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Autore: Angemon_SS    07/03/2011    3 recensioni
Durante gli allenamenti mattutini Sakura nota grandi cambiamenti nel suo corpo e nella sua resistenza. Il responso di Tsunade sarà, per Sakura, più terribile di qualunque altra cosa si aspettasse. Ma per capire cosa le sta succedendo deve tornare indietro di alcuni mesi, alla guerra del ferro ed a quella notte che non dimenticherà mai
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo 4

Istinto

 

 

Dopo aver raccontato tutto al maestro Kakashi svuotò un’altra porzione di ramen.

Come Tsunade, nemmeno il maestro si stupì del nome del padre.

Si sentiva stupida come chi capisce una battuta per ultima, non era una bella sensazione ma il bisogno di correre al bagno la risvegliò di nuovo. Tornò a casa dopo aver ringraziato il maestro per il pranzo gentilmente offerto, lui saluto con la mano, come solito, e tirò di nuovo fuori il libro.

Sakura tornò quasi barcollante e si diresse subito alla toilette, si liberò del peso con un lungo sospiro, e decise di farsi una seconda doccia, si sentiva sporca.

Lasciò che l’acqua calda scorresse sul suo corpo ridandole un po’ di vitalità e si sedette senza chiudere il rubinetto.

            Si passò le mani sul ventre che accoglieva il figlio, le parse incredibilmente caldo e pensò a quanto fosse straordinario dare al mondo una nuova vita in soli nove mesi. Ricominciò a piangere ma quella volta seppe il motivo: non sapeva che fare.

            Non parlava con il futuro padre dal giorno in cui ci aveva fatto l’amore e per la vergogna, quando lo incrociava, non aveva il coraggio di guardarlo in viso. Aveva fatto sempre di tutto per essere forte e superare qualsiasi prova, per diventare un grande ninja ma in quel momento si vedeva come una bambina di fronte ad una ripidissima scalinata. Non si sentiva in colpa per quella notte, il problema è che non riusciva a spiegarsi il perché non aveva il coraggio di guardarlo in faccia.

            L’acqua cominciò ad essere fredda, chiuse il rubinetto e dopo essersi avvolta in un grande asciugamano uscì dal bagno.

Quando tornò in camera sua trovò una sorpresa: sul letto c’era il libro che era solito leggere il maestro Kakashi. Non riusciva a spiegarsi il perché quel libro fosse li, anche perché era sicurissima di averlo visto al chiosco. Lo aprì e lo sfogliò velocemente finché non arrivò alla conclusione che dentro non ci fosse nulla di strano. Fece spallucce e lo appoggiò su di un comodino.

Mentre si cambiava le tornò alla mente ciò che aveva detto il maestro al chiosco. Non si deve mai lasciare niente a metà. Rimuginò moltissimo su quella frase finché non l’abbinò alla sua situazione: il padre dell’esserino che portava in grembo non sapeva nulla. Si coprì il viso con le mani e si diede della stupida per l’ennesima volta.

Si rivestì in fretta e trovò il pretesto per andare a trovarlo. Aprì il cassetto del comodino e tirò fuori un fazzoletto celeste perfettamente piegato. Corse di nuovo in strada verso quella casa dentro la quale aveva promesso che non sarebbe mai più entrata. Fece lo slalom tra le persone che affollavano il villaggio e non si fermò ai saluti di conoscenti e amici.

Il suo viso di infranse contro il petto duro del maestro Asuma e rovinò a terra.

«Ehi, ciao Sakura, correre a testa bassa riduce di molto il tuo campo visivo.» Il maestro l’aiutò ad alzarsi ed attese che lei si ripulisse un po’ il vestito. «Sei ancora tutta intera?»

«Più o meno si.»

«Meglio così, fino a poco fa ero dalla signorina Tsunade, dice che non sarai disponibile per un . Peccato, ti volevo proporre come membro medico per la mia squadra per la prossima missione di ricognizione.»

«Sarebbe un grande onore lavorare con lei, maestro, ma non posso.»

«Ahhhh, mi aveva avvisato che saresti stata irremovibile, mi ha anche detto che eri fuori forma e che per riprenderti ti ci sarebbero voluti alcuni mesi.»

«In effetti è proprio così.»

«Uhm, guardandoti bene mi sembra che tu abbia messo su un po’ di peso, mah, forse mi sto sbagliando dato che non ti vedo da un po’ di tempo. Come va con Naruto e Kakashi? Sarà certamente dura tenere a bada quei due ribelli.»

«E’ un impresa molto ardua ma credo di potermela cavare.»

«Oh guarda come s’è fatto tardi, devo proprio andare.» Il maestro Asuma diede un’occhiata all’orologio. «Mi devo incontrare proprio con il maestro Kakashi, la prossima settimana ci sarà una missione davvero importante e lui non vuole lasciare le cose a metà.»

“Lasciare le cose a metà”

«Non sembra una cosa da Kakashi, dato che ai nostri primi allenamenti arrivava sempre con un gran ritardo.»

«Davvero? Beh non mi stupisce, lui è uno che va a periodi, credo che l’aver passato tutto quel tempo all’ospedale gli abbia dato occasione di ragionare su molte cose. E’ una cosa che devono fare tutti. Anche tu, Sakura.»

«Io?»

«Si, sei un Ninja di Konoha, un ottimo ninja dalle conoscenze mediche, sei indispensabile.»

“Sono indispensabile…

«Beh, ora ti devo proprio lasciare» Il maestro Asuma salutò Sakura e proseguì per la sua strada.

“Oggi si fanno tanti discorsi strani.” Pensò Sakura. “Oppure è la gravidanza a rendermi così sentimentale? Meglio non pensarci.”

