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Autore: Harribel    21/02/2011    4 recensioni
L'inizio....l'inizio di tutte le cose, purezze destinate a scomparire, dolori immensi, tormentate passioni e distruttive bellezze.
Un frutto, un frutto proibito e un desiderio distruttivo che cambierà il corso della storia.
[Paul/Lucinda] [Misty/Ash] [Accenni Ash/Paul]
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ash, Lucinda, Misty, Paul | Coppie: Ash/Misty
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Lucinda sobbalzò, svegliandosi improvvisamente.
Si guardò intorno, era notte fonda.
Atterrita si voltò, vide Ash dormire profondamente in un giaciglio vicino al suo, sospirò di sollievo.
La sua mente fu attraversata da una fredda consapevolezza, aveva sognato per la prima volta nella sua vita.
Spaventata tentò di ricordare perché si fosse svegliata, un’immagine riaffiorò nella sua mente: Lui.
Non era possibile, non poteva averlo sognato, non doveva.
Lentamente i ricordi riaffiorarono uno ad uno nella sua mente come granelli di sabbia.

Si trovava nel giardino e camminava insieme ad Ash, giocando, ridendo.
Improvvisamente il corpo del fratello si scioglieva e al suo posto appariva il ragazzo.
Occhi neri, sguardo incomprensibile, sorriso arrogante, inconfondibile.
Lei urlava, poi il ragazzo le sorrideva e tutto spariva.
Si guardava intorno e non vedeva nulla.
Guardava per terra e vedeva il nulla.
Urlava nuovamente.
Rapidamente i colori mutavano prima piano, poi sempre più vorticosamente.
Al centro di quel vortice nero, pur non vedendolo, percepiva la sua presenza beffarda.
Urlava, un urlo infinito le lacerava la gola bruciando come lingue di fuoco.
Udiva parole, vedeva ombre, nere, rosse, blu.
Occhi la osservavano, invisibili e inarrestabili.
Mani la sfioravano, voci le parlavano.
Bocche le baciavano le braccia, il collo, il viso, e lui era sempre lì, immobile ed impassibile.
La osservava compiaciuto.
Lei gli chiedeva di aiutarla ma lui non si muoveva, poi ghignava e con un gesto della mano faceva sparire tutto.
Lo scenario mutava nuovamente.
Si trovava avvolta dal nero, e in quel buio più assoluto sentiva di non essere sola.
Sentiva la sua presenza vicino a lei, e questo non la tranquillizzava affatto.
Chiudeva gli occhi pregando di vedere Ash, ma quando li riapriva nulla era cambiato.
Udiva i suoi passi avvicinarsi, sentiva il suo respiro a volte così vicino alla sua pelle da poterlo confondere con il proprio.
Si accasciava a terra spaventata, poi improvvisamente una luce purpurea appariva in lontananza.
Istintivamente correva verso di essa, e attraversandola, capiva di aver raggiunto...l’Inferno.
Si guardava intorno.
Sangue.
Sangue sulle pareti, sangue per terra, sangue...sangue sulle sue mani.
Urlava.
Solo sangue, c’era solo sangue.
E corpi, corpi morti, corpi mutilati, con occhi vuoti e spenti.
Voltava la testa, non voleva vedere, voleva andarsene, voleva morire, voleva tutto purchè smettesse di vedere quello che si ritrovava davanti.
Si guardava le mani, erano rosse, rosse come non lo erano mai state, erano sporche, erano corrotte.
Provava a pulirsi ma non ci riusciva, quelle mani erano sempre più sporche, sempre più rosse.
Un urlo straziante attraversava quel luogo demoniaco.
E Lucinda iniziava a ferirsi, senza sapere neppure cosa stesse facendo, si graffiava il volto e le braccia.
Tagli neri comparivano sulla sua pelle e da essi sgorgava rosso altro sangue.
Lucinda osservava estasiata il modo in cui il suo corpo rispondeva al dolore e sadicamente spingeva ancora, sulle ferite già aperte, sui pezzi di pelle ancora lisci e morbidi, e altro sangue percorreva il suo corpo.
Era colpa sua, pensava.
Voci le parlavano nella sua testa, voci l’accusavano e le parlavano di un peccato mai compiuto e di un drammatico inganno.
Ma lei non le ascoltava, non più, la mente a pezzi e la consapevolezza di una colpa mai compiuta.
E allora si feriva, il volto stravolto, gli occhi luccicanti di qualcosa di molto simile alla follia, e poi appariva lui.
Una figura nera in un inferno di morte, sangue, fuoco e follia.
E a Lucinda parve un angelo, un angelo nero e bellissimo.
Un angelo assassino e vendicatore, un creatore e un distruttore al tempo stesso.
Una divinità davanti alla quale non si poteva far altro che inchinarsi.
