INSPIREd
Il
giorno della parata in mondovisione dell'autoproclamatosi presidente
Rufus Shin-Ra, sarebbe stato ricordato da Cat come il giorno benedetto
dagli
Dei in cui poté finalmente fare ritorno a casa. Il suo
piccolo e personalissimo
buco aziendale in un angolo qualsiasi del Settore 6.
Teneva
la zampina di un Cait Sith più chiacchierino del solito,
tutto
eccitato per il suo primo giorno fuori dai corridoi della Compagnia:
cosa che
il signor Tuesti aveva approvata come positiva per la sua successiva
spedizione
on-the-spot all'inseguimento dell'AVALANCHE. Inoltre, avrebbe potuto
capire
come il suo creatore fosse un autentico genio
dell'architettura urbana.
"I
quartieri di Midgar sono brutti! Davvero Reeve ha costruito una
città così triste?!" Puntualizzò non
appena uscito dal vagone, storcendo
il nasino e facendo guizzare i baffetti in segno di disapprovazione:
"Ecco
perché tutti lì dentro sono come te,
Catty!"
Pensieri
di Cat erano però rivolti a tutt'altro che prestare
attenzione
alle parole di un peluche meccanico: aveva ormai trascorso quasi una
settimana
negli HQ usando i cambi d'abito che aveva sempre tenuto nello
striminzito
armadietto aziendale e dormendo sulle brandine aziendali; l'idea di
poter
finalmente tornare al suo buco personale la rendeva addirittura felice.
Avrebbe
baciato il pavimento, si sarebbe lanciata sotto la doccia a
piangere tutte le sue lacrime lavorative e poi si sarebbe stappata una
birra
davanti alla televisione.
Cait
Sith non figurava assolutamente tra le sue
preoccupazioni.
Accelerò
il passo mentre saliva le scale, trascinando dietro di sé le
corte
zampine del suo accompagnatore: pochi passi e avrebbe potuto lasciare
il lavoro
fuori dalla porta d'ingresso.
Sigillata.
Una
svolazzante striscia di plastica gialla e nera stava debolmente a
marcare l'entrata. Polizia di Midgar, Dipartimento di
Pubblica Sicurezza, limite
invalicabile.
Fino
a qualche giorno prima, Cat avrebbe semplicemente fatto marcia
indietro alla Shin-Ra HQ perché qualcuno la consolasse sul
suo triste e misero
destino; ma in quel momento l'idea di risalire al Settore 0 le dava
davvero la
nausea più di qualsiasi altro lunedì mattina.
Strappò il film con decisione,
facendo poi scattare la serratura elettronica con un colpo secco: il
professionalissimo
Dipartimento di Pubblica Sicurezza non si era nemmeno preoccupato di
disinserirla.
"Questa
è la tua casa?"
Il
musetto stupito di Cait fu più eloquente di qualunque altra
parola:
"Non ci metti niente dentro?" continuò, tirandole il bordo
della
giacca e indicando davanti a loro "Non c'è quasi niente
lì dentro."
Cat
guardò la tessera magnetica che teneva ancora in mano: se
aveva aperto
usandola, non poteva aver sbagliato casa.
Quella
era casa sua e aveva un bruttissimo presentimento.
Corse
dentro, lasciandosi Cait alle spalle mentre un unico pensiero iniziava
ad attaccarsi a ogni suo singolo neurone: il frigo, non
potevano averle
rubato anche il frigo e tutte le birre
che aveva comprato nella
spesa della settimana.
Perché
le sue birre erano economiche, quindi pessime. I bravi ladri
avrebbero dovuto lasciarle almeno una misera lattina.
Ma
piccola cucina era uno spettacolo desolato.
E
del frigo nessuna traccia.
Allungò
il collo nel bagno: niente birra, nemmeno nella corta vasca che le
aveva tenuto compagnia in tante giornate decisamente NO. Come quella.
Appoggiando
la testa al muro, si trascinò a tentoni nell'ultima stanza,
che
faceva da salotto, sala da pranzo e camera da letto. Con vista sul buco
nero
del Settore 7.
Da
una finestra completamente smaterializzata.
Insomma,
aveva solo scordato di mettere un bel tappetino con la scritta
WELCOME sotto al vuoto che una volta era il muro di casa sua.
