Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: MaryLouise    03/03/2011    1 recensioni
Fissò nervosa l'orologio. Mancavano venti minuti all'inizio della scuola.
«E' in ritardo, signorina. Spero abbia delle buone motivazioni per giustificarlo».
Sorrise affabilmente, cercando di mostrarsi sicura di sé. «Mi creda professore, le ho».
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disavventura nel traffico

 

 

Suo padre sollevò il portellone del box e accese la luce.
Lei attendeva, assonnata, appoggiata a uno stipite del muro scrostato.
La macchina s'accese rombante, i fari illuminarono l'ampio corridoio buio. Salì in macchina e chiuse la portiera.
«Hai preso lo zaino?», le domandò l'uomo.
Annuì, mentre uscivano dai sotterranei tramite la ripida rampa di cemento.
Fissò nervosa l'orologio. Mancavano venti minuti all'inizio della scuola.
La strada era ampia e vuota, illuminata fiocamente da alcuni lampioni che contrastavano l'oscurità mattutina. I vivaci colori dei semafori illuminavano il cielo terso di marzo.
Suo padre pigiò sull'acceleratore e ne superò molti tranquillamente, nonostante fossero spesso tinti di giallo.
Lasciò che lo sguardo si perdesse nel panorama dormiente della città. I grattacieli si ergevano seri, come rigidi obelischi di marmo, tra i condomini colorati.
I platani nelle grandi aiuole erano enormi, dai grandi tronchi radicati al suolo spuntavano robusti e nodosi rami carichi di foglie verdi impreziosite da gocce di rugiada addormentate.
Una frenata improvvisa la distolse dai suoi pensieri e si ritrovò contro il finestrino.
«Papà», si lamentò.
Lui balbettò qualcosa per scusarsi e posizionò l'auto in coda all'infinita fila davanti a loro.
Quindici minuti.
La colonna avanzava lentamente, a passo d'uomo. Irritato, il guidatore alla sua sinistra svoltò all'angolo.
«Dove stiamo andando?».
«Prendiamo una scorciatoia», spiegò mentre digrignava i denti.
L'automobile si perse nell'intricata quantità di strade, finché non giunsero alla piazza principale.
Osservò le abili mani del genitore scorrere sul volante, mentre girava intorno alla rotonda il più velocemente possibile.
Cercò di rilassarsi e chiuse gli occhi. Inspirò a fondo e pensò a ciò che le avrebbe portato quel giorno.
Percepì la cintura avvilupparsi stretta intorno alla vita e al petto, la testa si reclinò in avanti, le si mozzò il respiro.
«Cavolo!», le dita di suo padre tamburellavano nervose sul volante di pelle.
Un uomo minuto e mingherlino attraversava di corsa la strada.
«Hanno inventato le strisce, brutto...». Tossì, prima che potesse aggiungere altro.
Dieci minuti.
L'uomo premette pesantemente il piede sull'acceleratore. Svoltarono in un ampio viale alberato, decorato da alti palazzi d'epoca ai lati.
Lo percorsero alla velocità degna di una gara di corsa e giunsero a pochi isolati dalla sua scuola.
Una nuova colonna di vetture s'estendeva prima di loro.
«Ma è una congiura!», l'uomo si mise le mani tra i capelli.
Sbuffarono all'unisono e attesero pazientemente di rimettersi in moto.
Cinque minuti.
Le tremavano i piedi al sol pensiero dello sguardo del Consigliere. Gli occhi scuri resi ancor più temibili dalla fronte corrucciata e dalle folte sopracciglia inarcate.
Sarebbe stato il primo ritardo di tutta la sua carriera scolastica, l'avrebbe macchiata irreversibilmente.
Strinse i pugni fino a far divenire bianche lo nocche e a far penetrare le unghie nella carne.
Tre minuti.
Le prime auto si mossero, mancavano ancora due isolati.
La loro vettura fu spinta in avanti dalla grinta di suo padre, i cui occhi verdi erano puntati sull'asfalto, appesantiti da un velo di nervosismo.
S'arrestarono di nuovo, le gomme stridettero sul catrame scuro.
Un individuo curvato su se stesso arrancava a fatica, tra le automobili. Riuscì a distinguerne i particolari; era un'anziana signora sull'ottantina. I capelli argentei erano stretti in una crocchia, da cui uscivano ciuffi ribelli che le incorniciavano il viso rigido.
Attraversò lentamente mentre le dita affusolate del genitore picchiettavano sul volante, quasi seguissero i suoi passi.
Mancava solamente un isolato. Due minuti.
Appena giunse dall'altra parte della strada il guidatore fece schizzare in avanti la vettura e lei si ritrovò schiacciata contro il sedile fino a scuola.
Afferrò la cartella e si precipitò fuori dall'abitacolo. Rispose al saluto di suo padre con un cenno della testa e corse verso l'entrata.
Come aveva previsto, la severa figura del Consigliere l'aspettava.
«E' in ritardo, signorina. Spero abbia delle buone motivazioni per giustificarlo».
Sorrise affabilmente, cercando di mostrarsi sicura di sé. «Mi creda professore, le ho».
 
 
 

Ah , i ritardi a scuola, quanta ansia provocano!
Per chi non avesse mai frequentato la scuola Salesiana, il Consigliere è un professore a cui tutti gli alunni di determinati anni e percorsi di studi fanno riferimento per qualsiasi problema ;)
Spero vi sia piaciuta e, perchè no, che magari vi siate anche un po' divertiti.
Buona serata
Jo

 
 
 The One Hundred Prompt Project
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: MaryLouise