Sentì prepotente il desiderio di inginocchiarsi e venerarlo ma il corpo non le rispondeva più, e probabilmente neanche la mente.
Lui le si avvicinò lentamente, il sorriso demoniaco appena percepibile su quel volto impassibile.
La guardava e lei fissava quegli occhi neri come la notte senza trovare la forza né la volontà di opporsi a quello sguardo.
Tra le tante cose che aveva perso quando aveva visto l’orrore in quel luogo c'era la sua volontà, e la ragione.
Quegli occhi avevano qualcosa che la chiamava, che la incantava.
Lui sorrideva mostrando minacciosamente i denti che brillavano di un bianco che stonava con l’Inferno dove si trovavano.
E qualcosa dentro di lei si rompeva, per sempre.
Lui le sfiorava la guancia con la mano, e lei si aggrappava disperatamente a quel gesto cosi crudele e meraviglioso.
E lentamente vedeva come un’estranea i loro visi avvicinarsi e gli occhi dell’uomo brillare maleficamente di quello stesso sangue che formava quel macabro luogo.
Improvvisamente udiva la sua voce e capiva di essere perduta, un sibilo strisciante e maligno riempiva la sua mente.
-Finirà tutto se lo vorrai. Se ora lo desidererai sceglierò di salvarti e sò che accetterai, ma non finirà così. Non vorrai tornare, vorrai dimenticare e allora cederai ad un'altro patto e sarai marchiata, per sempre-
La baciava.
Fiamme lambiavano le loro carni unite, sangue bollente li avvolgeva ma lei non poteva urlare.
Soffriva, soffriva come non aveva mai sofferto in vita sua senza riuscire a comprendere ciò che provava.
Dolore, le avrebbe suggerito poi una voce nella sua testa.
Il fuoco la bruciava, il sangue la marchiava e quelle labbra continuavano a baciarla dissolvendo tutto ciò che li circondava.
Le braccia dell’Essere la avvolsero e le sue mani le sfiorarono il corpo, ed il viso.
Lei gli appartenne perché ormai, seppur inconsapevolmente, aveva accettato quel patto e ne pagava il prezzo.
Le sue mani la sfioravano ma non facevano male, al contrario, la riplasmavano spegnendo quel fuoco mortale che copriva la sua pelle.
Il marchio rosso sangue diventava sempre più visibile e potente.
Improvvisamente tutto fu dolore, un dolore improvviso e lacerante.
Un dolore animale percosse le sue membra, partendo dal collo.
Le loro bocche si staccarono, Lucinda credette di morire, sperò di morire, il dolore che provava era semplicemente sconvolgente.
Le labbrà dell'Essere si poggiarono delicatamente sul suo collo, là dove tutto il dolore che provava aveva avuto origine, lei fu scossa da un brivido, quelle labbra erano così fredde…….
Il dolore aumentò.
Lei inarcò la schiena incapace persino di urlare, era completamente in balia di quel demone.
Lui continuò a baciarle il collo ignorando gli spasmi sempre più frequenti di quel corpo ormai sconfitto dal dolore, e poi Lucinda non seppè più nulla, il dolore sconfisse anche l’ultima sua resistenza.
Lui fece qualcosa, qualcosa che lei riusciva a malapena a ricordare dall’orrore.
Dischiuse le labbra e Lucinda, nella semi-incoscienza, vide una lunga lingua nera da serpente posarsi sul suo collo, percorrendolo interamente.
L'Essere ghignò, e lei finalmente comprese che quell’Essere maligno corrispondeva perfettamente alla figura misteriosa che aveva incontrato sotto l’ombra dell’albero proibito.
Rabbrividì all’idea.
La stanchezza la avvolse, desiderava solo riposare.
Lentamente il dolore svanì, e Lucinda caddè a terra, probabilmente svennè, perché da quel momento la sua memoria era confusa e frammentata.
Ricordava una cosa però, delle grandi ali nere che la sovrastavano ed un viso, il viso più terrificante e demoniaco che avesse mai visto: il viso del Diavolo.

Brividi di freddo percorsero il suo corpo al ricordo e Lucinda strinse a se le coperte come sperando che la proteggessero.
Non riusciva a ricordare quel viso, era qualcosa di troppo per la sua mente.
'Fa che nulla di ciò che ricordo sia reale' pregò nella sua mente, pur non sapendo a chi rivolgersi.
-Ma tu sai che non è come speri- sussurrò una voce beffarda alle sue spalle.
Lei si voltò atterrita.
Ai piedi del suo letto, il sorriso compiaciuto dipinto sul volto celestiale e gli occhi neri dai riflessi infernali puntati su di lei, si trovò davanti l’uomo che, quella notte, temeva più di ogni altra cosa al mondo.
  
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