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Autore: The Edge Of Darkness    13/02/2011    3 recensioni
AU/What if. Anakin scopre il piano di Sidious e farà di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote. Questo però vuol dire sacrificare sè stesso per salvare la moglie e il figlio non ancora nato. Con l'aiuto di Obi-Wan, riuscirà a cambiare i piani del Signore dei Sith, a costo della sua libertà e rischiando di perdere la vita, nonchè la sanità mentale. Sette anni dopo la sua incarcerazione, inizierà il viaggio per ritrovare la sua famiglia. Un viaggio più lungo e più difficile di quanto potesse pensare. Un viaggio che lo segnerà profondamente, durante il quale crescerà e maturerà. La sua piccola Odissea personale. (Rating Arancione per sicurezza, alcune scene sono un po' forti)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 – Slaying The Dreamer

Il sibilo meccanico gli riempì le orecchie mentre cercava disperatamente di rimanere sveglio. Quel soldato era veramente bravo nel suo lavoro, lo aveva ridotto KO in poco meno di quindici minuti. Per giorni sarebbe stato incapace di muoversi, ma aveva dalla sua parte un'alleata potente. Già poteva sentire gli effetti della Forza che lo guariva più velocemente che poteva. E non avendo mai ricevuto nessun insegnamento riguardo ai poteri di guarigione della Forza, non era tantissimo, però almeno gli permetteva di cavarsela meglio del previsto.

Poi sentì dei passi avvicinarsi, fuori dalla porta. Passi pesanti, lenti e misurati, come se chi stesse camminando avesse problemi di equilibrio.

Lo vide entrare nella poca luce che filtrava da una finestrella. Sembrava un fantasma. Il fantasma dell'uomo che fino a pochi mesi prima era. Sapeva che il ghigno sul viso che gli scappò per un secondo non gli avrebbe fatto piacere e del resto non intendeva farlo sentire il benvenuto, ma ormai sapeva che bastava un niente per farlo arrabbiare e fargli scatenare tutta la ira su di lui. E in quel momento, non era il caso. Era già ridotto abbastanza male, non c'era bisogno di farlo arrabbiare.

`Bene, ricordati...non è più la persona che conoscevi. Non scordartelo!` pensò, prima di sentire la bocca riempirsi di sangue. Tossì e sputò per terra, tentando di darsi un contegno, per quanto la sua situazione glielo permettesse. Ammanettato, in ginocchio sul pavimento sudicio...non era proprio facile.

Skywalker...” esordì. La voce metallica riecheggiò nella stanza, creando un eco quasi spettrale.

Vader...” rispose senza entusiasmo. Parlare, meglio, sussurrare, perchè era tutto quello che riusciva a fare, gli provocava un dolore incredibile al fianco destro, segno che aveva almeno due costole rotte. Gli girava la testa, segno che gli arrivava poco ossigeno. Se non accadeva un miracolo in fretta, rischiava di nuovo il ricovero in infermeria. “Cosa vuoi?”

Lo guardò per la prima volta dopo che lo avevano rinchiuso in quel sistema di supporto vitale ambulante. Era peggio di quanto poteva immaginarsi. Faceva paura. Con quella maschera e quel respiratore, sembrava veramente un fantasma, o peggio, uno di quei demoni delle leggende che sentiva quando origliava i discorsi dei piloti, quando era ancora schiavo su Tatooine. Era terrificante.

Lo sai chi mi ha fatto questo, vero?” domandò secco. Quella voce gli faceva venire i brividi.

Prese un profondo respiro, cercando di sopportare il dolore al torace mentre lo faceva.

Credo. Ne sono quasi certo ma qua dentro non arrivano molte notizie.” mormorò. “Non so perchè però...”

