Mi svegliai con il
mal di testa, non avevo dormito quasi per niente. Arrivai in salotto, dove vidi
i gemelli agitati; Vanilla doveva avergli raccontato cosa aveva fatto Pierre
-è venuto a cercarti-
mi sussurrò la mia amica mentre piegava i vestiti sul tavolo; un giorno di
questi mi sarei dovuta decidere ad aiutarla. Vidi Houx e Saul fare una smorfia
infastidita
-lo hai mandato via?-
chiesi nervosamente prendendo una tazza di cioccolata calda
-mentre andava in camera
tua, gli ho detto che stavi dormendo, si è subito fermato e mi ha detto che
tornerà più tardi- capii che le dispiaceva. Teneva a Pierre, non le piaceva
quella situazione, sapeva che entrambi stavamo soffrendo, e la colpa non era
solo sua. Mi avvicinai a lei, tutta quella tensione la faceva stare male
-non mi sento ancora
pronta per parlargli... Non ce la faccio- cercai di tranquillizzarla, ma
entrambe sapevamo che non era quello: io non volevo parlargli, non ne avevo le
capacità, l'ultima volta che l'avevo visto, non facevo altro che ricordare il
viso di Yurika, che mi intimava ad essere triste, che aveva pietà di me,
davvero non riuscivo ad accettarlo, mi immaginavo loro due insieme nel suo
letto, dove ero stata io per prima, dove non ci sarebbe dovuta essere stata
nessun altra. Ma noi ci eravamo lasciati, chiunque poteva baciarmi, chiunque
poteva toccarmi come faceva lui, che non avrei commesso nulla di male: non lo
avrei permesso comunque. Mi sedei sul divano, poggiando la testa sulla spalla
di Saul, portando le gambe al petto -ti ha detto quando sarebbe venuto?-
-no...-
-non si darà pace
finché non andrò completamente fuori di testa- borbottai. Un'idea mi balenò in
testa. Mi alzai di scatto -faccio prima di lui!- corsi in camera, il desiderio
di vendetta e il dolore di non averlo accanto, mi stavano uccidendo
-che vuoi fare?- mi
chiesero i gemelli alla porta
-gli riporto tutto
ciò che c'è di suo nella mia camera- aprii l'armadio prendendo una miriade di
sue camice, che avevo tenuto io e che ogni tanto mettevo ancora
-perché hai tu le sue
camice?- vidi Houx che mi guardava sconvolto. Era palese per tutti che
dormivamo quasi sempre insieme, con o senza sesso, solo per lui ancora non era
chiaro. Non risposi, vidi Saul sghignazzare. Misi tutto in uno scatolone,
insieme a qualche suo libro, che aveva lasciato da me, le sere in cui non
dormivo. Non misi anche tutti i regali che mi aveva fatto, perché erano troppi,
e perché era ciò che mi era rimasto di lui. Tenni anche un'altra sua camicia,
non se ne sarebbe accorto. Nel preparare tutto, non mi resi conto che una
lacrima indiscreta si era posata sul mio viso, lo avevano visto tutti. La
scacciai via in fretta, passando il dorso della mano sulla guancia. Dovevo
farmi coraggio, anche se sapevo che l'unico motivo per cui gli portavo quelle
cose, era vederlo, magari litigare, ma avere in qualche modo un contatto con
lui.
Mi fermai davanti
alla porta, ricordai del regalo che avevo lasciato cadere sull'entrata. Mi
venne in mente la carta da regalo che avevo usato per il libro, era gelida
senza significato. La busta della lettera e dei biglietti l'avevo decorata con
disegnini stupidi, che sapevano a Pierre non piacevano, amava la sobrietà, ma
sapevo anche che lo divertiva immaginarmi a scarabocchiare sulla carta bianca.
