Festeggio il penultimo capitolo
lasciandovi un'ideale colonna sonora che abbraccia tutta la storia. La
riporterò all'inizio del cap.1.
8-Riscossa
Nel covo dei Mangiamorte
l’atmosfera era piacevolmente
rilassata. I maghi più spietati del pianeta erano ancora
assiepati intorno alla
sferovisione (come l’aveva battezzata il suo inventore) per
seguire l’incontro;
Narcissa si era ritirata in un angolo a leggere Strega
Moderna, lanciando occhiate di disapprovazione alla sorella
che imprecava come un troll ogni volta che le Harpies perdevano la
Pluffa,
mentre Lucius Malfoy e Rabastan Lestrange erano impegnati in una
partita a
scacchi.
“Thestral
in C5” disse Malfoy senior.
“Azkaban in D4, e mi mangio
il tuo Elfo Domestico!” replicò
l’avversario.
“Aspetta che il mio
Dissenatore si avvicini al tuo Salazar,
e vedremo chi canterà vittoria!”
“GOOOL!”
esultarono gli altri Mangiamorte. “Chi
non salta Grifondoro è!”
“Piantatela con questo
casino, sto facendo il Sudoku!”
ringhiò Voldemort dalla sua poltrona preferita.
“Chiediamo scusa,
Oscuro!” dissero in coro i Mangiamorte.
“Diamine, chiamatemi
VOLDEMORT!”
“Perdonateci,
Vol…ehm, non ci riusciamo!”
Anni e anni
per
inventarmi un nome d’arte e ‘sti imbecilli neanche
lo usano! Ma perché non ho
arruolato quella Granger quando potevo farlo?
pensò l’Oscuro sconsolato.
All’improvviso fuori dalla
porta si sentì un rumore
spaventoso: una potente esplosione squarciò l’aria
immobile e umida
dell’abbazia e i muri di pietra tremarono con un boato sordo.
“E adesso cosa succede, per
le mutande di Ginevra?” sospirò
Voldemort, abbandonando a malincuore la poltrona. Macnair si era
già alzato per
andare a vedere, ma aveva appena raggiunto la soglia quando la porta si
spalancò colpendolo sul naso, ed Avery entrò
trafelato, gridando a squarciagola:
“Oscuro, allarme, sta arrivando Pott…”
ma non terminò la frase: inciampò
nell’orlo del mantello e finì lungo e disteso sul
pavimento, mentre Macnair,
tamponandosi il naso sanguinante, sgranava un rosario di parolacce
all’indirizzo del collega.
Voldemort non ebbe neppure la forza
di tornare alla
poltrona; fece apparire dal nulla una sedia e vi si lasciò
cadere con le mani
nei capelli (o almeno, in quel che ne restava). “Che
idioti…ma Serpeverde ha
prodotto solo imbecilli come voi?”
“Veramente era anche la Sua
casa, Oscuro!” obiettò Dolohov.
“Grazie per avermelo
ricordato, Antonin. Crucio!”
Dolohov conosceva l’Oscuro
da anni e sapeva fin troppo bene
come reagisse nei momenti di rabbia; grazie all’esperienza
accumulata, fu
rapido nel buttarsi a terra e mettersi in salvo non appena Voldemort
puntò la
bacchetta. L’incantesimo colpì dunque il povero
Avery, che si era rimesso in
piedi e si stava spolverando la tunica.
“L’Oscuro
è sempre più nervoso ultimamente”
sentenziò
Rabastan, mentre Avery crollava di nuovo sul pavimento rotolandosi per
il
dolore.
“Sarà nervoso
per la fuga di Piton: è stata una gran
perdita, era l’unico che sapeva cucinare!”
ipotizzò Lucius prendendo un
biscotto.
In
quel momento la porta si spalancò di nuovo con un gran
fracasso: la stanza si
riempì di fumo, le torce tremolarono, le Harpies sbagliarono
un rigore ed
Amycus rovesciò la bacinella dei salatini. Nel momento di
massima tensione, la
nebbia si diradò e Allock entrò urlando con un
salto alla Jackie Chan davvero
spettacolare; purtroppo mise il piede su una goccia di salsa caduta dal
panino
di Goyle, e il risultato fu uno scivolone che gli rovinò
tutto l’effetto.
