potessero
rivelarsi utili nel nuovo conflitto che ormai sembrava inevitabile.
Non aveva trovato una collaborazione completa, però, negli altri. I Signori
Weasley non avevano fatto parte del primo Ordine e, se il Signor Weasley era
sempre molto ben disposto a raccontare quel che ricordava di quei tempi bui, la
Signora Weasley al contrario sembrava ritenere che quelle storie proprio non
fossero adatte ad un pubblico giovane ed impressionabile.
Hermione non si riteneva certo tale; ma la Signora Weasley da quell'orecchio
proprio non ci sentiva.
Quando gli altri erano al Quartier Generale tendenzialmente erano piuttosto
impegnati; gli unici che sembravano ritagliarsi un po' di tempo per raccontarle
qualcosa erano il Professor Lupin, che però di solito la sera faceva compagnia a
Sirius; e lo stesso Sirius, ma Hermione era arrivata a concludere che non
valesse poi tanto la pena di tormentarlo con domande che non facevano altro che
intristirlo.
La vera sorpresa si era rivelata essere il Professor Moody. Anche se lui non amava essere chiamato Professore, Hermione non riusciva ancora a pensarlo in un altro modo, dopo l'anno scolastico appena trascorso. Ma passando l'estate a Grimmauld Place, si era trovata diverse volte a parlare con l'anziano Auror e si era resa conto che le piacevano i suoi racconti avventurosi e precisi quasi quanto a lui piaceva avere l'occasione di parlare di vecchie battaglie, ferite e altri particolari truci della sua gioventù. Moody aveva quasi sempre voglia di raccontarle una storia, o di ricordare con lei quel che era accaduto ai vecchi compagni d'arme che erano caduti. Dopo qualche conversazione con lui, Hermione aveva un'idea molto precisa di quel che era capitato ai tempi del primo Ordine; e sicuramente aveva capito di più la paranoia del professore sulla vigilanza costante.
Moody le aveva portato un vecchio album di fotografie, un pomeriggio. Era un
librone pesante e impolverato ed Hermione, che stava combattendo una piccola e
feroce guerra contro i doxy, al momento, lo aveva distrattamente riposto per
rimboccarsi di nuovo le maniche e continuare la disinfestazione del vecchio
salotto.
L'arrivo del Professor Moody aveva decisamente velocizzato i lavori di
pulizia. Ron era parso piuttosto sollevato della sua presenza, ed i gemelli
avevano passato il resto del pomeriggio a farsi urlare contro da Malocchio ogni
volta che cercavano di eludere la sua sorveglianza e di intascare qualcosa di
potenzialmente utile e probabilmente letale.
Solo quella sera Hermione aveva avuto il tempo di aprire l'album che le aveva
dato il Professore.
L'aveva sfogliato distrattamente, partendo dalla fine, a ritroso. All'inizio
aveva riconosciuto diverse persone: il Professor Moody e il Professor Silente
che parlavano in maniera concitata, Emmeline Vance china a scrivere qualcosa su
una lunga pergamena, un giovanissimo Professor Lupin che cercava di restare
serio mentre un altrettanto giovane Sirius Black legava insieme le stringhe
delle scarpe di un altro ragazzo con un colpo di bacchetta.
Più si avventurava tra le foto più vecchie, però, più Hermione vedeva volti
sconosciuti. Riconobbe i fratelli Prewett per la loro somiglianza con la Signora
Weasley, e una donna che ricordava decisamente Neville e doveva essere sua
madre. Ma la maggior parte delle foto ritraevano almeno una o due persone che
Hermione non avrebbe saputo identificare. La faceva rabbrividire pensare che
tutti quegli sconosciuti maghi e streghe erano quasi sicuramente morti, vittime
di Voldemort.
Curiosa di sapere di più delle loro storie, Hermione continuò a sfogliare le
pagine più vecchie dell'album. Man mano le fotografie si facevano sempre più
rovinate agli angoli e le pagine più scricchiolanti. Le prime dovevano veramente
risalire a molti anni prima; se ne rese conto vedendo un giovanissimo ed integro
Professor Moody con la divisa di scuola e la sciarpa di Grifondoro al collo.
Curiosa, esaminò le foto della vecchia Hogwarts, alla ricerca di qualche viso
noto; ma i professori che si intravedevano erano tutti molto diversi, a parte il
Professor Silente. E gli studenti che ridevano e scherzavano o seguivano le
lezioni nelle varie fotografie dovevano avere ormai l'età del Professor Moody,
ed era impossibile riconoscerli.
Tuttavia qualcosa attirò la sua attenzione, in una delle foto.
Hermione avvicinò al viso l'album per vedere meglio; la fotografia ritraeva
una ragazza piuttosto graziosa in sella ad una scopa, che sfrecciava dentro e
fuori dai contorni dell'immagine, ridendo, incitata da due o tre giovani maghi
di Grifondoro in divisa da Quidditch. Ma quello che l'aveva colpita era un altro
studente ritratto nella foto, che osservava la scena con aria seccata, nascosto
dietro le tribune, poco lontano. Poteva avere all'incirca la stessa età di
Hermione, ed era un ragazzo magro e bello; sul suo petto scintillava una lucida
spilla da Prefetto di Serpeverde. Ad Hermione sembrava di conoscerlo... avrebbe
giurato di aver già visto quegli occhi scuri e quel viso pallido, da qualche
parte... Ma di certo non poteva essere lui...
Chiuse il librone tenendo il segno con un dito, e scese in cucina alla
ricerca del professor Moody; lo trovò che beveva qualcosa dalla sua fiaschetta,
chiacchierando con il Signor Weasley che mescolava pigramente il suo tè. La
Signora Weasley e gli altri non erano nella stanza.
-Professor Moody?- chiese, incerta. Moody si voltò verso di lei e grugnì.
-Perché non mi chiami Malocchio, come fanno tutti?- le ringhiò contro come
saluto.
Hermione non si fece intimidire da quegli abituali modi bruschi; posò davanti
al vecchio Auror l'album aperto ed indicò il ragazzo nella foto. -Mi sa dire chi
sia?-
Moody scrutò la foto con attenzione, sia con l'occhio normale che con quello
magico. Poi spostò lo sguardo allibito su Hermione. Il Signor Weasley si chinò
incuriosito sulla foto.
-Per le palle di Merlino, Granger, il tuo spirito di osservazione dovrebbe
farci vergognare tutti. Non avevo idea di avere in questo vecchio album una
sua foto- sbraitò.
Hermione arrossì al complimento, ma attendeva ancora una risposta.
Malocchio scrutò il suo viso.
-Tu hai già un'idea di chi sia, vero ragazzina?- disse, con qualcosa nella
voce che poteva sembrare quasi ammirazione. Esitando, Hermione annuì.
-Tom Riddle?- chiese. -L'ho trovato in un vecchio annuario in biblioteca,
dopo quello che è successo due anni fa con la Camera dei Segreti- aggiunse,
vedendo la faccia del Signor Weasley sbiancare nell'udire quel nome.
-Tom Riddle,- confermò Moody, -prima che diventasse Lord Voldemort. Dieci
punti a Grifondoro, Granger- aggiunse.
Hermione avrebbe voluto fare a Malocchio un milione di domande, ma lui
riportò nuovamente lo sguardo sulla foto. Lei aspettò impaziente che finisse di
esaminarla. Dopo qualche secondo Moody rivolse l'occhio magico verso il Signor
Weasley ed emise una sgradevole risatina. -Avrei dovuto immaginarlo- borbottò
fra sé. -In quel periodo non le toglieva gli occhi di dosso, quel pazzo-.
Hermione guardò per la prima volta attentamente la ragazza che volava sulla
scopa e che Moody aveva appena indicato. Si chinò sulla foto per vederla meglio,
e il movimento non sfuggì all'Auror.
-Hai già capito anche chi è lei?- chiese Moody, con l'aria di preparare un
colpo notevole.
Hermione osservò attentamente la giovane nell'immagine. Sembrava vagamente un
viso noto, ma era difficile scorgerne i lineamenti tra i capelli neri che si
agitavano al vento e il fatto che continuava a ridere e a volare a zig zag per
la fotografia. Alla fine scosse la testa, sconfitta.
-Arthur?- chiese Moody, come se stesse interrogando degli studenti. Ma anche
il Signor Weasley sembrava non avere idea di chi fosse la ragazza.
