Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: mery_wolf    16/03/2011    3 recensioni
[...]Roy se ne rese conto, rincominciò a pensare davvero solo in quel momento, mentre stava sopra Winry, la schiacciava sul letto con tutto il suo peso e lei ansimava in cerca di aria, ma non diceva spostati, mi fai male, fammi respirare, fammi vivere, lasciami libera.
Ansimava e gli prendeva i capelli, gli baciava il viso.
Roy non sopportava più tutta questa adorazione.
[RoyxWinryxEd - Finale]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Everything We Need

(But Is Too Late)

 

 

5. DAWN OF NIGHT

 

"Stai aspettando un treno, un treno che ti porterà lontano. Sai dove speri ti porterà, ma non puoi esserne sicura.

Ma non importa: perché saremo insieme."

- Inception -



"È la vita che passa, è il tuo cuore che trema, è il mio corpo a piegarsi

sui tuoi nervi di tela.

Sono rami, le ossa e una foglia è già morta.

Non arriva più l’aria alla testa."

- Casa 69, Negramaro -

 

 

 

Winry amava Roy.

Non riusciva a stare senza di lui, il solo pensiero di non appartenergli più le dava fitte al cuore e provava una paura inspiegabile – e questo terrore di perderlo le sembrava una prova più che sufficiente del suo amore per lui.

(Ma forse non è sufficiente.)

Winry amava Ed.

Forse.

Era più o meno convinta che lo avesse amato fin da quando giocavano insieme e lui le tirava sempre i capelli.

Edward era diverso da Roy.

Con quell’uomo non poteva di certo permettersi di litigare per ogni stupidaggine che riteneva importante, non poteva permettersi di piangere quando si sentiva triste e basta; doveva meritarsi di stare al suo fianco comportandosi già come una donna adulta.

Con quel ragazzino poteva essere tutto quello che voleva, anche quello che non era, tanto sarebbe sempre riuscito a riconoscerla come... l’amica di sempre.

Ed l’amava? Perché avrebbe dovuto?

In quel momento avrebbe voluto chiederglielo, mentre stringeva gli occhi chiusi, cercando di dormire sulla spalla di Roy invece che sui sedili scomodi del treno, che viaggiava rumorosamente a luci spente.

Aprì gli occhi.

Si sentì disperata, sospesa nel vuoto, senza nulla che la legasse a quella che era.

Ogni filo si era slegato, durante la notte, e aveva voglia di ritornare indietro per chiedreglielo – chiedergli scusa.

Un peso, poi, le colpì il petto riportandola giù, sul petto di Roy.

Richiuse gli occhi, anche se aveva paura di quello che sarebbe successo da quel momento in poi.

 

Fuori dall'isola, nell'autostrada, lungo i posti dove avresti potuto girare,
non l'hai mai notato, ma stai ancora nascondendo
la rabbia degli angeli che non torneranno.

*

Out of the island, into the highway, past the places where you might have turned,
you never did notice, but you still hide away
the anger of angels who won't return.

 

 

North City era una città fredda.

Non come le campagne che conosceva fin da piccola, ma nemmeno come la città grigia e attiva a cui non aveva fatto in tempo ad abituarsi.

Winry non era fatta per viaggiare: odiava allontanarsi dai suoi amati posti tranquilli, in cui sapeva di poter trovare rifugio, e odiava ritrovarsi in posti sconosciuti di cui non sapeva nulla, di cui percepiva solo l’assordante frastuono.

Ma appena arrivata alla stazione di North City, qualcosa la investì, oltre ai brividi per il freddo immobilizzante.

Sentì come se... ci fosse qualcosa, lì, di diverso, un’atmosfera che la riempiva completamente.

E se ne rese conto davvero quando Roy l’avvolse con le braccia, quando finalmente venne circondata dal calore del suo corpo e quando si accorse che tutto, lì intorno, era coperto di bianco.

Un bianco candido, soffice. Doveva essere neve.

