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Autore: _aspasia_    18/02/2011    3 recensioni
Questa serie di capitoli è frutto della mia mente malata durante un'ora di letteratura francese. Ho deciso di scrivere le odi ai sette peccati capitali, così ingiustamente e brutalmente denigrati. Inoltre questo non mi bastava, ogni peccato avrà il suo personaggio storico che lo racconterà dal suo punto di vista.
Spero che li leggiate e che vi piacciano.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Gondolin Dima, mia fedele e amata compagna di banco che ascolta i miei scleri e che fa da cavia. Ti voglio bene, tantissimo. *.*


IRA

Il sole brilla sul campo di battaglia, e la sua luce viene riflessa da migliaia di specchi. Lance, spade, elmi e corazze risplendono di un magnifico bagliore come migliaia di splendidi cristalli.
La scena è statica, tutti aspettano il suono della tromba che segnerà l’inizio della battaglia. Per molti l’inizio della fine.
I tamburi suonano, quanti tra gli uomini che mi staranno intorno moriranno a quel suono?
La morte è qui, tra noi; accompagnata dalla gloria.
Sono calmo all’apparenza, un condottiero lo è sempre; ma dentro me il sangue scorre veloce e ogni mio singolo arto formicola.
Amo la guerra.
Tuttavia quella di oggi è una battaglia importante; la vendetta è un richiamo troppo forte per opporvisi, ed io non lo farò.
Oggi sarò impietoso, molti moriranno per mano mia e solamente dopo avrò la mia vendetta.
Ed ecco.
 Le trombe suonano.
E come un solo uomo avanziamo.
I giavellotti saettano sopra di noi, infilzando uomini e scudi.
La polvere riempie le mie narici insieme al profumo del primo sangue versato.
E ci scontriamo.
La spada sguainata, l’elmo abbassato ed il cimiero è rosso, rosso come il sangue che macchia le mie mani, rosso come l’ira che mi acceca.
Ira.
Una così bella e fantastica sensazione.
È lei che muove interi eserciti, lei che decide di vita e di morte. Lei che ora muore la mia terribile spade forgiate dagli dei.
Non ci saranno superstiti né prigionieri, l’ira non li reclama, lei si nutre di anime.
Ed io sono solamente un suo umile servo.
Ammiro lo sguardo di terrore dipindersi sul volto degli uomini che si trovano davanti a me. Mi riconoscono, e la mia fama mi precede; non riusciranno a raccontare le loro imprese, come la mia lama abbia lacerato le loro carni trafiggendo l’oro ed il bronzo delle loro corazze.
Ira.
Terribile sinfonia che mi da la forza, che mi fa muovere veloce mantenendo un ritmo costante.
L’ira.
Già il suo nome è uno strumento musicale, è la lira che suona il mio peana, terribile e fatale. Urla, gemiti ed imprecazioni sono il coro, il coro che si fonde alla lira creando il peana, il peana che sempre mi segue.
Ira, donna audace e selvaggia.
Ira, che brama vendetta.
Ira, che muove la mia spada.
La spada forgiata da Efesto, per me, figlio di Teti e Peleo.
Achille.




 
Alla fine troverete una mia nota sul personaggio che rappresenterà il peccato, nozioni utili come per esempio la data in cui è ambientato il piccolo sclero. Saranno in ordine cronologico. Per alcuni personaggi vi saranno note più lunghe in quanto non molti conosceranno la loro vita, o la loro persona. Per altri vi saranno solo poche righe in quanto la loro fama viaggia a velocità incredibile.
 
Non penso che serva presentare l’incredibile eroe acheo, ma lo farò ugualmente e purtroppo brevemente; altrimenti rischierei di riscrivere l’Iliade decantando la sua forza, la sua audacia, la sua prestanza ed altre doti che adoro della sua adorabile persona.
Rircordiamo che il caro Achille vendicò l’amico Patroclo uccidendoEttore, principe di Troia. Celebre è la sua furia quando si accanì sul corpo del troiano, legandolo al carro e trascinando il cuo corpo nella polvere.
Achille ha sempre avuto difficoltà a seguire gli ordini (cosa che amo di lui) e se ne faceva sempre un baffo di Agamennone, Menelao e chiunque si divertisse a dire cosa doveva fare.
Morì a Troia come gli era stato predetto a causa di una freccia conficcata nel mortale tallone. La sua gloria però rieccheggia nella storia, fino ad i giorni nostri. L’eroe acheo rimane l’emblema del coraggio, del desiderio del rimanere ricordato, della gloria dorata della guerra, della vendetta e dell’amicizia forte, vera e perpetua tra due uomini. Alessandro Magno si addormentava con l’Iliade vicino, ed Achille era il suo eroe e guerriero preferito.
Come si può non amarlo?
Vedete? Non volevo scrivere papiri eppure l’ho fatto!-.- Perdonatemi.
  
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