Diary of a Scarlet Queen.
4^ PARTE: 1985 – Dream,
Plan, Act, TEKKEN!
6th Chapter:
January – May 1985
01
GENNAIO 1985
Buon Anno a tutti,
Buon 1985 a chiunque.
Buon Anno nuovo
anche e soprattutto a me. Che sia migliore di quello appena passato.
Che porti buone
novità. Che mi porti soldi e viaggi.
E buona compagnia,
soprattutto.
04
Aprile 1985
No, non mi ero
scordata di questo Diario.
Semplicemente, non
volevo prendermi del tempo per sedermi alla scrivania e prendere in mano la
penna per fissare i miei pensieri indelebilmente nero su bianco.
Sono passati
quatto mesi dalla mia ultima annotazione. Poche righe al ritorno di un veglione
di capodanno di cui ricordo poco o nulla, dato che l’ho passato prevalentemente
con una bottiglia di whiskey in mano per cercare la voglia di festeggiare.
Credo di aver
baciato un numero consistente di ragazzi e credo di aver fatto qualcos’altro a
qualcuno di loro.
Ma non importa,
tanto non me lo ricordo.
Non ho voglia di
pensare a nulla, mi fa male riflettere, rimuginare, rendermi conto che tutto
ciò non mi porterà da nessuna parte, se non all’autodistruzione.
L’unica cosa a cui
riesco ad aggrapparmi è l’Aikido: continuo ad applicarmi nonostante non ci sia
più mia madre, nonostante abbia un altro maestro.
Ma spesso questo
non basta: posso frequentare un sacco di amici, farmi un sacco di ragazzi,
sfiancarmi in palestra e nelle gare, ma quando apro la porta di casa, il più
delle volte la trovo buia e vuota.
Partiamo da quello
che non posso chiamare altro che ‘Il Principio della Fine’, ovvero l’inizio del
mese di Novembre, dopo aver sepolto mia madre. Il giorno dopo, mio padre si è
seduto a tavola con me e Nina e ha iniziato un discorso articolato sulle
responsabilità e sul crescere in fretta. Un discorso senza capo né coda, a dire
il vero; Tant’è che Nina, ad un tratto, l’ha interrotto e guardandomi negli
occhi ha detto asciutta: “Quello che papà vuol dire è che dovrai imparare a
cavartela da sola.”
Cosa significa?
“Papà e io non
riusciremo ad essere sempre presenti. Ci alterneremo nelle missioni, è vero, ma
capiterà molto spesso che saremo in giro nello stesso periodo e che dovrai
cavartela da sola.”
Oh. Capito.
Proprio quello che avevo bisogno di sentirmi dire il giorno dopo il funerale di
mia madre. “Potrei lasciare la scuola ed unirmi a voi.” tento, cercando di
mantenere la mia voce calma e sicura, mentre in realtà fremo dalla rabbia.
“Anna, per favore,
non essere sciocca. Devi prima finire la scuola, e poi…”
“… e poi non sono adatta a questo ruolo, giusto?” Papà
apre le mani, come per rendere ancora più evidente la mia affermazione.
Se solo mi dessero
la possibilità di provarci,
dimostrerei ad entrambi di che pasta sono fatta: con la rabbia che ho in corpo
in questo momento potrei fare una strage senza rimorsi. Invece, mi fermano in partenza, senza che io
possa mettermi alla prova. A volte penso che tutto il daffare di Nina per
escludermi dalle loro attività sia dettato da un profondo sospetto che possa
essere migliore di lei.
“Capisco.” Ripeto.
“Non ti faremo
mancare nulla.” Mormora, cercando di assumere un tono rassicurante. “Ogni mese
ti invierò dei soldi, in modo che tu possa amministrarli a tuo piacimento,
oltre che a pagare affitto e retta scolastica.”
Annuisco. Ho
creduto opportuno ringraziarlo, prima di alzarmi e fare per uscire.
Nina mi chiede
dove stia andando. “A studiare da Willow. Domani
abbiamo il compito in classe di matematica” mento. Mia sorella annuisce. “Sarai
a casa per cena?” la domanda è forzata, è come se la ponesse per avere la
coscienza a posto, per farmi notare che la parte della sorella maggiore la stia
facendo sul serio. Faccio segno di si con la testa, poi mi infilo il cappotto
ed esco.
