24/02/2011
0 recensioniCapitolo 2 – Akheris
Arrivai velocemente all'appartamento di mio fratello Akheris. Tentai di teletrasportarmi nel suo appartamento, al quinto piano, ma c'era un incantesimo di protezione. Nessuno poteva entrare lì senza venir invitato da Akheris in persona. Scossi la testa stizzita. Cercai di aprire la porta, ma come nelle comuni abitazioni umane, la porta era chiusa a chiave. Avrei potuto polverizzarla in un battito di ciglia, ma stavo andando da Akheris in pace, o almeno circa. Quindi cercai il suo nome e suonai il campanello.
“Chi è?” sentii dire una voce roca, profonda, e stranamente familiare. Era ovvio che non l'avevo mai sentita prima, perchè apparteneva all'umano che Akheris aveva scelto, ma lui era mio fratello. Doveva essere per quello. Oppure l'anima alla quale apparteneva questo corpo conosceva l'umano. Ma ne dubitavo perchè era un caso molto raro, in più il mio corpo non proveniva da quella zona. Mi riscossi sentendo la voce dire di nuovo:
“Chi sei? Non ho tempo da sprecare... e se è uno scherzo allora sei capitato al posto sbagliato.”
“Sei James Night?” chiesi, sorridendo al cognome insolito che si era scelto mio fratello. Nel pronunciare James sentii un'altra fitta di familiarità. Cercai nei miei ricordi se Akheris si fosse mai chiamato James in vite precedenti. Invece no. Lui disse:
“Si, ma tu chi sei?”
“Avanti, lo sai che mi conosci.” dissi sorridendo, anche se sapevo che lui non avrebbe visto quel sorrisetto sfottente. Lui replicò:
“La tua voce mi è familiare, e pure il tuo nome, ma so benissimo di non conoscerti. Che vuoi?”
“Ah, James... sapevo che mi avresti trovato familiare, ma mi aspettavo più da te...sono la tua sorella gemella... lasciami entrare e parliamo.” sentii che inspirava quasi rumorosamente, e deglutiva, a causa della sorpresa. Evidentemente non si aspettava una visita, o più precisamente, non una visita da me. Poi sentii il citofono suonare e aprii la porta. Mi teletrasportai al quinto piano perchè odiavo la lentezza dei lift, in più non mi fidavo di quelle scatole di metallo appese a dei fili che avrebbero dovuto portarmi al quinto piano. Aprii la porta, senza però poter entrare, a causa del blocco. Lui arrivò alla porta, e disse:
“Che vuoi?”
“Dai, lasciami entrare. Per favore. Dopo potrai ripudiare il tuo invito, fratellino.”
“Va bene... entra.” Entrai e lo osservai meglio. Aveva i capelli corvini, lunghi fino alle spalle, ondulati, e gli occhi grigio-blu. Rivissi mentalmente un paio di momenti che quel corpo umano aveva vissuto, e capii.
“Il tuo corpo è imparentato col mio.” lui annuì, disse:
“Sì. Il mio corpo era il fratello del tuo... il fratello più piccolo.” Questo sembrava irritarlo, e io risi:
“Suvvia, fratellino, un anno non è molto. Oppure per te sì? A proposito... mi piace il tuo cognome. È originale... Night... James Night.” sorrisi un pò sfottendolo, come al solito con lui. Però lui rimase serio:
“Tu sai chi sono in questo posto, ma tu chi sei, qui, Ardath?” risi, e dissi:
“Sì, anche io sto bene, Akheris, grazie.”
“Non fare la spiritosa. Che vuoi?”
“A quale domanda devo rispondere prima, fratellino?”
“Mi è indifferente. E piantala di chiamarmi fratellino. Mi dà fastidio.”
“Quanto sei permaloso.” dissi io.
“Invece no. Sai benissimo che abbiamo la stessa età.”
“Non è vero. Sei arrivato un giorno dopo di me.”
“Ma che differenza fa, dopo così tanti secoli?”
“Ne fa. Dimostra quanto tu sei immaturo.”
“E perchè dovrei essere immaturo?”
“Caspita, James, fratellino, quante domande.”
“Non sono tante. E smettila di chiamarmi fratellino.”
“Sei proprio noioso, James. Comunque le domande sì che sono tante. Siamo già a tre, e sembra che tu voglia liberarti velocemente di me... quindi, dimmi a quale domanda devo rispondere prima, vuoi?”
“Chi sei in questo posto?”
“Sono Katherine Blake.”
“E che vuoi...?”
“Riportarti a casa, ovvio. E questo mi porta a rispondere subito anche alla tua seconda domanda, e alle altre che probabilmente mi farai. Ma prima che sprechi il tuo fiato prezioso, ti dico tutto.” feci una pausa, poi dissi:
“Eshkol vuole che torni a casa. Vuole sapere perchè ti ribelli. È per questo che sei immaturo, Akheris. Non ha senso startente qui, pensando che nessuno venga a prenderti. È un ragionamento così immaturo! Ah, a volte mi chiedo perchè un solo piccolo giorno faccia così tanta differenza...” sorrisi, poi continuai:
“Cosa vuoi fare, fratellino?” feci una pausa quasi drammaticale, poi dissi:
“A che ti porta tutta questa ribellione, Akheris?”
