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Autore: Seratul    14/02/2011    0 recensioni
Una storia romanica di confusione e difficoltà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Una giornata grigia, banale. Un qualcosa di per niente strano per questa piccola città. In inverno ogni cosa prende una forma molto triste, e la morsa gelida del freddo soffoca ogni tentativo di vita. La natura dorme in attesa che ritorni il sole, che manca tanto al fiore.
Era una giornata strana quando successe. Circa due mesi prima avevo litigato con la mia migliore amica, unicamente perché l'amicizia non mi bastava più. Avevo nascosto i miei sentimenti per anni, quasi quattro, e con fatica ero riuscito a entrare in intimità con lei. Mi aveva sempre lanciato segnali confusi. Un momento prima era dolce, carina, affettuosa. Fra grattini, coccole, il suo accoccolarsi su di me durante le nostre domeniche sere, durante il corso di un film. In un altro momento era fredda, acida, metodica. Non capivo bene che cosa mi volesse dire e ci pensavo spesso, affogavo nelle paranoie per questo, ma bastava un suo sorriso e tutto spariva, tutto il mondo intorno a me si dissolveva e soltanto io e lei, in uno spazio vuoto, colmato solo dalla vastità dei miei sentimenti, rimanevamo.
Due mesi. Due mesi di freddezza e acidità. Non so se facesse quello solo per allontanarmi, ma so che arrivai a dei livelli di malinconia, davvero mai sondati prima. Desideravo la morte, cosa impossibili da ottenere per me.
Erano duecento anni che ormai ero quel mostro dall'indole parassitaria, che le leggende raccontano in continuazione. Avrei potuto scegliere una vita nell'oscurità, cercarmi qualcuna che fosse della mia stessa razza, ma lei era tutto quello che desideravo. Non avevo la minima idea del perchè, ma lo sapevo, lo sentivo dentro di me.
 
Dovevo arrivare in una città vicina, insieme ai membri della mia band, per un meeting tecnico riguardante il contest cui noi avremmo partecipato una settimana dopo. Nel mio letto mi rigiravo fra le coperte sgualcite, con le braccia sotto il cuscino. Ad un tratto, sentii la suoneria nel mio cellulare, posto sul comodino accanto a letto, risuonare di una musica rock, sintomo di una chiamata. Un po' rintontito afferrai il cellulare e ne guardai lo schermo. Uno numero che non conoscevo. Riflettai appena tre secondi, prima di accettare la chiamata e rispodere.
- Pronto?- dissi con voce grave.
- Ehi tesoro!-
Riconobbi subito la sua voce, probabilmente chiamava dal cellulare di qualcuno della sua famiglia, perché il suo credito era terminato.
- Ciao Vale..-
- ...ma stavi dormendo?-
- Eh bhe... che vuoi che faccia la mattina?-
- Ma sono le undici.-
La sua voce rideva, si sentiva dal suo tono.
- Eheheh... si lo so.-
Mi rivoltai sulla schiena, così per stare piu comodo a parlare al cellulare.
- Senti.. ho visto il tuo messaggio ora, devi andare al meeting, però volevo vederti.-
- Va bene... tanto gli altri arrivano verso le tre, magari ci vediamo ora.-
Con quale forza mi sarei alzato in quel momento?
- No, no.. non voglio che ti scomodi ora... magari passo prima? Ti faccio uno squillo quando sono da te?-
Inspirai per la mancanza di fiato e la mia gola fischiò, forse avevo fumato troppo la sera prima. Un flebile mal di testa mi martellava la fronte, ma avevo capito cosa mi aveva detto.
-Mmmh... va bene.
- Ok allora ci vediamo dopo, ciao tesoro.-
- Ciao piccola.-
Non potevo immaginare modo migliore per svegliarmi. La sua voce era un misto di poesia e dolcezza, allegria e sogni sessuali proibiti. Il suo sorriso risplendeva sempre di una luce favolosa, tanto lucente che potevo considerarla il mio sole personale. L'avrei rivista. Dopo tutti i litigi, le cose che ci siamo detti, l'ansia, la malinconia. L'avrei rivista davvero e questa volta, vestita del suo sorriso.
