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Autore: DaughterOfDawn    03/03/2011    6 recensioni
Ambientata 10 anni dopo gli eventi di DMC3 (quello che si vede nel filmato speciale non è mai avvenuto). Dopo aver passato dieci anni chiuso all'Inferno, Vergil viene rimandato da alcuni demoni sulla Terra alla ricerca di una spada leggendaria, che secondo quanto si dice ha il potere di spalancare definitivamente le Porte degli Inferi. Accompagnato da Magornak, uno strano demonietto che lo segue da due anni, una volta nel mondo degli umani si appresta a portare a termine la sua missione il più velocemente possibile, nonostante il rischio di doversi nuovamente scontrare con Dante, ma la situazione si rivelerà più complicata del previsto...
[Avvertimenti: rating per la presenza di scene abbastanza sanguinose, shonen-ai (VergilxDante/DantexVergil), possibili spoiler, i personaggi potrebbero essere un po' OOC, soprattutto Vergil...]
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Vergil
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia cadeva copiosa fuori dalle finestre della Devil May Cry. Dante se ne stava seduto con i piedi sul piano della scrivania e la guardava annoiato mangiando una fetta di pizza fredda. ‘Pioveva anche quella volta…’si disse con un sospiro. Che serataccia.
 L’agenzia era sempre silenziosa e tranquilla quando non c’erano in giro quella pazza di Lady e quella lamentosa di Patty. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, la compagnia delle due in fondo non gli dava così fastidio perché lo aiutava a riempire le giornate in cui non aveva lavoro da fare. E poi non poteva negare che soprattutto la prima lo aveva aiutato più di quanto avesse mai potuto credere possibile dopo quello che era successo anni prima. Il cacciatore di demoni scosse la testa, passandosi una mano nei capelli candidi. Non voleva pensare a lui. Il suo sguardo cadde sul calendario. Quel giorno erano dieci anni esatti, ora che ci faceva caso. Non che facesse qualche differenza. Era solo passato un anno in più. La ferita non si sarebbe richiusa, nemmeno fosse passato un secolo, lo sapeva benissimo. Un tradimento del genere non lo si superava mai. Però, per qualche assurdo motivo, quel giorno la sua presenza era più forte. Lo sentiva più vicino che mai. Come se fosse lì, nella sua stessa città. Ma doveva essere solo la sua dannata immaginazione. Sospirò di nuovo, alzandosi. Non poteva starsene lì seduto a fare nulla o i ricordi avrebbero preso il sopravvento. E con loro i sensi di colpa. Se solo fosse riuscito ad afferrare quella maledetta mano! Sarebbe stato tutto diverso e, anche se i suoi amici insistevano che non lo si poteva davvero dire, forse anche migliore. Dante non vedeva come la sua vita sarebbe potuta andare meglio con la persona a cui aveva tenuto di più di tutto il resto al suo fianco. Ma lui se n’era andato per sempre, inghiottito da una voragine in cui lui non poteva scendere. Il suo gemello si era rinchiuso nell’unico luogo in cui lui non poteva raggiungerlo: all’Inferno. I ricordi di quel giorno lo aggredirono approfittando della sua guardia abbassata, potenti e dolorosi.

Fortunatamente, proprio in quel momento la porta dell’agenzia si spalancò con violenza e Lady irruppe nella stanza esclamando raggiante: “Buongiorno, Dante! Hai visto che schifo di clima? Accidenti, ti fa deprimere tutta questa pioggia, non trovi?”.
“Ciao, Lady”le rispose lui con poco entusiasmo. “Cosa cazzo ci fai qui?”.
“Sempre fine ed educato, vedo”lo canzonò la donna. “Sono venuta a farti un po’ di compagnia così non ti senti solo. Morrison mi ha detto che oggi Patty non sarebbe venuta e così ho pensato di sostituirla io!”. Gli strizzò l’occhio complice e gli regalò un sorriso malizioso e seducente, ovviamente sempre per prenderlo in giro.
Dante sbuffò scocciato. Quella ragazza aveva fin troppa energia e senso dell’umorismo per i suoi gusti. “Stavo per andarmene a fare un giro”bofonchiò contrariato.

“Con questo tempo da lupi? Ma dai! Perché non ci facciamo una bella chiacchierata tra amici? Posso provare ad insegnarti come si gioca a carte, già che ci sono”.