“Caspita...a
quanto pare Potter si è ossigenato i capelli!”
esclamò Bellatrix stupita,
lasciando perdere la partita per fissare il nuovo arrivato (che nel
frattempo
si era schiantato contro il divano).
“E ha
anche messo le lenti a contatto!” aggiunse Rookwood.
“Uhm...sicuri
che sia Potter? Lo ricordavo più magro...”
borbottò Voldemort.
“In
effetti non ha la cicatrice” ammise Rodolphus, voltando
Allock con un piede e
scostandogli il ciuffo. “Ma allora chi
è?”
“Ehi,
un momento!” esclamò Lucius esaminando il corpo.
“Io lo conosco, era
l’insegnante di mio figlio!”
“Certo
che Hogwarts è caduta proprio in basso!”
commentò Goyle.
“Scusate…”
intervenne Runcorn perplesso, “ma allora,
dov’è Potter? Avery ha detto…”
“Avery
non saprebbe trovarsi un tappo di cerume nell’orecchio con
due mani e una
torcia elettrica” lo liquidò Macnair, ancora
dolorante. “Sarà un falso allarme…
ora siediti e guarda la partita”
Runcorn
non se lo fece ripetere due volte.
Nel
corridoio, Piton si mise le mani nei capelli. “Lo sapevo, lo
sapevo che sarebbe
finita così! Lasci mano libera agli idioti e questo
è il risultato!”
“Beh,
a questo punto attacchiamo!” esclamò Harry.
“Tanto, peggio di così...”
Tutti
afferrarono le bacchette, pronti all’azione; Minus si
rimboccò le maniche, con
una luce selvaggia negli occhi. “Grifondoro e
Serpeverde!” ruggì Piton.
“Avanti, all’attacco!”
I
quattro diedero fuoco ai razzi che tenevano nella mano sinistra e
quelli
partirono a razzo (appunto) verso il refettorio, vomitando fiamme e
scintille;
dopodiché i membri dell’Ordine fecero irruzione
nella sala in un turbinio di
mantelli azzurri, travolgendo Dolohov e scagliandosi contro Lucius e i
due
Lestrange.
Solo
Narcissa e Bellatrix intervennero per difendere cognati e mariti; gli
altri
Mangiamorte dedicarono un’occhiata distratta al quartetto,
poi tornarono a
guardare la partita come se niente fosse.
“Sveglia,
deficienti! Ci stanno attaccando!” ringhiò Malfoy,
schivando una fattura di
Piton.
“Un
secondo, lasciaci finire l’azione!”
ribatté Travers spazientito.
Fu
accontentato: mentre Piton Schiantava Rabastan e Harry scagliava una
Fattura
Orcovolante per tenere impegnato Lucius, Lee Harper si
impadronì della Pluffa
ed attraversò tutto il campo per segnare un gol da cineteca
che portò le
Harpies in vantaggio.
“Adesso
possiamo aiutarvi!” dichiarò il Mangiamorte
estraendo la bacchetta. “Fate
largo, arriviamo!”
Uno
dopo l’altro, tutti i seguaci di Voldemort si unirono allo
scontro; il salone
si riempì di lampi di ogni colore, con le scintille delle
bacchette che si
mischiavano ai bagliori morenti dei fuochi d’artificio.
L’aria divenne
irrespirabile per la polvere e i calcinacci che piovevano dalle pareti,
e dappertutto
volavano incantesimi, urla, maledizioni...
“Stupeficium!”
“Crucio!”
“Protego!”
“Impedimenta!”
“Incendio!”
“Avada kedavra!”
“Sectumsempra!”
“Tarantallegra!”
“Reducto!”
“Expelliarmus!”
“Wingardium
leviosa!”
“Wingardium
leviosa? E che cavolo
c’entra?”
“Ecco,
vedi quel grosso calderone di ghisa lì
nell’angolo? Adesso lo sollevo, lo
faccio volteggiare in aria come una piuma, miro alla testa di
Rodolphus...uno,
due, tre...colpito!”
“Bravo
Peter, non sei stupido come sembri!”
“Grazie
Sev, troppo buono!”