Sogghignando con la mezza bocca, Malocchio voltò qualche pagina, fino ad
arrivare ad una foto un po' più recente, dove un gruppo di quelli che
probabilmente erano i membri del primo Ordine parlavano e discutevano in un
salotto bizzarramente antiquato. Con l'indice smozzicato, Moody picchiettò un
punto in secondo piano nella foto, dove una donna che poteva somigliare
vagamente alla giovane Grifondoro se ne stava in disparte. Ma l'immagine era
molto piccola, e sia Hermione che il Signor Weasley scossero di nuovo la testa.
-Aspettate- disse Moody.
Dopo qualche secondo il Professor Silente si allontanò dal gruppetto di maghi
con cui stava parlando e si avvicinò alla donna. Confabularono per qualche
istante, in una maniera che Hermione trovò stranamente familiare; poi la donna
annuì e, mentre Silente si allontanava, si voltò e con un gesto fluido si
trasformò in un bel gatto soriano, che scivolò indisturbato tra la folla riunita
e se ne andò dalla porta.
Hermione e Arthur Weasley si guardarono un attimo, sconcertati.
Moody ridacchiò tra sé del loro stupore.
La ragazza che Riddle guardava nella prima foto era la Professoressa Minerva
McGranitt.
Hermione andò a dormire quella sera con la testa piena di domande.
Qualche secondo dopo la sconcertante scoperta, la Signora Weasley e i gemelli
erano entrati in cucina, e non c'era stato né il tempo, né il modo, per Hermione
di chiedere al Professor Moody ulteriori spiegazioni sulle fotografie.
Già era stato strano imbattersi nell'immagine di Malocchio da giovane,
sfogliando l'album; trovarci una McGranitt così diversa, così giovane e
spensierata, e Tom Riddle, Voldemort, che la spiava di nascosto...
Hermione si sentiva confusa. La McGranitt era la sua insegnante preferita da
sempre, dal primo giorno di scuola. Non le piaceva solo il modo in cui
insegnava; per Hermione era sempre stata una sorta di modello a cui ispirarsi.
Era rigida e severa, certo; ma era una donna assolutamente onesta, e una strega
incredibilmente capace, e un po' tutto quello che Hermione avrebbe voluto
essere, da grande. Ma ancora di più era un esempio continuo, e tra tutti i
professori era quella che più di tutti Hermione non voleva mai deludere.
Ed era stata così diversa, da giovane! Nell'immagine che Hermione continuava
a rievocare non c'era nulla della severità e della postura rigida della
Professoressa. Sembrava una ragazza come tante, persino più spensierata della
stessa Hermione. Questo la stupiva.
E poi la turbava vagamente l'idea che Riddle la guardasse così, e la frase
smozzicata con cui aveva commentato Moody la cosa non faceva che complicarle i
pensieri: cosa aveva voluto il ragazzo che sarebbe diventato Voldemort dalla
McGranitt? E cosa aveva a che fare quella scena con il cambiamento tra la
ragazzina e l'austera Professoressa?
Hermione si rigirava nel letto, incuriosita da quella situazione e insonne.
Riuscì ad addormentarsi solo dopo essersi ripromessa di chiedere spiegazioni
dettagliate a Moody alla prima occasione utile.
Nonostante la sua determinazione, le ci vollero tre giorni per riuscire a
parlare con il Professor Moody; per quanto fosse spesso al Quartier Generale a
sorvegliare la situazione, l'Auror era molto occupato e raramente si fermava a
lungo.
In quei tre giorni Hermione non aveva fatto altro che arrovellarsi sulla
questione, distraendosi al punto da essere stata morsa da un doxy mentre
disinfestava una tenda. Ron era rimasto talmente stupito dal suo urlo, che si
era voltato verso di lei, ed era riuscito a prendersi tre morsi sulla mano da
altrettanti spiritelli molesti.
Per di più, quando Sirius li aveva mandati in cucina a farsi medicare dalla
Signora Weasley, Hermione e Ron l'avevano trovata che parlava con la
Professoressa McGranitt in persona. Hermione l'aveva guardata cercando nel suo
viso la somiglianza con la ragazza della foto; ma quando la Professoressa
l'aveva salutata si era bloccata, rispondendo a malapena mentre cercava di non
far capire a tutti che si stava facendo da due giorni un sacco di domande sulla
vita privata dell'insegnante. Domande che non aveva nessun diritto di fare; ma
che comunque la ossessionavano abbastanza da sapere che le avrebbe poste a Moody
appena possibile.
Tutto d'un tratto la noia dell'estate era passata. Sembrava che il Quartier
Generale fremesse di movimento, come se stesse per succedere qualcosa di
importante, ed Hermione aveva l'impressione di avere a malapena il tempo di
riflettere su quel che avrebbe chiesto a Moody non appena fosse riuscita a
parlargli da sola.
L'occasione si presentò la sera successiva al morso del doxy. Era prevista
una riunione dell'Ordine, e un paio d'ore prima che iniziasse, Moody tornò dalla
sua sorveglianza per lasciare il turno a Lupin. Dopo l'abituale scambio di
consegne e il passaggio del mantello tra i due uomini, Malocchio si ritrovò solo
nel salotto finalmente disinfestato, e si sedette sulla poltrona più pulita,
chiudendo gli occhi. Probabilmente aveva intenzione di fermarsi fino all'ora
dell'incontro; era il momento perfetto.
Hermione esitò un istante sulla porta: sembrava che il vecchio Auror si
stesse riposando. La ragazza si chiese se doveva entrare e disturbarlo; poi si
fece coraggio e fece un passo avanti.
-Professor Moody?- chiamò piano.
-Ti sei decisa, Granger- rispose lui senza aprire gli occhi. -Non startene lì
impalata, chiedimi quello che devi chiedermi-
Hermione entrò e si sedette su una poltrona, vicino al Professore.
-Ecco- cominciò, -volevo chiederle della fotografia che ho visto l'altro
giorno...-
Moody sogghignò senza aprire gli occhi, e dalla tasca del cappotto tirò fuori
entrambe le foto che avevano osservato qualche giorno prima.
-Volevi sapere la storia di Minerva- disse Malocchio, tagliando bruscamente
la conversazione e guardandola in faccia.
Hermione annuì, a disagio sotto quello sguardo. -Eravate amici?- chiese.
Moody ridacchiò. -Diciamo che non eravamo come te e Weasley, amici per la
pelle- disse, lanciandole un'occhiata strana che la fece arrossire. -Ma eravamo
nella stessa Casa, nello stesso anno, e ci conoscevamo bene. E naturalmente,
chiunque fosse ad Hogwarts, in quegli anni, conosceva lui-.
Hermione trattenne il fiato, mentre Malocchio indicava nuovamente Tom Riddle
nella prima foto.
-In effetti- proseguì l'Auror, -Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato all'epoca
era un po' sulla bocca di tutti...-
2. La prima fotografia
Alastor non aveva mai avuto molti amici, a scuola.
Fra i pochissimi studenti con cui era stato in buoni rapporti in quei sette
anni, però, c'era sicuramente Minerva McGranitt. Alastor non era popolare;
tendeva ad essere piuttosto scontroso, solitario ed irritabile. Non amava
particolarmente il Quidditch, prendeva sul serio lo studio e si teneva in
disparte dai suoi compagni di dormitorio quasi quanto loro se ne stavano ben
lontani da lui.
Minerva al contrario era piuttosto benvoluta, nella loro Casa. Quando
facevano il quarto anno, il Preside Dippet aveva autorizzato per la prima volta
le ragazze a giocare a Quidditch, cosa che nella maggior parte dei campionati
era già regolare, ma che il vecchio preside si era sempre rifiutato di concedere
alle studentesse, giudicandolo sconveniente.
Minerva era stata la prima giocatrice di Quidditch di Grifondoro. Non era mai
riuscita a diventare Capitano, ma dopo due anni era tra le stelle della squadra,
avendo segnato diverse volte il punto della vittoria per Grifondoro. In aggiunta
era anche Prefetto, e una tra le studentesse più brillanti del loro anno.
