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Autore: robsten23    25/02/2011    8 recensioni
Elena è finalmente salva e insieme a lei tutti i suoi amici e la sua città. Klaus è stato sconfitto e adesso tutti possono godersi momenti di serenità e tranquillità, ma siamo sicuri che la pace sia tornata davvero e che Elena non corra più nessun pericolo? E poi ci sono altri problemi da affrontare per lei, problemi di cuore.
Tratto dal prologo:
“Quando hai il cuore diviso tra due persone non sai nemmeno tu chi ami davvero e ti ritrovi ad un bivio.
Acqua o fuoco, terra o cielo, razionalità o irrazionalità, destra o sinistra, finito o infinito?
Stefan o Damon?
Il buono e onesto o il cattivo e ribelle?
Per chi batte davvero il cuore di Elena Gilbert?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA RAGIONE DEL CUORE

 

Capitolo Due

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Pov Elena

 

Un anno importante quello che stavo per affrontare, il mio ultimo anno a scuola.

Ricordavo ancora il primo giorno del mio primo anno.

Era stato papà ad accompagnarmi a scuola quella mattina e con un sorriso a trentadue denti mi aveva fatta scendere davanti al cortile della scuola dicendomi che stavo per iniziare un nuovo percorso. Ed aveva terribilmente ragione. Finisce un percorso, per far si che ne possa iniziare uno nuovo.

È sempre così nella vita, finisce una cosa e ne inizia un’altra.

Sarà tutto piuttosto uguale, questo credo di saperlo già, ma affronto il nuovo anno con una testa decisamente diversa, una testa in cui dovrebbe esserci la calma, la felicità e, invece, ci sono tanti dubbi, tante incertezze e tanta paura.

Succede sempre così, forse, quando ci si ritrova a provare qualcosa per due persone tanto diverse tra di loro.

Razionalmente so benissimo come dovrei comportarmi, so che dovrei fare finta di nulla e continuare come se nulla fosse, continuare a mostrarmi felice insieme ad un ragazzo che non so se amo ancora, so che questa sarebbe la cosa giusta da fare, e io sono una persona fondamentalmente razionale.

Finisco di sistemarmi per andare a scuola, ma prima di uscire gli occhi si posano su una delle tante foto che ho sulla scrivania, ma non una foto qualsiasi, una che ritrae me e Damon che sorridiamo all’obiettivo.

Dalla foto si scorge la figura di Stefan, ma il suo volto non viene ritratto e in questo momento dentro di me mi sento un po’ come in questa foto.

Ci sono io e il pensiero costante di Damon, mentre quello di Stefan sfiorisce pian piano, nonostante cerchi di tenerlo legato a me.

La verità, invece, è che l’unica cosa che sfiorisce è la presenza di Damon che a quest’ora sarà già chissà dove e mentre scendo le scale per andare a scuola mi maledico per avergli chiesto di non venirmi a salutare.

Sarebbe stato un modo per cercare di convincerlo ancora, anche a costo di legarlo ad una sedia e non farlo andare da nessuna parte, ma purtroppo, ormai, è tardi.

La vita è questa, gente che va e gente che viene. Gente che ti stancherà, gente che nonostante tutto ti mancherà, gente che ricorderai, che rimpiangerai, gente che occuperà una piccola parte del tuo cuore sempre, gente che si prenderà il tuo cuore e che te lo restituirà distrutto, ma gente che lascerà un segno comunque vada e questo sarà Damon, una persona che in qualche modo non potrà essere dimenticata, non da me.

“Hey Elena, non fai colazione?” mi chiese Jenna notando che stavo uscendo di casa senza nemmeno soffermarmi in cucina.

“Non ho molta fame. Mangerò qualcosa più tardi”.

“Va tutto bene?”

“Benissimo”.

La vidi avvicinarsi e aprii la porta per uscire prima che mi raggiungesse, ma mi fermò per un polso costringendomi a guardarla.

“Tesoro, ma che succede? Hai pianto?” mi domandò notando sicuramente il rossore degli occhi.

“Va tutto bene, Jenna, davvero”.

“Hai litigato con Stefan?” continuò a chiedermi lei.

“No, va tutto bene con lui, anche troppo. Adesso vado altrimenti faccio tardi”.

Le sorrisi e uscii di fretta salendo in macchina e raggiungendo la scuola il più in fretta che potevo.

Dovevo trovare un modo per distrarmi e, forse, una buona dose di lezioni avrebbe potuto giovare.

