Il ritorno a scuola
non fu affatto piacevole. avevo i compiti in arretrato, continuavo a cercare un
modo per liberarmi dagli incubi, purtroppo, senza risultati. i pomeriggi non li
passavo più molto con Pierre, stavamo insieme al massimo mezz'ora, poi basta, e
i sogni aumentavano, non mi davano
tregua, mi stremavano e non mi facevano respirare. ero finita col
dormire con Vanilla, e lei, ogni santa notte, mi svegliava. ma non durò molto
neanche quella situazione, le chiesi di poter dormire nuovamente sola, ma i
miei tormentati sogni si stavano cominciando a manifestare più volte durante la
notte, non lasciandomi spazio, non facendomi dormire.
Pierre mi circondava
i fianchi con le braccia, sorridendomi gentilmente -non hai dormito bene questa
notte?- chiese notando il mio viso stanco
-no... in questo
periodo non ci riesco- abbassai lo sguardo infastidita dal suo palese
disinteresse. solo adesso si preoccupava?! eppure non mi sembrava gli
interessasse quando mi lasciava sola, oppure mi chiamava per incontrarci per
soli dieci minuti
-i tuoi incubi?-
abbassò il viso guardandomi
-i miei incubi-
asserii nervosa
-d'accordo... ci
vediamo domani- fece per baciarmi ma mi allontanai prontamente
-domani non posso-
continuai mentendo, ma non avevo voglia di vederlo. non capivo il perchè, ma
lui in quel periodo se ne stava fregando di me, perchè mi sarei dovuta
preoccupare di incontrarlo?
-come mai?-
-ho da fare. devo
trovare un modo per stare meglio...-
-va bene- si girò, ma
lo fermai prendendolo per la manica della giacca
-va bene?! io non
dormo perché continuo a sognare di non riuscire più a respirare e per te va
bene?!- stavo urlando, ma non mi interessava, ero nella mia camera, facevo
quello che volevo
-è una tua scelta
avere ancora questi incubi- rispose impassibile. iniziai a piangere. lacrime di
rabbia, tristezza, solitudine... disperazione.
-sai che ti dico?!
non venire domani, neanche dopo domani, e il giorno dopo ancora. io non lo
voglio un ragazzo che quando tutto va bene vuole stare con me, e quando c'è
qualche problema mi lascia sola. hai capito?! io non voglio! credevo di fare la
cosa giusta a stare con te, ma evidentemente mi sbagliavo!- il suo viso era
stupito, ma il mio... il mio era una maschera di dolore -vattene! vattene via
dalla mia vita, perchè se mi tratti così, evidentemente il nostro... il tuo,
non è amore!- guardai il velo posato sui suoi occhi, quel velo ghiacciato, quel
velo azzurro, frantumarsi miserabilmente
-vuoi dire che non
vuoi continuare a stare con me?-
-a stare con te?!
credi che quello che stavamo facendo era stare insieme?! eh?! per te stare
dieci minuti con una persona è stare insieme?! fregarsene di lei, dei suoi problemi,
di tutto quello che passa, è amare una persona?!- i singhiozzi di tanto in
tanto mi fermavano, le sue pupille erano dilatate, gli occhi sbarrati
-sai che ti amo!-
-questo sarebbe
amore?! tu non mi ami, non mi hai mai amata, ero io ad amare te!-
-vorresti dire che è
finita?!-
sentii una fitta al
cuore, che mi fece mancare il respiro -sì- sussurrai. ebbe la mia stessa
reazione, come se tutto ciò in cui credeva, in cui aveva riposto le sue
speranze si fosse... svuotato senza lasciare entrare nient'altro. il vuoto.
quello in cui navigavo io ormai da tempo.
-credi che
lasciandomi le cose si risolveranno?! sono i tuoi incubi che ci allontanano! e
non dire che non me ne importa di te, perché mi sembra che quando non riuscivi
a dormire ero io a tenerti tra le mie braccia, io a consolarti!-
-hai ragione,
all'inizio era così, ma appena ti è stato detto che questo problema lo potevo
risolvere da sola, allora ti sei allontanato. io ormai non dormo più, dopo che
ho quei sogni non mi riaddormento. e tu lo sai perfettamente, ne sei cosciente,
e non te ne importa! magari questa situazione è troppo per te, ma io ho bisogno
di una persona presente!-
-io non riesco a
starti accanto mentre soffri, urli, piangi! è una cosa che non riesco a fare!