Non indugiai oltre. Bussai trovando di nuovo la grinta, rimase stupito nel
vedermi -ciao- provò ad avvicinarsi, ma arretrai di un passo con assoluta
convinzione
-ti ho portato delle
cose...- sussurrai senza guardarlo negli occhi. Notò lo scatolone e vidi la sua
espressione spegnersi
-che cos'è?!-
-sono cose tue, che
avevi lasciato nella mia stanza, libri e camicie...- lo prese per poi buttarlo
al lato, si avvicinò a me prendendomi per la vita con forza -smettila, mi fai
male!-
-è a questo che siamo
arrivati? sbaglio io e finisce tutto in questo modo?!- cercai di spingerlo via
senza successo
-sai perfettamente
che ciò che hai fatto è andato oltre tutti gli sbagli!-
-vogliamo parlare di
ciò che è andato oltre?! credi che avere l'atteggiamento che hai avuto tu nelle
ultime settimane sia comparabile a tutti gli sbagli?!-
-non voglio
perdonarti come tu non perdoneresti me e adesso lasciami!- sembrava che facessi
le cose solo di riflesso a lui
-dipenderebbe dalla
situazione, sai che ti perdonerei!-
-no, non lo faresti,
perché io non ti tradirei mai, perché il solo pensiero di andare a letto con un
altro mi fa schifo, ma se non è lo stesso per te, io non posso accettarlo!- ed
era la verità, non lo avrei mai fatto, per rispetto, perché non ce l'avrei fatta
-hai ragione, non ti
merito in questo senso, ma cerca di capirmi, sono state settimane difficili,
soprattutto per i nostri litigi, non lo avrei mai fatto!- ma quel ragionamento
non faceva una piega, non era corretto
-se vuoi passare la
vita con me, non sarà sempre tutto rose e fiori, ci saranno sempre dei
problemi, e allora che farai, ogni sera andrai con una ragazza diversa?!- mi
spinse via con rabbia
-smettila, hai
capito?! non ce la faccio più, ti sei mai posta una sola volta la domanda se a
me stessero bene tutti i tuoi comportamenti?!- piansi di nuovo, consapevole di
ciò che stavo per dire
-è per questo che tra
di noi è finita, tu potrai stare con tutte le ragazze che vuoi, senza dovermi
sopportare-
-ma io non voglio
altre ragazze, voglio solo te, sempre, senza eccezioni- il dolore che avevo
sentito il giorno mi colpì nuovamente al petto, emisi nuovamente un leggero
gemito di dolore, portandomi la mano sul punto dolorante. Mi guardò preoccupato
-se avessi voluto
solo me, non mi avresti fatto una cosa simile- farfugliai respirando
affannosamente
-stai male...- fece
per avvicinare la mano per farmi rialzare, ma la schiaffai via di riflesso. Mi
allontanai guardando in basso; sarei rimasta di più, ma sapevo che se mi avesse
vista male, mi avrebbe portata in casa, e forse avrei ceduto. Barcollai, le
gambe mi sembravano incredibilmente pesanti. Sentii due forti braccia
sorreggermi, sapevo a chi appartenevano. Mi aggrappai a lui, sentendomi cedere.
Mi prese in braccio, la mia vista era offuscata, avevo un incredibile nausea.
Quando entrammo sentii la sua voce, distante, ordinare a qualcuno di portare
dell'acqua fredda, ci mancava. Mi appoggiò su un letto, in una delle tante
stanze presenti nella villa. Per fortuna, non avrei sopportato di stare nella
sua stanza dopo ciò che era capitato. Si sedé accanto a me, accarezzandomi il
viso con una mano. Cominciai a vederci nuovamente. Osservai qualcuno entrare,
Pierre lo fece subito uscire, prendendo poi, un quadretto di stoffa bagnato,
appoggiandomelo sulla fronte, feci una smorfia sentendolo freddo. Sorrise -stai
meglio?- annuii, non era il momento di litigare, non ne avevo minimamente
voglia -che hai avuto?- mi alzai leggermente, giusto il necessario per mettermi
sotto le coperte, girandomi su di un fianco
-non lo so…-
-hai dormito questa
notte?-
-non molto…- mi
guardò aggrottando le sopracciglia poco convinto -per niente- mi corressi
sviando il suo sguardo magnetico
-ti faccio portare
altre coperte, cerca di stare meglio- fece come detto, mi ritrovai sotterrata
in una serie di morbidi plaid. Cercai di restare sveglia, in modo da non dover
stare peggio. Volevo uscire da quella casa, era doloroso e anche maledettamente
triste. L'idea sola di spostarmi da quel caldo letto mi faceva tornare alla mia
classica pigrizia. Strofinai con un sorriso la guancia al cuscino. Sentii la
porta aprirsi, d'istinto sbarrai gli occhi constatando chi fosse. Lo vidi
entrare, alzai di più le coperte, di nuovo il desiderio di andarmene. Avevo una
spontanea espressione infastidita -hai dormito?-
-non ne avevo
bisogno, non ero stanca, ho solo avuto un cedimento-
-eri pallida, ti
faceva male il petto, l'ho notato, non può essere stato un semplice cedimento-
diventai rossa per la rabbia
-e a te che cosa te
ne importa?! io faccio quello che voglio con me stessa, se mi sono sentita male
sono affari miei, non te ne deve importare- adesso era infastidito anche lui,
lo avevo trattato peggio di quanto pensassi
-sai che ti dico?!