Nonostante
la netta superiorità numerica, i Mangiamorte si trovarono
ben presto in
difficoltà: Piton sembrava conoscere in anticipo tutte le
loro mosse, riuscendo
a tenere a bada tre avversari alla volta senza alcuna fatica apparente,
e i
suoi compagni, pur essendo meno abili, si difendevano con
determinazione e
spietatezza: la Umbridge in particolare sembrava aver dimenticato i
precetti
del suo adorato Slinkhard per abbracciare con gioia la via della
violenza. Lei
e Peter si battevano con la ferocia di Rocky
I, II, II, IV e V tutti insieme, mentre dalla parte di Harry
e Piton lo
scontro sembrava un misto infernale di Rambo
I, Terminator II, Scream III, Halloween IV, Nightmare V, Saw VI e
Venerdì 13
VII con un pizzico di Bastardi
senza
gloria. Il contributo di Allock… beh, per essere
sinceri somigliava più ad
un crossover tra Una pallottola spuntata 33⅓ e un
film di Mel Brooks.
Come
se non bastasse, l’Ordine della Pernice disponeva di armi non
convenzionali, ma
decisamente efficaci: Freccette Stuzzicose, Frisbee Zannuti, Puntine
Levitanti
ad infissione automatica, Polverina Solleticante Extraforte e
un’intera
batteria di Fuochi Forsennati Weasley, il tutto disposto fuori dal
salone e
sottoposto ad un Incantesimo Congelante Temporizzato; ogni cinque
minuti una
parte del materiale si sbloccava e saettava nella mischia per dare
manforte ai
proprietari, e non era per nulla facile per i Mangiamorte scagliare
incantesimi
con girandole impazzite sotto il naso ed oggettini appuntiti piantati
nelle
terga.
Approfittando
della confusione, Rookwood cercò di sgattaiolare fuori e
battersela, ma non
ebbe fortuna: “Rookwood, dove stai andando?” lo
bloccò Bellatrix.
“A…
ehm… cercare aiuto?” balbettò il
Mangiamorte, tastando il muro in cerca
dell’ingresso.
“Quale aiuto, idiota? Stasera siamo tutti
qui!” abbaiò la strega, Schiantando un razzo
argentato che esplose prontamente
in faccia a Macnair.
“Ci sarebbe
il giovane Draco…”
“Sì,
buono quello! Muoviti, c’è bisogno di
te!” dichiarò Bellatrix ributtandolo
nella mischia.
“A
proposito, professore… dov’è
Draco?” chiese Harry a Piton, pietrificando Mulciber
prima che colpisse Peter.
“Imboscato
a casa mia” rispose Piton liquidando Yaxley. “Non
fare quella faccia, Potter, sono
il suo tutore!”
“Harry!”
gridò Peter, disarmando i due Carrow. “Cerca lui,
noi ti copriamo!”
“Va
be… attento!” lo avvertì Harry, vedendo
Bellatrix mirare alla testa del
Malandrino.
Peter
si girò di scatto per affrontarla, ma non ce ne fu bisogno:
una fattura
Cambiacolore scagliata a caso da Allock intercettò
l’Anatema che Uccide della
strega e il bersaglio, invece di cadere a terra morto, si
ritrovò con un ciuffo
alla Elvis di un allegro color turchese.
“Che
succede qui?” intervenne una voce fredda: Lord Voldemort era
tornato. “Ma non
posso proprio lasciarvi soli! Vado in bagno due minuti e si scatena il
finimondo!”
“Del tuo mondo, Voldemort!”
esclamò Harry
fronteggiandolo. “Ci incontriamo di nuovo,
finalmente… e per l’ultima volta!”
“E ti
pareva!” mugugnò Voldemort. “Ma
sì, facciamo questo duello, magari è la volta
buona che mi libero di te”
“Eh?”
chiese Harry, che non aveva capito una parola.
“Dicevo…
in guardia, Potter, ti distruggerò! Muhahahahaha!”
si corresse l’Oscuro, calandosi
nella parte di supercattivo.
I due
avversari impugnarono le bacchette e diedero inizio ad una lotta senza
esclusione di colpi, accompagnata da una nuova ondata di fuochi
d’artificio;
Bellatrix cercò di intervenire, ma fu bloccata da
un’ondata di Sdrucciobolle Saponate
Weasley scaturite provvidenzialmente dalla tasca della Umbridge.
“Sei tutti noi
Harry!” strillò la donna, mentre la signora
Lestrange finiva gambe all’aria.
I
duellanti si allontanarono dal gruppo, continuando a bersagliarsi di
incantesimi, ed Harry, come stabilito, attirò Voldemort
nella stanza vicina, un
guardaroba ingombro di file e file di mantelli e vesti di ricambio.
