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Autore: Geil_Flynn    11/03/2011    3 recensioni
Slàn a tutti.
Che dire di questa raccolta che ho appena iniziato? Come avrete capito è sull’Olocausto, sugli orrori che vennero compiuti, sulle centinaia di vittime e su molte, moltissime altre cose strazianti solo a sentirle. Qualcosa che ti fa venire i brividi solo a udirle raccontare, le ferite che hanno creato in centinaia di migliaia di persone.
Ho voluto dedicargli una raccolta, perché è un periodo – non fraintendete questa frase – che mi affascina. Penso che solo guardando i proprio sbagli, l’uomo sia capace di giudicarli in modo corretto e di non commetterli mai più.
Questa raccolta si svolgerà così. Ci saranno dieci personaggi/coppie/gruppi di personaggi, e queste cinquanta shot vengono divisi in cinque classi, diciamo così. Quindi questi personaggi vengono visti cinque volte durante la sua vita, ma sempre nel lasso di tempo che noi chiamiamo Olocausto. Spero di essere stata chiara ^^
Il cuore mi ha parlato, volevo solo dargli voce.
L'Olocausto è esistito. Non commettiamo gli stessi errori.
Genere: Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Olocausto
Capitoli:
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Slàn a tutti. Che dire di questa raccolta che ho appena iniziato? Come avrete capito è sull’Olocausto, sugli orrori che vennero compiuti, sulle centinaia di vittime e su molte, moltissime altre cose strazianti solo a sentirle. Qualcosa che ti fa venire i brividi solo a udirle raccontare, le ferite che hanno creato in centinaia di migliaia di persone.

Ho voluto dedicargli una raccolta, perché è un periodo – non fraintendete questa frase – che mi affascina. Penso che solo guardando i proprio sbagli, l’uomo sia capace di giudicarli in modo corretto e di non commetterli mai più. E lo spero veramente, una cosa del genere non dovrà mai e poi mai accadere ancora. Inolte voglio aggiungere, che ogni frase dal contenuto nazista non è un parto della mia mente - anzi! mai conosciuto una persona più anti-nazista di me - ma le ho solo prese da Wikipedia oppure da qualche romanzo da me letto. Non voglio turbare nessuno, ribadisco di odiare le loro idee antisemite. 

Questa raccolta si svolgerà così. Ci saranno dieci personaggi/coppie/gruppi di personaggi, e queste cinquanta shot vengono divisi in cinque classi, diciamo così. Quindi questi personaggi vengono visti cinque volte durante la sua vita, ma sempre nel lasso di tempo che noi chiamiamo Olocausto. Spero di essere stata chiara ^^

Un'altra cosa. L'immagine qui sotto non richiama immediatamente l'Olocausto, ma ha un suo significato. Una notte, scura, buia, piena di nuvole, da cui però si vede brillare in lontananza la luce, qualcosa di speranza. Perché si spera, che non succederà ancora, ciò che è successo in quel terribile decennio.

Buona lettura.

 

FTH – Fifty Tales about Holocaust

 


«È vero che un ebreo è un essere umano, ma anche la pulce è un essere vivente, per nulla gradevole. Il nostro dovere verso noi stessi e verso la nostra coscienza sta nel renderla inoffensiva. Lo stesso vale per gli ebrei»

Rudolf HOSS, comandante del lager di Auschwitz

- Guarda con attenzione! – intimò Belle, dall’alto dei suoi otto anni, e mezzo le piaceva precisare.

Henry annuì, determinato, e seguì attentamente le mani sottili e agili della bambina, che muovevano tre carte. Quando finì di mescolare, Belle incrociò le braccia al petto e gli chiese:

- Dov’è l’asso? – Henry rifletté a lungo. Prima dell’arrivo di Belle non sapeva nemmeno cosa fosse l’asso. Poi lei glielo aveva spiegato. Era una carta da gioco piuttosto strana, che gli adulti, per qualche strano motivo dicevano sempre di avere nella manica. Eppure lui aveva controllato varie volte, di nascosto, nella camicia di suo padre, ma non aveva trovato nessuna carta. L’asso aveva delle “A” lungo i bordi ed era nero.

- Qui. – disse, deciso, posando l’indice sulla carta in mezzo. Belle la girò, mostrandone il disegno.

- Ha! – esultò, soddisfatta. – Hai perso! – afferrò un libro da un mucchietto che era impilato sul tavolo e se lo mise sulle ginocchia. – Anche questo libro è mio!

