*Autore: margherota
*Titolo: Worst love
*Fandom: Axis Powers Hetalia
*Personaggi/Pair: Ivan Braginski (Russia), Yao Wang (Cina); RuChina
*Genere: Erotico, Introspettivo
*Avvertimenti: Yaoi, Tripla Drabble, Missing Moment, Lemon
*Rating: Rosso
*Parole: 325
*Challenge: Special n° 9
*Prompt regalo: This was my worst love (Three Days Grace)
*Note: Un piccolo regalo per mia moglie, non altro <3<3<3<3

Yao blocca un singulto, trattenendo l’istinto di gridare fino ad non avere più fiato.
Ci riesce a malapena, la bocca si spalanca ma non ne esce che un respiro, come un verso strozzato.
Lui è dietro, lui lo stringe tra le sue braccia, con la forza prepotente che è sempre stata sua – lo sente sorridere, nel farsi beffe di una debolezza che non è che dubbio. 
Ad un’altra spinta Yao abbassa la testa tra le spalle, fissando lo sguardo nel vuoto.
Le sue mani sono dappertutto, sul suo corpo e sulla sua pelle.
Le sue labbra sono sul collo, a succhiare e a baciare ogni minima cosa.
E Yao trema, sotto quelle carezze insistenti. Trema, sotto quella bocca indelicata che quasi tutto gli strappa via.
Ivan – Yao lo sa – non sa chiedere, ma pretendere gli esce davvero bene.
Viene schiacciato ancora contro il muro dal suo corpo, sentendo aderire la schiena al caldo petto, mentre le braccia si piegano dolorosamente. Un lamento è trattenuto dalle sue dita che, non sazie, varcano la soglia delle labbra ed entrano a giocare con la lingua umida di saliva.
Yao non lo morde: lo ecciterebbe di più senza che lui ne possa trarre giovamento. Reclina però la testa quando lui gli prende i lunghi capelli e li tira con un gesto imperioso, obbligandolo così a guardarlo in faccia.
Ed è tutto lì. In quella sua espressione così felice e appagata.
Per quanto lo detesti, per quanto lo vorrebbe il più lontano possibile da sé stesso, Yao non può che amare l’espressione che Ivan riserva a lui e a lui solo. Illudendosi che, forse, qualcosa di simile all’amore smuove anche quel gigante fatto di ghiaccio e di sangue.
Ivan lo bacia con prepotenza, ricordandogli di essere fatto di carne e dolore, in una vertigine di sensazioni che lo annullano per più di un semplice secondo.
Tornando poi a gemere contro quel muro freddo, senza pensare ad altro.