Alastor non si sarebbe definito un suo amico; certo era che l'ammirava. Era
inevitabile che si conoscessero abbastanza bene, essendo nella stessa Casa e
nello stesso anno; inoltre condividevano diversi interessi. La maggior parte dei
rapporti tra di loro si riduceva tuttavia ad una o due partite a scacchi alla
settimana, accesissime e combattute, a volte sotto gli occhi di metà della sala
comune. Spesso e volentieri, per altro, partite che si concludevano in stallo o
con vittorie all'ultimo istante. Alastor aveva sempre pensato che ragionassero
in maniera molto simile.
La rivalità tra le case all'epoca era feroce e senza quartiere, un po' come
era sempre stata, in fondo, ad Hogwarts. Alastor non aveva mai voluto avere a
che fare con nessun Serpeverde; per lui, cresciuto in una famiglia con una
grande tradizione di Auror, anche solo le stanze nel sotterraneo puzzavano fin
troppo di magia oscura.
Quindi probabilmente il motivo per cui lui e Minerva non avrebbero potuto
definirsi amici era proprio perché lei, al contrario, aveva conoscenti e
frequentazioni tra i Serpeverde.
C'era sicuramente da riconoscerle che si trattava di Serpeverde che in futuro
lo stesso Alastor avrebbe giudicato innocui: Alphard Black, per lo più, e un
paio di suoi amici particolarmente sgobboni.
Minerva McGranitt non era mai stata particolarmente attraente; la vera
bellezza nel loro anno era senza dubbio Augusta, lo sapevano tutti. Ma Alastor,
quando si sentiva incline ad avere a che fare con qualcuno, preferiva la ragazza
meno graziosa e più intelligente.
E l'ammirava. Non era l'unico; tutti sapevano che Alphard Black aveva una
cotta per lei, ad esempio. Ma qualche volta, da ragazzo, Alastor si era
ritrovato a chiedersi se lei, forse, avrebbe potuto essere di più, per lui.
Finché non avevano iniziato il settimo anno.
Le frequentazioni Serpeverde di Minerva, Alphard e i suoi amici, avevano
terminato gli studi e lasciato spazio ad una nuova classe. La scuola era ancora
scossa da quanto era accaduto l'anno precedente, con la morte di Mirtilla e il
terrore che si diffondeva come una maledizione per i corridoi. Nella Casa di
Grifondoro, più di uno studente non si era sentito affatto sicuro quando Rubeus
Hagrid era stato espulso, e ancora quell'anno ci si aggirava furtivamente tra
una lezione e l’altra, cercando di muoversi sempre in gruppo; soprattutto quando
ci si avventurava verso i piani più bassi, dove era avvenuto l'attacco mortale.
E già qualcosa non tornava. Se davvero Rubeus, che ad Alastor era sempre
sembrato un po' sciocco, ma anche molto innocuo, aveva scatenato un mostro nella
scuola, perché quello aveva attaccato ed ucciso al secondo piano, e non nella
torre di Grifondoro, dove Hagrid viveva?
Alastor non aveva mai creduto del tutto a quello che si era detto della morte
di Mirtilla. E sapeva che anche il Professor Silente aveva dei dubbi sulla
versione che il Preside Dippet aveva dato agli Auror dell'accaduto.
Così, all'inizio di quell'anno, aveva trovato molto intrigante notare che
Minerva McGranitt, che ormai era Caposcuola, sembrava avere un insolito
interesse per i sotterranei di Serpeverde.
Naturalmente li aveva sempre frequentati; ma con Alphard Black e i suoi amici
diplomati, il perché lei ancora scendesse la sera verso quella zona della scuola
era diventato un mistero.
Alastor Moody aveva sempre amato i misteri.
Si era convinto, insomma, che Minerva stesse indagando su qualcosa; per conto
suo, pensava all'inizio.
Ma poi in un paio di occasioni aveva notato il Professor Silente guardarla
stranamente mentre si allontanava, e si era reso conto che lui sapeva almeno
quanto Alastor, di quella storia; se non, probabilmente, di più.
Di lì gli era venuta l'idea che lei stesse cercando di capire cosa fosse
veramente accaduto a Mirtilla, forse persino come incarico da Silente a quella
che tutti sapevano essere una delle sue studentesse preferite.
Alastor si era messo in testa di seguirla e di scoprire cosa stesse
combinando. Forse, con l'ingenuità del ragazzo che era, anche con la segreta
speranza di sorprenderla e di farsi notare da lei. Principalmente, comunque,
perché Alastor era sempre stato attratto dall'idea di risolvere un mistero, di
provare il suo valore.
Ma nella sua analisi della situazione non aveva notato un particolare
importante.
Tom Riddle era uno degli studenti più chiacchierati della scuola. Se di molti
altri ragazzi che erano ad Hogwarts grazie ad una borsa di studio si sparlava
per snobbismo, Alastor aveva sempre pensato che le maldicenze su Riddle fossero
giustificate. Il suo naso sembrava sentire qualcosa di oscuro che veniva da lui,
come se ci fosse qualcosa di malvagio nel suo comportamento.
Se Alphard Black era stato un amico non proprio ideale, per Minerva, ma
sopportabile, che lei fosse in qualche modo legata a Riddle era semplicemente
qualcosa che Alastor non aveva calcolato, nemmeno per sbaglio.
Eppure avrebbe dovuto vederlo.
Sembravano respingersi a vicenda ogni volta che si trovavano casualmente
vicini. Bastava che si intravedessero ai due capi dello stesso corridoio perché
uno dei due entrasse in una classe, o cambiasse strada. Nessuno poteva dire di
averli mai visti rivolgersi la parola, nemmeno con la cortesia a denti stretti
che era abituale tra i Prefetti di due case rivali.
Però si trovavano ad incontrarsi casualmente molto più spesso di quanto era
normale. A ripensarci in seguito Alastor aveva notato il modo in cui si
guardavano. Ma prima di scoprire la verità, non aveva attribuito nessun valore
agli episodi che pure gli erano accaduti sotto gli occhi.
Seguire Minerva verso i sotterranei, quando lei vi si recava, si era rivelata
per settimane un'impresa al di là delle possibilità di Alastor. Lei doveva avere
un qualche senso supplementare, perché sembrava sapere sempre se lui era sulle
sue tracce.
Alastor svoltava un angolo e lei era sparita in un corridoio vuoto. Si
Disilludeva per starle più appresso, e lei cambiava strada all'ultimo istante,
uscendo nei prati o bussando alla porta dello studio di Lumacorno, o di qualche
altro professore che avesse il proprio ufficio nei piani più bassi della scuola.
Quando giocavano a scacchi in sala comune, sempre più spesso lei sembrava
guardarlo come se lo sfidasse a carpire il suo segreto. Alastor odiava perdere
contro di lei; lo faceva sentire ridicolo.
Così aveva scritto a suo padre, che aveva accesso a diversi attrezzi da
Auror. Aveva inventato una buona storia sul comportamento strano di uno studente
e lui, ancora scosso come qualunque genitore dagli accadimenti dell'anno prima,
e comunque condividendo la propensione di Alastor a voler risolvere qualsiasi
enigma, gli aveva inviato discretamente via gufo un mantello dell'invisibilità.
Con quello Alastor era riuscito nel suo intento. L'aveva seguita,
immaginandosi di capire su cosa indagava, di mettere le mani sulla traccia che
Minerva chiaramente seguiva, e di riuscire magari prima di lei ad arrivare ad
una soluzione. Oppure di affrontarla nei giorni seguenti, e forse di proporle il
suo aiuto, una volta scoperto quello che stava facendo.
Si era figurato un'indagine minuziosa di un muro alla ricerca di un passaggio
segreto, o addirittura che lei avesse un informatore, magari tra i Serpeverde;
qualcuno che non avrebbe mai tradito la sua Casa per parlare con un Grifondoro,
ma che forse, sapendo qualcosa, avrebbe potuto dirlo a lei, che in passato aveva
avuto amici nei sotterranei.
Quello che non si immaginava era esattamente quello che aveva scoperto
seguendola.
L'aveva intravista svoltare in un corridoio, ed era riuscito a non perderla
d'occhio seguendo l'ondeggiare dei suoi capelli. Non si muoveva come qualcuno
che avesse qualcosa da nascondere; ma chiaramente, come Caposcuola, aveva
diritto di trovarsi nei sotterranei bui nell'orario in cui pattugliava i
corridoi.
Poi, da pochi passi dietro di lei, l'aveva vista sparire di colpo; sembrava,
ma non ne era certo, che Minerva avesse fatto un passo di lato verso una vecchia
porta che conduceva ad un'aula in disuso. Perplesso da quel movimento repentino,
Alastor si era fermato, in silenzio.