Rimase a guardarla, estasiata, mentre ancora una volta realizzava che ci fosse qualcos’altro di cui tener conto.

C’era silenzio.

Silenzio mentre girava su sé stessa per rendersi conto di quante persone arrivavano e partivano alla stazione; silenzio mentre le nuvole dispensavano piccoli fiocchi; silenzio mentre quei piccoli fiocchi si posavano a terra.

Tranquillità assoluta.

Così tanta che ad un certo punto, dentro di sé, il tumulto tacque e Winry divenne tutt’uno con North City.

 

“Allora, dove vuoi andare?”

“Non... non saprei.” Si voltò verso di lui, sorridendogli appena. “Sai, siamo appena arrivati e sono un po’ confusa.”

Quell’aria da bambina, quell’espressione insicura intenerirono Roy; l’abbracciò stretta e la cullò. “Su, su. Facciamo che adesso andiamo in albergo e ce ne stiamo un po’ lì a riposare, d’accordo?” Winry tirò su col naso, guardando la vasta quantità di neve sopra ogni oggetto. “E poi decidiamo cosa fare. Non c’è nessuno che ci corre dietro, possiamo fare tutto con calma.”

L’espressione di Winry cambiò impercettibilmente, e Roy fece finta di non averla vista.

(Nessuno che vi corre dietro, eh?)

Certo. Nessuno.

Quando si mosse per invogliare a camminare anche l’altra, però, gli sembrò esattamente che qualcuno li stesse seguendo.

 

Buttò la valigia da una parte della stanza e si chiuse in fretta la porta alle spalle, lasciando fuori tutti gli spifferi e rumori che non riconoscesse.

Finalmente poté respirare con libertà, senza trattenere il respiro per percepire un qualche passo che non fosse il loro.

Guardò Winry. Quant’era bella, con quelle guance rosse per il freddo. Gli sembrava minuscola, incappucciata e tremante, una piccola creatura che a lui toccava proteggere.

Desiderava sollevarla da terra, tenerla fra le mani e farsela scivolare in tasca, quella sul suo petto. Lì sarebbe stata al caldo, senza possibilità di essere portata via.

Taceva, ma sapeva che stava pensando a troppe cose. Si avvicinò per sorreggerla, perché fra poco avrebbe ceduto e ci sarebbe stato lui a cui aggrapparsi.

Come aveva previsto, Winry fece per togliersi la sciarpa e barcollò leggermente.

Roy le si avvicinò e la prese per le spalle, abbracciandola. “Roy.” Sussurrò contro la sua spalla, con non sapeva quale tono. Gli sembrò un sospiro.

“Sono felice.” Disse. “Sono felice che tu, anzi, che noi siamo qui. Finalmente possiamo essere insieme.”

Quel che aveva detto, era uscito dalle sue labbra tante altre volte, in un contesto qualunque, con freddezza, quando voleva solo compiacere qualcuna delle sue compagne, oppure in un sussurro caldo fra lenzuola quasi sconosciute.

Quella volta lo stava dicendo a Winry, però, e alle sue orecchie non suonava più qualcosa di semplice, di vuoto, che poteva perdersi nell’aria con nessun peso. Era... diverso.

La baciò.

 

You want my love, take it all

You want to watch it all come off

Take it all

 

Solo per la soddisfazione di sentire il suo respiro bloccarsi all’improvviso, la superficie ruvida delle labbra screpolate dal freddo rimanere immobili per poi rispondere al movimento delle sue.

Gli buttò le braccia attorno al collo, in un gesto che gli piacque, con un che di disperato, di frenetico. Sentì che qualcosa era cambiato, che nell’aria si era accesa una strana elettricità, di eccitazione; ed era tutto partito dal modo in cui Winry aveva risposto al bacio.

La prese per i fianchi, aderì a lei e la spinse contro la porta chiusa.

Ti prego.