Henry abbassò il capo, sconfitto. Quella ragazzina, quella disgustosa bimbetta, troppo intelligente per lui.

- Non so proprio cosa tu te ne faccia di questi noiosi libri.

Belle alzò le spalle.

- È un segreto. Non posso dirtelo. – Henry fremette dalla voglia di sapere. Lui e Belle erano amici da quasi sei mesi, ed era rimasto sorpreso dal sapere che lei aveva ancora un segreto con lui. La sua fervida immaginazione volò ai servizi segreti americani, a qualche fantastica avventura di spionaggio o…

- Non lo dico a nessuno. – giurò il bambino, e Belle socchiuse gli occhi, sospettosa.

- Non ti credo. – replicò, mentre le sue iridi verdi scrutavano il viso del ragazzino.

- Te lo prometto. – Belle si guardò intorno, con fare circospetto, e si chinò su Henry. Le sue labbra arrivarono a pochi centimetri delle sue orecchie:

- Io non sono francese.– sussurrò. - Devo imparare la vostra lingua al meglio. I libri mi aiutano. - Henry sobbalzò, e si ritrasse dalla presa salda dell’amica sulle sue spalle.

- Non è vero! – disse subito. – Belle è un nome francese! Tu parli francese!

Lei assunse un’aria paziente, e fece dondolare le gambe magre dalla panca.

- Il mio nome è Isabel Ginzburg. Sono tedesca. Però la mamma mi ha detto, da quando ci siamo trasferiti qui a Parigi, di farmi chiamare solo Belle. – una volta finita la breve spiegazione Henry sgranò gli occhioni marroni.

- Perché? – esalò, esterrefatto.

- Non lo so in realtà. – rispose Belle. - Mamma mi ha detto di non fare domande.

Il bambino rimase pensieroso per qualche istante.

- Quant’è lontana la Tedeschia? – aveva sempre sognato di diventare un avventuriero, come Sandokan, e forse quella strana terra aveva qualcosa di speciale da scoprire…

- Si chiama Germania, scemo! – Isabel gli tirò uno scappellotto sui capelli nerissimi. - Beh, abbastanza. Ho preso un grosso treno e ho viaggiato per quasi due giorni con la mia mamma, Eilika e Christopher, i miei fratelli.

- È bella la Germanìa? – domandò ancora Henry. Gli occhi di Belle si illuminarono e si attorcigliò intorno al dito un boccolo scuro.  

- Ger-ma-nia! – scandì nuovamente. - Sì, è bella. Molto. Io vivevo in una zona che si chiama Baviera. C’era un lago, delle montagne, l’erba verdissima… Era fantastica.

Henry, una volta finita la descrizione, riaprì gli occhi. Che sogno.

- Perché siete partiti se era tanto bella?

Belle sospirò sconsolata, e assunse un’espressione triste e devastata. - Non lo so. Mamma ha detto “da die Nazis entziehen Pässe”. Non so cosa vuol dire, non so dirlo in francese. “I nazisti ci avrebbero ritirato il passaporto”

Il ragazzino seguì il ritmo di Belle, dondolando anche lui le gambe. Guardò il lacci delle sue scarpe.

- Belle… tornerai in Germania?

Lei lo fissò, sorpreso.

- No, Henry. Non penso che tornerò. Abbiamo venduto la casa. Inoltre i nazi ci hanno preso tutto.

Lui non aveva idea di cosa fossero “i nazi”, ma non voleva sembrare ignorante e annuì con aria tutta seria e comprensiva.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, finché qualcosa dentro casa, non fece un rumore assordante. Henry e Belle balzarono in piedi, con gli occhi spalancati.

- Che succede?! – strillò lei. Lo sbattere di una porta, urla confuse, in tedesco, in francese e anche in yiddish.

Un solo attimo per far cambiare tutto. Uno solo.

Un uomo alto e dinoccolato si precipitò nel cortile della casa di Belle. Frau Inge Ginzburg seguì l’uomo.

- Papà! – gridò Henry. – Che ci fai qui?

Un dolore sordo al polso e Henry Lacroix venne trascinato via. Un grido da parte di Belle, venne sovrastato dalla voce di sua madre:

- Monsieur Lacroix, non le sembra un po’ impulsivo agire così? – domandò, con voce chiara e forte, ma dal tono di voce pacato. - Insomma, prima che sapesse della nostra provenienza non aveva problemi ad accettare l’amicizia dei nostri fi –

- Henry, sbrigati, maledizione! – urlò con furia l’uomo.