Aveva sentito un vago fruscio, e poi più nulla.
Era avanzato lentamente, la bacchetta alla mano, mentre qualcosa che sembrava
paura gli faceva rizzare i peli sul collo e il silenzio sembrava sempre più
rotto da suoni leggeri e vaghi. Un respiro. O forse, due diversi respiri?
Alla fine aveva fatto un passo e aveva visto una parte della porta chiusa. E
nella nicchia formata dall'ingresso, Minerva che stava inequivocabilmente
abbracciando qualcuno.
Era stato un colpo tale, per lui, che quasi non si era nemmeno chiesto chi
fosse la persona con lei.
La divisa era quella di uno studente, ma nella luce fioca Alastor non poteva
distinguerne i colori. Lentamente, facendo attenzione a non far rumore, scivolò
avanti di un passo.
Minerva e il ragazzo misterioso si stavano baciando.
Lui aveva le dita, lunghe dita pallide, intrecciate tra i capelli di lei,
come se le sostenesse la testa; lei aveva le palpebre abbassate e si lasciava
baciare con abbandono. Davanti agli occhi sgranati di Alastor, lei reclinò
all'indietro il capo, permettendo al ragazzo di chinare la testa verso la sua
gola e di baciarla sulla pelle chiara; gli allacciò le braccia dietro il collo e
sospirò forte quando lui la sollevò per i fianchi, tirandosela contro, facendo
scivolare una mano oltre l'orlo della sua gonna.
Alastor restò qualche momento a guardare la scena, confuso e come bloccato
sul posto.
Poi i due si staccarono l'uno dall'altra, e Alastor vide che Minerva aveva
aperto gli occhi e guardava fisso il suo compagno; intravide l'ombra della sua
bocca muoversi e sentì un sussurro che era troppo lontano per comprendere.
Il ragazzo scosse piano la testa.
Minerva replicò chiaramente con un sì deciso, e il suo compagno si fece
indietro di un passo.
-No, Minerva- rispose seccamente.
La sua voce aveva qualcosa di familiare.
Lui cercò di avvicinarsi di nuovo, come se volesse baciarla ancora, ma lei
voltò la testa di lato, nascondendo il viso nell'ombra. Alastor non riusciva a
vedere la sua espressione, e non osava avvicinarsi di più. Ma se lui, chiunque
fosse, le avesse fatto del male, sapeva che sarebbe intervenuto.
Il giovane rimase fermo un istante, poi alzò una mano e le voltò il viso per
vederlo; anche alla luce fioca delle candele, Alastor si accorse che gli occhi
di lei erano pieni di lacrime. Inconsapevolmente strinse i pugni.
Minerva mosse bruscamente il viso e il suo compagno lasciò cadere la mano.
-Piangi?- le chiese, in tono di scherno. -Ti facevo meno stupida-.
-Non osare!- soffiò Minerva con una rabbia che Alastor non aveva mai
visto, in lei.
-Quindi adesso stiamo litigando?- le rispose lui, sempre con quel tono.
Alastor era ad un passo dall'identificare quella voce, e sapeva quasi che
l'unico motivo per cui non c'era ancora riuscito era la sua incredulità davanti
alla scena che stava vedendo.
Minerva aveva la schiena leggermente appoggiata all'architrave di pietra, ma
si alzò in piedi molto più decisamente e sembrò improvvisamente far ricorso a
tutta la sua autorità.
-Tu non ti permettere di trattarmi così. Non mi importa se pensi che i
sentimenti siano una cosa stupida; io provo quello che voglio e non devo
renderne conto a te. E non toccarmi in quel modo-.
Il ragazzo scoppiò in una breve risata amara.
-Parli come il tuo caro Professor Silente. Ti ha messo lui in testa
queste stupidaggini sentimentali?-
-Ha ragione su di te. Non ti importa di niente. Merlino, ma che cosa sto
facendo?- Minerva sussurrò le ultime parole, come se fosse pronta a vedere la
ragione e ad andarsene improvvisamente di lì.
Questo attirò la sua attenzione, e il gesto con cui lui le afferrò il polso
sembrò ad Alastor al contempo preoccupato e minaccioso.
-Non puoi- cominciò lui, ma Minerva lo gelò con uno sguardo furente.
-Lasciami la mano- sibilò. Persino ad Alastor sembrava pericolosa, in quel
momento.
Lui non obbedì, ma la sua presa si fece visibilmente meno ferrea e rigida.
-Tutto questo litigio perché non voglio venire a casa tua durante le
vacanze?- chiese, in tono vagamente patetico.
Minerva scosse la testa. Alastor non poteva vederla bene come prima in viso,
ma pensò che stesse piangendo di nuovo.
-Cosa stiamo facendo? Cos'è questo?- gli chiese.
Lui esitò. -Passione- rispose poi. -Io posso capire la passione. Mi fa
impazzire di desiderio vederti in giro per la scuola e non poterti toccare.
Questo è qualcosa che fa per me. L'amore rende deboli e stupidi. Ti fa piangere.
Io questo non lo capisco, Minerva-.
Lei non disse nulla per un po'. Poi alzò una mano e, con un gesto così tenero
da imbarazzare Alastor più dei baci di prima, accarezzò piano una guancia del
ragazzo.
-E io continuo ad aspettare che tu un giorno lo capisca, Tom- disse.
Alastor gelò nell'udire il nome.
Eppure, chi altro poteva essere? Aveva inseguito Minerva nei sotterranei
pensando che cercasse la soluzione ad un enigma, ma quello che lei inseguiva
veramente era Riddle.
Il più silenziosamente possibile, Alastor cercò di spostarsi per poter vedere
il ragazzo in viso.
Che lei frequentasse in quel modo Tom Riddle era un'idea così disgustosa che
si ritrovò a pensare freneticamente a tutti gli studenti di nome Tom che
potevano essere lì e far sì che Minerva McGranitt non fosse innamorata proprio
di quel Serpeverde.
Ma quando vide il profilo pallido incorniciato dai riccioli neri che tanto
trovava antipatico, dovette arrendersi all'evidenza.
E quando li vide riprendere a baciarsi, come se lacrime e rabbia potessero
essere dimenticati così facilmente, non riuscì a resistere.
Girò i tacchi e facendo meno rumore possibile corse via.
3. Interludio
-Non è possibile- disse Hermione, sorpresa.
Alastor scosse la testa. Anche lui aveva pensato che non lo fosse, all'epoca.
E aveva taciuto alla ragazzina i particolari più disturbanti, mentre ricordava:
il modo in cui Riddle toccava Minerva, così terribilmente intimo; e anche
l'attrazione dello stesso Alastor per la vecchia amica, dal momento che non gli
pareva adeguato raccontare ad una ragazzina della sua vita privata.
-Come finì?- chiese ancora Hermione.
Alastor sorrise. Con tutto il suo cervello, era chiaro che la parte
sentimentale della ragazza sperava in un lieto fine che la parte razionale di
lei sapeva impossibile.
-Qui ci avviciniamo alla seconda foto, Signorina Granger- disse, spingendo la
vecchia immagine verso di lei. -Cosa noti di strano?- chiese.
Hermione guardò attentamente i maghi e le streghe che conversavano
animatamente nel vecchio salotto, riuniti in gruppetti casuali che sembravano
mescolarsi continuamente. Ma evidentemente non vide nulla di insolito, perché
scosse la testa e guardò Moody, come se si aspettasse una spiegazione.
Alastor esitò un istante.
Poi riprese a raccontare.
Nessuno a scuola aveva sospettato che Minerva McGranitt e Tom Riddle avessero
una relazione. Alastor aveva sempre dovuto riconoscere che i due erano più che
discreti nell'incontrarsi, al punto che se non li avesse seguiti con il
mantello, lui stesso non si sarebbe mai reso conto della verità.
Ma una volta scoperta, allora era diventata evidente.
Quando Riddle si trovava per coincidenza o per errore nella stessa stanza di
Minerva, la guardava con una brama feroce negli occhi, che faceva pensare
all'odio; ma ogni volta che Alastor vedeva quello sguardo, le parole origliate
davano a tutto un significato diverso. Mi fa impazzire di desiderio vederti
in giro per la scuola e non poterti toccare. Una frase che cambiava il senso
di tutto.