perché quando ti guardo, e capisco che tu potresti stare meglio, che potresti
smetterla di avere questi incubi, io non posso non arrabbiarmi!-
-e allora vattene!
vai via da me! se non mi vuoi vattene!-
-ma io non voglio
andarmene da te, devi capirlo!-
mi calmai, ma era una
quiete nervosa -mi avevi promesso che non mi avresti mai lasciata sola. era una
bugia?-
-non era una bugia! è
così difficile da capire, non riesco a vederti in questo stato, tu potresti
stare meglio, ma non vuoi. non puoi pretendere che io resti qui a guardarti!-
-e allora vattene
via!- la mia furia stava divampando, non volevo veramente lasciarlo, ma la
nostra non era più una relazione, lui si stava allontanando da me
-bene- sussurrò
voltandosi, uscì dalla finestra. mi sdrai sul letto. lasciando cadere le lacrime,
che per troppo avevo trattenuto.
stringevo le lenzuola
a pugno, trattenendole sulle mie labbra, in modo che i gemiti di dolore fossero
soffocati. il mio cuore si stava lentamente frantumendo, non mi piaceva. la
porta si aprì. vidi Vanilla di fronte a me, un'aria preoccupata dipinta sul
viso. si sedé accanto a me, abbracciandomi, come solo la mia migliore amica
sapeva fare -che è successo?-
-ci siamo lasciati-
sussurrai tra i singhiozzi
-come mai?-
-io mi sono
arrabbiata perché non stava mai con me, e lui continuava a dirmi che era perché
non riusciva a vedermi in questo stato, ma io continuavo ad attaccarlo, e
abbiamo finito per litigare, e lui poi se ne è andato, dopo che gli ho detto
che non volevo più stare con lui- aumentò il suo abbraccio
-non hai sbagliato
Chocola- mi consolò
-ma... lui era
arrabbiato con me anche perché... quando siamo andati da mia madre lei mi ha
detto che forse poteva togliermi questi incubi dalla testa, ma io dovevo
addormentarmi, tornando ad avere quei sogni, così che lei, con un incantesimo,
li avesse potuti vedere. ma mi sono rifiutata, perché non volevo e lei mi aveva
detto che potevo riolvere il problema anche da sola. ma lui la notte in cui mi
ha riportata a casa, mi ha detto che non ce l'avrebbe fatta a vedermi con
l'espressione che avevo quando stavo male- avevo raccontato solo a Vanilla
della sera in cui ero andata da mia madre
-forse lasciarvi non
è stata la soluzione più adatta-
-io non ce la facevo
più a vederlo solo dieci minuti al giorno. senza potergli raccontare che cosa
avessi, senza...- vidi Vanilla che fissava un punto lontano, mi voltai per
constatare cosa stesse guardando. Pierre era fuori dalla mia finestra,
aspettava pazientemente. la mia amica si alzò
-cerca di dire anche
a lui le cose che hai detto a me- aveva le guance completamente arrossate. mi
alzai frettolosamente, aprendo la finestra, mi guardò per qualche istante
-ti va di parlare,
con più tranquillità?- propose gentilmente. sorrisi allegramente, felice che
fosse tornato. ci sedemmo entrambi sul mio letto, io a gambe incrociate di
fronte a lui. gli raccontai tutto ciò che mi era capitato in quei giorni, tutti
i nuovi dettagli dei miei incubi, tutto ciò che provavo per lui e il motivo per
cui mi ero tanto arrabbiata. ascoltò tutto ciò che avevo da dire,
interrompendomi ogni tanto -quindi hai sentito molto la mia assenza-
-sì, tantissimo- mi
prese fra le sue braccia
-credevo solo di fare
il tuo bene allontanandomi per un po' da te-
-io ho bisogno di
sentirti vicino a me- mi sorrise baciandomi dolcemente
-se starti accanto in
questi momenti difficili è il prezzo da pagare per stare con te... accetto
volentieri- notai la naturalezza e la spontaneità delle sue parole, non potei
fare a meno di sorridere soddisfatta
-davvero è difficile
starmi vicino con questo problema che ho?-
-no... ma, credevo
che vedendoci di meno tu avresti ritrovato un po' di tranquillità, che negli
ultimi tempi non sembrava esserci. Ma è stato stupido, dovevo starti accanto,
proteggendoti da ciò che ti faceva soffrire-
-sì, dovevi- asserii
con un sorriso. mi prese tra le braccia
-qual'è il problema?-
sussurrò baciandomi la testa
-cosa?-
-qual'è il
problema?cos'è che ti fa avere questi incubi?-
-io... non lo so. ma,
sono sicura che diminuiranno presto, mi sto calmando- sapeva che stavo
mentendo, lo percepiva -ti va di uscire? è da un po' che non stiamo insieme
fuori- proposi sperando di cambiare argomento
-certo- il suo tono
era serio, quasi deluso dalle mie mensogne.