Non persi tempo, mi alzai subito, pronto e scattante come una gazzella a farmi una doccia, vestirmi e farmi bello per lei. Anche i mostri si preoccupano di queste cose.
 
L'una, e puntuale arrivava mia madre a rovinare il mio buon umore. Le sue mille accuse, le sue paranoie, i suoi meschini tentativi di distruggere la mia autostima, solo perché non ero un bigotti ome lei o come i miei fratelli. Solo perché non andavo in chiesa. Io pregavo, ma pregavo a modo mio. Pregavo che, se Dio esisteva davvero, concedesse ad un mostro senz'anima, la possibilità di essere felice, ma a quanto vedevo, forse si divertiva a vedermi soffrire. Pasta al pomodoro e cipolle come pranzo. Perfetto.
Non la terminai nemmeno, non avevo un granché di fame. Bevvi un bicchiere d'acqua e mi catapultai subito a lavarmi i denti. Dieci minuti e, puntuale come una orologio svizzero, anche se in effetti non avevamo detto l'ora, arrivò lo squillo.
Non sentii piu niente, nemmeno mia madre che strillava, accusandomi di averle probabilmente rubato dei soldi dal portafogli. Mi precipitai verso la porta, dove vidi la sua macchina parcheggiata, e la sua testa che faceva capolino dal finestrino. Mi si illuminò il viso di rosso, con il cuore che, se avesse potuto battere, sarebbe andato in tachicardia. Come potevo io, essere condizioanto così tanto da un'umana? Non me ne fregava poi tanto.
Le feci cenno di venire dentro e lei non accennò ad esitare, aprì la portiera e venne verso di me. Appena la vidi muoversi, miliardi di film mentali mi si crearono in testa. Non desidero il suo sangue e questo era strano, desideravo solo lei.
- Ciao tesoro!- disse sorridendo.
Un abbraccio e chiusi la porta d'ingresso.
- Come stai?- le chiesi, felice di rivederla.
- Un po' stanca. Senti, puoi salvarmi la vita?-
Rimasi un attimo allibito da quell'affermazione. Lei sapeva di me, sapeva quello che ero e fra l'altro, non le era mai importato niente. Che fossi umano, alieno o qualsiasi altra cosa, a lei importava solo che fossi io.
- Certo, dimmi.-
- Avrei da convertire dei file word in PDF. Io sono negata in queste cose, tu... lo sapresti fare?-
Risi alla richiesta. Lo sapevo, anche se era successo quello che era successo, lei mi vedeva ancora come il suo cavaliere dall'armatura scintillante, pronto a portarla via dal castello sorvegliato dal drago.
- Ma certo.- dissi sorridendo -Vieni giu in cantina con me.-
La guidai attraverso l'anticamera, fino ad arrivare ad una porticina che dava su una scalinata in pietra. Il tetto basso era una grande rischio di capocciate. Venne dietro a me lungo tutta la cantina, molto in disordine con i panni ad asciugare sugli stendini, fino ad arrivare alla sala, dove bene o male, trascorrevo gran parte delle giornate. Una sala adibita a sala prove e sala computer.
Non aveva mai visto quella stanza prima di quel giorno e ne rimase piacevolmente sorpresa.
- Wow. Che carina questa stanza!- disse guardandosi intorno.
- Ti piace? La usiamo come sala prove e ci lasciamo i computer.-
Il disordine dilagava. Strumenti un po' qua e un po' la. La mia chitarra sostava su un tavolo, li tranquilla senza custodia. Lei si avvicinò e pizzicò qualche corda, così per sfizio, poi vide qualcosa che attirò la sua attenzione, un mandolino vecchio stile.
- Nooo! Che figata! Come si suona?-
Lo presi in mano, anche se non sapevo bene come suonarlo, ma da qualche esperienza appresa da qualche film della disney, mi lanciai goffamente in un'armonizzazione.
- E' dolce sognar, e lasciarsi cullar, dall'incanto della notte.- cantai.