Sperò che non avesse sentito l'ultima parte. Sapeva benissimo perchè l'aveva fatto. Sapeva chi, dove, come e quando. L'aveva sentito, attraverso la Forza, anzi, lo aveva provato sul suo stesso corpo, per poco, però l'aveva sentito. Aveva sentito il fuoco bruciargli la carne fino all'osso. L'aveva sentito, esattamente come tre giorni prima aveva sentito la sua felicità, quando aveva ucciso l'ennesimo Jedi che stava inseguendo da mesi.

Sapeva che era stato Obi-Wan.

Tu lo sai benissimo perchè! L'hai sentito, non è vero? Tu e tutti gli Jedi che...” gridò. A quel punto era logico che era venuto a finire il lavoro che avevano iniziato i soldati.

Sapeva di cosa parlava. Durante lo scontro su Mustafar, la Forza era in subbuglio, pareva una tempesta di fulmini e chiunque fosse anche solo un minimo ricettivo, anche senza un addestramento, aveva avvertito che qualcosa di grosso stava avvenendo o era appena avvenuto. Gli Jedi che erano sopravvissiuti sicuramente l'avevano avvertito, esattamente come lui.

Sai...è stato un piacere, sterminarli!” disse, questa volta un po' più calmo. “Non hai idea di quanto sia stato divertente e...liberatorio!” sembrava che stesse ridendo. Anakin chiuse gli occhi, cercando di allontanare l'immagine mentale che si era fatto di quella terribile notte. “Dopo tutti quegli anni a dover sempre sottostare ai loro ordini...finalmente potermi liberare della rabbia che avevo dentro!”

Anakin abbassò lo sguardo, cercando nuovamente di levarsi dalla testa quelle immagini.

Guardami!” gli afferrò il mento e gli tirò su il viso, guardandolo direttamente in faccia. “Voi maledetti Jedi...sei anni fa mi avete abbandonato a me stesso e ora...guarda cosa mi ha fatto il tuo Maestro!” gridò di nuovo. “Mi ha quasi ucciso, lo sai? Tutto per colpa tua!”

Era stanco, ma sentiva la rabbia che fluiva attraverso di lui. Non lo sopportava. Una volta potevano considerarsi amici, avevano più o meno la stessa età, erano entrambi dei promettenti Padawan finchè lui non era sparito e Anakin era andato per la sua strada.

Improvvisamente la vista gli si annebbiò per un attimo. Strinse gli occhi e li riaprì per ritrovarsi Vader a una ventina di centimetri dal viso. Non sapeva se era la paura, la rabbia o chissà che altro sentimento che gli diede la forza di reagire, di alzarasi in piedi e di sopportare il dolore atroce mentre gridava.

E che diavolo ci stai facendo qui? Uccidimi ora! Fallo, avanti! Sono disarmato, non ti ci vuole molto!”

Ricadde a terra con un tonfo tra il tintinnio delle catene che lo tenevano legato che si fondeva con l'eco della propria voce, stranamente alta considerando le ferite.

Vader si inginocchiò nuovamente davanti a lui e lo guardò per un attimo, quasi a ponderare la proposta. Dietro quei visori, Anakin sapeva che si nascondeva un sorriso malvagio.

Non voglio ucciderti Skywalker. O meglio, vorrei farlo, ma l'Imperatore ti vuole vivo finchè è convinto che tu possa servirgli, in un modo o nell'altro. È ancora convinto che sia possibile portarti dalla nostra parte!”

A quelle parole, la rabbia gli montò in petto, ma nonostante questo non riuscì a replicare l'urlo di prima.

Non mi unirò mai a voi!” disse, incredibilmente calmo. La sua voce era lo specchio della determinazione. “Mai. È lui la causa di quel che ti è successo! È lui che ci ha tradito! Tutti quanti! Ti sta sfruttando non l'hai ancora capito? Ti sta usando come una pedina! È lui la causa di tutto quanto!”

A quel punto percepì l'ira di Vader ancora più forte, come una tempesta che si stesse scatenando attorno a loro due. Per tutta risposta, Vader allungò il braccio come per afferrarlo ma le sue dita si strinserso sul nulla, mentre una morsa invisibile afferrò Anakin per la gola e lo strangolò.