“Mi spiace ma devo rifiutare. Non sono dell’umore giusto oggi”.

Il sorriso scomparve dal volto di Lady e lei sospirò. “Lo so, Dante, lo so. Sono qui apposta. Capisco benissimo che oggi è una brutta giornata per te e proprio per questo sono venuta a tenerti compagnia. Non volevo lasciarti solo con i tuoi ricordi”disse appoggiandogli una mano sul braccio.
“È un giorno come un altro invece. E non ho bisogno della balia, sono adulto e vaccinato ormai, me la so cavare da solo!”protestò il cacciatore di demoni. L’ultima cosa che voleva era avere tra i piedi quella donna e le sue patetiche prediche su come si affrontavano i ricordi dolorosi.

“Non mi sembra. Guarda che ho visto che razza di sguardo avevi quando sono entrata. Non ci vuole un genio per capire che pensavi a lui. Dante, non far finta che sia tutto a posto! Sappiamo bene tutti e due che non è così!”.
“E va bene! Sto di merda e ho ‘sti cazzo di ricordi che mi tormentano! Contenta adesso? Bene! Lasciami in pace! E andate a farvi fottere tu e le tue lezioni di psicologia!”esplose lui irato scostandola con veemenza.
Lei sospirò nuovamente. “Io posso anche andare a farmi fottere, se la cosa ti può consolare. Ma questo non cambierà le cose e non serve a nessuno dei due. Adesso siediti e datti una calmata, mentre io preparo un po’ di tè e scaldo la pizza, ok? Poi ti insegno a giocara a poker”disse spingendolo sul divano e andando nel cucino.

Dante sbuffò di nuovo, ma fece come gli era stato detto. Sapeva che la donna aveva ragione e che arrabbiarsi ed insultare il mondo non sarebbe servito a nulla. “Lady?”.
“Sì?”fece la voce di lei dalla cucina.
“Grazie. E hai ragione, non riesco a non pensare a lui. Mi manca troppo in questi momenti”.
“Lo so, Dante, lo so”.

Il giovane rivolse nuovamente lo sguardo oltre la finestra sporca su cui la pioggia batteva incessante. Chissà dov’era il suo gemello e cosa stava facendo in quel momento. Chissà se ogni tanto pensava a lui e se si perdeva anche lui nei ricordi dei tempi passati, quando ancora potevano essere fratelli. ‘Perché te ne sei andato? Perché mi hai lasciato solo, dopo che da piccoli ci eravamo promessi di stare insieme per sempre, contro tutto quello che sarebbe potuto accadere? Sei uno stronzo! Perché, Vergil, perchè?’.

 

Il cielo nero tempestava riversando la sua furia sulla terra, mentre i fulmini squarciavano l’aria. Incurante della tempesta, Magornak saltellava in cerchio nel cortile, godendosi l’aria fredda e la poca luce. Era la sua prima volta fuori dall’Inferno e si sentiva libero come non mai. Lì nessuno lo avrebbe insultato per la sua scarsa forza. Lì lui, come demone, avrebbe messo i piedi in testa ai terrestri. Aveva assunto la forma umana, una delle poche abilità che il suo infimo livello gli consentiva, e, a chi non lo conosceva, ora appariva come un normalissimo ragazzino sugli undici anni, minuto, pallido e con i capelli scuri. L’unica cosa aliena in lui erano gli occhi, che conservavano il loro colore viola intenso.

Vergil, da sotto un portico, lo osservava distrattamente. Si chiese perché mai il suo protetto avesse gli occhi di quel colore tanto insolito. Tutti i demoni, lui compreso quando si trasformava, avevano gli occhi rossi. Indipendentemente dalla razza e dal livello. Forse era vero che Magornak aveva qualcosa di speciale. Sospirò, conscio che tutte quelle riflessioni non lo interessavano quasi per nulla. Stava solo cercando di tenersi occupato per non pensare che, dopo dieci anni esatti, nello stesso giorno in cui l’Inferno l’aveva inghiottito, era tornato sulla Terra. Nella stessa città dove abitava suo fratello per di più. Riusciva a percepire la sua presenza anche da quella distanza. In fondo, il loro legame era sempre stato più forte di ogni altra cosa e nemmeno il fatto di essere stati acerrimi nemici e il suo esilio di anni negli Inferi erano stati capaci di demolirlo o anche solo di indebolirlo. ‘Dante…’. Chissà se anche il suo gemello percepiva la sua presenza. Ovviamente sì, ma conoscendolo avrebbe imputato la cosa alla sua immaginazione e alla suggestione di quel giorno. I ricordi lo assalirono all’istante, ma lui li lasciò scorrere, senza tentare di respingerli. Combattere lo avrebbe solo fatto star male. Negli anni trascorsi nella solitune dell’eterna notte infernale aveva imparato a convivere con le conseguenze delle sue scelte e ad accettarle tutte con rassegnazione. Anche se questo non significava che non lo toccassero più. Anzi.