Non stavo andando
da Willow, ma da P. Sapevo che sua moglie era andata
con i bambini a Cork dai suoi genitori, l’avevo sentito dirlo a Papà la sera
prima.
Da quel giorno ho
una relazione con lui.
Non mi fa stare
meglio, ma mi distrae. Avere una relazione con il collega di mio padre di quasi
trent’anni più vecchio mi fa illudere di avere ancora il controllo della mia
vita e su quella degli altri.
In realtà so
benissimo che P. mi scopa semplicemente perché ogni uomo sogna di sbattersi
un’adolescente disinibita e con le tette grosse e che i regali che mi fa
(niente di che, qualche capo di vestiario, qualche ciondolo, un paio di scarpe)
sono solo per far tacere la sua coscienza e per tenermi buona, nel dubbio che
prima o poi spifferi qualcosa a mio padre.
Potrebbe sembrare
che mi venda a lui con poco, ma così riesco a mettere da parte i soldi che papà
mi invia ogni mese per andarmene di qui.
Con Ronan
vogliamo andare a Londra. Appena avremo abbastanza soldi da parte scapperemo di
qui ed inizieremo una nuova vita in Gran Bretagna: io farò la modella e lui il
barman.
Con il mio lavoro da modella girerò
il mondo, farò soldi a palate e poi apriremo insieme un cocktail bar
raffinatissimo, che si riempirà di gente famosa e ricchissima. Sarà fantastico,
faremo una vita da nababbi, in barba a mio padre e a mia sorella.
Ma prima devo andarmene di qua. I
risparmi nella cassetta sono a quota 752 Sterline. Solo per il volo verso
Londra me ne partirebbero 500. Devo attendere ancora.
05
Maggio 1985
980 Sterline nella cassetta. Con
questa cifra un operaio irlandese manda avanti la sua famiglia per un mese. Per
me invece sono ancora troppo pochi per andare. Ronan
ha pochi spicci in più. Il viaggio ce ne porterebbe via la metà e gli affitti a
Londra sono costosi.
In più, Ronan
suggerisce di attendere che io compia 18anni: non vuole trovarsi in arresto per
sottrazione di minore. Se poi sapesse il mestiere di mio padre e di mia
sorella, sono sicura che le sue paure aumenterebbero, per quanto sia
perfettamente a conoscenza del menefreghismo dei miei famigliari nei miei
riguardi.
11
Maggio 1985
Per caso ho origliato una
telefonata di mia sorella, in casa.
Ho risposto per caso al telefono
e una voce con uno stranissimo accento straniero mi ha chiesto di lei. L’ho
chiamata e le ho passato la cornetta, nascondendomi però nella stanza dei miei,
dove c’è l’altra linea, e alzando il telefono incuriosita. Non è mai capitato
che abbiano chiamato direttamente a casa per lavoro.
Infatti anche Nina era sorpresa
inizialmente. Da come parlava con lo straniero, (che si presentava come un
collaboratore di un certo ‘Mr Mishima’)
pareva essere già stata contattata da loro. La telefonata è stata abbastanza
breve, si sono solo accordati per un appuntamento a Francoforte per la
settimana prossima.
Nina ha rapporti lavorativi
internazionali. Chissà come è rinomata. Forse, nell’ambiente, è già una star.
Nei suoi quasi 20 anni essere già un’assassina con le mani in pasta ovunque
deve essere un gran risultato.
Che rabbia che mi fa!
Per scorno, le ho gettato via l’Earl Gray che aveva appena
comprato.
20
Maggio 1985
Il nome ‘Mishima’
è rimasto in un angolo della mia memoria sino a questo pomeriggio, quando mi
sono fermata in un’edicola vicino a scuola per comprare una rivista di moda. Mi
sono soffermata un attimo davanti ai quotidiani: papà sarebbe rientrato alla
sera, gli fa piacere trovare il quotidiano vicino alla cena. Almeno ha una
buona scusa per non intavolare nessuna conversazione. Ho preso in mano l’Irish Times,
quello che legge di solito perché preferisce ‘avere una visione più ampia delle
notizie internazionali’ e mi è caduto l’occhio su una notizia in un trafiletto
intitolato ‘Magnate Giapponese indice torneo di Arti Marziali’. Tra le righe,
trovo il nome Mishima.