Sei tu la causa di tutto! Di quello che mi hanno fatto, di tutto questo! È te che il mio Maestro vuole! Vuole te, non me.” gridò, per quanto il respiratore e il sintetizzatore vocale gli permettevano. “Mi ha fatto fare tutto questo perchè vuole te!”

Fu l'ultima cosa che ricordò, perchè dopo qualche secondo Anakin perse i sensi.

Mi ero addormentato.

Con l'adrenalina che era scesa, mi sentivo strano. Avevo sonno, era come se mi avessero iniettato un anestetico. Avevo anche un discreto mal di testa.

C'era da dire però che quel sogno mi svegliò di soprassalto, come una scossa elettrica.

Non era un bel modo per svegliarso. E non era neanche granchè come sogno visto che non era un incubo come tutti gli altri. Era un ricordo. La prima volta che avevo visto Vader faccia a faccia. Meglio, faccia a maschera.

Fu anche il primo ricovero in infermeria per me. Uno dei tanti.

No, decisamente, non era il miglior modo per svegliarsi. Per nulla. Soprattutto perchè quel tipo di incubo era talmente reale che sentivo anche il dolore che avevo provato quella volta.

Era uno degli incubi che mi tormentava più spesso. Solitamente mi lasciava talmente sconvolto che una volta sveglio non riuscivo più a riaddormentarmi. E succedeva relativamente spesso. Non solo quello, ma anche tanti altri ricordi orribili della mia vita. La notte al campo Tusken era uno dei peggiori ad esempio.

Mi asciugai la fronte sudata a presi un profondo respiro. Continuavo a sentirmi intontito. Odiavo i momenti dopo le scariche d'adrenalina. Ogni volta che mi succedeva mi sentivo così. Avrei potuto dormire per quarantotto ore di fila. Sarebbe bastato un soffio di vento per capovolgermi. Avevo bisogno di una dose massiccia di caffè. Sperando che ce ne fosse di là.

Mi alzai in piedi a mi stirai un po' i muscoli indolenziti. Dormire al posto di pilotaggio non era mai una buona cosa, considerando che avevo tutta una zona notte per me, con quattro letti a castello pronti per essere usati. Evidentemente ero veramente esausto.

Subito dopo aver inserito il pilota automatico e aver fatto il salto nell'iperspazio mi ero chiuso nel bagno. Probabilmente ero rimasto sotto la doccia per un'ora, o almeno finchè c'era acqua calda. Erano mesi che non mi facevo una doccia decente, dall'ultimo ricovero in infermeria per una lussazione della spalla sinistra. Potete immaginare quanto ne sentissi il bisogno.

Una volta finito, ebbi il coraggio di guardarmi allo specchio. Prima non avevo neanche pensato.

Non ero un gran bello spettacolo anche da lavato. Barba incolta di mesi, capelli lunghissimi e tutti aggrovigliati...ci voleva un intervento radicale. Cercai un paio di forbici e sistemai i capelli ad una lunghezza accettabile, poco più lunghi di quando ero entrato in carcere. E quello era fatto. Poi passai alla barba.

Lì però ci stetti un po' più attento. L'unica immagine che avevano di me risaliva a sette anni prima, sbarbato e tutto quanto. Sapevo, dopo tanti anni su e giù per la galassia che se ti vuoi nascondere e solitamente ti radi tutte le mattine, il metodo migliore era far crescere la barba. Perciò, decisi di lasciarla così, lunga, solo di darle una sistemata, accorciarla un po' e darle un senso, soprattutto sotto la gola perchè lì prudeva ogni tanto.

Insomma, dopo un'ora ero emerso come un uomo nuovo. Decisamente sistemato, sembravo me stesso di nuovo. Almeno quello...

A quel punto avevo dato un'occhiata al computer di bordo e probabilmente mi ero addormentato lì, per poi svegliarmi di soprassalto.