“Ehi, Vergil! Cosa fai lì impalato? Siamo fuori dall’Inferno, dovresti essere contento!”. La voce allegra di Magornak lo riportò bruscamente al presente. “Ma scusa, quando abbiamo varcato le Porte a momenti ti trasformavi per l’eccitazione e adesso sei lì mogio mogio? Hai già smaltito tutta l’adrenalina? Sei proprio un personaggio, lo sai?”.

“Stavo solo pensando…”rispose lui scuotendo il capo e staccandosi dal muro a cui era appoggiato.

“A cosa?”.
“A quello che dobbiamo fare, ovviamente”.

Il demonietto smise di saltellare e lo guardò poco convito. “Mah, non direi. Avevi di nuovo quella faccia strana, quella che hai sempre quando stai da solo cacciato in qualche buco roccioso. La faccia di chi sta pensando al passato, Vergil. Guarda che non sono scemo come credete tutti, e poi ti conosco e conosco anche quell’espressione”.
“E va bene, mi hai beccato, mi stavo perdendo nei ricordi. Sono passati esattamente dieci anni da quando sono finito all’Inferno e ora sono nuovamente fuori”ammise Vergil, un po’ irritato per essere stato colto in pieno in un momento di debolezza. Quell’esserino aveva il vizio di essere troppo perspicace quando non doveva.

“Be’, dai, magari è un segno del destino”.
“Già. O forse mi sto semplicemente facendo troppi complessi. In fondo tutto ciò non conta nulla. Il passato è passato, non c’è niente che noi possiamo fare per cambiarlo. Ora abbiamo una missione da compiere e questa è l’unica cosa che ci deve interessare. Però mi domando perché, tra tutti i posti in cui potevano mandarci, siamo finiti proprio nella città in cui abita mio fratello”.

“Non so, magari….Aspetta un attimo!! Come sarebbe a dire tuo fratello?! Hai un fratello, Vergil?!”. Magornak lo fissò scioccato. Nessuno glielo aveva mai detto.

“Ma come, lo sa tutto l’Inferno e non lo sa il più grande dei ficcanaso? Mi deludi, Magornak”lo prese in giro il mezzo demone con un ghigno cattivo. “Dante, il cacciatore di demoni, il secondo figlio di Sparda. Mio fratello gemello”.
Gemello?! Tu hai un fratello, gemello per di più, e non me l’hai mai detto?! Sei un brutto bastardo, lo sai?! E fa il cacciatore di demoni? Avete preso due strade totalmente opposte voi due!!”. Il demonietto era allibito. Come aveva potuto lui, il demonietto più informato di tutto l’Inferno, quello che poteva scoprire tutto di tutti, lascirsi sfuggire un dettaglio del genere?!
Il ghigno si allargò sul volto del giovane alla vista dello sconcerto del suo protetto. “Non mi sembrava importante che tu lo sapessi. E poi, te l’ho detto, lo sa tutto l’Inferno e quindi pensavo che ne fossi al corrente anche tu”. Il suo sguardo si rabbuiò improvvisamente. “E soprattutto non mi piace parlare di lui”.
“Ah”fu la risposta ancora sorpresa. Il diavoletto rimase zitto un attimo elaborando la notizia, poi ripartì alla carica più entusiasta di prima. “E com’è questo Dante? Ti assomiglia? Oh no, un altro Vergil, no, ti prego!”.
“Non ti preoccupare, Magornak, siamo diversi come il nero e il bianco, io e lui”fece l’altro raggiungendolo sotto la pioggia battente. Gli abiti gli si inzupparono nel giro di qualche attimo, ma lui non vi badò. “Siamo identici solo nell’aspetto fisico”. Si tirò giù i capelli bagnati. “Ecco, mio fratello è così, solo che è vestito di rosso e non ha la maglia sotto il cappotto”.