Ma come poteva, chiunque, vedere quello che stava succedendo? Riddle
incantava tutti e non convinceva nessuno. Intelligente e affascinante, certo. Ma
se facilmente potevano sfuggire la freddezza e l'oscurità che sembrava emanare
per Alastor, anche i suoi migliori amici e i suoi sostenitori avrebbero esitato
di certo a definirlo passionale.
Invece, guardando sotto l'apparente astio dei suoi sguardi, si poteva vedere
tutt'altro.
Eppure erano solo quelle occhiate a tradire qualcosa di diverso da una decisa
indifferenza, tra lui e Minerva.
Dunque nessuno ad Hogwarts sospettava di loro; ma le cose cambiarono
decisamente quando quella storia malaugurata finì bruscamente, poco dopo le
vacanze di Natale di quell'anno.
Alastor non sapeva esattamente come fosse andata, perché quando era successo
non si trovava nemmeno al castello, ma nella Serra cinque a lezione di Erbologia.
Eppure, si diceva, qualcuno aveva assistito in prima persona al litigio e alla
conseguente rottura. Era sempre l'amico di un amico di un amico, quando la voce
arrivava fino ad Alastor; eppure, per una volta, non si trattava di una
chiacchiera.
E d'improvviso Hogwarts non parlava d'altro, Riddle e la McGranitt,
Grifondoro e Serpeverde... il solito vecchio scandalo, ma reso senza dubbio più
interessante di tutti quelli che l'avevano preceduto e che l'avrebbero seguito
dalla popolarità e dal carisma dei due studenti in questione. Così le
chiacchiere durarono a lungo, e l'interesse per quella faccenda diventò il
fulcro di molte conversazioni nei mesi successivi.
Minerva non sembrava nemmeno accorgersene. O comunque, era l'impressione che
voleva dare. Ma era rigida, chiusa in se stessa e passava la maggior parte del
tempo in dormitorio, a studiare. Riddle al contrario era quello di sempre,
affascinante e disinteressato, come se tutta quella faccenda non riguardasse
lui. Ma, se poteva significare qualcosa, dopo quell'episodio era sempre e solo
lui a cambiare strada quando incrociava per caso Minerva McGranitt.
E Alastor non seppe mai spiegarsi perché.
Una volta finita la scuola, quella vecchia storia sembrò dietro le spalle di tutti loro. Alastor rimase poco in contatto con i vecchi compagni. Appena intascati di suoi M.A.G.O. si iscrisse all'Accademia, per diventare un Auror come suo padre, suo nonno e i suoi zii. Per anni non vide nemmeno per caso Minerva McGranitt, e di sicuro non sentì parlare di Tom Riddle fino a ben oltre la comparsa di Lord Voldemort nelle vite di tutti loro.
Hermione ascoltava rapita. Le parole di Malocchio sembravano studiate apposta
per farle trattenere il fiato e incuriosirla ulteriormente su tutta quella
faccenda.
Guardò un istante la fotografia ancora appoggiata sul tavolo, e capì cosa il
Professor Moody si aspettava che lei ci vedesse: il primo Ordine della Fenice,
riunito a discutere, e la Professoressa McGranitt tra loro, ma in disparte. I
maghi nella foto sembravano avere tutti circa la stessa età della Professoressa,
e anche se ci fosse stata qualche differenza, Hermione sapeva bene come si
diffondessero velocemente le notizie in una piccola comunità come quella magica.
Probabilmente tutti in quella stanza combattevano strenuamente Lord Voldemort, e
sapevano che Minerva una volta aveva amato Tom Riddle.
Improvvisamente la Professoressa che si teneva in disparte, e che le era
sembrata a suo agio ad una prima occhiata, divenne la persona che gli altri
stavano estromettendo volutamente. E poi di nuovo, alla fine del momento
catturato nella foto, l'unico ad avvicinarla era il Professor Silente; e, se non
era l'immaginazione di Hermione all'opera, la McGranitt sembrava assolutamente
sollevata di essere inviata fuori di lì dal vecchio preside.
Hermione sospirò. Da quanti anni la Professoressa combatteva contro l'uomo
che una volta aveva amato? Le sembrava chiaramente di poter vedere la ragazza
allegra della prima foto che si trasformava lentamente nella donna rigida che
nessuno avvicinava nella seconda, e, con il tempo, nell'insegnante severa e
corretta che Hermione conosceva così bene.
-Adesso lo vedi?- chiese Moody, chinandosi a sua volta verso la fotografia.
-Vedi cosa c'è di strano in Minerva?-
Hermione annuì. -E' completamente sola- rispose.
-Eppure c'è una storia, dietro a questa foto. Ti ho già annoiato con queste
stupidaggini sentimentali, ragazzina, o vuoi sentire anche questa?- chiese
Moody.
-Sì, per favore, Professore...- rispose Hermione, che non aspettava altro.
Moody sorrise con la bocca sfregiata e riprese a raccontare.
4. La seconda fotografia
La prima volta che Alastor Moody rivide Minerva McGranitt dopo la fine della
scuola, fu a casa del Professor Silente, che nel frattempo era diventato Preside
della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
La prima cosa che Moody notò in lei furono gli occhiali. Erano
semplicissimi occhiali quadrati, ma sembravano rappresentare perfettamente il
cambiamento incredibile che lei aveva fatto dai tempi della scuola.
Le coprivano parzialmente il viso, dandole un'aria dura e fredda, e sembrava
che la invecchiassero precocemente. Come Alastor si era spesso ripetuto in
passato, quando si sentiva attratto in qualche modo da lei, non era una bella
donna; i suoi lineamenti avevano qualcosa di duro e grossolano, la sua bocca era
troppo sottile e la sua postura troppo rigida. Ma dove una volta il suo aspetto
aveva fatto a pugni con il suo carattere coraggioso, spericolato e allegro, si
adattava ora perfettamente a quell'immagine da vecchia bibliotecaria che
sembrava voler ostentare.
Per un attimo Alastor, che pure era cambiato a sua volta negli anni, si
chiese come fosse stato possibile per lei diventare così; poi lei si alzò dalla
poltrona e gli si fece incontro, sorridendo, e l'Auror rivide finalmente nella
donna la ragazza che aveva conosciuto.
Si strinsero la mano sotto gli occhi di Silente, che sorrideva loro nel suo
modo remoto e accattivante.
Sedettero vicini durante tutta la riunione, come se fossero stati ancora a
scuola, gli unici Grifondoro a frequentare Pozioni, all'ultimo anno, pronti a
darsi man forte. Non c'era nessun altro, lì, della loro classe; Augusta, che si
era offerta di partecipare ai successivi incontri, era rimasta a casa con il
figlio malato. Conoscevano gli altri, ma solo di vista.
Così si erano riavvicinati, di nuovo alleati come a scuola era stato
naturale; solo quando la riunione era terminata, e Moody era tornato a casa, si
era reso conto improvvisamente del fatto che la presenza di Minerva a quella
riunione significava che lei era determinata a prendere parte alla guerra contro
Riddle.
L'idea lo aveva colpito con forza, e lo aveva portato a ricordare il momento
in cui aveva spiato lei e Riddle nei sotterranei.
Minerva era stata innamorata di lui, era stato più che evidente in ciascuna
delle sue parole; aveva dimenticato quel sentimento al punto di partecipare a
qualcosa che l'avrebbe potuta portare ad uno scontro con lui?
E in quel caso, sarebbe stata capace di ucciderlo, se si fosse presentata
l'occasione? Alastor non lo sapeva.
L'Ordine della Fenice era il nome altisonante di quell'associazione di maghi
e streghe. La sua presenza, come Alastor sapeva bene, si rendeva necessaria per
compensare l'apatia del Ministero in quei tempi bui.
Tutti coloro che parteciparono a quelle prime informali riunioni si rendevano
conto che sempre più spesso accadevano cose terribili a cui nessuno sembrava
dare il dovuto peso. Alastor, come Auror, aveva visto lo schema dietro le morti
e le sparizioni prima di tanti altri; ma man mano che il tempo passava,
aumentava il numero di coloro che vedevano in Voldemort la spiegazione di tanti
orrori che diventavano trafiletti sulla Gazzetta del Profeta.
La guerra iniziò in sordina.