Le provocai una risata simpatica. Mi guardò con quegli occhi sorridenti ed io quasi mi ci persi dentro. La curvatura del suo zigomo, il rifletto rossastro dei suoi capelli castani, la simpatica incurvatura orientaleggiante dei suoi occhi. Quanto era bella.
Mi disincantai da quell'adorazione e le chiesi di porgermi la chiavetta USB, dove teneva i file da convertire. Lo fece subito, così la collegai al computer. Non mi ci volle molto. Aprii un programma apposta, selezionai i file da convertire e lo feci un un batter d'occhio. Roba da niente, per un pirata informatico del mio calibro. Lei colse l'occasione subito di caricare i file sul sito della sua univeristà, quindi evidentemente le servivano per quello. I file si chiamavano "Progetto Erasmus", ciò stava a significare che probabilmente a settembre sarebbe partita per sei mesi per studiare in un paese straniero. A quel punto vidi molti dei miei sogni cadere nel vuoto dell'impossibile, dovevo dichiararmi come si deve, dovevo conquistarla con il mio fascino, ammaliarla con il mio essere, o ci sarebbe stato il rischio di non rivederla più.
- Grazie tesoro! Mi hai salvato la vita!-
- Non è la prima volta piccola.- dissi sorridendo.
La abbracciai affettuosamente e lei poggiò la testa sul mio petto molto dolcemente.
- Piccolo mio, ti andrebbe di andare a fare due passi?-
- Si dai.. tanto c'è ancora tempo.-
Ci alzammo da quel computer, per fare tutta la strada all'indietro. Tornati all'anticamera, afferrai il mio giubbotto di pelle ed uscimmo di casa salutando i miei familiari. L'ambiente grigiastro di quella giornata non era dei migliori, ma quando sei con lei, ogni giorno è di sole.
Camminammo fino alla piazza principale della città, parlando del piu e del meno. Ongi cinque minuti però le arrivava una chiamata da un suo amico, che fra l'altro io non sopportavo. Un altra chiamata e a quel punto rispose. La sentii blaterare di qualcosa, che in effetti non avevo capito bene, ma si vedeva chiaramente che non le andava di parlare con lui. Tempo di un saluto e riagganciò il telefono.
- Che palle...-
- Ti rompe? le chiesi.
- Si... lui è proprio un tipo fastidioso. Il tipo che ti piomba in casa, che fa in cavoli suoi, che ti chiama solo quando non deve uscire con qualcun'altro.-
- Bhe... continuo ad essere il migliore allora.- dissi sorridendo, tanto per sdrammatizzare.
Lei mi dette una spallata affettuosa, un gesto che in un certo modo diceva di si alla mia affermazione. Continuammo la nostra camminata, fino ad arrivare ad un tabaccaio, tanto per ricomprare un pacchetto di sigarette, poi ad un tratto mi venne in mente di prendere un caffè. Le chiesi se le andava e disse di si, così glielo ofrii io. Parlare del piu e del meno con lei era davvero bello, soprattutto in quel momento, mi dispiaceva solo di dover andare via di li a mezz'ora. L'avrei rivista forse dopo una settimana e non mi andava proprio di perdere tempo, così presi coraggio e mi decisi a dirle tutto nel modo giusto.
 
Con la testa le feci cenno di venire fuori con me e lei non esitò un attimo. Anche se il suo mondo era un po' crollato due mesi prima, si fidava ancora di e, sapeva di poter affidare a me con sicurezza, che io non l'avrei mai tradita. Arrivammo fuori dal bar barra tabaccaio. C'era una parco, che faceva un po' da atrio per la stazione centrale. Tutta la città era piu o meno così, alternata fra spazi verdi ed architettura incrociata fra, un periodo fascista e arte moderna. C'erano delle panchine ed il parco era vuoto, così decisi di dirigermi li. L'atmosfera forse mi avrebbe aiutato.
Arrivati li lei si guardò un attimo in torno, poi fece per raccogliere dalla sua borsa il pacchetto di sigarette e prenderne una, ma con la mano la fermai. Lei mi guardo confusa ed io mi avvicinai tranquillamente, incrociando il mio sguardo con il suo.
