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Autore: whateverhappened    17/02/2011    4 recensioni
Aprì la grande porta senza nemmeno dover ricorrere alla magia. Nessuno fra i responsabili di Hogwarts pensava che fosse necessaria una maggiore sicurezza, in fondo perché gli studenti avrebbero dovuto lasciare la scuola? Con ogni probabilità lei era la persona che dava più problemi, il suo gesto ne era l'ultima conferma: mai prima di allora uno studente si era allontanato da Hogwarts, mai nessuno era fuggito, mai nessuno aveva rubato. Era quasi ironico che la pioniera di tutto ciò fosse la figlia di una delle fondatrici, Helena Corvonero, che veniva indicata come l'antitesi della madre.
[Helena Corvonero]
Quarta classificata e vincitrice del Premio Atmosfera allo Spettri Contest indetto da madduz.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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I passi risuonavano sul freddo e duro pavimento in pietra del castello, quasi un segnale di allarme pronto ad essere udito da chi era di guardia quella sera. Camminava veloce, cercando di far meno rumore possibile ma con il terrore di essere scoperta. Il suo cuore batteva a ritmo quasi impensabile, pompando il sangue a una pressione tale che lo sentiva pulsare sulle tempie. A ogni svolta sperava di non trovare delle torce accese, segno che lo studente addetto alla ronda si trovava in quel corridoio. Dubitava che le avrebbe detto qualcosa – nessuno osava mettersi troppo contro di lei, la figlia della grande Cosetta – ma non sapeva cosa avrebbe fatto se avessero chiamato la madre. Quando arrivò al grande portone d'ingresso il battito accelerò ulteriormente, quello era l'ultimo ostacolo da superare prima di essere libera.
Helena si avvicinò lentamente alla porta in legno massiccio e vi appoggiò le mani, sotto i polpastrelli poteva sentire gli intagli realizzati dalla madre e dagli altri quattro fondatori di Hogwarts. Ricordava quando era stata messa a chiusura del castello: era soltanto una bambina allora, ma era rimasta stupefatta dalla sua immensità. Sorrise amaramente, a quell'epoca era convinta che quella sarebbe stata la sua casa, ora la lasciava di notte come una ladra. Gettò istintivamente un'occhiata al rigonfiamento nel suo mantello scuro, lei era una ladra, ma era stata condotta a quel gesto. Se sua madre l'avesse ascoltata al pari dei suoi studenti non sarebbe mai arrivata a rubare quel diadema. Sempre più risoluta, aprì la grande porta senza nemmeno dover ricorrere alla magia. Nessuno fra i responsabili di Hogwarts pensava che fosse necessaria una maggiore sicurezza, in fondo perché gli studenti avrebbero dovuto lasciare la scuola? L'unica forma di sorveglianza era un ragazzo dell'ultimo anno che vagava per i corridoi, spesso finendo per addormentarsi in un'aula. Con ogni probabilità lei era la persona che dava più problemi in quella scuola, il suo gesto ne era l'ultima conferma: mai prima di allora uno studente si era allontanato da Hogwarts, mai nessuno era fuggito, mai nessuno aveva rubato. Era quasi ironico che la pioniera di tutto ciò fosse la figlia di una delle fondatrici, Helena Corvonero, che veniva indicata come l'antitesi della madre.