fai come ti pare, io vado giù, se vuoi vattene, tanto nessuno riuscirebbe a
fermarti, tantomeno io. Mi sono stancato di prendermi cura di te senza ricevere
niente in cambio- mi alzai, la stanchezza mi rendeva debole, ma non abbastanza
-e che cosa vorresti?
che ti dicessi che sei l'unico che amo e che ho costantemente bisogno di te?!-
mi pentii di ciò che avevo detto, stavamo di nuovo urlando, e la cosa non
piaceva a nessuno dei due
-se hai fame
chiamami- riprese serio, ma evidentemente deluso. Quando fu sulla soglia mi
ritrovai a non essere soddisfatta avrei preferito continuare a litigare
piuttosto che non parlargli
-perché non mi hai
portata nella tua camera?- si girò appena
-so che ti avrebbe
fatta soffrire- mi rimisi giù, accucciandomi nelle lenzuola ricoperte da morbdi
e caldi tessuti. Le persiane erano chiuse, in modo che io potessi dormire
meglio. Lo sentii sfiornarmi dolcemente i capelli, per poi passare alla
guancia, arrossii sgranando gli occhi, ma non vide questa mia reazione, poiché
ero girata di spalle. la percepì solamente. Mi alzai di scatto. Andando avanti
così, avrei ceduto senza troppe cerimonie.
-io è meglio che me
ne vada- gli comunicai succinta, sollevandomi dal letto. Misi le scarpe
velocemente, infilandomi poi anche il cappotto
-non è il caso tu
esca in questo stato- tirai fuori dal cappuccio i capelli, facendoli per un
istante fluttuare. Presi anche la borsa
-grazie di avermi
aiutata- sussurrai aprendo velocemente la porta. E chi vi trovai?! lei,
ovviamente. Cosa ci faceva lì? sembrava mi stesse perseguitando. Di nuovo il
dolore al petto. Il mio viso fu colpito da una contrazione, ma solo per un
istante, mi ricomposi immediatamente
-scusate, non pensavo
tu fossi qui...- tanto che sarebbe cambiato? La scansai, sentii Pierre cercare
di venire ancora verso di me, ma appenà tentò di prendermi per il braccio, lo
spinsi via, nuovamente arrabbiata
-divertitevi insieme.
Io me ne vado!- corsi via, senza neanche guardare Yurika in faccia, mi avrebbe
fatto solo male.
Tornata in casa, mi
chiusi nella mia camera. Avevo udito Houx provare a dirmi qualcosa, ma non
avevo minimamente voglia di ascoltarlo. Chiusi gli scuri, in modo che se avesse
provato ad entrare, non ci sarebbe riuscito. Scaraventai a terra tutto ciò che
mi aveva regalato, non ne volevo più sapere. Buttai tutto dentro un vecchio e
logoro scatolone, seppellito nel mio armadio. Lo portai alla mia amica,
chiedendole di restituirglielo. Quando fece per allontanarsi e poggiarlo in un
angolo della stanza, la fermai, riprendendomi l'unica camicia che mi ero
tenuta, ci tenevo molto, almeno quello me lo doveva. La indossai,
addormentandomi con il suo profumo addosso. La scenografia del mio sogno era
nuovamente cambiata: non precipitavo più, nonostante continuassi a soffocare,
ero semplicemente contratta in due dal dolore, sentivo la testa starmi per
scoppiare, continuavo a urlare. Tutte le persone a cui tenevo erano di fronte a
me, ma non si muovevano. Continuavano a guardarmi attoniti, come se stessi
completamente impazzendo, e la colpa fosse solo mia.
Commenti dell'autore:
ok, ok, non ho ancora
trovato un modo per far tornare tutto a posto, ma vedrete che ci riesco,
tranquilli... come sempre spero vi sia piaciuto, non so se avete notato che gli
incubi cominciano ad assomigliare alla realtà.
Baci Marmelade!