Per
gli Dei, come avesse fatto a pensare di tornare dopo tutto quel tempo e
credere di ritrovare tutto intatto, anzi addirittura amorevolmente
ricostruito,
era un'idea degna del cervello bucato di un qualsiasi SOLDIER di prima
istanza
a Midgar; una città di ladri e assassini.
Sbatté
la testa contro quello che restava della parete, fissando il vuoto
nero qualche tetto e uno sbarramento più in là.
In
quella manciata di giorni, le avevano portato via tutto. Persino il
materasso dentro l'armadio a muro. Addirittura il tavolino e i cuscini
che
metteva in un angolino prima di andarsi a coricare.
E,
ancor peggio, le avevano rubato la birra. Birra da appena 10 Gil a
lattina.
In
quel Pianeta allo sbando, di gente disperata ce ne
era davvero tanta.
"…Sono
davvero costernato, non avevo pensato a questa eventualità,
signorina Empitsu."
Mandando
giù un singhiozzo, Cat si voltò: sul limitare
della stanzetta
stava Cait, le orecchie ancora più flosce di quelle che
aveva visto al
Laboratorio nella serata di straordinari. Teneva le zampine guantate in
grembo,
come se stesse pensando a cosa dire e guardava
verso di lei, come se
quei due occhietti cuciti la potessero vedere per davvero.
"…Avevo
fatto esplicita richiesta al dottor Heidegger di sistemare
la situazione, ma temo di essere stato frainteso."
Qualcosa
di molto simile a una vecchia lampadina le si accese nella testa,
ma prima che potesse pensare di aver battuto troppo forte contro il
muro, il
pupazzo tornò a parlare: "Sono Tuesti, signorina Empitsu."
Senza
volerlo, le sue mascelle raggiunsero gli Slums, parecchi chilometri
sotto di loro: "Ca-ca-CAPODIPARTIMENTO?!?!"
La
vocetta stridula di Cait tornò per un attimo a risuonare
nell'aria:
"MI E' ENTRATO NELLA TESTA!" esclamò strozzato, mentre si
stringeva
il capo tra le zampine: "Lascia pensare A ME, REEVE!"
Cat
crollò sul pavimento ancora impolverato di intonaco senza
riuscire a
capire cosa stesse succedendo. E senza riuscire a riprendere il
controllo della
sue mascelle.
Davanti
a lei, il suo stipendio a forma di peluche stava combattendo una
qualche battaglia con un altro se stesso
non troppo simpatico ai
suoi ingranaggi; e gli strilli che ben conosceva appartenere a Cait
Sith si
sovrapponevano alla voce appena un poco più alterata del suo
stoico
Capodipartimento.
Temendo
che da lì a poco anche lui iniziasse a prendere a craniate
il poco
di muro rimasto, cercò di prendere coraggio e fare qualcosa
per risolvere quell'assurda
situazione: corse verso Cait per poi scrollarlo con forza quasi da
staccargli
quella testolina tutta pelo sintetico e baffetti.
E
quello fu forse l'unico momento nella Storia in cui
il signor Reeve e la sua invenzione la pensarono allo stesso modo.
"MI-ROMPI-LA-TESTA!!!"
Esplosero in un unico e straziato urlo, che
costrinse Cat a mollare di colpo la presa finendo contro la parete per
lo
spavento. E fu lì che restò, senza staccare di
dosso gli occhi a quella buffa
figurina nel suo mantello rosso.
Rimasero
a studiarsi a vicenda, nel silenzio improvviso e pesante calato in
quello che restava dell'interno 019 di un vicolo qualunque del Settore
6.
Finalmente,
i baffetti di Cait si mossero: "…Mi dispiace."
"Chi
è dei due che parla?"
Di
nuovo scese una pausa imbarazzata a cui la vocetta originale
cercò di
trovare risposta: "Io. Credo."
Le
stava iniziando a venire una terribile emicrania. E non aveva nemmeno
una lattina di caffè concentrato a placarla: "E io
non ci capisco
niente…" sospirò "Tu sei Cait… E prima
parlavi con la voce del mio
capo. Ma cosa… che cosa sei?
VENTRILOQUO?!"
Probabilmente
il suo triste tentativo di ricomporre la situazione risultò
piuttosto comico sia all'uno che all'altro, data la risata fragorosa in
cui lo
vide piegarsi sulla pancia, facendo rotolare la coroncina tra le
macerie.
"E'
difficile da spiegare… da qui." La voce
del signor
Tuesti era tornata, con quello che pareva gran disappunto di Cait, che
aveva
iniziato a massaggiarsi le tempie proprio come se lo stesse assalendo
un mal di
testa di proporzioni epocali.