Quando sentì l'aria fresca della notte sul volto, Helena sorrise. Stava finalmente per andarsene da quel luogo che le impediva di realizzare i suoi sogni, di spiccare il volo e raggiungere quelle vette che bramava da tanto, quei traguardi che il diadema della madre le avrebbe fatto tagliare in pochissimo tempo. Cosetta non l'aveva mai capita, aveva sempre pensato alla figlia come a se stessa in miniatura, con gli stessi desideri. Ma Helena era totalmente differente, sognava l'avventura piuttosto che l'insegnamento, voleva emozioni piuttosto che considerazioni. I loro temperamenti diversi le avevano spesso portate a scontrarsi, facendole allontanare sempre di più da quel legame che c'era quando Helena era una bambina. Rubando il diadema, Helena non solo dava a se stessa un enorme aiuto nella realizzazione dei suoi desideri, dava anche un ultimo segnale alla madre di quanto il loro rapporto si fosse deteriorato. Non aveva sensi di colpa per quello che stava facendo, era una decisione che meditava da diverso tempo, nulla avrebbe potuto fermarla. Quando il suo piede toccò l'erba umida del prato, si sentì libera. Sebbene il parco facesse ancora parte di Hogwarts, nessuno lo controllava mai: una volta fuori si poteva andare ovunque. Quasi saltellò dalla gioia, sentì un peso in meno sul cuore, lasciò che la paura di essere scoperta si allontanasse da lei. Era finalmente libera, slegata dalla madre e da tutto ciò che rappresentava.
Si guardò intorno, come a cercare qualcosa di diverso fra i ricordi e la sua nuova condizione. Hogwarts era sempre lo stesso imponente castello, ma non era più nulla per lei: non una casa, non una prigione, nulla. Gli alberi non erano più quelli dietro ai quali si nascondeva durante i suoi giochi da bambina, erano solo vegetazione di contorno. Non sentiva più nulla, nessun rimpianto per quella fuga che stava affrontando. Helena si trattenne appena dal lanciare un urlo liberatorio, limitandosi a osservare tutto con un enorme sorriso in volto. Quando il suo sguardo cadde sulle acque del lago, il sorriso aumentò ancora.
Percorse lo spazio che la divideva dal Lago Nero con lentezza, assaporando quei momenti. Adorava la sensazione di freddo ai piedi per l'umidità del terreno, così diversa dal tepore delle lenzuola riscaldate con tizzoni ardenti. Amava la leggera brezza che le scompigliava qualche ciuffo sotto il cappuccio del mantello, era l'aria della libertà. Quando arrivò in riva al lago non resistette all'impulso di toccare l'acqua ghiacciata con le dita. Sua madre non voleva che si avvicinasse al lago, era terrorizzata dall'idea che potesse annegare come era successo al padre. Per Helena quelle acque erano intoccabili, le poteva ammirare solo a metri di distanza. Ma in quel momento la madre non poteva impedirle di avvicinarsi al lago, magari di vedere anche la Piovra Gigante. Nessuno poteva dirle cosa fare, solo se stessa.

Si sedette in riva al lago, i piedi immersi nell'acqua. Era gelida, ma per Helena era meravigliosa. Alzò lo sguardo ad osservare il cielo: in quella notte di primavera era totalmente terso, la luna brillava come una regina nella sua corte di stelle. La luce bianca si irradiava sulle acque leggermente mosse del lago, illuminandolo, così come sui suoi capelli scuri. Il silenzio intorno a lei rendeva il tutto ancora più magico, più solenne. Helena sospirò, non ricordava quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che si era sentita così libera e leggera. Portò la mano destra sul rigonfiamento informe del suo mantello blu, percependo sotto le dita il bordo frastagliato del diadema. Si morse le labbra, tentata dall'idea di indossarlo ma consapevole che poteva essere rischioso. Era ancora dentro i confini di Hogwarts e, anche se era del tutto improbabile, c'era la possibilità che qualcuno la vedesse. Rimase nel dubbio diversi minuti, osservando come la luce della luna danzava sulle onde del lago. Illuminava un punto proprio vicino a lei, i fiori sulla riva si riflettevano magnificamente nell'acqua. Avrebbe potuto vedere come le stava la tiara, solo un breve momento per confermarle che era giusto che quel diadema fosse nelle sue mani. Era giusto che toccasse a lei averlo, lo meritava molto di più di sua madre, avrebbe sfruttato a pieno le sue potenzialità. La mano di Helena corse all'oggetto, estraendolo dalla tasca. Immediatamente un raggio di luna si riflesse sulla superficie argentata del diadema, quasi volendo illuminare a pieno quel meraviglioso manufatto dei folletti. Helena lo accarezzò, seguendo con un dito tutto il suo profilo, accarezzando le pietre che vi erano incastonate. Era semplicemente stupendo, non si meravigliava che da bambina avesse pensato che quel diadema fosse la corona di una splendida principessa.
Con le mani tremanti e gli occhi chiusi portò la tiara sopra la sua testa, fermandola fra i capelli. Non appena l'argento toccò la testa di Helena la ragazza percepì un fremito che la fece quasi rabbrividire, la magia di quel diadema corse lungo tutto il suo capo. Helena sorrise, la sensazione di avere la tiara della madre in testa era qualcosa di indescrivibile. Aprì gli occhi con una decisione opposta al timore avuto nel chiuderli e corse a specchiarsi nelle acque del lago, come attratta da una calamita. La sua immagine riflessa, illuminata dalla bianca luce lunare, era qualcosa che non si sarebbe mai aspettata: il diadema le stava magnificamente, era come se completasse alla perfezione la sua figura, come se fosse stato fatto su misura per lei. Aveva un'aria più che regale, non avrebbe saputo definire l'impressione che le dava vedersi. Sorrise al suo riflesso, quasi a sincerarsi che fosse davvero lei la splendida ragazza del lago.