- Vale.. io devo dirti una cosa.-
- No tesoro...-
- Lasciami parlare...-
Sospirai con rassegnazione, era venuto il momento di dire tutto sinceramente, nel modo giusto. Mi avvicinai ancora. Le mie mani arrivarono a prendere le sue, in un gesto dolce che speravo funzionasse come preliminare.
- ...sono duecento anni ormai che sono in vita, lo sai. Fra un po' sono duecentedue, ma per la prima volta in tutta la mia vita, il sangue non è la cosa che voglio di più al mondo. Ho avuto altre ragazze, lo sai, ma nessuna riusciva a completare la mia ricerca della persona per me, e adesso, che ho trovato te, non so come dirlo... per la prima volta ho qualcosa per cui vivere.- 
Le mie mani andarono a sfiorare e avvinghiare i suoi fianchi.
- Quando vivi da tanto quanto me, perdi il significato delle cose. Anche la tua vita comincia a diventare inutile, e l'unica soluzione diventa, trovare una modo per morire davvero, o diventare una bestia. Il motivo per il quale non mi sono mai arreso, è che io so che sei tu quella che cerco. Non ti farò sviolinate da film di serie B, ne cercherò il fiore piu bello sulla faccia della terra. Non ho un anima, e so che te ne accorgi, ma quando sono con te, mi sento come se l'avessi di nuovo, come se rinascessi... io ti voglio, tesoro.-
Lei abbassò lo sguardo con fare imbarazzato. Non sapeva bene cosa dire, ed era colpa mia, ma da quel momento in poi sarebbe stato così, i miei sentimenti sarebbero usciti fuori, punto è basta.
- Tesoro... direi una bugia se dicessi che non mi piaci, ma.. c'è una parte di me che ha paura di te. Lo vedo nei tuoi occhi, tu sei dolce, un ottimo ragazzo, ma il vuoto nei tuoi occhi lo vedo. Percepisco il tuo lato oscuro, e mi fa paura.-
- Non sarei capace di farti niente.. sarebbe come fare del male a me stesso, nn avrebbe senso.-
- Lo so ma...- lei si mise a riflettere una attimo, ed un momento dopo fu pronta a rispondere.- ..vediamo dai. In effetti in non so com'è, essere come te, però potrei cercare di capirti. Non è così facile come nei film con voi, non siete come ci si immagina, perciò forse... sondare questo territorio sconosciuto puo rivelarsi intrigante.-
Il suo viso si vestì di un sorriso malizioso, ero io solitamente a comportarmi così, ma lei mi disarmava completamente. Ho il cuore scoperto piccola mia, spara e prendi bene la mira, oppure amami. Mi avvicinai ancora con un sorriso sghembo, strofinando appena il mio naso contro il suo. I suoi occhi socchiusero in un espressione accattivante, pronti a ricevere qualcosa, che forse non sapeva nemmeno se lo desiderava davvero, ma stava al gioco, solo per provare a vedere cosa sarebbe successo.
La pelle impennò di calore, mentre i nostri aliti combinavano e turbinavano, come una tempesta di passione, che violentemente voleva uscire dalla nostra bocca. Il nasi trovarono posizione fra di loro, appogiandosi bene l'uno all'altro, permettendo alle labbra di avvicinarsi di piu. Si sfiorarono appena ed un brivido mai sentito prima, attraversò tutta la mia schiena. Un brivido frizzante, che serpeggiò in ogni parte del mio corpo. A quel punto temporeggiare era inutile e lei, con un gesto che rappresentava una delle cose che più adoravo di lei, prese l'iniziativa e mi baciò passionalmente.
Non c'era nessuno li intorno, ed anche se ci fosse stato non me ne sarei proprio accorto, tutto il mio mondo era lei in quel momento. Tutto quello che volevo sapere, comprendere, o sperare di conoscere. Meravigliosa creatura dall'alito infuocato, che prendi possesso del mio spirito malato, fendi le nubi della mia tempesta e risveglia io mio cuore ghiacciato.
   
 
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