"Mi
devi avvisare quando vuoi parlare, REEVE. Rispetta il turno!"
Singhiozzò di rimando quella che Cat aveva soprannominato la-vocina-originale:
"Mi si rompono i… granaggi dentro!"
Un
nuovo litigio. Cait aveva addirittura iniziato a correre per la stanza,
sbatacchiando la testolina qua e là e turandosi le orecchie
nel vano tentativo
di vincere la battaglia contro il suo piantaladientrarminellatesta
Reeve.
"Digli
di smetterla!!!" si gettò urlante contro Cat, tirandola
per il colletto: "Mi spappola il cervello, diglielo!!!"
"Calmati,
Cait, non peggiorare la situazione!" replicò la voce
del signor Tuesti, prima di venire soffocata dai miagolii stizziti
della sua
creatura: "Staccati dalla signorina Empitsu!"
"Rispetta
il turno Reeve!!! Non è possibile fare due cose assieme!!!"
Sua
madre glielo aveva sempre detto: gli uomini non
sanno fare due cose contemporaneamente.
Una
questione genetica, probabilmente.
O
anche di ingranaggi.
"Uno.
Alla.Volta."
Si
zittirono entrambi e Cait mollò finalmente la presa dal suo
colletto.
"Vorrei
solo una birra. E una doccia. E mangiare degli spaghetti in
brodo alla moda di Wutai con tanta carne di maiale ed extra cipolla."
Sospirò
Cat, cercando di non avere una crisi isterica davanti al suo boss: "Poi
mi
spiegherete cosa sta succedendo."
Dopo
qualche attimo, la voce del signor Tuesti si sostituì senza
troppe
resistenze a quella del suo pupazzo meccanico: "Ora esagera un po' con
le
pretese, signorina Empitsu." Commentò quasi trattenendo una
risata: "E'
solo la mia segretaria, se lo ricordi."
Cat
improvvisamente riprese coscienza di come dietro a quel musetto peloso
stesse il suo capo, ma prima che potesse borbottare qualche scusa, la
vocina di
Cait tornò a risuonare in quello che era rimasto del suo
appartamento: "Tu
stai facendo un casino, Reeve. Sarai anche il boss, ma come boss
esageri un po'
con le pretese. Avere fame non è un pretendere troppo, anche
io avrei fame se
potessi averne, Reeve."
Fu
così che le tonalità sgraziate e un po' stridule
di quell'ammasso di
pelo sintetico e ingranaggi riuscirono a risolvere la situazione e Cat
Empitsu,
ventuno anni e neo-derubata di tutti i suoi miseri averi, si
ritrovò seduta davanti
a una ciotola fumante di spaghetti in brodo alla moda di Wutai con
tanta carne
di maiale ed extra cipolla.
"Sul
conto del Dipartimento, naturalmente." Il signor Tuesti
spezzò con un colpo secco le bacchette per poi inzuppare con
attenzione i
triangolini dorati che galleggiavano nella sua ciotola: "E'
interessante
questa forma, non trova? La volpe. Un semplice triangolino di formaggio
di soia
fritto capace di rappresentare un intero mondo: Wutai è
davvero un paese
creativo."
Parlava
troppo.
'Più del solito' non avrebbe
dato l'esatta stima della confusione in cui il cervello di Cat stava
lentamente
affogando come i triangolini gialli nel piatto del suo capo.
"Inizialmente
avevo pensato di andare da mia madre. Sa, è di Wutai
proprio come i suoi spaghetti."
Cait
non trattenne un sonoro sbadiglio, accasciandosi sul tavolino della
bettola del Settore 3 in cui erano entrati con gran e segreto stupore
della sua
omonima in versione umana: Cat aveva visto cancellare dalla sua
personale lista
di aggettivi e maldicenze buona parte di tutto quello che definiva
Reeve Tuesti
come uno scapolo completamente asociale e agorafobico che
dopo aver messo
insieme Midgar non aveva il coraggio di uscire dal suo ufficio.
"Prego,
inizi pure. Era da qualche tempo che non mi capitava di
mangiare con qualcun altro, mi scusi per la conversazione noiosa." Le
fece
cenno con la mano, sollevando la sua ciotola: "Mentre mangia,
vedrò di
spiegarle un paio di retroscena. E mi scuso ancora per lo spavento di
poco
fa."