mi portò in giro per
la città. comprandomi vestiti, oggetti vari, di cui sicuramente non avevo
bisogno, ma volevo -vuoi qualcos'altro?-
-non lo so, se vedo
qualcos'altro che mi piace...- rise divertito della mia ingordigia nel
comprare, anzi, fargli comprare. mi diede un bacio delicato sulle labbra -hai
dormito sempre sola in questi giorni?-
-no... per un po' c'è
stata Vanilla, ma le stavo solo causando problemi, facendole perdere il sonno.
però quando ho ripreso a dormire da sola, mi svegliavo urlando, quando davvero
credevo di morire soffocata, e non mi addormentavo più-
-rimarrò io con te
ogni notte-
-non devi se non
vuoi- lo ammonii gentilmente arrossendo
-per me non è un
problema, e poi mi mancava dormire con te-
-ma... non ti farò
dormire, ti dovrai svegliare, per poi calmarmi. non devi, a me basta vederti di
più, passare il pomeriggio con te-
-sciocca, a me
passare il pomeriggio con te non basta, stavo impazzendo senza poterti
stringere a me quando volevo...- vidi una delle ragazze presenti nella mia
scuola, che facevano la corte a Pierre, avvicinarsi, la notò anche lui. mi
sentii minacciata da quella presenza. digrignai i denti imponendomi di non
pregarlo di andarcene via. appena ci fu vicina mi scansò, attaccandosi a Pierre
come una cozza. il mio cuore batteva come se mi volesse uscire dal petto,
volevo urlare, piangere, dirle che lui era mio, che amava me. Ma le rispondeva
gentilmente, e lei continuava a civettare, come se la mia presenza fosse una
cosa scontata, che non era abbastanza importante per essere presa in considerazione.
strinsi i pugni cercando l'auto controllo, che da qualche parte, dentro di me,
ero sicura esistesse. aspettai qualche istante, il tempo di farla andare via,
in cui ignorai le sue parole, i suoi gesti, finché non si allontanò -ti ha dato
fastidio?-
-no-
-non mentire-
-un po'...- sussurrai
innervosita, abbassando il capo -è solo che... entrambi mi ignoravate come se
non esistessi...- intrecciai le braccia al suo collo, ero in punta di piedi, e
non riuscivo comunque ad essere alla sua altezza
-se ti ha dato
fastidio, allora ti prometto che la prossima volta la prima cosa che farò sarà
presentarti- risi divertita. provò a baciarmi ma allontanai il viso prontamente
-che c'è?-
-Pierre... tra poco è
il tuo compleanno-
-già- mi avvicinò di
più a se, non riuscivo a stare dritta, quasi non toccavo più per terra -avrò
vent'anni-
-non ti vergogni a
stare con una bambina?!- mi beffai di lui, con un tono sarcastico. Passò le
labbra sulle mie, dischiusi la bocca donandogli la risposta che cercava. Le mie
dita gli accarezzarono dolcemente i capelli. Quando mi lasciò lo guardai
gentilmente -non so che regalo farti- gli sussurrai arrossendo
-tutti gli anni è la
stessa storia, e tutti gli anni ti ripeto che non voglio nulla- feci una
smorfia dissentendo quella sua affermazione
-appunto, facciamo
allora uno strappo alla regola, visto che ogni anno mi ritrovo a non sapere
cosa farti, aiutami a decidere il tuo regalo- sentenziai speranzosa
-te la caverai da
sola, io non voglio niente. Tu che passi la serata a casa mia è il mio regalo
di compleanno più bello- mi dava fastidio che non mi aiutasse
-ogni anno passo la
sera a casa tua, anzi, ogni Sabato. voglio farti un regalo di compleanno, come
tu lo fai a me-
-ma io non voglio
niente- cercò di baciarmi ancora, ma discostai la testa
-questa poi è una
cavolata- sbuffai irritata
-prendi ciò che vuoi-
-non posso prendere
ciò che voglio- mi guardò stupito
-e perché no?-
buttai gli occhi al
cielo -perché se prendo ciò che voglio, ovviamente, quando arriverò sul punto
di non sapere sul serio cosa fare, penserò ai tuoi gusti, subito mi verrà in
mente la tua libreria, e finirò col comprarti un libro- continuava a non capire
-e allora? a me
piacciono i libri, andrebbe benissimo un regalo del genere-