Mi sono messa a leggerlo
direttamente sull’autobus, e ne ero talmente assorta da scordarmi di scendere.
Pare che tale Heihachi
Mishima, plurimiliardario giapponese a capo di una
superindustria che non ho capito bene di cosa si occupi (a quanto pare di
TUTTO), abbia indetto questo torneo per la prima settimana di Settembre a
Tokio, aperto a tutti i combattenti di tutto il mondo con iscrizioni aperte da
Luglio. Seguivano informazioni dettagliate sulle modalità di partecipazione e
il premio in palio: DIECI MILIONI DI DOLLARI a chi riuscirà a sconfiggere Mishima
in persona.
Diamine, quanti soldi sono?
Esiste davvero una cifra così alta? E Nina, come mai è stata contattata
direttamente da qualcuno vicino all’organizzazione stessa? Dovrà impedire forse
che qualcuno si avvicini troppo all’intento di vincere il premio in palio?
La mia testolina gira gira ed inizia a fare supposizioni. Ultimamente sono
migliorata tantissimo nell’Aikido, ho vinto parecchie gare nazionali, ma non ho
mai avuto l’occasione, dopo i mondiali a cui non ho potuto partecipare l’anno
scorso, di provare una gara internazionale, perciò il mio nome non è molto conosciuto
all’estero.
Però c’è sempre una prima volta.
Potrei provare a chiedere al Maestro se posso partecipare a nome della
palestra, in fondo potrei spacciare questo mio desiderio come il bisogno di
onorare la mia povera madre (in parte è vero, quando vinco non faccio altro che
pensare come sarebbe bello se lei mi avesse visto) e farmi finanziare l’iscrizione e il viaggio
sino in Giappone.
E’ anche vero che le iscrizioni
sono aperte da Luglio e i minorenni posso accedere solo dietro autorizzazione
dei genitori. Devo riuscire quindi a convincere mio padre a lasciarmi andare,
anche se non lo farà tanto facilmente, temendo che possa danneggiare il lavoro
di Nina.
Cavoli, questo è un bel
rompicapo.
Forse dovrei lasciar perdere.
Però Dieci milioni di dollari
sono una cifra enorme. E se ci aggiungo che potrei anche scontrarmi con Nina
davanti a tutti, la tentazione è troppo forte.
Dovrò pensarci bene, fare il
punto della situazione.
21
Maggio 1985
Se voglio andare in Giappone,
innanzitutto mi occorreranno più soldi. Per questo ho chiesto un aumento della ‘paghetta’
così generosamente elargita da mio padre, ieri sera. Odio dovergli chiedere dei
soldi: non vorrei essere tacciata un giorno di una qualche responsabilità
nell’aver ridotto la nostra famiglia ad un mero rapporto commerciale, ma non ne
potevo fare a meno. Se questo mese evito di mangiar fuori, limito le mie uscite
(o magari le cancello proprio) e cerco di scroccare ciò che mi serve da P,
dovrei riuscire a mettere da parte 120 sterline.
Quindi sarei a quota 1100
sterline. Con questo viaggio, però, cancellerei ogni speranza di partire per
Londra con Ronan, o comunque la posticiperei di
molto: ce la farà il mio amico a resistere? L’ho visto molto provato dal doppio
lavoro in questi giorni. Lui riesce a mettere via meno soldi di me, dato che
con quello che guadagna deve pagare affitto, spese e mandare qualcosa a casa dai
suoi (suo padre si è ferito al lavoro e dovrà stare fermo per un bel po’ di
tempo).
Questo calcolo escludendo un po’ di
sponsor da parte della palestra: da quando non c’è più mia madre a dar lustro,
non stanno navigando in buone acque. Finché non si vince una gara importante di
entrate se ne vedranno pochine.
Intanto mia sorella attende di
partire per Francoforte. E’ ignara che io sia a conoscenza del suo incontro, e
non sa quanto vorrei seguirla per capirci qualcosa di più. Ma dovrò aver
pazienza, e agire secondo i miei piani.