"Fa'
parlare me, Reeve. Le so anche io le stesse cose che sai tu e non
ho bisogno di mangiare." Cait balzò sul tavolino,
guardandosi attorno con
fare circospetto, poi diede un colpetto di tosse: "Io sono un affare topo-segreto."
Le
lampadine alimentate a Mako illuminavano quanto bastava per non
brancolare al buio nel piccolo locale, creando delle curiose ombre sul
musetto
del gatto meccanico che aveva iniziato il suo show personale: "Nemmeno
alla Shin-Ra, nemmeno quella Scarlet o quell'Hojo sanno come faccio a
essere
così. Vivo, come un gatto vero." Un sorrisetto orgoglioso
gli stirò le
buffe orecchie a punta: "Reeve mi ha inspirato. Lui
inspira
le cose e quelle si muovono… Ovviamente io non sono una
cosa."
Cat
rimase con il suo boccone a mezz'aria, senza riuscire a capire: la
spiegazione di Cait equivaleva ad averla sentita in Wutaiano classico
con
sottotitoli nella lingua degli Ancient.
"Guardi,
una gru."
Il
signor Tuesti aveva piegato in pochi secondi un foglietto di carta
trovato chissà dove e ora glielo sventolava sotto il naso:
"Le piacerebbe
vederla volare?"
"Fosse
un aereoplanino… Non sono mai riuscita a non farlo
schiantare
subito a terra." Ridacchiò di rimando data
l'assurdità della conversazione,
e ingollò un po' di maiale senza perdere di vista quel
pezzettino bianco: "In
che senso, 'volare'?"
Nei
cartoni animati, quando i protagonisti avevano a che fare con un nuovo
potere specialissimo da ottenere, di solito faticavano puntate su
puntate per
poi usarlo ogni cinque minuti.
Quella
sera, Cat capì come il suo capo avesse imparato
da un bel pezzo quel qualcosa di specialissimo che le fece ben
comprendere come
la Shin-Ra.Inc -tuttosommato- non si fondasse solo su macchinari e
marchingegni.
E
questo valeva anche per una delle persone più
insospettabili dal deviare da quella via, approvata da tutte le
Enciclopedie
del Lavoratore della Compagnia.
Lo
guardò avvicinare con entrambe le mani il foglietto ben
piegato alle labbra,
chiudere gli occhi per un istante e poi lasciarlo andare.
Una
timida gru di carta iniziò a sbatacchiare le alette sopra il
tavolo.
"Quello
non si chiama 'volare', Reeve." Lo canzonò Cait, cercando
di acchiappare il suo nuovo giochino, che si nascose sulla spalla di
Cat
tubando sommessamente: "E non è nemmeno un piccione."
"Non
mi chieda, non lo so nemmeno io." Il signor Tuesti ignorò le
frecciatine e le smorfie a cui pareva essere abituato: "La prima volta
è
stata un biscotto a forma di omino. Naturalmente, per Cait ci
è voluto un po'
di più."
Era
stata la gru a parlare.
Cat
poteva giurarlo sui batteri che infestavano i topi degli Slums.
Si
guardò attorno, ma nessuno pareva essersi accorto di nulla.
O aveva le
visioni e sentiva strane voci, o c'era qualcosa in quella
realtà di
completamente fuori posto.
"Inspire,
inspirare. Semplicemente, è una
connessione
mentale con il soggetto inanimato con cui si entra in contatto. Lo
useremo
per…" Spostò lo sguardo su Cait, ottenendo in
cambio quella che probabilmente
era un'occhiataccia stizzita. Sembrò quasi divertito
dall'essere profondamente
detestato, scompigliando il ciuffo ribelle della sua creaturina:
"…Lo
useremo per supportare questo miracolo di
ingegneria elettronica durante
la sua missione contro l'AVALANCHE. E ogni tanto
avrò il permesso di
fare qualche piccola intrusione, vero?"
"…Io…
Io cosa c'entro, signore?" Cat riuscì debolmente a reagire
a quella situazione assurda. Una specie di Creatore-architetto con la
passione
per il bricolage e il suo giocattolino meglio riuscito.
Il
signor Tuesti si appoggiò al tavolo con fare grave, le mani
sotto il
mento: "Lei prevede il futuro. Cait non è in grado di fare
certe cose da
sé: basta una sola previsione azzeccata e
riuscirà a ritagliarsi pienamente il
suo ruolo all'interno dell'AVALANCHE, mi pareva di averglielo
già spiegato."