“Non credi che ci sia altro oltre che... tutto ciò? Non senti mai il bisogno che ci sia altro? Ti sei mai chiesta perchè non siamo liberi di vagare, di girare? Senza dover fare caso quello che dice la legge... facendo quello che vogliamo.”
“Akheris... nel mondo ci sono diverse leggi, che ci piaccia o no. Una di queste è che dobbiamo seguire il male o il bene.”
“E chi è stato a decidere questo? C'è qualcuno che può decidere per noi, ma chi, e perchè? Eppure siamo angeli, non dovrebbe funzionare così, siamo noi i più potenti. Eppure dobbiamo attenerci a delle stupide leggi. Perchè? Noi non abbiamo più libero arbitrio, Ardath.”
“Credi davvero che sia giusto che noi abbiamo il libero arbitrio, fratellino? Tu magari vorresti essere solo libero di girare, di fare ciò che vuoi, mangiando lo stretto necessario, facendo ciò che vuoi e vivendo le tue esperienze... ma gli altri? Tutti gli altri si divertirebbero a distruggere il mondo, e sebbene questa cosa mi riempia di eccitazione, c'è un equilibrio in tutto questo, e lo dobbiamo rispettare anche se non lo capiamo. Noi non possiamo avere il libero arbitrio, ed è così fin dall'inizio dei tempi. Non vedo perchè dovrebbe cambiare adesso, Akheris.”
“Non era magari libero arbitrio, il tuo, quando hai salvato quel ragazzino, quel bambino?”
“Aspetta, tu sai che io l'ho salvato?” James annuì. Io chiesi:
“E come fai a saperlo?”
“Tu sei mia sorella, sono collegato a te, che tu lo voglia o no. In ogni caso, l'ho saputo da Yvunneth.” James fece una pausa e disse:
“Comunque, rispondi alla mia domanda: credi davvero che non ci sia libero arbitrio, per noi, Katherine?” mi suonò strano sentirgli dire Katherine con quella voce così... insicura. Non era la voce che usava Akheris di solito. Dov'era andata a finire la sua determinazione?
“Non c'è libero arbitrio, Akheris. Non c'è mai stato.”
“Ma dimmi, Ardath, non è magari ingiusto che l'Angelo della Morte stia dalla parte dell'Oscurità?”
“Credi per caso che sia sbagliato?” dissi, stizzata.
“Credo che per avere equilibrio in questo mondo la Morte deve cadere dal lato oscuro e dal lato bianco, Ardath. Credo che per avere equilibrio, la Distruzione non debba distruggere solo il bene ma anche il male. Ed è così per tutti noi, Angeli del Mondo Oscuro, ma anche per gli Angeli del Mondo Luminoso. Come loro devono fare il bene sia nel male sia nel bene stesso, l'oscurità non deve oscurare solo la luce, ma anche il buio.”
“Lo credi davvero?” chiesi, affascinata da quel modo di pensare.
“Tu non l'hai forse creduto, quando hai salvato quell'umano, quel bambino?”
“L'ho salvato perchè non era ancora arrivata la sua ora.”
“Quante anime hai sacrificato, Ardath, nonostante la loro ora non fosse giunta?” Rimasi ammutolita. James aveva ragione, ovviamente, ma un tempo era stato d'accordo con me. Il nostro motto era distruggi e uccidi e quando vincevamo dicevamo sempre Morte e Distruzione per il Popolo Luminoso!, lui era sempre stato d'accordo con me. Cos'era cambiato? Perchè lui era così? O forse ero io ad essere cambiata? James riprese:
“Vuoi sapere perchè Eshkol vuole che quel bambino muore?”
“Tu lo sai?”
“Sì, certamente. Eshkol lo vuole uccidere perchè è figlio di un Angelo Bianco e un'umana.”
“Ma questo è impossibile. Per noi Angeli, oltre che ad essere proibito, è impossibile procreare con umani. Non possiamo creare la vita, possiamo solo donare male o bene. È impossibile. In Paradiso le nostre regole erano di non interferire con le vite degli umani, ma quando uno di noi infranse questo voto, ci divenne impossibilitato con un incantesimo. Anche dopo la caduta questo ci rimase attaccato, perchè Dio voleva punirci, voleva che rimenssimo per sempre isolati. I Bianchi dicono che lo fece perchè così se avesse deciso di perdonarci non saremmo stati macchiati dal peccato. Vabbè, questa è un'altra storia, fatto sta che non possiamo interferire con la vita degli umani, o almeno, non in questo modo.Anche se volessimo, non potremmo. Lo sai, vero?”
“Sì, lo so, ma Ardath, non ci hai mai pensato? Anche tu interferisci con la vita degli umani uccidendoli.”
