15. UN BACIO
Il mio primo bacio fu come il
battito d’ali di una
farfalla. Delicato, timido, esitante.
Le sue labbra si posarono sulle mie come una carezza.
Potevo sentire il mio cuore battere così forte che
avrei temuto che si potesse fermare, se solo avessi potuto pensare
chiaramente.
Aprimmo gli occhi e lui mi fissò, vidi qualcosa di
completamente diverso nei suoi occhi. Non avevo mai visto in nessun
uomo quel
tipo di sguardo ma da qualche parte dentro di me lo conoscevo.
Di nuovo, le nostre labbra si incontrarono. Safer
schiuse le sue, la sua lingua si protese a sfiorare la mia. Dopo di che
divenne
tutto più veloce, la timidezza iniziale svanì.
Safer si fece più irruente,
esuberante.
Quello fu un bacio diverso. Era il bacio di un uomo.
Si staccò da me, ansimante. Mi protesi di nuovo verso
di lui, la mia bocca in cerca della sua. Ne volevo ancora.
Bocca, labbra, lingua erano di nuovo un vorticante
tutt’uno. Le sue mani si mossero, si spostarono dal mio collo
e scesero a
toccarmi la schiena, la vita. Le mie, timide in un primo momento, si
erano
appoggiate sulle sue braccia tornite tanto che potevo sentire i suoi
muscoli
tendersi sotto la pelle ad ogni movimento. Mi strinse, facendomi
avvicinare a
sé ancora di più. Un ultimo guizzo della sua
lingua contro la mia, mi
appoggiò le mani sulle spalle e ci separammo definitivamente.
Ci guardammo, il respiro veloce. Quel bagliore nel suo
sguardo, ora, si era fatto più intenso.
Tentò di schiarirsi la gola. - Vai ora - mi disse,
aveva la voce roca.
Mi voltai e, stordita, mi allontanai dirigendomi verso
casa.
Il cuore non smetteva di martellarmi nel petto. Avrei
voluto avere con me Lei Lan: forse così non mi sarei dovuta
preoccupare del
fatto che avevo ancora le gambe molli, che dovevo fare attenzione ad
ogni passo
per non finire per terra e avrei potuto semplicemente pensare.
Fu un sollievo scorgere finalmente Nacom ai piedi
della montagna. L’ultimo tratto, tutto in discesa, fu il
più faticoso tanto che
una volta giunta a valle non ebbi la forza di fare la strada
più lunga, girando
intorno al villaggio, per raggiungere casa così decisi di
attraversarlo.
Non c’era molta gente per strada, per fortuna.
Conoscevo a malapena le persone che incontravo; loro mi ignoravo e io
potevo
fare altrettanto.
Sebbene quella per il villaggio fosse la strada più
breve, non sempre capitava che fosse anche la più piacevole.
Poteva capitare di
fare incontri davvero poco gradevoli.
Quella volta, per fortuna, andò tutto liscio.
Raggiunsi casa come un automa, la mia mente era
completamente vuota, incapace di formulare alcun pensiero coerente.
Entrai dalla porta della cucina. Dentro vi trovai mia
madre che preparava la cena.
- Ciao tesoro - mi salutò allegramente. - Cosa hai
fatto di bello oggi?
- Sono rimasta a studiare nei boschi dietro casa -
risposi automaticamente. Quella era diventata la scusa ufficiale per
giustificare il mio tempo trascorso con Safer.
Safer al solo pensiero di lui tutto il mio
corpo fu attraversato come da una
scarica che mi lasciò senza fiato, ancora una volta.
- Seimei è venuto a cercarti oggi ma non ti ha trovato
- spiegò mia madre mantenendo il suo tono colloquiale.
Questo mi costrinse a
ridestarmi e a pensare.
- Ah, oggi non ero nel mio solito posto. Mi sono
spinta un po’ più all’interno quando ha
cominciato a piovere, dove gli alberi
sono più fitti. Sai,
per non bagnarmi.
- Sì, certo, certo - disse lei annuendo, ma senza
voltarsi - anche io gli avevo detto la stessa cosa ma non mi aveva
voluto
credere! - rise.
- Vado in camera mia - mi limitai a dire, salendo le
scale.
Attraversai il corridoio e raggiunsi la mia stanza.
Mi chiusi la porta alle spalle e rimasi lì, immobile,
nella semioscurità. Feci tre passi e mi fermai ancora.
Chiusi gli occhi e lasciai andare il fiato che mi
sembrava di aver trattenuto fino a quel momento.
Improvvisamente la mia mente tornò più attiva che
mai,
fu attraversata da mille pensieri, dal ricordo di ciò che
era appena successo.
Oh
Ashling,
oh Ashling, oh Ashling!
Mi sedetti sul baule sotto la finestra. Mi rialzai,
feci il giro della stanza e spalancai la finestra. Lasciai che la
fresca brezza
della sera mi investisse, insinuandosi nella camera.
Sentii di essermi calmata. Mi voltai, mi sdraiai sul
letto supina e incrociai gli avambracci sugli occhi.
O - cavolo.
Mi aveva baciata. Safer - mi
aveva - baciata.
Mi aveva abbracciata, mi aveva toccata, mi aveva
baciata!
E con frustrazione realizzai che con i preparativi per
la partenza non sarei riuscita a rivederlo prima di una settimana.
Bussarono alla porta.
- Yuri? - disse Seimei attraverso la porta. - E’
pronta la cena.
- Non ho fame - sbraitai coprendomi la testa col
cuscino, desiderando in realtà prendere a pugni qualcuno.
Una settimana dannazione!
O santo
cielo….quello
è…quello è…è un
miraggio?!
Eh no è proprio un
capitolo u.u
Un capitolo che se ne
è uscito molto più…più di
quello che avevo calcolato. Insomma…Sephy che mi
combini? Si stava lasciando trasportare un po’ troppo
eh…e pensare che doveva
essere un casto bacetto con Yuri che se ne scappava via sconvolta come
l’eroina
di un manga. Eh…invece no se ne è uscito un
po’ più verosimile! Beh…bene dai!
Ihih. Sono super presa…oggi ho scritto questo, ieri ho
continuato con un’altra
storia… o.o cerco di godermela il più possibile
finché mi dura l’estro!
Prossimo capitolo
penso che si intitolerà o “Junon” oppure
“Solo una settimana”.
Poi diciamo le cose
come stanno, in teoria Sephiroth la nostra Yuri non doveva baciarla
affatto
questo capitolo, doveva aspettare il ritorno da Junon e invece si
è lasciato
prendere dai feromoni. Personaggi che prendono
l’iniziativa… :’) *me commossa*
Comunque contiamo
sulle dita di una mano i giorni felici perché ancora due o
massimo tre capitoli
e saranno uccelli senza zucchero, tanto per fare una citazione!
Bacioni dalla vostra
Ayame!!