Un lento buongiorno
A Londra il sole di prima mattina era una rarità e i
sensi di un soldato non possono essere congedati.
Watson sentì subito quel pallido sole scivolargli tra i
capelli e soffiargli sulle palpebre. Lentamente aprì gli occhi, in cui ancora
correvano le avventure della notte precedente. Mugugnò e si rigirò tra le
coperte, allungando una mano affianco a sè per cercare una fonte di calore. Il
freddo e un lenzuolo desolato la accolsero.
Watson spostò gli occhi ancora mezzi chiusi su quella
parte del letto vuota e sospirò internamente. Lo sapeva e non si aspettava
niente di diverso.
Holmes si alzava sempre prima di lui. Un’unica volta l’aveva
scoperto mentre gli accarezzava lentamente i capelli e gli sussurrava all’orecchio,
ma appena il detective si era accorto dei suoi occhi aperti, aveva smesso
immediatamente. Ci avrebbe scommesso il bastone che quella volta un velo d’imbarazzo
aveva imporporato quelle guance tanto pallide.
Tutto ciò, purtroppo non toglieva quel fastidio che, ogni
mattina, si sentiva prudere nel petto alla vista del letto vuoto.
Lentamente si alzò, ancora in boxer, e recuperando la
vestaglia (un minimo di pudore o i sospetti della signora Hudson sarebbero
diventati realtà testate) ma lasciandola aperta, si stiracchiò lievemente
dirigendosi verso il salotto, dove sapeva trovarsi Holmes.
Quando vide il suo profilo stagliarsi in mezzo al caos
del loro appartamento, sorrise ma non ebbe il tempo di proferire parola.
«Non un solo passo, Watson! La sua vicinanza inibisce le
mie facoltà cognitive. Un solo passo e questo crittogramma potrebbe perdere
ogni attrattiva e finire stupidamente nel camino».
Per un attimo Watson lo guardò scettico. Poteva vedere le
sue sopracciglia aggrottate e gli occhi –quegli occhi che gli avevano sempre
fatto perdere la testa- fissi su un foglio che doveva essere il famoso
crittogramma. Il dottore sorrise compiaciuto a quella forzata concentrazione e
decise che per una volta Holmes non l’avrebbe avuta vinta.
Con voluta lentezza attraversò il salotto.
«Watson…», tentò di rimproverarlo il detective, ma Watson
non gli lasciò tempo di aggiungere altro.
Da dietro gli cinse le spalle e gli sfilò delicatamente
dalle mani il foglio, senza incontrare alcuna resistenza. Infine lo appoggiò
sul tavolo lì vicino, tutto sotto lo sguardo attento –troppo attento- di
Holmes.
Watson sorrise e portò una mano sotto il suo mento,
spingendo il viso dell’altro verso il suo. Sentì il respiro del detective infrangersi
sulle sue labbra e non resistette oltre.
Un
lungo e lento bacio.
«Buongiorno, Holmes…» sussurrò sul suo viso prima di
voltarsi e dargli le spalle.
L’altro, ancora piacevolmente sorpreso, fissò la schiena
del dottore allontanarsi verso il bagno.
Lentamente,
troppo lentamente.
Un paio di passi, una risata, una porta che sbatteva, e
la sua bocca fu piena di John Watson.
E
chi pensa più a Mycroft e il suo dannato crittogramma?
***Angolino del cambia colore***
Ehilà! Qui parla ‘Gana (aka Morgana, aka il Camaleonte).
Chi altro poteva postare una cosa così fluffettosa e così
slash su questi due? Moi! xD
Ebbene sì, ho letteralmente fatto fare “puf” a Mary e li
ho slashati con tutto il mio cuoricino <3
Non penso ci sia molto da dire, a parte che secondo me la
signora Hudson… ehhh quella vecchietta non ce la racconta tutta! Per me sa
tutto xD. Magari si offre per farci da tramite e passarci le “imprese” più
succose di questi due piccioncini xD.
Prima di dimenticarmi, voglio ringraziare tutti quelli
che hanno letto, ricordato, preferito e commentato la nostra precedente ff su
questo fandom Rotto. [A trip
on mind]
E magari, se ne avete voglia/tempo, fatevi un giro anche
su quest’altra fluffettosa H/W ma sul fandom libro Con
gli angioli [Pascoli docet.]
Grazie ancora e alla prossima!