Quando, diversi minuti dopo, Helena si tolse il diadema fu come se una parte di lei le fosse stata strappata. La tiara la rendeva completa, ora ne era certa, doveva appartenere a lei. La madre l'aveva creata, lei la avrebbe usata. Guardò il diadema argentato, era troppo bello per essere tenuto chiuso a chiave in un armadio. Era suo destino essere usato, conferendo un ingegno smisurato a lei che lo avrebbe portato.
A malincuore ripose la tiara nella tasca dove era stata custodita fino a poco prima. Si voltò verso il castello, che da quel punto appariva ancora più maestoso di quanto non fosse in realtà. Helena sapeva che non sarebbe mai più tornata, la sua fuga era definitiva. Non avrebbe più messo piede a Hogwarts, non avrebbe più visto né la madre né nessun altro lì residente. Sarebbe stata lontana per sempre, avrebbe costruito la sua vita come aveva sempre sognato. Si alzò in piedi di scatto, osservando la grande torre dove alloggiava la Casa di Corvonero.

«Addio, madre» le parole, appena sussurrate, erano dure. Nel suo tono non vi era nemmeno un accenno di rimorso o di timore, solo una fredda determinazione.

Con gesti meccanici Helena voltò le spalle al castello e si incamminò verso il cancello. Ogni passo la conduceva lontano da tutto ciò che aveva sempre conosciuto, lontano dagli affetti e dalla sicurezza. Ogni passo la portava a una vita sconosciuta, ignota.
A ogni passo Helena aumentava la velocità della sua andatura, seguendo il sentiero illuminato dalla luce della luna per iniziare a camminare lungo il nuovo sentiero della sua vita.





























Note
Il fatto che la ronda notturna sia effettuata solo da uno studente, a differenza dei mille Prefetti che si trovano nelle storie ambientate all'epoca di Harry, si riconduce al fatto che all'epoca dei Fondatori la popolazione era di gran lunga minore di quella attuale, quindi anche i maghi erano meno. Le fughe erano decisamente più facili da attuare XD
Ho voluto inserire la Piovra Gigante perché secondo me rende completa Hogwarts, ovviamente non sarà la stessa dell'epoca che conosciamo... chissà, magari la nonna!
Il fatto che il padre di Helena sia annegato è una mia invenzione.
Il titolo è stata una vera pena, perché devono esistere i titoli? Quello che ho scelto non mi convince fino in fondo, ma ha vinto sul nulla. Si rifà ovviamente al brano di Debussy, che mi rifiuto di ricollegare a Twilight e che ho pure ascoltato mettendo l'html XD

Questa storia è stata scritta per lo "Spettri Contest", indetto da _madduz_ sul forum di Efp. Si è classificata quarta - penultima XD - e ha vinto il Premio Atmosfera.

Grammatica:9.72/10
Stile e lessico:8.7/10
IC:9/10
Originalità:18/20
Giudizio personale:4.5/5
Punti bonus:3/4
Totale: 52.92/59

Partendo dalla grammatica ho trovato solamente qualche virgola al posto sbagliato, ma niente di che. Lo stile mi è sembrato fluido e coinvolgente. Riesci a portare il lettore nella mente di Helena e di questo mi complimento molto. Ci sono solo un paio di punti in cui diventa un po’ frammentario.
L’IC di Helena è molto difficile da analizzare, tuttavia tu ci sei riuscita molto bene. Ti sei calata nei suoi panni e destreggiata fra i suoi pensieri, dando vita alla trama della storia. L’originalità c’è senza dubbio, anche se alcuni passaggi sono più sfruttati. La storia mi è piaciuta molto. Nel suo insieme crea un quadro dell’Hogwarts ai tempi dei fondatori: c’è un’atmosfera quasi nostalgica che mi ha particolarmente colpita. Ottimo lavoro e grazie per aver partecipato!
   
 
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