- Henry!

- Belle! – Henry cercò di divincolarsi, con tutte le sue forze. La stretta sul suo braccio si fece più salda, facendogli scorrere delle lacrime salate lungo le guance. - Papà dove andiamo?! – strillò mentre nella sua voce si faceva strada una traccia di isteria.

- Monsieur, non faccia così! – Ma Jean Lacroix ignorò la supplica di Inge e trascinò suo figlio fino alla veranda.

- State lontani da me e dalla mia famiglia, sporchi ebrei! – abbaiò .

- Lei non può permettersi di venire in casa mia ed insultare la mia gente, Lacroix!

- Siete dei traditori, degli schifosi, non toccateci! Andatevene dal nostro paese, siete solo delle sanguisughe! – un ruggito, che fece tremare Belle da capo a piedi. Sua madre le strinse la mano, e la bambina la sentì fremere dalla collera.

- Non credevo che ci fossero i nazisti anche in Francia!

- E invece ci sono! – Belle lanciò un’occhiata disperata a Henry. - E voi verrete distrutti, spazzati via dalla faccia della Terra! Dovunque vi nascondiate, noi vi troveremo perché conquisteremo il mondo! – La voce di Lacroix si spense e lui e il figlio sparirono dietro la porta.

Le lacrime di Belle non accennavano a smettere. Scattò verso la veranda, ma la madre la fermò, con un gesto ferreo. Le gocce d’acqua salata di tramutarono in singhiozzi disperati, che tolsero per qualche minuto il respiro alla povera Belle.

- Henry. Henry…

Era il luglio del 1934. Adolf Hitler, un uomo con degli strani baffetti e l’aria malvagia, era da poco diventato Führer della Germania. La persecuzione degli ebrei era iniziata e quello non era ancora il culmine della sua crudeltà.

Belle rimase a lungo seduta su quegli scalini, fissando inerme la porticina del cortiletto, sperando che Henry entrasse baldanzoso, con i suoi libri sotto il braccio.

Le tre carte erano posate sul gradino. E lei lo aspettò. Per minuti, ore, che lentamente si tramutarono in giorni e mesi.

Le parole di Jean Lacroix continuavano a risuonare nelle orecchie di Belle.

“E voi verrete distrutti, spazzati via dalla faccia della Terra! Dovunque vi nascondiate, noi vi troveremo perché conquisteremo il mondo!”

“Siete dei traditori, degli schifosi, non toccateci! Andatevene dal nostro Paese, siete solo delle sanguisughe!”

E Belle pianse ancora. Pianse perché era una traditrice. Una schifosa. Una sanguisuga. Pianse perché tra le tre carte, non c’era l’asso.  

 

Angolino della Matta:

Ora avrei qualcosina da dire riguardo questa shot:

1)   Prima di tutto, la scena delle tre carte è una scena che ho preso dal film “La Matassa” con Ficarra e Picone. So che non centra nulla con l’Olocausto, ma mi sembrava un scena incredibilmente tenera *-*

2)   Il cognome di Belle –Ginzburg – è un cognome tipicamente ebreo, tanto che si chiamava così anche un famoso scrittore perseguitato dalla Gestapo.

3)   La storia è svolta a Parigi, la bellissima capitale francese.

4)   Vorrei ricordarvi che i miei protagonisti – Henry e Bella – hanno rispettivamente nove e otto anni e mezzo. Sono bambini, ingenui e puri. Non capiscono cosa sia loro successo, e essere divisi così li ha sconvolti. Ripeto: sono bambini.

5)   L’ultima frase – quella riguardante l’asso – non è posta lì a caso. Belle, dopo aver sentito le crude parole del padre di Henry, ne rimane devastata e inizia a credere che siano la verità. Per questo le sale nel petto un enorme e angosciante senso di colpa per una cosa innocente, come aver imbrogliato a un piccolo gioco, anche se evidente il signor Lacroix intendeva qualcos’altro. Era solo per farvi capire come questa cose abbia sconvolto tutte le sue convinzioni infantili ma – io penso – più giuste di quelle dei nazisti.

Bene. Penso di aver detto tutto.

Un abbraccio, spero che vi piaccia. Se avete qualcosa da dirmi, una critica – se costruttive, ben accette – un complimento – perché no? XD – o qualcos’altro mi lascereste un commentino…?

 

Un abbraccio.

 

Alex





   
 
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