Silente, che sembrava controllare l'Ordine con l'attenzione di un generale,
non parlò mai di un conflitto vero e proprio. Ma sempre più spesso chiedeva
casualmente a qualcuno di occuparsi di qualche faccenda delicata, come
proteggere una famiglia in pericolo, indagare su qualche fatto di cronaca o
sorvegliare diverse situazioni a rischio.
Tutte le attività dell'Ordine ruotavano attorno al vecchio mago. Tutti si
fidavano di lui.
Per contro, nessuno sembrava davvero fidarsi di Minerva.
Nonostante fosse chiaro che la donna era capace, era abile e aveva la fiducia
di Silente, c'era un clima di sospetto intorno a lei che non favoriva la
collaborazione. Alastor se ne teneva fuori. Ma doveva ammettere che, se si fosse
arrivati ad uno scontro aperto, non si sarebbe sentito tranquillo lui per primo,
scendendo in campo con la donna che aveva amato Riddle a coprirgli le spalle.
E Minerva lo sapeva.
Faceva imperterrita il suo lavoro, partecipava attivamente a tutte le
missioni e non parlava quasi mai con nessuno. Quando Alastor tirò fuori la sua
vecchia macchina fotografica, durante una riunione a casa di Doge, in ciascuna
delle foto che scattò lei era da sola.
Quella sera c'era nell'aria qualcosa che fremeva. Diversi maghi e streghe
fecero rapporto su strani avvenimenti capitati in giro per il paese, finché
arrivò la notizia che stava succedendo qualcosa, proprio in quel momento, in un
sobborgo alla periferia di Liverpool.
Silente entrò in azione rapidamente.
Ordinò a tutti i presenti di restare in casa ed attendere notizie. Poi, tra
lo sconcerto generale, chiese a Minerva di intervenire. Non ad Alastor o ai suoi
colleghi presenti, non a maghi più anziani e qualificati. A quella che tutti
ritenevano essere l'elemento che li avrebbe traditi.
Se era una prova, era maledettamente pericolosa.
Quasi senza pensarci, Alastor ficcò la macchina fotografica in mano al mago
più vicino e si precipitò fuori dalla porta, cercando di tener dietro al gatto
soriano che si allontanava velocemente dal cortile della casa.
Appena Minerva tornò umana, e prima che si potesse Smaterializzare, Alastor
l'afferrò per un braccio.
Lei si voltò a guardarlo. Il suo viso era impassibile e determinato.
-Silente ha detto a me di andare- gli disse.
Alastor scosse la testa. -Non da sola- rispose.
-Se Lui è a Liverpool, è la mia occasione per dimostrare da che parte
sto-.
La frase era ambigua, e Moody dubitò del suo significato, ma solo per un
attimo.
-E' la tua occasione per farti ammazzare. Mai muoversi senza qualcuno che ti
copra le spalle- ribatté.
Lei sorrise con aria di sfida. -Non starmi tra i piedi, Auror- gli intimò.
-Ricevuto, Professoressa. Ma non posso certo perdermi la scena di te che fai
fuori Riddle- rispose a tono Alastor.
Per un attimo furono solo due Grifondoro che si incoraggiavano prima di una
prova difficile.
Poi si Smaterializzarono.
Il piccolo sobborgo era poco più di un ammasso di baracche fatiscenti e
vecchi magazzini, ma Moody lo riconobbe subito. Vi abitava una famiglia
mezzosangue che aveva subito nelle settimane precedenti diverse minacce,
prontamente ignorate dai superiori di Moody; qualche denuncia era arrivata alla
sua stessa scrivania, ma dopo un sopraluogo, una settimana prima, gli era stato
detto di lasciar perdere.
Quando arrivarono sul posto una parte della casa era in fiamme. Due babbani
giacevano morti a terra, vittime collaterali del passaggio dei Mangiamorte.
Dall'interno della casa, ormai invaso dal fumo, venivano delle urla.
Alastor e Minerva non avevano mai affrontato una situazione del genere
insieme, ma si mossero con perfetta coordinazione, come se stessero imbastendo
la stessa strategia durante una partita di scacchi.
Entrarono nella casa con circospezione. Le stanze alla sinistra dell'ingresso
erano ormai completamente preda delle fiamme. La più vicina aveva la porta
aperta, e Alastor vide bruciare i resti ormai quasi irriconoscibili di un
laboratorio di pozioni.
Alla loro destra, qualcuno urlò di nuovo.
Con un cenno d'intesa, Alastor e Minerva avanzarono ignorando il fumo verso
la fonte del rumore. Le bacchette di entrambi erano levate e pronte. Passarono
quella che sembrava una sala da pranzo un po' fuori moda, ignorando le lingue di
fuoco che cominciavano a bruciare il legno del pavimento. Le grida venivano
dalla stanza successiva, la cucina della casa. Già attraverso la porta
scardinata i due maghi potevano vedere le spalle coperte di stoffa nera del
responsabile di quell'orrore.
Si mossero come un sol uomo.
Minerva agitò seccamente la bacchetta, senza bisogno di emettere altro che un
sussurro, e Disarmò la figura prima che potesse accorgersi della loro presenza.
Alastor si gettò più rapidamente possibile verso la porta, intenzionato a
travolgere fisicamente l'uomo in piedi sulla soglia.
Un attimo prima che la sua spalla colpisse la veste, l'uomo sparì.
Sbilanciato, Alastor si ritrovò nella cucina devastata e prima di rendersene
conto cadde su qualcuno.
Nei pochi istanti che gli ci vollero ad inquadrare la situazione, la figura
in nero aveva attaccato Minerva.
Un'occhiata permise all'Auror di comprendere la situazione disperata in cui
si trovavano: Voldemort era la figura in nero e, ben lungi dall'essere
disarmato, stava levando la bacchetta in direzione di Minerva. Sul pavimento
della cucina giaceva il corpo di un uomo con gli occhi sbarrati nella morte,
mentre una donna in lacrime stringeva convulsamente due bambini in pigiama,
senza lasciare andare la propria bacchetta spezzata.
Salvare quei tre innocenti era la priorità, il motivo per cui si erano recati
lì quella notte. Tuttavia, Alastor esitò, girandosi a guardare Minerva che
combatteva contro quello che era stato Tom Riddle.
Voldemort sembrava una parodia deforme del Serpeverde che Alastor aveva
conosciuto da giovane. Ma il senso di orrore e pericolo che sembrava emanare
come un profumo era centuplicato da quella nuova forma.
Ghignando, Riddle sollevò la bacchetta pigramente e mandò una frusta di fuoco
a colpire Minerva.
Alastor pensò per un istante di gridarle un avvertimento. Ma l'espressione
sul viso di lei, si rese conto in un attimo, era di pura esaltazione e
sicurezza. Come bloccato, Alastor vide la fiamma dirigersi precipitosamente
contro la strega. Un attimo prima che colpisse in pieno il suo petto, però,
Minerva era sparita dalla traiettoria.
Un gatto schizzò via agile e balzò verso tavolo della sala da pranzo. A
mezz'aria tornò ad essere una donna, che scagliò un incantesimo al volo, prima
di atterrare oltre il mobile e mettersi al riparo.
A quel punto, Alastor sapeva di doverla lasciare a cavarsela da sola, almeno
per pochi istanti.
Prese per mano la donna terrorizzata e i bambini in lacrime, raccolse ogni
goccia del suo potere e Smaterializzò tutti direttamente al San Mungo.
Pochi secondi dopo aver affidato le povere vittime ad un Guaritore, era di
nuovo nella cucina devastata. Era trascorso meno di un minuto, e il duello
continuava.
Incuranti dell'incendio che ormai aveva raggiunto anche quella parte della
casa, Riddle e Minerva si fronteggiavano. Entrambi avevano sul viso un sorriso
di sfida che li rendeva paradossalmente simili, nonostante non ci fosse quasi
più nulla di umano nel relitto che era Voldemort.
Lo scambio di incantesimi che seguì l'istante di tregua in cui Alastor si era
materializzato fu così rapido che l'Auror faticò a seguirlo.
Voldemort indirizzò un raggio verde verso Minerva senza pronunciare una
parola. Lei sollevò la bacchetta e Trasfigurò l'aria tra di loro in un solido
vetro, che deviò indietro la maledizione. Alastor era ammirato dalla sua
bravura; già a scuola lei era la migliore in Trasfigurazione, ma cose del genere
erano ben al di sopra di quello che insegnavano ad Hogwarts.