“Wow. Lo riconoscerò di sicuro se dovessi incontrarlo in giro”.
Vergil si risitemò i capelli con un unico gesto, pettinandoli nuovamente all’indietro. “Vedi non uscirtene con il fatto che mi conosci, nel caso dovessi incontrarlo. Metteresti in serio pericolo la missione e io dovrei ammazzarti”lo avvisò serio.

“Tranquillo, Verge, non farò nulla di tutto ciò! Te l’ho promesso, e poi sono qui per aiutarti, non certo per intralciarti!”si affrettò a rassicurarlo Magornak con un sorrisetto teso. Lo odiava quando si metteva a sparare minacce con quell’aria calma. Lo metteva a disagio.

“Meglio per te. Vuol dire che ci tieni a vivere. E non chiamarmi “Verge” se non vuoi che ti faccia rimpiangere di non essere rimasto all’Inferno. Hai capito, idiota?”.
“Non mi chiamo idiota. Perché non posso farlo?”.
“Perché quel cretino di mio fratello mi chiamava così. Su, ora muoviamoci, dobbiamo trovare un quartier generale”. Il mezzo demone si incamminò sotto la tempesta senza aspettare una risposta.

L’altro, da parte sua, si limitò ad affiancarglisi, segnandosi mentalmente di non usare mai più diminutivi e di non citare più il nome Dante o la parola “fratello” in presenza del suo protettore. Erano decisamente tasti dolenti che nessun essere con un po’ di buon senso avrebbe toccato di proposito senza correre il rischio di rimetterci la pelle.

 

“No…no, vi prego! Vi darò tutto quello che volete! Non fatemi del male!”piagnucolava l’uomo completamente terrorizzato, cercando di divincolarsi dalla presa di Magornak.

Vergil lo ignorò e continuò il suo veloce sopralluogo del bar. “Penso che possa andare bene, Magornak”disse con calma quando ebbe terminato, sempre ignorando le patetiche suppliche del proprietario. “Sarà perfetto come quartier generale. Ci offre una buona copertura e magari riusciamo anche a tirare su qualche soldo”.

“Volete il mio locale? Ve lo lascio! Gratis! E anche tutti i soldi, prendeteli, non mi interessano! Ma vi scongiuro, per l’amor di Dio, lasciatemi vivere!”insistette ancora l’uomo sempre più disperato.

“Vede, signore, noi la lasceremmo anche andare, ma ora lei sa di noi e questa cosa è molto scomoda, capisce cosa intendo?”fece il demonietto con un tono falsamente dispiaciuto.

“Non dirò nulla, lo giuro! Sarò muto come una tomba! Non fatemi del male!”.

“Mi spiace ma non è possibile”sentenziò il mezzo demone scuotendo il capo. La lama di Yamato brillò nella semi oscurità e una fontana di sangue vermiglio esplose dalla testa tagliata di netto dello sciagurato. Un ghigno si allargò sul volto di Vergil. “E poi mai invocare Dio davanti a dei demoni, non è una scelta saggia”. Si rivolse al suo protetto: “Forza, dammi una mano a terminare il passaggio di proprietà e mettiamo a posto questo caos. La biblioteca ci aspetta”.

L’altro sembrò non sentirlo e tenne lo sguardo famelico fisso sulla pozza di sangue che si allargava lentamente sul pavimento.

“Magornak?”lo chiamò il giovane sollevando un sopracciglio.
“Eh?”. Finalmente il demonietto si riscosse. “Hai detto qualcosa, Vergil?”.
“Sì, ma…Stai bene?”.
“Sì, sì, è solo che…”. Il suo sguardo tornò a concentrarsi sul cadavere. “Non mi ero reso conto di essere così affamato…”. La voce era insolitamente rauca e piena di una bramosia demoniaca che decisamente non gli si addiceva.

‘Deve essere la prima volta che si trova a fronteggiare la sete di sangue. C’era da aspettarselo da uno come lui…’pensò Vergil scuotendo il capo. “Se hai fame mangia, ma che non diventi un vizio”.

“Davvero posso?! Ma non è una cosa…ehm, insomma…io…”.