Purtroppo mi sbagliavo di grosso visto che come primo giorno di scuola non facemmo nulla di che. C’era da aspettarselo del resto, motivo per cui avevo trascorso tutta la mattinata a pensare e ripensare a cosa diavolo mi stava succedendo.

Ero così sicura, così convinta di amare Stefan che fino all’ultimo avevo evitato l’evidenza, quell’evidenza che mi avrebbe portato ad ammettere che Damon non mi era indifferente.

Ricordavo ancora le parole che lui stesso aveva usato una sera in casa mia, quella stessa sera in cui poi aveva “ucciso” Jeremy.

“Sei tu la bugiarda Elena. Tra noi due c’è qualcosa e lo sai. E stai mentendo a me, stai mentendo a Stefan e soprattutto stai mentendo a te stessa”.

Quelle parole adesso mi risuonavano alla mente come schiaffi in pieno viso. Ero stata talmente stupida da auto-convincermi che avessi ragione io, che fosse lui a vedere cose che non c’erano. Avevo sempre evitato di pensare a tutto ciò, forse, perché avevo paura che lui avesse ragione, ma adesso, adesso che tutto era finito, adesso che tutto era tornato normale, adesso che il pericolo era passato, la mia mente si era svuotata e non avevo potuto fare a meno di pensare a me, a Stefan e stranamente anche a Damon.

“Hey Elena che ci fai tutta sola? Dov’è Stefan?” mi domandò una voce scuotendomi dai miei pensieri, una voce che conoscevo fin da quando ero una bambina.

“Ciao Bonnie, oggi non verrà a scuola” la salutai per poi guardarla attentamente “sei raggiante” costatai alla fine.

“In effetti”.

“Beh c’è da esserlo non trovi. Finalmente oggi tutto è finito, si torna alla normalità, più o meno”.

“Oggi?” domandai non capendo.

“Intendo dire che la situazione si era già sistemata, ma c’era qualcosa che non rendeva il tutto perfetto”.

“E cioè?”

“Damon”.

Non appena sentii pronunciare il suo nome persi un battito. Possibile che mi facesse questo effetto?

Diavolo lo avevo avuto accanto per così tanto tempo e solo adesso mi rendevo conto degli effetti che aveva su di me.

“Che vuoi dire?” le chiesi sperando che non notasse il mio cambio di espressione.

“Come che voglio dire? Finalmente si è tolto dai piedi per sempre”.

Sapevo quanto lei poco digerisse Damon, ma non credevo fino a questo punto.

“Cioè tu lo sapevi?” domandai alzando la voce.

Ero arrabbiata, decisamente arrabbiata.

“Elena ti senti bene?”

“Da quanto lo sai?” continuai.

“Un paio di giorni. Me l’ha detto Jeremy a cui l’ha detto Damon”.

“E quando avevi intenzione di dirmelo?” le urlai mente notai che un paio di ragazzi si erano voltati a guardarci incuriositi dalla discussione.

“Non credevo che fosse importante. Non capisco perché te la stai prendendo così. È un’ottima notizia questa”.

“Per te, forse, non certo per me”.

“Hey che succede qui?” disse Caroline raggiungendoci.

Con il suo udito vampiresco di sicuro doveva aver sentito le urla da dentro.

“Tu lo sapevi?”

“Sapevo cosa?”

“Non fare finta di non aver capito”.

“Si lo sapevo” mi rispose.

“Quindi ero io l’unica stupida ad essere all’oscuro di tutto? Bene, grandi amiche che mi ritrovo” gli urlai.

Mi voltai e mi allontanai di fretta. La mia direzione era la macchina. Non volevo stare in quel cortile un minuto di più.

Quel primo giorno di scuola era stata disastroso.

Se il buongiorno si vede dal mattino si prospettava un anno da incubo.

“Elena, aspetta” mi urlò Caroline raggiungendomi e prendendomi per un polso seguita da Bonnie.

“Devo andare”.

Strattonai il braccio per liberarmi dalla sua presa e devo dire che lei mi permise di farlo, altrimenti sarebbe stato impossibile.

“Si può sapere che ti prende?”

“Cosa prende a voi piuttosto. Ci siamo sempre dette tutto, mi sarei aspettata che mi avreste detto della sua partenza non appena ne eravate venute a conoscenza”.

Non riuscivo neppure a chiamarlo per nome, faceva troppo male.

“Non credevamo fosse così importante per te saperlo in anticipo” mi disse Bonnie.

“Proprio non lo capisci, vero?”

“Cosa?”