Per un attimo Voldemort sembrò meravigliato della risposta di lei. Poi parlò,
ed aveva lo stesso tono arrogante di un tempo. Persino la voce somigliava a
quella di Riddle, anche se sembrava più uno stridio sgradevole, adesso.
-Che spreco. Non voglio doverti uccidere...- disse.
Il viso di Minerva, da sprezzante ed animato che era, divenne una maschera
neutra.
-Minerva- la chiamò lui, imitando la nostalgia con il tono della voce. -Se ti
unirai a me, sarai la mia regina-.
Lei rimase immobile a fissarlo. Poi, lentamente e con grazia, abbassò la
bacchetta.
Alastor sgranò gli occhi, preso completamente alla sprovvista. La finta
umiltà di Voldemort sparì di colpo dalla sua postura, e lui raddrizzò le spalle.
-Ah, sì- sibilò Voldemort, trionfante. -Come doveva essere, no? Tu ed io
insieme... come ti dissi allora, pensa a quello che potremmo fare, senza tutti
quegli stupidi scrupoli morali tanto cari a Silente-.
Una mano dalle dita bianche lunghe come serpenti si protese verso Minerva.
Alastor, impietrito, non poté fare altro che guardare la mano di lei, ancora
stretta attorno alla bacchetta, che si muoveva.
Poi...
-Reducto!- gridò Minerva, puntando decisamente la bacchetta ai piedi
di Voldemort.
Le fondamenta stesse della casa tremarono per la potenza dell'incantesimo.
Voldemort fu scagliato lontano quando il pavimento schizzò verso l'alto. La
stanza, ormai preda delle fiamme, sembrò esplodere mentre i pezzi delle
piastrelle scagliati in ogni direzione colpivano la struttura già indebolita dal
fuoco. L'architrave pericolante tra la sala e la cucina si staccò di netto dal
soffitto, precipitando direttamente sopra le teste di Voldemort, che era stato
scagliato via dall'esplosione sotto i suoi piedi, e di Alastor, che non aveva
avuto tempo di capire cosa stesse succedendo.
Riddle aveva i riflessi pronti. Prima ancora di vedere cosa sarebbe successo,
si Smaterializzò, lasciandosi dietro solo l'eco di un ringhio rabbioso. Alastor
non fu così fortunato.
Udì Minerva gridare un avvertimento, poi il rumore infernale della grossa
trave di legno che si schiantava al suolo. Qualcosa lo bloccò mentre cercava di
rialzarsi, come se la sua scarpa fosse incastrata. Poi le fiamme, l'urlo di
Minerva e un dolore sordo che gli risaliva la gamba.
E poi solo il buio.
Quando rinvenne era al San Mungo.
All'inizio non capì cosa ci facesse lì. Temette di aver fatto qualcosa di
imbarazzante sul finire della battaglia, come ad esempio essere svenuto per il
fumo. Non si accorse di non riuscire a muovere la gamba finché non tentò di
alzarsi.
Una fitta terrificante al ginocchio lo fece ricadere sui cuscini, stupito, e
qualcuno al suo fianco si mosse.
-Ti avevo detto di non starmi tra i piedi, Alastor- lo riprese Minerva.
Il tono era teso, più che scherzoso.
-Pensavo che ti fossi venduta al nemico- borbottò, cercando di schiarirsi la
mente.
-Mai,- rispose lei, -era una menzogna. Stavo cercando di fargli
abbassare la guardia-.
Alastor annuì. Si sentiva stanchissimo.
La porta si aprì con un click, ma Alastor non vide chi era entrato nella
stanza, perché aveva già chiuso gli occhi e si stava per addormentare.
-Non ti credevo capace di mentire a Riddle- biascicò.
Minerva rise brevemente.
-Non a lui, a Lord Voldemort. C'è differenza-.
Per un attimo Moody sembrò comprendere perfettamente cosa significasse quella
distinzione per lei. Ma poi si addormentò.
Scoprì solo due giorni dopo di aver perso la gamba sinistra in tutto
quell'affare.
Silente lo andò a trovare diverse volte durante la convalescenza, portandogli
notizie dell'Ordine, e interrogandolo più volte su quello che aveva visto e
sentito durante quell'operazione malaugurata.
Moody rispose alle sue domande, accettò le visite di cortesia di gran parte
dell'Ordine con tutta la buona grazia che gli riuscì di trovare in quella
situazione, e si impegnò risolutamente a guarire.
Di notte esaminava una per una le azioni sue e di Minerva, chiedendosi cosa
avrebbero potuto fare di differente per evitare quel finale che lo vedeva
mutilato per la vita.
Alla fine si risolse a pensare che solo una vigilanza costante avrebbe
permesso loro di uscirne meglio di così.
I maghi e le streghe dell'Ordine continuavano a fargli visita ad ogni
occasione.
Moody si accorse improvvisamente che la storia del loro scontro con Lord
Voldemort si era diffusa, e che gli altri adesso lo vedevano come una specie di
eroe. Lui e Minerva avevano affrontato Voldemort ed erano sopravvissuti per
raccontarlo.
Molti altri, negli anni seguenti, non avrebbero potuto dire lo stesso.
Come tutte le cose, anche la gamba di Alastor finì per guarire.
Nei mesi seguenti l'Auror riprese a lavorare, aiutato da una protesi di
legno, sia per il Ministero che per l'Ordine.
A quella prima battaglia ne seguì una seconda, e poi una terza, e poi molte
altre, a volte contro Voldemort in persona, a volte contro i suoi Mangiamorte.
L'Ordine cambiò faccia. Pian piano, a furia di combattere fianco a fianco, i
suoi membri crearono una sorta di famiglia allargata. Moody, molto più paranoico
dopo aver perso la gamba, arrivò al punto di considerare affidabili molti dei
compagni; alcuni giunse persino a chiamarli amici.
Minerva sembrava aver guadagnato con lo scontro la fiducia degli altri.
Moody sentì persino qualcuno dire che il vecchio scandalo ai tempi della
scuola era una farsa inventata da qualche pettegolo. Lui stesso, che pure sapeva
la verità, appoggiò quella tesi più di una volta, quando la chiacchiera giungeva
alle orecchie dei membri più giovani.
Se lei aveva qualche rimpianto, nessuno lo seppe mai.
E quando, anni dopo, qualcuno parlò apertamente della presenza di una spia
nell'Ordine, nemmeno un viso si girò a guardare Minerva McGranitt.
5. Epilogo
Hermione lasciò il salotto e il vecchio Auror affascinata dalla storia che
aveva scoperto.
La Professoressa McGranitt aveva sfidato Voldemort, una volta, lo aveva preso
in giro ed era sopravvissuta per continuare quella guerra. E un tempo aveva
persino amato l'uomo che sarebbe diventato Voldemort.
Il suo affetto e il suo rispetto per la professoressa erano cresciuti al
punto che, quando la vide arrivare quella sera al Quartier Generale la salutò
con un calore che era l'esatto opposto della timidezza della volta precedente.
La Professoressa McGranitt sorrise mentre la ragazzina saliva le scale, poi
raggiunse nel vecchio salotto il Professor Moody, che aveva già allestito il tè
per entrambi.
-Perché poi hai voluto che le raccontassi questa vecchia storia?-
La McGranitt sorrise. -Hermione è troppo rigida; crede di dover essere
perfetta. Ho pensato che, se avesse scoperto che uno dei suoi modelli ha delle
ombre del suo passato, si sarebbe forse concessa di vivere un po' di più, e di
pensare un po' di meno-.
Malocchio rise di gusto, ansimando. -Per le palle di Merlino, Professoressa
McGranitt, non mi dire che stavi insegnando?-
-Qualcosa del genere. Ti è piaciuta la tua prima vera lezione, Professor
Moody?-
Lui grugnì qualcosa di incomprensibile. La McGranitt lo guardò storto, e lui
ripeté controvoglia.
-Più di un anno passato in un baule-.
Fu il turno di Minerva di ridere, improvvisamente più simile alla ragazza
della vecchia foto consumata.
Ormai, dopo tanti anni, tra i due c'era un certo cameratismo. Minerva si
rilassò visibilmente sulla poltrona, sorseggiando il suo tè.