“Sei un demone, Magornak, è normale che tu provi quello che stai provando in questo momento. Attento però che la tua sete di sangue non prenda il sopravvento”.
“Va bene…Ci starò attento”. Magornak rimase in silenzio un attimo prima di chiedere incerto: “Ehm, Vergil? Vuoi…dividere?”.

L’ibrido gli lanciò un’occhiataccia, ma avvertì chiara e forte la sua parte demoniaca ruggire di voglia. “No, grazie. Sono pur sempre umano per metà”.
“Ma…l’hai mai fatto?”.

“Sì…Dopo le prime volte in cui mi sono trasformato. Ma, come ho detto, non è il caso”.

Il suo compagno indugiò ancora un attimo, ma poi si gettò vorace sul corpo. Lui rimase a fissarlo indeciso se unirsi al banchetto o meno, però alla fine si limitò a raccogliere un po’ di sangue sulle dita e a leccarlo via mentre lasciava la stanza. Il sapore lo fece fremere di piacere. Erano anni che non toccava sangue umano e aveva dimenticato quanto delizioso fosse quel gusto metallico. I suoi occhi si tinsero di rosso e nuovamente la sua metà infernale tentò di sopraffarlo, ma lui la respinse infastidito e si sedette ad aspettare che Magornak finisse il suo pasto, cercando nell’attesa di concentrarsi sul loro prossimo obiettivo.

 

Lady sbattè le carte sul tavolo. “Ho vinto di nuovo!”annunciò soddisfatta. “Sei proprio scarso, Mr. Cacciatore di demoni!”.

Dante sbuffò lasciando cadere a sua volta le carte. “Sono stufo di questo gioco idiota”borbottò.

“Dici così solo perché è la settima volta consecutiva che perdi! Se ti concentrassi un po’ magari otterresti qualche risultato migliore!”lo rimbeccò lei, canzonatoria.

“La fai facile, tu! Già sono di pessimo umore per via di quel bastardo di Vergil, se poi ci si mette pure il demone che c’è in me a fare casino, mi spieghi come faccio a concentrarmi?!”si lamentò lui.

“Cosa c’entra la tua parte demoniaca adesso?”.

“Non lo so. Circa dieci minuti fa ha cominciato ad agitarsi come se volesse venire fuori…Erano anni che non succedeva”.

La donna lo guardò preoccupata. “Non è che hai mangiato qualcuno per caso?”.
Il mezzo demone la guardò allibito. “CHE?! Ma cosa ti viene in mente?! Non farei mai una cosa del genere! O meglio, l’ho fatto una volta e ti assicuro che mi è bastato!”.

“Be’, mi sembrava una spiegazione plausibile”fece lei in tono di scusa. “E poi non prendertela così tanto, era solo una domanda!”.

“Una domanda del cazzo! Pensa prima di dare aria alla bocca!”. Il cacciatore di demoni le scoccò un’occhiataccia che lei ricambiò con fierezza. “Però…”.

“Però?”.

“In effetti mi sembra quasi di sentire il sapore del sangue in bocca…E, prima che tu possa dire qualche altra idiozia o fare qualche altra ipotesi assurda, ti assicuro che non l’ho ingerito in nessun modo”.

Lady si portò un dito al mento pensosa. “Ti è mai capitato questo genere di cose? Intendo, di provare o sentire cose che non c’entrano nulla con te o con quello che hai fatto?”.

“Sì, se devo essere sincero. Ogni tanto, quando vivevamo insieme, capitava che provassi quello che provava Vergil, ma da quando lui è stato inghiottito dall’Inferno non è più successo”spiegò Dante. “E per lui era la stessa cosa. Se uno di noi si faceva male da qualche parte, l’altro provava dolore in quello stesso punto, se uno era arrabbiato o triste o che altro anche l’altro condivideva il sentimento e cose così. È una cosa abbastanza comune tra gemelli per quanto ne so. Ma, come ho detto, sono anni che non succede”.

“Strano. Non vorrei che…”iniziò la donna.

“NO!”urlò lui interrompendola con violenza. “Non dirlo…non pensarlo neanche. Mio fratello è rinchiuso all’Inferno, va bene? L’ho visto precipitare in quella maledetta voragine. Ed è ancora lì. Discorso chiuso”.

