Capitolo 4
Istinto
Dopo
aver raccontato tutto al maestro Kakashi svuotò un’altra porzione di ramen.
Come
Tsunade, nemmeno il maestro si stupì del nome del padre.
Si
sentiva stupida come chi capisce una battuta per ultima, non era una bella
sensazione ma il bisogno di correre al bagno la risvegliò di nuovo. Tornò a
casa dopo aver ringraziato il maestro per il pranzo gentilmente offerto, lui
saluto con la mano, come solito, e tirò di nuovo fuori il libro.
Sakura
tornò quasi barcollante e si diresse subito alla toilette, si liberò del peso
con un lungo sospiro, e decise di farsi una seconda doccia, si sentiva sporca.
Lasciò
che l’acqua calda scorresse sul suo corpo ridandole un po’ di vitalità e si
sedette senza chiudere il rubinetto.
Si passò le mani sul ventre che
accoglieva il figlio, le parse incredibilmente caldo e pensò a quanto fosse
straordinario dare al mondo una nuova vita in soli nove mesi. Ricominciò a
piangere ma quella volta seppe il motivo: non sapeva che fare.
Non parlava con il futuro padre dal
giorno in cui ci aveva fatto l’amore e per la vergogna, quando lo incrociava,
non aveva il coraggio di guardarlo in viso. Aveva fatto sempre di tutto per
essere forte e superare qualsiasi prova, per diventare un grande ninja ma in
quel momento si vedeva come una bambina di fronte ad una ripidissima scalinata.
Non si sentiva in colpa per quella notte, il problema è che non riusciva a
spiegarsi il perché non aveva il coraggio di guardarlo in faccia.
L’acqua cominciò ad essere fredda,
chiuse il rubinetto e dopo essersi avvolta in un grande asciugamano uscì dal
bagno.
Quando
tornò in camera sua trovò una sorpresa: sul letto c’era il libro che era solito
leggere il maestro Kakashi. Non riusciva a spiegarsi il perché quel libro fosse
li, anche perché era sicurissima di averlo visto al chiosco. Lo aprì e lo
sfogliò velocemente finché non arrivò alla conclusione che dentro non ci fosse
nulla di strano. Fece spallucce e lo appoggiò su di un comodino.
Mentre
si cambiava le tornò alla mente ciò che aveva detto il maestro al chiosco. Non si deve mai lasciare niente a metà.
Rimuginò moltissimo su quella frase finché non l’abbinò alla sua situazione: il
padre dell’esserino che portava in grembo non sapeva
nulla. Si coprì il viso con le mani e si diede della stupida per l’ennesima
volta.
Si
rivestì in fretta e trovò il pretesto per andare a trovarlo. Aprì il cassetto
del comodino e tirò fuori un fazzoletto celeste perfettamente piegato. Corse di
nuovo in strada verso quella casa dentro la quale aveva promesso che non
sarebbe mai più entrata. Fece lo slalom tra le persone che affollavano il
villaggio e non si fermò ai saluti di conoscenti e amici.
Il
suo viso di infranse contro il petto duro del maestro Asuma
e rovinò a terra.
«Ehi,
ciao Sakura, correre a testa bassa riduce di molto il tuo campo visivo.» Il
maestro l’aiutò ad alzarsi ed attese che lei si ripulisse un po’ il vestito.
«Sei ancora tutta intera?»
«Più
o meno si.»
«Meglio
così, fino a poco fa ero dalla signorina Tsunade, dice che non sarai
disponibile per un pò. Peccato, ti volevo proporre
come membro medico per la mia squadra per la prossima missione di
ricognizione.»
«Sarebbe
un grande onore lavorare con lei, maestro, ma non posso.»
«Ahhhh, mi aveva avvisato che saresti stata irremovibile, mi
ha anche detto che eri fuori forma e che per riprenderti ti ci sarebbero voluti
alcuni mesi.»
«In
effetti è proprio così.»
«Uhm,
guardandoti bene mi sembra che tu abbia messo su un po’ di peso, mah, forse mi
sto sbagliando dato che non ti vedo da un po’ di tempo. Come va con Naruto e
Kakashi? Sarà certamente dura tenere a bada quei due ribelli.»
«E’
un impresa molto ardua ma credo di potermela cavare.»
«Oh
guarda come s’è fatto tardi, devo proprio andare.» Il maestro Asuma diede un’occhiata all’orologio. «Mi devo incontrare proprio
con il maestro Kakashi, la prossima settimana ci sarà una missione davvero
importante e lui non vuole lasciare le cose a metà.»
“Lasciare
le cose a metà”
«Non
sembra una cosa da Kakashi, dato che ai nostri primi allenamenti arrivava
sempre con un gran ritardo.»
«Davvero?
Beh non mi stupisce, lui è uno che va a
periodi, credo che l’aver passato tutto quel tempo all’ospedale gli abbia
dato occasione di ragionare su molte cose. E’ una cosa che devono fare tutti.
Anche tu, Sakura.»
«Io?»
«Si,
sei un Ninja di Konoha, un ottimo ninja dalle
conoscenze mediche, sei indispensabile.»
“Sono
indispensabile…”
«Beh,
ora ti devo proprio lasciare» Il maestro Asuma salutò
Sakura e proseguì per la sua strada.
“Oggi
si fanno tanti discorsi strani.” Pensò Sakura. “Oppure è la gravidanza a
rendermi così sentimentale? Meglio non pensarci.”
Sakura
scrollò le spalle e continuò a correre lungo la strada maestra. Incontrò tante
altre persone ma non si fermò come si era fermata a parlare con il maestro.
Pensò che la strada fosse infinita finché non arrivò davanti ad un edificio
giallo.