-Però non ho mai capito una cosa, Alastor- disse. -Perché la notte che
abbiamo incontrato Voldemort mi hai seguita? Gli altri credevano tutti che sarei
passata dalla sua parte. Tu non sapevi delle voci su me e lui?- chiese
tranquillamente, come se la risposta non avesse importanza.
-Io vi ho persino sorpresi insieme- rispose lui, dopo una piccola esitazione.
La McGranitt parve stupita da quella dichiarazione. -Ti ho vista tenergli testa,
quando eravamo ancora ad Hogwarts-.
Il vecchio Auror finì il tè in una lunga sorsata, mentre Minerva, sorpresa
dalle sue parole, taceva.
-Ho pensato che potessi incontrarlo,- continuò l'Auror, -ho pensato che
l'avresti sfidato. E come ti ho detto allora, non volevo perdermi lo
spettacolo-.
-E ci hai rimesso una gamba- commentò amaramente lei.
La mezza bocca di Alastor di piegò in un sorriso.
-Non ho mai detto che ne sia valsa la pena. Ma è stata una scena notevole. E
adesso la nostra Signorina Granger trarrà le sue conclusioni dalla tua
esperienza. Pensi che farà di lei una persona migliore?-
-E' questo lo scopo di insegnare, no?- rispose la McGranitt.
Rimasero qualche tempo in silenzio. Pian piano il Quartier Generale cominciò
ad animarsi, a riempirsi di voci dei membri dell'Ordine e dei ritratti
strepitanti. Di lì a poco sarebbe cominciata la riunione prevista.
-Alastor?- chiese alla fine Minerva, quando già l'Auror stava per alzarsi e
proporre di raggiungere gli altri. -Cosa hai pensato, tu, di tutta quella
vecchia storia?-
Alastor non ebbe bisogno di soppesare la domanda nemmeno per un istante.
-Io ho sempre pensato che Riddle non sarebbe mai potuto essere alla tua
altezza- rispose.
La sera era ormai scesa e la luce era bassa.
Alastor quindi non avrebbe potuto giurare che fosse vero, ma gli parve di
vedere l'austera Professoressa Minerva McGranitt arrossire come una ragazzina.
Questa storia ha partecipato al contest
"Parlami di loro" indetto da Lu_Pin, classificandosi prima.
Questo è
il bellissimo banner che ho ricevuto!
E questo è il giudizio dato alla storia:
Totale: 62/65
Stile: 10/10
Uno stile perfetto, totalmente impeccabile, da invidiare.
La narrazione scorre veloce e piacevole per tutta la storia, e non ho
riscontrato alcun errore di sintassi. I miei complimenti, cavolo!
Grammatica: 9/10
Nessun errore di grammatica, a parte la punteggiatura nei dialoghi: non ci va il
trattino alla fine della frase!
Caratterizzazione: 9/10
Non so davvero cosa dire! I personaggi sono tutti credibili e totalmente IC,
tranne forse in alcuni punti Tom, ad esempio quando chiede a Minerva di
diventare la sua regina, non mi è parso molto nelle corde del giovane Riddle.
Originalità: 10/10
Una storia più che originale, direi. Non mi sarei mai aspettata una trama simile
e così ben sviluppata. Brava.
Attinenza al tema: 10/10
Hai visto quanti 10?? E pensa che io sono una stretta nei giudizi!
Ma la tua storia lo merita davvero. Era quello che cercavo: scoprire segreti, o
avvenimenti mai narrati prima, anche solo frutto della vostra fantasia.
Utilizzo dei prompt: 4.5/5
Molto ben utilizzati questi prompt, forse un po’ debole “lacrime”, ma dopotutto
l’hai inserito correttamente. Mi è piaciuto soprattutto come hai parlato degli
“occhiali” e di come solo questi modifichino l’impressione che dà Minerva.
Gradimento personale: 9.5/10
Bravissima, questa è una delle migliori storie che io abbia mai letto, e tu hai
uno stile sotto tutti i punti di vista invidiabile.
Hai una buona grammatica, la sintassi è corretta, le frasi sono fluide e non
troppo costruite... Spero davvero di leggere altre tue storie o rivederti in un
altro contest! :)
Note noiose:
Ok, ci sono una serie di informazioni che ho usato per scrivere questa fic che
ho preso dal
Lexicon. Le includo per completezza, insieme a quelle che ho inventato (come
l'anno di nascita di Moody) e al ragionamento che sta dietro le scelte
specifiche legate ai personaggi anche solo citati. In sostanza, seguono un po'
di chiacchiere. ^__^
Tom Riddle: nato 31/12/1926 (Fonte)
Minerva McGranitt: nata 4/10/25 (anno ipotetico) (Fonte)
Alastor Moody: data di nascita sconosciuta. (Fonte)
Classi scolastiche: Ad Hogwarts si può accedere solo avendo copiuto gli
undici anni. Per questo le classi non sono composte (come in Italia) da studenti
nati nello stesso anno, ma da studenti nati tra il primo settembre e il 30
agosto dell'anno successivo.
Tom Riddle, essendo nato dopo il 1 settembre del 1926, è andato ad Hogwarts nel
'38; durante il primo anno scolastico ha compiuto i 12 anni. La maggior parte
degli studenti del suo anno era probabilmente del '27.
Allo stesso modo, Minerva McGranitt è entrata ad Hogwarts nel '37, con la
maggior parte degli studenti del '26.
Non abbiamo idea della data di nascita di Moody, ma ai fini di questa storia il
suo anno di nascita è il '26, quindi è nella stessa classe di Minerva e un anno
avanti a Tom Riddle.
Altri personaggi citati:
# Mirtilla Malcontenta è morta nel 1943 (Fonte),
quindi quando Tom frequentava il quinto anno, e Minerva il sesto.
# Non sappiamo la data di nascita di Augusta Paciock, ma da come ne parla
Minerva sembra che si conoscessero molto bene, e per questo ho sempre pensato
che potessero ragionevolmente avere la stessa età e quindi frequentare lo stesso
anno.
# Non sappiamo nulla nemmeno della data di nascita di Alphard Black, dato che
nell'albero genealogico della famiglia (Fonte)
è completamente cancellato. Tuttavia a fianco ci sono le date di nascita dei
suoi fratelli, Walburga (1925, che quindi, ai fini di questa storia, è nello
stesso anno di Minerva o in quello precedente, ma ovviamente nella casa di
Serpeverde), e Cygnus (1929). Dal momento che Alphard si trova collocato tra i
due nomi, probabilmente era il fratello di mezzo, quindi la sua data di nascita
dovrebbe essere tra il 1926 e il 1928, a meno di fare l'ipotesi che fosse
gemello di uno dei due. Ai fini di questa storia, ho usato questa ultima
opzione, rendendolo il gemello di Walburga, e di conseguenza collocando entrambi
un anno avanti a Minerva. Sebbene non sia necessario specificarlo per la trama,
mi sarebbe sembrato strano mettere uno dei Black nella classe di Tom Riddle, dal
momento che sarebbero necessariamente stati nella stessa casa; con il
coinvolgimento successivo della famiglia, non mi torna il fatto che nessuno di
loro sia mai citato in relazione a Voldemort, come invece accade decisamente con
la generazione successiva. Naturalmente tutto è possibile: io preferisco pensare
che dei cinque Black allora ad Hogwarts due (Orion e Cygnus) fossero troppo
giovani per rientrare nelle frequentazioni di Riddle (essendo entrambi del '29);
due (Walburga e Lucretia, entrambe del '25) più grandi abbastanza da magari
"snobbare" un Mezzosangue due classi indietro. L'unica incongnita è appunto
Alphard, ma collocandolo arbitrariamente nella classe del '25 ovvio al problema
allo stesso modo che per sua sorella e sua cugina.
Altre note:
Da canon, Moody possiede un mantello dell'invisibilità di sua proprietà; sebbene
si sappia che gli incantesimi sui mantelli normali si usurano nel tempo, ho
supposto che potesse averlo in qualità di Auror e che suo padre, che in questa
storia è a sua volta un Auror, potesse averne uno proprio o potesse comunque
procurarsene uno. E in effetti potrebbe anche trattarsi dello stesso mantello
che usa Malocchio; sappiamo che tendono a diventare opachi, ma non in quanto
tempo accada.
Credits:
La citazione iniziale appartiene a Walter Moers, dal libro "Rumo e i prodigi
nell'oscurità"