“Però alcuni demoni escono ancora dall’Inferno”obiettò lei con foga. “Dante, se Vergil è davvero tornato potresti provare a…”.

“Ho detto no”tagliò corto il giovane, scuro in volto. “Smettila. Quella faccenda si è chiusa dieci anni fa. Mio fratello è morto per quanto mi riguarda. Morto, chiaro? Non ne voglio più parlare. E ora va’ via, voglio stare un po’ da solo senza essere disturbato dalle tue chiacchiere inutili”.
Lady lo guardò, ma sollevò le mani e si arrese alla sua espressione dura. Si alzò, gli augurò una buona serata e lasciò l’agenzia.

Non appena la porta si chiuse dietro di lei, Dante sospirò e si coprì il volto con le mani. Capiva che la donna voleva solo aiutarlo, ma lui non ne voleva nemmeno sapere anche solo di considerare la possibilità che suo fratello fosse tornato. Non dopo che la ferita che aveva lasciato stava forse per incominciare a fare un po’ meno male. Non dopo che lui aveva finalmente abbandonato ogni speranza di rivederlo. Non poteva fargli questo! Ma in fondo sarebbe stato proprio nello stile di quel bastardo. Faceva sempre le cose quando non doveva, all’improvviso e imprevedibilmente, sconvolgendo di volta in volta tutto quello che lui aveva costruito. No, questa volta non poteva essere vero: non si usciva dall’Inferno così facilmente.
Non sapendo se sentirsi rassicurato o meno da quella conclusione, il giovane prese dalla scrivania il libro che gli aveva lasciato Morrison, il suo agente, e si lasciò cadere sul divano, aprendolo. Gli venne da ridere. Lui che leggeva un libro? Quella non era proprio la sua giornata, si disse scuotendo la testa e immergendosi tra le pagine scritte.

 

Vergil faceva scorrere un dito sui dorsi dei libri leggendo con attenzione i titoli e tirandone fuori qualcuno di tanto in tanto per sfogliarlo. Se trovava qualcosa che potesse interessarlo prendeva il volume e lo metteva nel sacco appoggiato sul pavimento al centro del corridoio. Poco distante da lui, Magornak compiva lo stesso lavoro su un altro scaffale, sospirando sconsolato al pensiero che presto se li sarebbero dovuti leggere tutti, quei libri.

Si erano intodotti nella biblioteca più grande della città che era anche nota per il fatto di raccogliere nella sua collezione molti codici antichi e questo aumentava le speranze di trovarci qualcosa che si riferisse a Kasreyon. Avevano già scassinato il reparto che conteneva i libri più antichi, preso i codici che avrebbero potuto interessarli ed erano quindi passati alla sezione “miti e leggende”. Erano passate quasi tre ore dal loro arrivo e non avevano ancora teminato: quel posto era sterminato e i libri da controllare erano centinaia.

“Vergil, non ce la faccio più! Mi fa male la testa!”si lamentò il demonietto a bassa voce. “Sto iniziando a vedere parole stampate ovunque!!”.
“Smettila di piagnucolare, non ti aiuterà a finire prima”lo riprese gelido il mezzo demone senza neanche alzare gli occhi dal volume che stava sfogliando. Lo chiuse e lo gettò nel sacco, per poi girarsi a guardare quanti scaffali mancavano. In effetti il suo protetto non aveva tutti i torti: era davvero un lavoraccio. E di sicuro la penombra che regnava nella biblioteca non lo rendeva più piacevole per gli occhi. Ma non era nulla in confronto alla ricompensa che avrebbe ricevuto alla fine di quella storia. Il potere di suo padre, anzi uno ancora maggiore. Un ghigno gli si aprì sul volto mentre tornava a concentrarsi sui libri che aveva sotto gli occhi.

Magornak lo fulminò con lo sguardo, scocciato, attento però a non farsi notare. ‘Quando Vergil si mette a fantasticare su questo fantomatico potere di Sparda mi dà sui nervi! Che razza di esaltato! Uff, suo padre era di sicuro tutta un’altra persona’pensò sbuffando contrariato, ma si guardò bene dall’esprimere quelle sue considerazioni ad alta voce.

Dovette trascorrere un’altra ora prima che i due avessero terminato. Avevano riempito tre sacchi, per un totali di circa sessanta libri. Il demonietto ripose allegro l’ultimo volume, contento che tutta quella noia fosse finalmente finita e che loro potessero finalmente tornare al bar.