Il
cuore le batteva fortissimo, ad anche il respiro era pesante, si appoggiò al
muro in attesa di riprendersi un po’.
“Beh,
Sakura” Pensò” Direi che ci siamo. Sei hai corso fino a qui bisogna portare a
termine questa missione.”
Alzò
la testa. La finestra era chiuse e sicuramente stava ancora dormendo. Appena si
sentì meglio passò per il portone chiudendolo lentamente dietro di se. Salì i
gradini e ogni volta che ne superava uno il cuore battere sempre più forte.
“Eccoci”
Davanti a lei la porta verde con il nome.
Rimase titubante per qualche minuto. Che cosa
avrebbe dovuto dire? Era giusto presentarsi lì in quel modo? E se l’avesse
cacciata? Avrebbe capito la situazione?
Bussò
e si pentì di averlo fatto. Fece per correre via ma la porta si aprì quasi
istantaneamente, come se quell’ammasso di capelli biondi chiamato Naruto fosse
dietro la porta ad attenderla.
«Sakura?!»
«C…ciao…Naruto.»
«Sei
pallida, entra e siediti, starai meglio.»
Sakura
entrò e quasi sorrise nel vedere che in quelle settimane niente era stato
mosso, neanche di un millimetro. Naruto versò un bicchiere d’acqua e glielo
porse con la mano tremolante, la invitò anche a sedersi su una sedia ma
rifiutò.
«Come
stai?» Sakura non si aspettava che fosse Naruto a prendere la parola per primo.
«E’ da un po’ di tempo che non ci si vede. Potrei anche dire troppo tempo dato
che facciamo parte della stessa squadra.»
Sakura
aveva notato nella voce di Naruto un filo di nervosismo.
«Si
può stare peggio.» La risposta di Sakura fece piombare i due nel silenzio. Un
imbarazzante silenzio. Entrambi stavano pensando alla stessa cosa ma nessuno
aveva in mente di toccare l’argomento finché non fu di nuovo Naruto a parlare.
«Quello
è il mio fazzoletto?»
«Si!»
Sakura glielo porse. Lo aveva custodito
per tutto quel tempo attendendo il momento giusto per tirarlo fuori e
ritornare al passato. «Lavato e stirato.»
«Non
era necessario e poi era il minimo che potessi fare. Stavi piangendo e…»
Sakura
si sentì spingere dall’istinto. Percepì come una forza invincibile che la
prendeva per le spalle e la faceva avanzare contro la volontà razionale di cui
si era sempre avvalsa in tutti questi anni. Non capì il perché ma ricominciò a
piangere. L’odore di quella stanza, il sole pomeridiano, il calore che sentiva
provenire dal suo ventre la spinsero a saltare verso Naruto ed avvinghiarlo con
le proprie braccia. Appena si accorse di averlo baciato si sentì avvampare le
guance, come una bambina timida abbassò lo sguardo ed in lacrime cominciò a
tirare delle piccole testate al petto di Naruto. Appena sentì che l’abbracciò
veniva ricambiato i singhiozzi si alleviarono.
«Sakura,
se dal tuo punto di vista quella notte è stato un errore, vorrei scusarmi.»
Lo
colpì con un pugno in pieno viso e lo scaraventò sul tavolo li vicino.
«SEI
UNO STUPIDO!»
«Ehi!
Ma ti sei ammattita?»
«Naruto…» Sakura era ancora in lacrime. Avrebbe voluto dire
tante altre cose ma non ne ebbe il tempo. Si sentì di nuovo trascinata dall’istinto
e si inginocchiò accanto a Naruto ed ancora prima che lui potesse dire qualcosa
lo baciò di nuovo Com’era successo settimane prima, lo trascinò tra le proprie
braccia per poterlo amare ed accoglierlo dentro di se.
«Quindi
l’ha presa bene?» Il maestro Kakashi voltò pagina. La sua porzione di ramen e quella di Sakura non erano ancora arrivate.
«Dopo
che gliel’ho detto ha poggiato la sua testa sulla mia pancia, gli ho spiegato
che non poteva ancora sentire niente, mi disse che gli bastava sentire il
calore di quel miracolo. Era molto felice ma preoccupato per me; mi ha chiesto
se volessi abortire ma io, da Ninja iniziato alle arti mediche, non me la
sento. Se mi concentro, posso sentire distintamente il calore che viene dal mio
ventre e mi sembra di sentire tutta me stessa, lentamente affluire verso quel
tepore così…non trovo le parole.»
«Posso
chiederti se lo ami?»
«Non
so rispondere a questa domanda, a dir la verità, non so nemmeno il perché
quella notte sia andata a cercarlo e mi sia concessa a lui. Come si fa a
descrivere quella valanga di sentimenti che ho provato in quegl’istanti così
confusionari. Una cosa però la so, quando l’ho rivisto ho avuto il bisogno…vitale…di abbracciarlo e stringerlo forte, subito dopo
mi sono sentita come rinata, ero così felice di averlo abbracciato che ho
pianto di nuovo.»
«Hinata?»
«Le
voglio un mare di bene ma non so che fare quando me la ritroverò davanti.
Quando mi si formerà il pancione la gente comincerà a fare domande ed io dovrò
dare risposte, sarà allora la parte più difficile, spero solo che non soffra
troppo.»
«Su
fatto che tu sia rimasta incinta di Naruto o che tu e lui stiate insieme.»
«Non
stiamo insieme…però non vedo l’ora di poterlo
riabbracciare.»
Fine
Dedicato
a tutte le donne
che
un giorno, avranno la gioia di ospitare
un
piccolo e caldo miracolo nel proprio ventre;
E
a tutti quei padri che si emozioneranno
nel
sentire la vita crescere dentro la persona
che
più amano.