Sakura scrollò le spalle e continuò a correre lungo la strada maestra. Incontrò tante altre persone ma non si fermò come si era fermata a parlare con il maestro. Pensò che la strada fosse infinita finché non arrivò davanti ad un edificio giallo.

Il cuore le batteva fortissimo, ad anche il respiro era pesante, si appoggiò al muro in attesa di riprendersi un po’.

“Beh, Sakura” Pensò” Direi che ci siamo. Sei hai corso fino a qui bisogna portare a termine questa missione.”

Alzò la testa. La finestra era chiuse e sicuramente stava ancora dormendo. Appena si sentì meglio passò per il portone chiudendolo lentamente dietro di se. Salì i gradini e ogni volta che ne superava uno il cuore battere sempre più forte.

“Eccoci” Davanti a lei la porta verde con il nome.

 Rimase titubante per qualche minuto. Che cosa avrebbe dovuto dire? Era giusto presentarsi lì in quel modo? E se l’avesse cacciata? Avrebbe capito la situazione?

Bussò e si pentì di averlo fatto. Fece per correre via ma la porta si aprì quasi istantaneamente, come se quell’ammasso di capelli biondi chiamato Naruto fosse dietro la porta ad attenderla.

«Sakura?!»

«C…ciao…Naruto

«Sei pallida, entra e siediti, starai meglio.»

Sakura entrò e quasi sorrise nel vedere che in quelle settimane niente era stato mosso, neanche di un millimetro. Naruto versò un bicchiere d’acqua e glielo porse con la mano tremolante, la invitò anche a sedersi su una sedia ma rifiutò.

«Come stai?» Sakura non si aspettava che fosse Naruto a prendere la parola per primo. «E’ da un po’ di tempo che non ci si vede. Potrei anche dire troppo tempo dato che facciamo parte della stessa squadra.»

Sakura aveva notato nella voce di Naruto un filo di nervosismo.

«Si può stare peggio.» La risposta di Sakura fece piombare i due nel silenzio. Un imbarazzante silenzio. Entrambi stavano pensando alla stessa cosa ma nessuno aveva in mente di toccare l’argomento finché non fu di nuovo Naruto a parlare.

«Quello è il mio fazzoletto?»

«Si!» Sakura glielo porse. Lo aveva custodito  per tutto quel tempo attendendo il momento giusto per tirarlo fuori e ritornare al passato. «Lavato e stirato.»

«Non era necessario e poi era il minimo che potessi fare. Stavi piangendo e…»

Sakura si sentì spingere dall’istinto. Percepì come una forza invincibile che la prendeva per le spalle e la faceva avanzare contro la volontà razionale di cui si era sempre avvalsa in tutti questi anni. Non capì il perché ma ricominciò a piangere. L’odore di quella stanza, il sole pomeridiano, il calore che sentiva provenire dal suo ventre la spinsero a saltare verso Naruto ed avvinghiarlo con le proprie braccia. Appena si accorse di averlo baciato si sentì avvampare le guance, come una bambina timida abbassò lo sguardo ed in lacrime cominciò a tirare delle piccole testate al petto di Naruto. Appena sentì che l’abbracciò veniva ricambiato i singhiozzi si alleviarono.

«Sakura, se dal tuo punto di vista quella notte è stato un errore, vorrei scusarmi.»

Lo colpì con un pugno in pieno viso e lo scaraventò sul tavolo li vicino.

«SEI UNO STUPIDO!»

«Ehi! Ma ti sei ammattita?»

«Naruto…» Sakura era ancora in lacrime. Avrebbe voluto dire tante altre cose ma non ne ebbe il tempo. Si sentì di nuovo trascinata dall’istinto e si inginocchiò accanto a Naruto ed ancora prima che lui potesse dire qualcosa lo baciò di nuovo Com’era successo settimane prima, lo trascinò tra le proprie braccia per poterlo amare ed accoglierlo dentro di se.

 

 

«Quindi l’ha presa bene?» Il maestro Kakashi voltò pagina. La sua porzione di ramen e quella di Sakura non erano ancora arrivate.

«Dopo che gliel’ho detto ha poggiato la sua testa sulla mia pancia, gli ho spiegato che non poteva ancora sentire niente, mi disse che gli bastava sentire il calore di quel miracolo. Era molto felice ma preoccupato per me; mi ha chiesto se volessi abortire ma io, da Ninja iniziato alle arti mediche, non me la sento. Se mi concentro, posso sentire distintamente il calore che viene dal mio ventre e mi sembra di sentire tutta me stessa, lentamente affluire verso quel tepore così…non trovo le parole.»

«Posso chiederti se lo ami?»

«Non so rispondere a questa domanda, a dir la verità, non so nemmeno il perché quella notte sia andata a cercarlo e mi sia concessa a lui. Come si fa a descrivere quella valanga di sentimenti che ho provato in quegl’istanti così confusionari. Una cosa però la so, quando l’ho rivisto ho avuto il bisogno…vitale…di abbracciarlo e stringerlo forte, subito dopo mi sono sentita come rinata, ero così felice di averlo abbracciato che ho pianto di nuovo.»

«Hinata

«Le voglio un mare di bene ma non so che fare quando me la ritroverò davanti. Quando mi si formerà il pancione la gente comincerà a fare domande ed io dovrò dare risposte, sarà allora la parte più difficile, spero solo che non soffra troppo.»

«Su fatto che tu sia rimasta incinta di Naruto o che tu e lui stiate insieme.»

«Non stiamo insieme…però non vedo l’ora di poterlo riabbracciare.»

 

 

 

Fine

 

Dedicato a tutte le donne

che un giorno, avranno la gioia di ospitare

un piccolo e caldo miracolo nel proprio ventre;

 

E a tutti quei padri che si emozioneranno

nel sentire la vita crescere dentro la persona

che più amano.

 

   
 
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