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Autore: Lady Hime    11/03/2011    2 recensioni
SasuNaru} «Che ci fai tutto solo dobe? Cerchi la tua dolce metà?».
«Chi ti dice che non l’abbia già trovata?».
«Ceerto».
«Pff».
«Sali?».
«Giusto se mi preghi in ginocchio».
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Salve (=w=) chiedo venia per il ritardo, ma sapete com’è no? Professori che, con la scusa “almeno a maggio vi facciamo rilassare” (cosa non vera tra l’altro), ti mettono una verifica un giorno e l’altro pure. Sono distrutta, ma direi che è l’ora di mettere fine alla storia.

- Trama

Di solito non lascio grande premesse ai capitoli, ma questa volta è d’obbligo! Dovete sapere che la storia è nata per fare da ambientazione ad un’altra (LOL). Tecnicamente la fanfiction doveva incentrarsi su Ino e Temari, ma alla fine non le ho inserite; perché? Semplicemente perché una notte ho cambiato la trama, e fidatevi, fila molto di più che quella originaria; l’altra “trama” diciamo che avrebbe visto Ino come prostituta dei bassifondi e Temari come boss mafioso con intrallazzi con la famiglia Uchiha. °w° era un casino, però continua a piacermi, magari un giorno la svilupperò (anzi sicuramente =w=).

- Titolo

Il titolo My Executioner (tradotto in “Il mio carnefice”) è ovviamente stato attribuito per Naruto principalmente. Sasuke, in fondo, è visto da Naruto come un’entità pericolosa, ma affascinante da troppi punti di vista. Carnefice quindi non è dispregiativo in questo caso, mi sembrava giusto dirlo =w= è soltanto per evidenziare (con forse una nota di drammaticità) la situazione di Naruto che è mutata da un giorno all’altro per l’egoismo del padre di Hinata.

- Ringraziamenti

Grazie mille per tutte le recensioni, i seguiti ed i preferiti mi fanno sempre molto piacere =) ringrazio soprattutto vivvinasme, ryanforever e Betta_92.

Alla prossima!

My Executioner

Il mio carnefice.



Epilogo

Naruto non era per nulla convinto di ciò che stava per fare, ma non aveva il diritto, si diceva, di tirarsi indietro. Doveva assolutamente raggiungere villa Hyuuga, voleva assolutamente vedere Hinata. Non sapeva cosa dirle, cosa prometterle, cosa raccontarle, ma doveva vederla, almeno per rassicurarla. Se l’era immaginata, fin da quei giorni da segregato, Hinata rannicchiata a piangere per tutta quella assurda situazione. Ancora, ad essere davvero sincero, non si riusciva a spiegare come una padre potesse ardire un piano così meschino per soli scopi economici.
Hanabi Hyuuga lo ucciderà.
S
asuke gli aveva detto questo prima di andarsene, inconsapevole che a quell’ora Hiashi Hyuuga non era che un gruppetto di ceneri sparse sull’asfalto.
Aveva passato giorni nella solitudine del suo appartamento, a pensare a quella che sarebbe stata la sua vita. Aveva ucciso una persona. Ed alla fine, più per paura che per altro, aveva deciso di andarsene, abbandonare tutto quello che era stato Naruto Uzumaki fino a quel momento, distruggersi forse. Per farlo, avrebbe dovuto abbandonare tutti, anche Hinata.
Il passo veloce e insicuro di Naruto si bloccò di scatto, notando con orrore dove si trovava.
Villa Hyuuga. Il giorno della Shonanoka.
Rimase lì, in silenzio, ad osservare il giardino brulicante di persone.

Hinata osservava la gente con disprezzante distacco; tutto fuorché addolorati, le persone la salutavano facendole condoglianze per quelle due morti così improvvise del cugino e del padre.
Se solo sapessero, pensava Hinata ad ogni sorriso falso, forse avrei potuto evitare questi pessimi convenevoli.
E’ tipico, nella tradizione orientale, svolgere una cerimonia dopo sette giorni dalla morte per onorare i defunti; che quei sette dì fossero stati contati dalla morte di Neji piuttosto che da quella di suo padre non era che una piccola giustizia che Hinata aveva riservato al cugino.
Che tu possa bruciare all’inferno papà.
Era ciò che pensava anche mentre sua zia Azuki, non ricordava nemmeno di averla una zia Azuki, le rivolgeva i più sentiti abbracci per confortarla.
«Perdonami Hinata chan, potresti fargliele tu le condoglianze a Hanabi chan? Non sembra molto desiderosa di far conversazione».
Hinata osservò con la coda dell’occhio sua sorella; se ne stava da sola, in disparte, avvolta nel suo Kimono bianco come le nuvole ad osservare il cielo, come se cercasse qualcosa. Forse, quella che desiderava, era soltanto la liberazione da quella dannazione.
«Sicuramente».
Non aspettò nemmeno la replica della zia che Hinata scappò in giardino, tra la marmaglia di gente che, ormai stufa, si accingeva ad andarsene. L’individuazione di un posto a sedere in solitudine, in quel momento, fu una benedizione; si abbandonò ad una deliziosa panchina di marmo, che suo padre aveva fatto costruire da poco per abbellire il giardino, e chiuse gli occhi.
Come avrebbe desiderato sparire.
«Hinata san? Tutto ok?». La voce di Kiba la fece sobbalzare.
«Sì» rispose, concedendosi un sorriso dolce. Kiba era forse stata l’unica persona che era accorsa lì per lei, per consolarla; di quello gli era infinitamente grata.
«Sicura?».
«Assolutamente sì».
Ed era così in quel momento, se solo Naruto non fosse comparso nel suo campo visivo in un attimo.
Se ne stava lì, nascosto dietro un albero che non riusciva a censurare quella sua massa informe di capelli biondi. Hinata balzò in piedi automaticamente, ma il grido che avrebbe voluto liberare le morì in gola. Fu necessario uno scambio di sguardi, nulla più.
Naruto le voltò le spalle; la ragazza sentiva quasi sulla pelle il sorriso che quello le stava rivolgendo per l’ultima volta. Le stava dicendo addio.
Si risedette lentamente, rilassandosi. Kiba ne cercò lo sguardo per assicurarsi che tutto fosse davvero apposto. Annuì lentamente, posando una mano su quella del ragazzo.
Lei era Hinata Hyuuga no? Ce l’avrebbe fatta.

Gli fu necessario guardarli senza che nessuno dei due se ne accorgesse per capirlo. Avrebbero sicuramente formato una bellissima coppia. Kiba l’avrebbe protetta, l’avrebbe amata più di quanto potesse fare lui ormai. Si riscoprì quasi sollevato, rassicurato. Ora avrebbe potuto ricominciare, lontano forse, senza rimpianti, senza paure. Per prima cosa avrebbe dovuto vendere la casa, poi…
«Che ci fai tutto solo dobe? Cerchi la tua dolce metà?»
. Naruto si voltò di scatto, interrompendo il filo del suo piano mentale.
Sasuke, seduto comodamente sulla sua Toyota, lo osservava con sarcasmo. «Chi ti dice che non l’abbia già trovata?».
«Ceeerto».
«Pff».
«Sali?».
La porta della Toyota si spalancò di fronte a lui. Naruto sorrise; chi lo avrebbe mai detto che a sbarazzarsi di lui sarebbe stato uno dei maggiori Boss della mafia di Tokyo?
«Giusto se mi preghi in ginocchio».
Non poteva sperare in carnefice migliore.


Oswari.

   
 
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