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Autore: Rota    26/02/2011    0 recensioni
Un Inno ad un Principe, ad un figlio, ad una guida insostituibile, a un Guerriero, a un filosofo.
Un Inno a Kougaiji.
**Cap. uno: Benché lo senta, benché lo percepisca con ineluttabile precisione, quel maledetto tempo che scorre sulla pelle inesorabile, minuto dopo minuto, come una lama che incide tacche sulla mia pelle, ferendomi fino allo spasmo, fino a farmi boccheggiare stanco, non c’è minuto che io possa concedermi una pausa che ristori il mio corpo provato.
Non posso rallentare il passo, perché i minuti scanditi dal ritmo delle mie gambe possano passare senza soffermarsi su istanti.

**Cap. due: Così com’è vero che ogni cosa è limitata, essa ha bisogno di un inizio e una fine.
Il tempo viene scandito in prima e dopo, attimo seguente e attimo precedente. Perché non esiste un presente sentito – quello è già passato irrimediabilmente.
La nascita, per questo motivo, si dipinge di bellezza sublime.

[Nonsense, Kougaiji centric]
[A Bella, a Hu chan]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kogaiji
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'My personal Prince'
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hymn 3 *Autore: margherota
*Titolo: Pride
*Fandom: Saiyuki
*Personaggi: Principe Kougaiji
*Generi: Introspettivo
*Avvertimenti: Missing Moment, Flash fic
*Rating: Giallo
*Parole: 280
*Prompt COW-T: Orgoglio
*Note: Sono tornata in questi lidi, ebbene sì. Era da tantissimo tempo che non aggiornavo la raccolta, chi mi segue mi possa perdonare çWç Capitoletto corto, niente di ché, ma ci tenevo ad affrontare l'argomento con questo personaggio siccome, di per sé, è un argomento molto forte.





Pride




Certo, è facile parlar tanto quando si è sicuri della terra che si sta calpestando - del percorso che si sta percorrendo, da cima a fondo. Certo, è semplice guardare solo in avanti quando non si apprezza quel che rimane indietro - e si prova vergogna persino ad adocchiarlo, tanto risulta putrescente e osceno alla vista.
Ho detto che desideravo non avere rimpianti, e tutt'ora lo desidero: non rimpiangere nulla di quello che si trova e si troverà dietro le mie spalle. Eppure, la nobiltà degli intenti è ciò che rende un uomo, un essere vivente, degno del cielo azzurro. Allungare le mani in alto non è sufficiente, se non c'è la certezza di poter afferrare qualcosa con le dita.
Io ho sempre camminato in avanti, sorretto da una speranza di cui potevo solo intravedere i labili confini. Niente sotto i piedi, niente sopra la testa. Mi andava bene, perché non immaginavo a quanto potesse esserci in alternativa.
Rinchiuso in una prigione per secoli, ho semplicemente adorato la libertà, per me e per chi mi stava attorno. Senza pensare ad altro che a quello, come un animale che, a quattro zampe, arranca per terra.
Mi sono riscoperto uomo pian piano. Mi sono riscoperto principe attraverso un'epifania.
Non sono sicuro ancora di nulla se non di poche briciole - ma la mia presa si è fatta salda e non ho intenzione di mollare.
Sono un verme che striscia in mezzo ai vermi e senza elevarmi tanto in alto, senza distinguermi a forza dal resto della gentaglia che mi circonda, so di essere unico e so di essere vivo.
Finché non ho paura di guardare attraverso l'oscurità più profonda, dirigerò sicuro il mio passo.
Questo è il mio orgoglio.
   
 
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