Ma, proprio mentre si dirigevano all’uscita, Vergil avvertì delle presenze oscure vicinissime e un attimo dopo una finestra alla loro destra esplose in una cascata di vetri. Rapido, il giovane estrasse la katana e si voltò a fronteggiare il nutrito gruppo di demoni che avevano fatto irruzione. Magornak afferrò i sacchi con i libri e si affrettò a nascondersi dietro una colonna, con quella sveltezza e quei riflessi che gli erano spesso tornati tanto utili negli Inferi.
“Ma guarda guarda. Dei nuovi arrivati”ridacchiò uno dei diavoli mentre i suoi occhi di brace mandavano bagliori pericolosi. “Questo è il nostro territorio e voi lo avete invaso senza permesso. Ora pagherete e state sicuri che la prossima volta non lo rifarete. Almeno, sempre se ci sarà una prossima volta”.

“Non ho né tempo né voglia di giocare con voi in questo momento. Quindi, vedete di levarvi dai piedi”intimò loro il mezzo demone, impassibile. ‘Sono talmente deboli che quasi non avevo percepito la loro aura’pensò disgustato. ‘Che inutile seccatura’.

“Cosa fai, ci minacci adesso, bastardo?”ringhiò un altro avventandosi su di lui. “Adesso ti insegno io a portare rispetto!”.

Vergil lo schivò con facilità e lo trapassò con Yamato, spingendo poi la spada verso l’alto e tagliandolo in due senza neanche dargli il tempo di urlare. Poi, senza perdere tempo, si diede lo slacio e si tuffò nel mezzo del gruppo di diavoli. Quelli gli si gettarono addosso, ma i loro artigli e le loro zanne incontrarono solo il metallo freddo della katana e il loro stesso sangue. La lotta si fece feroce, ma il giovane non si trovò in difficoltà nemmeno per un momento. Fronteggiò con tranquillità ed uccise tutti i suoi aggressori, lasciando poi i loro corpi a dissanguare sul pavimento di pietra della biblioteca.

Quando anche l’ultimo dei demoni cadde morto, lui ripose la sua arma e si voltò. “Andiamo, Magornak”ordinò, incamminandosi sul lago rosso. “Questi bastardi mi hanno sporcato il cappotto con il loro sangue schifoso. Adesso mi toccherà pulirlo”.

Magornak uscì dal suo nascondiglio e gli porse due dei sacchi guardando con gli occhi sgranati i cadaveri e gli scaffali semidistrutti. “ Che casino che hai combinato”commentò. “L’umano che domani entrerà qua dentro per primo si prenderà un colpo, mi sa”.

“Non ho cominciato io. Peggio per loro: li avevo avvisati”fu la risposta fredda.

I due uscirono con calma nella frescura dell’aria notturna e si avviarono per le strade male illuminate da vecchi lampioni polverosi.

 

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E anche il secondo “capitolo” è andato! Ho un paio di precisazioni da fare. Per chi non lo sapesse, Patty e Morrison sono due personaggi che appaiono nell’anime di Devil May Cry: la prima è una bambina amica di Dante, mentre il secondo è il suo informatore/agente…Comunque vengono solo citati nella storia e non hanno nessun ruolo rilevante (mi servivano delle comparse...), quindi anche se non li conoscete non fa nulla.

Da questo capitolo si dovrebbe iniziare a capire un poco com’è il rapporto tra Magornak e Vergil, ma comunque lo svilupperò meglio con il procedere della storia! ^^ Inoltre abbiamo avuto l’ingresso in scena degli altri due personaggi intorno a cui si sviluppa la vicenda, Dante e Lady. Preparatevi perché la narrazione procede con un’alternanza di scene in cui agiscono loro quattro!

Vorrei ringraziare doc11 e Xeira__ che hanno recensito la mia storia, Kuromi_ che l’ha messa tra i preferiti e Ranchan che la segue. *.* Non potete immaginare quanto sia importante per me sapere che quello che scrivo piace a qualcuno!! Comunque ribadisco che ogni commento o critica è il benvenuto!! Grazie mille anche a chi leggerà, anche senza lasciare scritto nulla!! A presto! ^^

La vostra Mystic

  
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