“Vuoi
giocare a nascondino, Potter? Sarà l’ultima cosa
che farai!” ghignò l’Oscuro,
buttando all’aria una decina di grucce con un colpo di
bacchetta.
“Aspetta
e vedrai!” canticchiò una voce dietro un armadio;
e mentre il mago, furibondo,
si faceva largo tra le pesanti stoffe nere, Harry inforcò
gli Spettrocoli con
una risata diabolica e sparse la polvere Buiopesto nella stanza.
“A
noi due, maledetto moccioso, cosa credi di far...”
ringhiò Voldemort. Poi la
sua voce si affievolì di colpo. “Potter...Potter,
dove sei? Chi...chi ha spento
la luce?”
“Paura,
Tom?” lo stuzzicò il ragazzo. Grazie agli
Spettrocoli forniti da Peter riusciva
a vedere perfettamente, e questo gli conferiva un innegabile vantaggio.
“Ce…
certo che no, Potter” ribatté il mago, ma la sua
voce era sempre più simile a
quella di zia Petunia quando scopriva in cantina le tracce
inequivocabili del
passaggio di un topo. “Lumos!
Incendio! Lampadarius!
Perché non funzioni, stupida bacchetta?”
“Non
mi vedi, Tom caro? Sono qui!” lo schernì Harry,
protetto dalle tenebre, e si
buttò di lato per evitare un incantesimo scagliato alla
cieca. “Oh, che
peccato, hai sbagliato mira! Perché non riprovi?”
Un
sonoro bonk accompagnò
l’impatto di
una parte dell’Oscuro con un appendiabiti,
dopodiché un secondo raggio
attraversò la stanza; il bersaglio lo evitò senza
difficoltà, lasciando che
distruggesse uno scaffale. “Acqua, Tom, acqua. Prova ancora,
hai dieci tiri a
disposizione!”
Sgusciando,
piegandosi e strisciando, Harry si divertì a mandare a vuoto
tutti gli attacchi
dell’avversario, la cui agitazione influiva chiaramente sulla
mira; alla fine
si stancò di giocare e si arrampicò in cima a un
armadio per prepararsi alla
mossa finale. “Peccato, tempo scaduto. Sei pronto a lasciare
il campo, Tom?”
“Dove
sei, stupido ragazzino? Lascia che ti metta le mani
addosso…”
“Troppo
tardi: questa è la resa dei conti, Voldemort!”
esclamò Harry con il suo sorriso
più crudele (che, data la fitta oscurità della
stanza, andò decisamente
sprecato). “Accio Nottetempo!”
Il
silenzio calò nello stanzino; all’esterno si
udivano ancora le grida e le
esplosioni dei combattimenti.
“Muahahahaha!”
sghignazzò Voldemort. “E questo sarebbe il tuo
piano? Non puoi uccidermi,
Potter, mi sono spinto troppo oltre sul sentiero
dell’imm…”
Poooo!
Lo
strano rumore risuonò nell’abbazia, sovrastando il
fragore della battaglia; nel
salone Rookwood interruppe il duello con Piton per ascoltare, e i
combattenti
superstiti lo imitarono. “Buffo!”
commentò il Mangiamorte. “Se non fossimo in
un luogo chiuso giurerei che si tratta di un
clac…” e un attimo dopo un enorme
autobus viola sfondò la parete dello stanzino, lasciando che
le tenebre causate
dalla polvere dilagassero all’esterno. In poco tempo la
stanza si oscurò; tra
tonfi e imprecazioni i pochi Mangiamorte ancora in piedi cercarono di
raggiungere il loro signore, inciampando nei corpi dei compagni messi
fuori
combattimento, mentre i membri dell’Ordine (escluso Allock,
che era riuscito
chissà come a Schiantarsi da solo) chiamavano Harry sperando
che stesse bene.
Nell’oscurità
più totale si udì il clunk
di un
finestrino aperto, seguito da colpi di tosse e conati di vomito.
“Orpo, che
buio qui fuori!” esclamò una voce. “Che
dici, Ernie, cosa sarà successo?”
“Non
lo so!” rispose qualcun altro. “Qualcuno ci ha
chiamati, è ovvio, ma non vedo...”