-non dalla tua
fidanzata, è banale, io sono responsabile di fare qualcosa che ti piaccia sul
serio-
-ma a me piacerebbe
sul serio- abbassai lo sguardo; continuava a non capire
-è come se tu mi
regalassi una barretta di cioccolata- borbottai aggrottando le sopracciglia
-va bene, farò una
lista delle cose che desidero per il compleanno, va bene?- annuii nuovamente
felice, mi baciò per poi riprendere a camminare, entrambi felici di come
fossero andate le cose. Ma il dolore che provavo al petto non era cessato, e
quando avevo visto quella ragazza che parlava con Pierre, era addirittura
aumentato. Nulla stava andando veramente bene. Abbassai il viso sconsolata da
quei pensieri -va tutto bene?- mi chiese scrollandomi un fianco, dalla parte in
cui mi prendeva. Annuii tristemente -credevo fossi felice visto che abbiamo
fatto pace e hai ottenuto per una volta la lista di ciò che voglio per il
compleanno- constatò, facendomi notare il fatto che c'era, ancora una volta,
qualcosa che non andava. Vedendo il suo viso serio, e il fatto che non mi guardava,
cominciai a preoccuparmi che potessimo litigare ancora
-infatti sono felice,
sono felicissima di come stanno andando le cose tra di noi e per la storia del
regalo- ma continuava a fare quella faccia che mi faceva tanto sussultare -che
cosa facciamo la sera del tuo compleanno?-
-ti porto a cena
fuori- rispose senza un velo di emozione -non riesco a capire che ha il mio
compleanno per mandarti fuori di testa-
-perché?-
-ogni anno appena si
avvicina il mio compleanno ti metti a fare le cose più strane- feci una
smorfia, non era assolutamente vero
-che bugiardo... e
poi non sarò mai peggio di te- fece una risata sarcastica
-ah io?! non tu che
l'anno scorso volevi regalarmi un fiore che avevi visto su un libro e per
andarlo a prenderlo su extramondo ti sei quasi ammazzata-
-che ne potevo sapere
si trovasse in un bosco?! tu a ogni mio compleanno ti metti a fare il romantico
e mi fai regali che qualcuno solo a vedere quanto costano sverrebbero- non che
mi dispiacesse il fatto che mi facesse cose del genere
-ingrata. comunque
non fare stupidaggini del genere, questa volta non voglio venire a cercarti per
tutta extramondo- gli diedi una leggera gomitata
-non sono ingrata, a
me piacciono tutti i tuoi regali, ma è vero che spendi un patrimonio-
-e la cosa ti
dispiace?-
-assolutamente no-
risposi con un sorriso birichino stampato in faccia -comunque nel caso non ti
piaccia il mio di regalo, hai sempre quelli che ti faranno le altre duemila
ragazze a cui piaci e poi c'è Yurika...-
-questo che vorrebbe dire?!-
mi fece fermare, non ero la sola ad essere nervosa allora
-che ricevi
tantissimi regali e che Yurika di sicuro lo ha già scelto, comprato,
impacchettato e di sicuro avrà dato un bacio al bigliettino, con il rossetto,
così da farti piacere- risposi di riflesso, senza riflettere neanche per un
istante, e sapevo si sarebbe arrabbiato
-magari allora mi
farà piacere davvero, forse mi avrà preso un libro, senza badare alle idiozie e
prendendo una cosa che mi piace sul serio, seguendo i miei gusti- si calmò solo
dopo facendomi riprendere a camminare. Mi ribellai alla sua presa voltandomi e
andandomene. Magari aveva ragione ad arrabbiarsi, ma sapeva che dicendomi
quelle cose mi avrebbe ferita, sapeva quanto tenessi a fare una buona
impressione quando compieva gli anni, visto ciò che faceva lui ad ogni mio
compleanno. Forse quella non era una ragione valida per litigare, sta di fatto
che arrivai a casa sola, arrabbiata e con la voglia di rompere tutto.
Commenti dell’autore:
io capisco che siete
pigri ed occupati, ma non recensisce nessuno, mi fate andare in depressione.
Tanto per cambiare li ho fatti litigare (ma io sono un genio) ma non sperate
sia facile questa volta, dovrete aspettare il prossimo chapter per capire perché.
Bacio Marmelade