Quindi, al momento la cosa che mi
preme di più è parlare con il Maestro per l’eventuale suo permesso e per
intensificare gli allenamenti e con mio padre per convincerlo ad iscrivermi.
Non sono cose da poco.
23
Maggio 1985
Il no secco del Maestro, quando
ho esposto le mie intenzioni di partecipare al torneo, mi ha destabilizzato. Non
mi aspettavo una reazione così decisa e negativa. Non sono valsi a nulla i miei
scongiuri, i miei buoni propositi, l’idea di riportare ai massimi livelli la
palestra. E neanche giocare la carta della mamma è servito. Non si è mosso di
un millimetro. “Dici di voler riportare in alto il nome della palestra
partecipando ad un volgarissimo torneo indetto da un miliardario esagitato,
come se fossi una lottatrice da strada, una prostituta delle Arti Marziali. Vuoi
essere un’Atleta o una lottatrice da strada? Perché in questa palestra si
allenano le Atlete. Per il resto c’è il marciapiede.” Ha urlato, indicandomi la
porta. Ho troppo bisogno di questa palestra per farmi cacciare, perciò ho
ricacciato indietro parole e lacrime di frustrazione e sono tornata ad
allenarmi.
Però questo mi è servito. Perché la
mia rabbia repressa, la mia frustrazione, la mia decisione hanno portato al
miracolo, questa sera.
Perché ho sbattuto in faccia la
mia volontà a mio padre, dopo cena, insieme al modulo da compilare per
partecipare al Torneo. “Voglio avere la possibilità di dimostrarti che valgo
qualcosa, che questi anni passati in palestra con mia madre hanno forgiato una
lottatrice eccezionale, papà. Voglio rendere orgoglioso te e anche la mamma, se
solo potesse vedermi.” Papà era titubante, davanti al modulo, con la penna in
mano. Ma mi guardava con occhi diversi. Sorpreso, a dire il vero, davanti al
fiume in piena che lo stava investendo. “Se non firmi quel foglio, troverò
comunque il modo di partecipare al Torneo. In un modo o nell’altro finirò a
Tokio, a settembre, e tu non potrai impedirmelo. Non costringermi a farlo alle
tue spalle: quello che voglio è il tuo appoggio e la tua fiducia, la tua stima
e il tuo rispetto. Non sarò adatta a fare il tuo lavoro, ma che io sia dannata
se non so fare splendidamente dell’altro.”
Papà mi guarda ancora, in
silenzio. Si, è stupito. Piacevolmente colpito nel vedermi finalmente decisa e
attiva. A lui piacciono le persone così.
“E speri di vincere?” mi domanda con voce afona.
“So che posso arrivare ad una
buona posizione.” Rispondo. “Non tornerò a mani vuote.”
Mio padre annuisce. Smette di
giocherellare con la biro “Ti conviene.” Dice. E firma il modulo. Mi sento
svuotata da tutte le energie. Prendo il foglio in mano, con cautela, ma lui lo
trattiene. “Fermo restando che dovrai pagarti il viaggio da sola.” Precisa. Non
nomina Nina, che strano, e mi viene il dubbio che non sappia realmente della
sua missione.
“Certo, papà. E’ ovvio” annuisco,
imprecando mentalmente per questa condizione. Il foglio gli scivola tra le
dita.
Prima di spedirlo per posta,
questa mattina, ho fatto ben 5 fotocopie.
Ed ora, non resta che dire a Ronan che Londra dovrà aspettare. Ed allenarmi.
Non
ci credo, sono riuscita ad aggiornare questa storia!! Per farlo ho dovuto
prendere una storta al ginocchio a sciare, vedete un po’ voi!
Spero
che mi ritorni finalmente l’estro per completare questa fic…
ci tengo troppo e mi dispiacerebbe immensamente lasciarla morire. (L’ho
rianimata all’ultimo minuto, vero? VERO?)
Bene,
ormai si entra nel ‘vivo’ (?) della storia. Lasciamo da parte le seghe mentali
tipiche dell’adolescenza, concentriamoci sul Tekken e
sull’Anna Williams che abbiamo imparato a conoscere.
E
speriamo di riportare in auge questa sezione…!!!!!
A
la prochaine!!
EC