“Oh,
cielo!” strillò una voce femminile. “Non
sarà quello che abbiamo investito?”
“Investito?
Abbiamo messo sotto qualcuno, Stan?”
“Come
faccio a saperlo, con questo buio? Ehi, signore, l’abbiamo
investita?”
Silenzio. “Oh beh, sarà stato un gatto. Andiamo, o
faremo tardi” e con uno
scoppio l’autobus scomparve.
Contemporaneamente
l’oscurità si diradò, rivelando il viso
soddisfatto di Harry che sbirciava da
sopra l’armadio. Ai suoi piedi giaceva un ammasso di tessuto
nero, striato da
tracce di pneumatici: il Nottetempo aveva investito in pieno il Signore
Oscuro.
I
Mangiamorte avanzarono con cautela, formando un semicerchio intorno al
cadavere.
“È…è
morto?” balbettò Narcissa, più
sbalordita che dispiaciuta.
“Non
guardare, cara” mormorò Lucius abbracciandola e
storcendo il naso. “Oh,
Merlino… è disgustoso!”
Rookwood guardò Rowle. Rowle
guardò
Runcorn. Runcorn guardò Nott. Nott
guardò Runcorn, perché non sapeva chi
altro guardare. E tutti insieme gli ormai ex Mangiamorte e futuri
ospiti di
Azkaban diedero voce ai loro pensieri più nascosti:
“Cooosa? Tutto qui?”
“Harry,
sei stato magnifico!” esclamò la Umbridge per la
decima volta.
“Anche
voi!” assicurò Harry. “Tenere testa a
tutti quei maghi… non sarei stato così al
sicuro neanche in mano agli Auror!”
“Un
lavoretto da niente!” minimizzò Piton pulendosi le
mani nella veste di Macnair.
“D’accordo, chi mette in ordine questo
casino?”. Indicò il cadavere a terra, il
pavimento ingombro di razzi esausti, salatini e puntine e i Mangiamorte
legati
come salami che pendevano dal soffitto, alcuni privi di sensi, altri
intenti a
fissare l’ex collega con aria disgustata.
“Possiamo
chiamare gli Auror più tardi, adesso è meglio se
ci riposiamo” propose la
Umbridge.
Invece
era destino che i vincitori non dovessero prendersi quel disturbo: poco
dopo
qualcosa abbatté i resti della porta e una squadra di Auror
capitanata da
Kingsley Shaklebolt irruppe nella stanza a bacchette sguainate.
“Mani
in alto!” intimò Kingsley. “Gettate le
bacchette e arrende…” e inchiodò di
colpo, mentre i colleghi gli finivano addosso in uno spettacolare
tamponamento
a catena e cadevano come birilli tra le risatacce dei Mangiamorte
ancora
coscienti.
“Ma…
ma… cosa… Harry, perché sei qui con
loro? Cosa è successo?” chiese Kingsley
sbigottito.
“Harry!
Harry!” strillarono due voci familiari, e Ron e Hermione si
fecero largo nella
calca, abbattendo i due Auror rimasti in piedi (uno dei quali
piombò dritto su
una chiazza verdastra che poteva essere salsa tartara o
qualcos’altro) e
portandosi dietro mezzo Ordine della Fenice (ovvero, i membri ancora
vivi).
“Harry,
stai bene!” esclamò Hermione stritolando il giovane Potter in un
abbraccio e scoccando
un’occhiataccia a Piton e Minus. “Perché
sei scappato senza dirci niente?”
“Avevamo
una certa fretta, Granger” rispose Piton al posto suo.
“Dawlish, leva quella
bacchetta dalla mia caviglia, come al solito non hai capito un
accidente”
“Inferi
in fuga, Dissenatori in libera uscita, licantropi ammaccati…
perché non ci
spieghi tu cosa c’è da capire, Severus?”
mormorò Remus Lupin sospettoso.
Il
pozionista e Harry si scambiarono un’occhiata.
“Sei
tu l’eroe, Potter!” sentenziò Piton
versandosi un bicchiere di chinotto.
Siamo quasi giunti alla fine; resta solo un'ultimo, demeziale
capitolo
e la storia sarà conclusa. Mi scuso per il ritardo negli
aggiornamenti e ringrazio i miei 20 lettori superstiti.
Avrete sicuramente riconosciuto la citazione di Scream III nel duello
finale (se l'avete visto, naturalmente).