“Per te lui sarà pure un nemico da combattere, sarà pure un’egoista, un prepotente e uno strafottente, non mi importa. Io so chi è davvero e tu non gli hai mai dato la possibilità di farsi conoscere. Sei sempre stata prevenuta. Non sei nessuno per decidere chi è malvagio e chi non lo è. Damon è mio amico, gli voglio bene e ti assicuro che se dipendesse da me non gli avrei mai permesso di andarsene. Adesso se non vi dispiace devo andare”.

Mi infilai in macchina e subito sfrecciai via.

Non volevo sentire niente e nessuno. Avevo esagerato lo sapevo, ma stranamente quelle cose le pensavo davvero.

Damon aveva fatto tante cose brutte, troppe forse, ma a tutti era concesso di sbagliare. Tutti guardavano sempre ciò che di brutto aveva fatto, ma le cose belle? Perché quelle non le guardava nessuno? Perché nessuno si complimentava con lui per tutte le volte che mi aveva salvato la vita? Per tutte le volte che aveva salvato la vita a tutti? Per tutte le volte che era pronto a proteggermi anche a costo di rischiare di morire? Nessuno, non lo faceva nessuno.

Era come se fosse dovuto il suo aiuto, ma non lo era. Avrebbe potuto andarsene via quando aveva sentito puzza di pericolo invece era rimasto e aveva lottato insieme agli altri, come gli altri, anzi forse anche di più.

Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovai a casa Salvatore.

Non sapevo perché ero giunta lì, forse per via dell’abitudine.

Spensi il motore e mi diressi verso l’ingresso di casa.

“Stefan è andato a cercare Bambi, sai com’è, aveva un certo languorino”.

Mi voltai di scatto e ciò che vidi mi fece scappare un sorriso.

Damon era seduto sull’erba in giardino con la schiena appoggiata ad una vecchia poltrona mentre leggeva un libro con una mano e con l’altra beveva uno dei suoi soliti drink.

Aveva parlato senza neppure alzare lo sguardo per guardarmi, ma aveva assunto la sua tipica espressione beffarda.

“Che ci fai tu qui?”

Cercai di mostrare un tono di voce forte, non volevo che pensasse che stavo uscendo pazza sapendo che poche ore fa il signorino aveva preso il largo.

“Sai com’è? Io ci vivo qui”.

“Sai benissimo a cosa mi riferisco? Non dovevi essere in partenza questa mattina?”

“Dovevo” rispose superficiale.

Non aveva ancora alzato gli occhi per guardarmi nemmeno una volta. Tipico di lui.

“Sto aspettando” continuai.

Finalmente alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi nei miei. Mi guardò con uno sguardo indagatore, come se non riuscisse a capire a cosa mi stessi riferendo.

“Scusa?” mi chiese poi.

“Aspetto una spiegazione”.

“Cosa vuoi che ti dica? Che resto qui? Che non ho intenzione di partire? Resto qui, non ho intenzione di partire”.

Lo disse guardandomi negli occhi, anche se la sua espressione lasciava intendere una superficialità che sinceramente non sentivo più gli appartenesse.

Non seppi spigarmi il perché, seppi solo che ad una velocità che nemmeno ero certa di possedere mi avvicinai a lui e mi buttai letteralmente tra le sue braccia.

Per la prima volta lo lasciai stupefatto. Non si aspettava questa reazione, lo sapevo e certo non me l’aspettavo nemmeno io, ma era successo.

Lo abbracciai più forte che potei e dopo qualche secondo sentii che anche lui stava ricambiando l’abbraccio.

“Perché?” domandai quando ci staccammo a malapena.

“Perché cosa?”

“Perché hai cambiato idea?”.

“Qualcuno avevo bisogno di me qui, non potevo andarmene” mi rispose sorridendomi beffardo.

Sapevo si stesse riferendo a me. Lo abbracciai di nuovo dopo avergli regalato un sorriso a 250 watt.

“Ringrazia quel qualcuno quando lo vedi” dissi poi mentre mi tenevo stretta a lui.

Lo sentii sorridere, ma non potevo esserne certa in quanto non lo vedevo in volto.

Lasciai perdere questo dettaglio e mi beai di quel contatto con lui. Fu una frazione di secondo, ma la sentii.

Quella sensazione di assoluta pace interiore, quella sensazione che si prova solo quando ci si sente al sicuro, protetti da tutto e tutti, quando si ci sente amati, ma soprattutto quando ci si sente a casa.

Era strano da dirsi, ma Damon era riuscito a farsi spazio dentro di me.

Ci avevo messo tanto a capirlo, ma finalmente c’ero riuscita. Damon era diventato la mia isola personale, la mia isola felice.

 

Robsten23

 

 

  
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