"Sarò
il loro fortune-teller! E Reeve mi ha già messo dentro la
mia
Limit se mai dovessi finire a combattere con quelli!" Buffamente prese
una
mano di Cat, stringendola con tutta la forza tra le sue zampine
guantate: "Tu
mi dici cosa devo dire quando saremo al Golden Saucer, poi mi arrangio!
Faccio
entrare solo te nella mia testa perché tu sei proprio
sfortunata, Catty."
Fece
passare lo sguardo dall'uno all'altro, ancora più
scombussolata di
quanto non fosse davanti allo spettacolo del suo appartamento
svaligiato:
"Il Golden Saucer?"
"Ci
sono i Chocobo. E io voglio vedere i Chocobo!"
"Penso
sia un posto abbastanza azzeccato per far stabilire il primo
contatto tra Cait e l'AVALANCHE. Il Golden Saucer abbonda di stranezze
e dato
che il nostro Settore 6 è stato così gravemente
danneggiato…" Per un
attimo si oscurò in volto, proprio come se un bambino
cattivo gli avesse
distrutto il trenino preferito con una mazza da baseball:
"…Dicevo, il
Golden Saucer è una tappa obbligata. Dobbiamo tentare
laggiù e offrir loro una
previsione che non potrà far dir loro di no."
Cait
annuì con foga, ridendo sguaiatamente: "Non accettiamo un
no. Io
voglio vedere se quello che mi farai dire si avvererà sul
serio, Catty!"
Cat
ripensò ai cartoni animati e ai loro poteri
specialissimi.
Si
chiese a quale puntata del suo fossero arrivati.
**___**_***
Sproloqui
dell'Autrice
Pensavo
al rapporto Cait-Reeve. Non so perché, ma di solito i robot
non
sono troppo allegri di dover sempre essere alle dipendenze di qualcuno.
Ho
letto sulla Ultimania Omega di FF7 come nel gioco più volte
ci fosse una
sorta di clash di personalità tra Reeve e Cait che andava
non tanto a finire in
una lotta furiosa tra i due, ma si poteva riscontrare nel modo di
parlare
dell'odiato gatto meccanico. E da qui la domanda: ma Cait ha un suo
'io' o è
sempre Reeve che gli sta dietro?
A
mio parere, il nostro beneamato Capodipartimento Tuesti doveva avere
già
i suoi impegni agli HQ per cui impazzire, che avere tempo libero per
preoccuparsi anche di tutto quello a cui andava incontro il suo
giocattolino; così
ho pensato: metà e metà. Cait ha la sua
personalità (programmata da Reeve, ma
con un certo margine di evoluzione) in cui ogni tanto il signor Tuesti
può fare
una capatina, metterlo a tacere e parlare per conto suo. E per
sistemare il
tutto, una versatilissima connessione mentale (o neuronale. Evangelion
insegna),
capace ogni tanto di incepparsi. Perché si sa, gli
architetti sono esteti e
certe volte costruiscono certe meravigliose castronate...
**Stupida
parentesi sul cibo.
Cosa
mangiano Cat e il signor Capodipartimento?
Chashu
ramen
per la prima (senza birra. Non
interesserà a nessuno, ma la nostra segretaria ha avuto un
po' di cervello a
non sbronzarsi davanti al suo capo), kitsune udon per il secondo.
Il
chashu ramen è un piatto cinese che ho
scoperto leggendo
"20th Century Boys" e mi è semplicemente rimasto impresso,
mentre la
scelta del kitsune udon non è tanto
causale: il piatto si chiama così
perché si dice che le volpi in Giappone adorino le cose
dolci (l'ingrediente
principale è infatti il tofu fritto in una pastella dolce) e
inoltre il
triangolo richiama la forma del loro musetto :3
Per
dovere di cronaca, Cait Sith è per molti aspetti a mio
avviso simile
all'idea di volpe come compare nel folklore giapponese: orecchie a
punta, occhi
chiusi, ha capacità divinatorie… e può
'traformarsi' in altro, ovvero l'essere
umano che ci sta dietro. Però nella tradizione sarebbe una
bella donna…
UHM.
*Angolino
della brutta notizia
Torno
all'università. Addio lunghe settimane di pura nerdaggine a
gogò.
Grazie
a Youffie per i betaggi fin qui, Shining Leviathan, The One Winged
Angel e Poisonerlady per aver letto! ;D