Momenti difficili
Nel buio, tra le
braccia di Pierre, contemplai la bellezza di quella serata. La luna splendeva,
offuscata da leggere nuvole che ne sfumavano i colori. sbadigliai insonnolita
-lo sai che finisco sempre per addormentarmi?!- chiesi infastidita dalla mia,
ormai costante, reazione.
-è il caso che ti
rivesti, tra poco me ne vado, e non è il caso di farti trovare così- comunicò
serio. misi il broncio, non poteva lasciarmi sola
-perché te ne vuoi
andare subito?! rimani ancora un po'!- lo supplicai stringendomi a lui. Rise
divertito, non sapevo per cosa, forse per il mio esplicito invito a restare.
-non era il caso che
lo facessimo in camera tua. ho perso il controllo di me stesso stasera- anche
io avevo perso il controllo, lasciandomi trasportare, di riflesso, da ciò che
voleva lui. aveva ragione, anche se mi seccava ammetterlo. non era stata la
migliore delle idee fare l'amore con lui quella notte, nella mia stanza
-ma ormai sei qui- sentii
bussare, di scatto, entrambi ci girammo verso la porta
-Chocola tutto a
posto?! non hai mangiato niente, vuoi che ti prepari qualcosa?!- la voce
apprensiva di Vanilla risuonava nella stanza
-no... è tutto a
posto- la rassicurai più convincente possibile. sentii i suoi passi farsi
sempre più flebili, fino a scomparire -se ne è andata- sussurrai guardandolo
-sai, è stato
difficile farti tacere prima. non riuscivi a capire che non dovevano sentirci-
lo colpii con una mano sul petto
-lo capivo! ma era difficile
tacere!- risposi in modo infantile alle sue, fastidiose e, particolarmente
reali, accuse
-sì, certo, lo
capivi, ti ho dovuto far azzittire mettendoti una mano sulla bocca- rise di
gusto. cominciai a dargli dei, poco efficaci, pugni, leggermene sopra il petto
-prima che si faccia tardi devo andare, non vorrai farci scoprire?!-
lo guardai seria
-vorrei poter passare con te tutta la notte. e poi la porta è chiusa a chiave,
non ci scoprirebbero...-
riflettè per un
istante, in cui sperai vivamente non avesse pensato di lasciarmi in camera da
sola -però se vedessero la porta bloccata si insospettirebbero- ragionò in un
sussurro
-allora ci
rivestiamo, aspettiamo che tutti siano andati a dormire, poi sblocchiamo la
porta e dormiamo- fece un sorriso sincero e rilassato riappoggiandosi sul
cuscino. continuai a guardarlo aspettandomi un eventuale e tanto ambito
consenso
-d'accordo- mi alzai
velocemente, mettendomi di spalle rispetto a lui, per poi rivestirmi. non
sapevo il preciso motivo, ma farmi vedere senza vestiti da lui, ancora un po'
mi imbarazzava. rientrai velocemente nel letto, come a non voler perdermi un
solo istante per stargli accanto, avvicinò con un incantesimo anche i suoi di
vestiti per poi rivestirsi direttamente nel letto. mi diedi dell'imbecille per
non aver fatto la stessa cosa.
-devi fermarmi la
prossima volta- mi accennò serio. non capii il senso delle sue parole, così, lo
guardai incuriosita
-che vuoi dire?-
-non deve più
accadere una cosa del genere, potrebbero scoprirci e tu non verresti più da me.
quindi, la prossima volta che faccio così con te, ti prego di fermarmi-
feci una smorfia
infastidita -guarda che non hai fatto tutto da solo!-
-lo so, però sono
stato io a cominciare. il fatto è che oggi non abbiamo fatto altro che litigare
e mi mancavi, per questo non ho neanche pensato a trattenermi un po'- e io
continuavo a non capire
-vuoi dire che basta
che io e te litighiamo oppure non ci vediamo per un solo giorno, che tu perdi
tutto il tuo contegno?!-
-no, però se vieni a
casa mia e mi attacchi con le lacrime agli occhi, passiamo tutto il pomeriggio
con un'altra ragazza, per poi rilitigare, lasciarti andare via e rimanere con
il dubbio se stai male, se stai bene o se stai piangendo, allora sì, appena ti
vedo perdo il controllo solo per il gusto di averti nuovamente tra le mie
braccia- rimasi con un misto di emozioni, mi sentivo lusingata e allo stesso
tempo gli ero grata delle sue parole
-grazie...- sussurrai
arrossendo
-perchè mi ringrazi?!