Nella zona soggiorno cercai qualcosa che somigliasse a caffè e macchina per farlo ma trovai solo del caffè istantaneo, di quello che mi davano per colazione in prigione. Beh, meglio di niente. Era pur sempre caffeina.

Con la tazza fumante, ritornai nella cabina di pilotaggio. Una spia del computer di bordo stava lampeggiando. Eravamo quasi a Coruscant. Tolsi il pilota automatico e uscii dall'iperspazio. Fu uno spettacolo. Il pianeta che avevo chiamato casa per tanti anni era lì davanti a me. Tutto esattamente come prima. Nulla sembrava essere cambiato, almeno da quella distanza.

Ricevetti un messaggio, piuttosto tempestivo, da parte dell'autorità di controllo aeroportuale del pianeta.

Qui Centro Controllo Aeroportuale. Identificarsi prego.” normale amministrazione in fondo, tant'è che veniva effettuata da droidi senza particolari processori di ragionamento. 3PO era molto più intelligente.

Cercai il numero identificativo della navetta da qualche parte e quando lo trovai, trasmisi tutto quanto.

Avete bisogno di rifornimento?” il messaggio apparì qualche secondo dopo sullo schermo del computer. Buon segno, voleva dire che non avevano ancora disattivato il codice dopo il furto.

Beh, già che c'eravamo... inviai la conferma.

Vi preghiamo di attendere, stiamo confermando i vostri dati.” riprese il droide sul pianeta.

A quel punto cominciai a sudare freddo. Avevo il terrore infondato che qualcosa andasse storto e che improvvisamente scoprissero il trucco e mi lanciassero contro non so quanti caccia stellari. Dovevo rimanere il più anonimo possibile se volevo salvare la pelle e se scoprivano che su quella navetta c'era un fuggitivo, erano guai seri. Dovevo raggiungere qualcuno dell'Alleanza Ribelle prima di potermi considerare in salvo. O quasi.

I vostri codici sono stati confermati. Prego identificare ciò che state trasportando.

Ripresi a respirare normalmente e mandai l'elenco degli oggetti presenti nella stiva di carico. Non molto a dir la verità.

Siete autorizzati ad attraccare al ponte 66, area d'attracco 101. Nel caso abbiate bisogno di assistenza potete rivolgervi agli addetti presenti in loco.---Fine trasmissione---

Benissimo, ero salvo. Mi inviarono i codici di autorizzazione aggiornati necessari per l'attracco e mi diressi verso l'area indicata. Non era neanche troppo lontano dal Tempio per fortuna.

Mentre mi dirigevo laggiù tornai a pensare a quel maledetto incubo. Non riuscivo a togliermelo dalla testa, ero ancora sottosopra. Dovevo calmarmi o qualcosa sarebbe andato sicuramente storto, conoscendomi.

Bastò però il leggero scossone della navetta quando entrò nell'atmosfera a tirarmi fuori dai miei pensieri bui e tempestosi.

Una volta attraccato, scesi in fretta dalla navetta e consegnai i codici agli addetti, che iniziarono immediatamente a fare rifornimento e a dare una controllata al motore. Procedure di ordinaria amministrazione in fondo.

Una volta fuori dallo spazioporto, mi guardai intorno e cercai di orientarmi. Poco più ad est della mia posizione c'era un trasporto pubblico che portava molto vicino al Tempio. Benissimo.

Con calma, mi incamminai nella fredda aria invernale.

Era ora di mettersi in marcia.


Bene, ecco qua il famoso sesto capitolo che temevo di tradurre. Avevo ragione. Ha avuto bisogno di qualche aggiustamento, adesso ha più senso logico. Meno male che il prossimo è meglio. Giuro, prima o poi smetterò di lamentarmi...

beh, smetto subito, è ora di andare a vedere i Sum 41!

Se stanotte sentite delle scosse telluriche, no vi preoccupate, è semplicemente il pubblico dell'Estragon che salta! 

   
 
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