“Sì, certo... ma non è la stessa cosa. Perchè loro morirebbero comunque, non cambia se prima o dopo, quindi non interferisco direttamente. Non li tocco, non ho rapporti intimi con loro, sono ancora pura, per quanto questo può sembrare strano. Akheris, com'è possibile che l'abbia fatto? Chiunque te l'ha detto mentiva. Era un Nero, vero? Loro hanno la capacità di mentire...”
“Me l'ha detto Lijasu, dopo che ne è stato informato da Yvunneth, che l'ha saputo da Daserìn. Gli Angeli non mentono, Ardath. Evidentemente anche Eshkol si chiede la stessa cosa di te, ma io sono giunto alla conclusione che Eshkol ha paura.”
“Come, scusa? Eshkol non ha mai paura.” dissi, con una specie di sorriso sulle labbra. Lui rise aspramente, e disse:
“Ardath... Eshkol probabilmente si è posto la stessa domanda di te, com'è possibile che uno di loro è riuscito a sorvolare l'incantesimo? Ma lui ha continuato a pensarci su... e per questo crede che se gli Angeli Bianchi hanno la capacità di procreare, presto finiremo sommersi da loro. Eshkol si chiede se è arrivato per noi Oscuri il momento di cadere, e per questo vuole il bambino morto. Fra gli Angeli Bianchi ancora non si è sparsa la notizia, è comunque un peccato procreare, avere rapporti con un'umana. Quell'Angelo adesso non è più puro. Ma non appena gli Angeli Bianchi sorvoleranno questo dettaglio arriveranno alla stessa conclusione di Eshkol, alla stessa mia conclusione: hanno il potere di batterci. Anche se con dei mezzosangue, hanno più potere di noi.”
“E quindi è questo il motivo per cui ti ribelli?”
“Sì, certo. Se noi cadremo, io non voglio esserci.” scossi la testa... non faceva senso. L'Angelo della Distruzione aveva paura di venir distrutto? Era strano. Persino io non avevo paura della Morte, ed ero la Morte, quindi neppure lui avrebbe dovuto aver paura di morire, o di venir distrutto. James disse:
“La cosa peggiore è che il bambino lo sa, di essere figlio di un angelo e un umano.”
“E tu lo vuoi salvare?”
“No, sono d'accordo con Eshkol su questo, il bambino deve morire, è una specie di abominio. Però non per mano sua, per mano mia. Voglio ucciderlo io.”
“No!” urlai, spaventata dall'idea della morte di quel bambino. La cosa mi disgustò e mi sorprese. Io ero la Morte, dunque perchè avevo così tanta paura della morte di questo bambino? Avrei dovuto rallegrarmi di accoglierlo nel mio gelido abbraccio... e invece no.
“Lo vedi Ardath? Pure te aneli al libero arbitrio.”
“Il libero arbitrio non c'entra niente, Akheris! Quel bambino non deve morire, lo sento!”
“Quindi tu, Angelo delle Morte, sei, infine, capace di provare emozioni?”
“No, e lo sai benissimo che non provo nulla. In ogni caso questo non c'entra niente, Akheris, lo sai benissimo. Ma io so che quel ragazzino no deve morire. Tu sei mio fratello, dovresti sentirlo anche tu. Cerca in te, ti prego! Non lo senti anche tu?”
“Certo che lo sento. Per questo che devo essere io a distruggere quel bambino.” e sorrise famelicamente. Cambiai volto, e dissi:
“Dov'è, adesso?”
“Cosa vuoi fare?”
“Hai ragione, infine, Akheris. Il bambino deve morire. E voglio ucciderlo io, perchè sono la Morte, e quel mezzosangue non deve conoscere il gelido abbraccio della morte da nessuno altro oltre che dalla Morte stessa. Dunque, dov'è?”
“È in un luogo sicuro.” Mi inviò mentalmente le immagini del luogo, io sorrisi, e dissi:
“Adesso avvicinati, devo confidarti un segreto.” James si avvicinò. Ormai si fidava di me, non poteva farne a meno, era mio fratello, e anche per questo motivo ero rattristata dalla scelta che avevo fatto. La cosa che stavo per fare non mi piaceva per niente, ma era necessario. Conficcai un pugnale nel cuore umano di James, che boccheggiò.
“Perchè...?” mi chiese in un sussurro. Io risposi semplicemente:
“Il mio compito era portarti a casa, ed è quello che ho fatto. In più... io sono la Morte, fratellino.” Lasciai il pugnale dov'era e piansi qualche lacrima nera, perchè adesso Akheris forse mi odiava perchè l'avevo mandato a casa contro il suo volere. Mi asciugai le lacrime, disgustata dalla tristezza che mi aveva invaso, e mi dissi che Akheris mi avrebbe anche odiata, ma che sarei sopravvissuta, e che non dovevo più lasciarmi andare a momenti di debolezza come quello. Poi leccai un po' di sangue dal corpo del ragazzo. Il sangue mi faceva diventare più forte, e io dovevo esserlo. Perchè avevo una missione da compiere.