non è da te-
-sì invece, ti
ringrazio sempre quando te lo meriti!- affermai convinta come non mai
-come no...- mi fece
il solletico ridendo con trasporto, venni contagiata sghignazzando divertita di
rimando. sentii la maniglia della porta girarsi senza troppi risultati. la voce
di Houx che mi chiamava allertato arrivò anche alle orecchie di Pierre. lo vidi
fare un incantesimo diventando invisibile. mi guardai per un istante intorno
chiedendomi dove fosse per poi decidermi ad alzarmi per aprire. vidi Houx sulla
soglia che mi sorrideva, lo so che non è un pensiero carino, ma non vedevo
l'ora se ne andasse
-che... che ci fai
qui?- chiesi bloccandolo all'entrata
-volevo sapere se era
tutto a posto-
-sì, va tutto bene-
mi scansò entrando senza troppe cerimonie. mi irrigidii sul posto indispettita
da quel suo gesto
-volevo anche
parlarti di una cosa-
rimasi allibita dal
suo sguardo malinconico e allo stesso tempo indeciso -dimmi-
-sai... è da un po'
che ti volevo dire una cosa, solo che... c'è sempre Pierre con te e io non
trovo mai il momento- gli feci segno di proseguire anche se, sinceramente, mi
intimidiva ciò che mi voleva dire -io... ho notato che in questi giorni sei
molto strana, non è che è perchè Pierre ti fa qualcosa di male?! ogni volta che
esci con lui torni a casa desolata, infelice, e mi preoccupo-
feci una smorfia
disgustata da quelle inutili, e tanto meno, insensate moine -Pierre non mi fa
niente, sono io che in questi giorni sono nervosa e mi arrabbio con lui senza
motivo, e finiamo per litigare. ma tra noi due va tutto splendidamente-
-non sono sicuro lui
ti possa rendere felice come meriti. tu hai bisogno di qualcuno che ti capisca,
non che appena tu fai una bizza ti riprende-
immaginai Pierre, in
un angolino della stanza, adirato da quelle parole -io e Pierre stiamo bene
insieme. i miei capricci lui sa perfettamente che sono inutili e molto spesso
insensati, per questo mi riprende e mi fa tornare con i piedi per terra, ma non
esagera mai-
-Chocola... non è
solo questo. Lui è di molto più grande di te, potrebbe arrivare a perdere il
controllo che ha avuo finora- mi venne da ridere, ma cercai di trattenermi con
tutta me stessa
-se mai dovesse fare
qualcosa del genere sarebbe un problema mio, tu non preoccuparti- si congedò uscendo
dalla stanza con i lineamenti tesi, mi dispiaceva averlo trattato in modo così
freddo e duro, sapevo si preoccupava per me, ma avevo intenzione di risolvere
quella situazione inconsueta da sola, ritrovando me stessa tra tutto il rumore
che si affollava nella mia testa. vidi Pierre sedersi al mio fianco appena mi
accomodai sul letto. mi strinse a se attirandomi con un braccio -ti sei
offeso?- gli chiesi guardandolo mentre mi teneva da sotto le braccia
-no... perchè dovrei?
si è solo preoccupato per te, è tuo amico- quell'angustiante situazione metteva
tutti a disagio, dovevo risolverla il più presto possibile
-ti prometto che non
accadrà più- sussurrai succinta
-in che senso?!-
-non farò più quelle
scenate, non voglio più metterti a disagio in quel modo, come ho fatto con
Yurika e quelle ragazze... sono stata una stupida, ho fatto angosciare tutti
quanti-
-non provare più a
dirla una cosa del genere capito? tu devi smetterla di preoccuparti di queste
sciocchezze, devi capire che devi cominciare a stare bene tu. non mi interessa
di quelle scenate, mi manca la mia Chocola-
abbassai lo sguardo
confusa -e allora tornerò ad essere me- mi sorrise felice, sentimmo i passi dei
tre ragazzi che erano in salone avviarsi verso le camere
-anche se devo
ammettere che questa tua versione così gelosa delle ragazze che mi girano in
torno, non mi dispiace-
gli sorrisi divertita
-lo so, sono adorabile quando mi arrabbio- mi diede un lieve bacio sulle
labbra, le sentii dolci, morbide. ci sdraiammo nuovamente. mi girai e lui mi
abbracciò tenendomi stretta da dietro.
-dormi, non devi
temere nulla se ci sono io con te. sussurrò al mio orecchio mentre mi
addormentavo spossata dall'intensa giornata
sentivo il suo fiato
sul collo. sentii improvvisamente freddo e non percepivo più le braccia di
Pierre ad avvolgermi. non indugiai neanche un istante ad aprire gli occhi per
capire cosa stesse succedendo. non vedevo niente e mi accorsi che stavo,
nuovamente, precipitando. cominciai a piangere dalla disperazione, non sapevo
come oppormi, sentii che il fiato mi veniva a mancare, ma prima di cominciare a
scalciare, a ribellarmi a quell'enorme forza che mi spingeva giù, udii la voce
di Pierre
-svegliati, chocola!-
mi feci cullare da quel bel suono fino a calmarmi, chiusi gli occhi per poi
riaprirli e ritrovarmi nella mia stanza -adesso mi racconti che cosa succede
nell'incubo, non puoi continuare così- sussurrò adirato, non pensai neanche per
un istante a rispondergli male, sapevo che quella rabbia era solo dovuta al mio
disagio. mi portò a se -ti prego, raccontami che ti succede-
-io... precipito-
allontanò leggermente il viso da me
-che cosa?- chiese
non comprendendo il senso delle mie parole, tornò a stringermi forte
-precipito,
nell'oscurità, non c'è nessuno con me e io... io non respiro- sussurrai con il
panico nella voce. mi baciò dolcemente la testa, tenendomi stretta a se con le
dita intrecciate ad alcune ciocche di capelli -ma... stanotte mi hai svegliato
prima che io cominciassi a soffocare...-
-ti giuro che non ti
lascerò mai più sola quando ti addormenterai. da quando hai questi incubi?-
chiese fin troppo apprensivo, non lo riconoscevo sotto l'aspetto di ragazzo
preoccupato, anche se ammetto che non mi dispiaceva
-da quando siamo
andati sui monti rocciosi. io mi ero addormentata davanti al camino mentre tu
eri uscito...- sussurrai flebilmente
-forse... sarebbe
meglio chiedere consiglio a tua madre- non ne capii il preciso motivo, ma la
cosa mi istigava -lei è una strega potente e... di grande esperienza, forse lei
può sapere cos'hai-
-d'accordo- mi
strinsi al suo petto -andiamoci subito-
-che cosa? ma è notte
fonda- abbassai leggermente il viso, delusa dalla risposta. si alzò facendomi
cadere sul letto, lo guardai sbalordita -vestiti, partiamo appena sei pronta-
sorrisi felice avvinghiando le braccia al suo collo -dai ferma, sbrighiamoci-
sorrise divertito baciandomi. ci preparammo entrambi, lasciai un biglietto sul
mio comodino. mi portò in spalla fino ad extramondo, un po' per il vento
gelido, un po' per le vertigini che avevo a causa dello stato confusionale
dovuto ai sogni. mi portò fino al castello dei malefici continuando a tenermi
tra le braccia, nonostante le continue ribellioni e le minacce che gli mandavo
-smettila di
lamentarti, non stai bene e l'energia dei malefici ti indebolisce, vedi di
smetterla!- affermò irritato. arrivammo nel regno che, avevano con fatica
ricostruito. entrai titubante nel castello, avevo Pierre che mi stringeva forte
la mano, forse anche lui aveva paura, nonostante non lo desse a vedere. percepivo
uno scudo, creato da Pierre, che ci avvolgeva, in modo da proteggerci.
arrivammo nella stanza in cui era mia madre, fu Pierre ad aprire la porta, mi
fece spazio per entrare, appena varacata la soglia mi fiondai nelle sue braccia
-Chocola, che ci fai qui?-
chiese con voce dura che faceva trapelare tutto l'amore e l'affetto che una
madre può provare per sua figlia
-abbiamo bisogno del
tuo aiuto per una faccenda- la informò Pierre serio
-che succede?- ci
fece accomodare su un divanetto fissai la moquette scura, aspettando che fosse
Pierre a parlare
-Chocola, da quando
siamo andati a passare la notte sul castello, del monte roccioso, ha degli
strani incubi, e questa storia va avanti da troppo tempo- rispose alla domanda
di mia madre con tono deciso
-che cosa sogni?-
raccontai a mia madre, nei dettagli, ciò che da qualche settimana continuava ad
assillarmi -io, credo che, il modo migliore per sconfiggere questi sogni, che
sono solo frutto delle tue continue paure, sia tu. soltanto tu puoi uscire
fuori da questa nube di pressione, con le tue capacità- arrossii, mi ritenevo
incapace di uscirne, come faceva a non capirlo?! aggrottai le sopracciglia per
non dimostrarmi insicura -oppure, devi rivivere quegli incubi, così che io,
mentre sogni, possa entrare nella tua mente, vedendo ciò che sogni e capendo
qual è il problema-
-no- risposi pronta,
di riflesso. mi guardarono entrambi stupiti -io non voglio, non voglio rivivere
quegli incubi- mi voltai verso Pierre che mi guardava serio -non voglio!-
ribadii vedendo la sua espressione austera
-bene, allora l'unica
che può risolvere questo problema sei tu- mi comunicò mia madre alzandosi per
guardare fuori dalla finestra, da cui si poteva osservare un paesaggio
tutt'altro che bello.
-bene, farò da sola-
asserii alzandomi per andarmene. Pierre mi prese per il braccio fermandomi
-non puoi farcela da
sola, questa situazione deve cambiare...- mi sgridò attirandomi a se, vidi mia
madre fissarci con la coda dell'occhio. lo spinsi via con forza
-sì che ce la faccio,
smettila di trattarmi come una bambina!- tornai a guardarla, che era ancora
voltata -ora vado- corsi via infuriata, finché non lo vidi raggiungermi
fermandomi per la vita -lasciami!- mi mise una mano sulle labbra, facendomi
poggiare la testa al suo petto mentre mi azzittiva. gli ero volutamente di
spalle, ma fui costretta a girarmi -perchè l'hai fatto?!- sussurrai sentendo
ancora la sua mano sul viso
-ci sono i malefici,
non attirare l'attenzione...- ci guardammo per qualche istante, finché non mi
alzai sulle punte per baciarlo -meglio che ce ne andiamo- disse con voce dura e
fredda sviando il mio viso. ne rimasi abbastanza delusa. per tornare a casa mi
prese solamente per mano, nonostante volessi, prima di andare dai malefici, che
mi lasciasse, in quegli interminabili istanti pregai con tutta me stessa che mi
prendesse tra le sue braccia. mi riportò in camera, stavano ancora tutti
dormendo, ci avevamo messo meno del previsto. mi sedetti sul letto, mentre lui
restava in piedi a fissarmi -credo, che sia meglio che me ne vada-
sbarrai gli occhi
-no... perchè?-
-sono stanco e voglio
andarmene a casa-
abbassai lo sguardo
incapace di rispondere -sei arrabbiato per la decisione che ho preso?- chiesi
sussurrando
-è la tua vita...
fanne quello che vuoi- fece per andarsene, lo fermai prendendolo per un lembo
della giacca
-perchè fai così?!
non voglio rivivere quell'incubo... mi spaventa!- gli dissi senza guardarlo
-se solo lo avessi
rivissuto una sola volta magari sarebbe finito tutto... invece vuoi fare di
testa tua. non ti aspettare che stia dalla tua parte, non voglio starmene qui a
vederti soffrire- diede uno strattone col braccio per far sì che lo lasciassi.
abbassai lo sguardo delusa
-vorrebbe dire che
preferisci lasciarmi?!- chiesi digrignado fra i denti. la sua reazione mi
infastidiva, non riusciva a capire ciò che provassi io
-voglio dire che...
io non ce la faccio a vederti con quell'espressione confusa, triste,
arrabbiata, quando ti svegli dai tuoi
sogni-
-neanche a me piace-
sussurrai sentendo una lacrima solcarmi il viso, la asciugai velocemente, senza
che se ne accorgesse
-e allora perchè non
ascolti tua madre?!- mi chiese cingendomi dolcemente le spalle
-perchè voglio
risolvere questo problema con le mie capacità e... voglio almeno sperare di non
rivivere più quell'incubo- mi diede un bacio sulla fronte
-ci vediamo domani- sussurrò. andai a dormire arrabbiata, non capendo, neanche lontanamente, la sua reazione così assurda, sembrava volesse proteggermi, eppure si allontanava
commenti dell'autore:avete visto?! c'è anche Cinnamon, spero siate felici e che il capitolo vi piaccia!
Marmelade