Il cuore di Winry perse un battito, e si allontanò di poco, per respirare. Roy sfregò i palmi delle mani sulle sue spalle, leccandole le labbra.

Ti prego, resta con me. Con me.

Si piegò per una fitta alla pancia, con il cervello in panne, incapace di capire cosa avesse scatenato quel... quelle sensazioni, tutto quel... dolore.

Compatto, pesante, che le bloccava qualsiasi modo di pensare ad altro se non a sé stessa e quello che le stava succedendo. L’uomo davanti a lei si accorse della strana espressione e la scosse.

Con me, Winry.

Winry lo guardò a sua volta, non aspettandosi quegli occhi sicuri e fissi su di lei. “Roy...” sibilò, sconvolta.

Gli toccò il viso. Poi sorrise.

“Non sei...”

“Sono qui.”

“Lo... lo so. Scusa, è che sono un po’... agitata.” Winry sfuggì dalla sua presa, andando verso la finestra.

“Cosa posso fare per tranquillizzarti?” Roy rimase lì a guardarla smettere di tremare.

“Nulla.” Dichiarò, sospirando. Si tolse il cappotto e lo lasciò scorrere sulle braccia, per poi farlo cadere a terra. Immobile, laconica, con lo sguardo perso nel vuoto bianco e luminoso. “Tutta questa neve. È una cosa nuova, per me. Mi calma più di qualsiasi altra cosa, e non mi ricorda nulla che abbia già vissuto.

Annulla tutto.”

“E si riparte da zero.”

“Abbracciami, Roy.”

“Sì, sarà come non aver vissuto mai prima d’ora.” La prese, e strinse le braccia attorno alle sue spalle sottili, e la tenne così per ore, come una bambola di pezza in mano ad un bambino egoista.

 

Come on, now, show me how

You take it all

 

 

Uscendo fuori da una locanda, ridendo, sembrava davvero che non ci fosse più nulla oltre la neve, il freddo e il calore dei loro corpi vicini. Le loro mani coperte dalla stoffa di lana si trasmettevano scintille, anche senza bisogno di alchimia.

Erano loro a parlare, al posto delle labbra screpolate. Con le loro carezze sul viso arrossato, quando il pollice di una mano accarezzava il dorso dell’altra, disegnando cerchi, figure soffici, trasmettendo tutto in una frazione si secondo.

A Winry, questo, faceva battere il cuore. Si sentiva complice fino in fondo, piccola, nelle mani gentili di Roy. Si sentiva una donna importante, affianco ad un uomo.

(Giusto, e chi ti vorrà far tornare più alla ragazzina instabile e incapace che eri? Ormai non lo sei più...)

“Attenta a non scivolare.” Le disse Roy, come per una scusa per prenderla per i fianchi. Si sentì lusingata.

“Guarda, da qui si vede il cielo.”

Entrambi alzarono lo sguardo, dimenticandosi persino che le loro mani si stringevano ancora.

Tutte quel nero puntiglioso da milioni di stelle, milioni e milioni di nient’alto che gas. Sembrava davvero meraviglioso.

“Oh, perché ne sei così affascinato?” gli chiese Winry, curiosa. Gli occhi scuri di Roy avevano dentro la stessa luce di quelle stelle, forse riflettendo la loro luce come uno specchio.

“È la prima volta che vedo un cielo così... vero. Da... dalla città in cui vivevo prima, non si vedevano mai così bene, le stelle. Non posso credere che siano così tante.”

“Dove sono nata io si vedono ogni notte.” Sospirò Winry.

“E non ti stupiscono più, per il loro numero?”

Lo guardò, ammirando il lieve sorriso che gli stava nascendo sulle labbra. “Le ho viste ogni notte, per anni. È uno spettacolo che stanca, prima o poi.”

“Cos’è quest’atteggiamento?” rise Roy, lasciandole la mano per un attimo.

Andò ad indicare lì, in altro, la prospettiva gli lasciò credere per un attimo che con quel polpastrello avesse potuto toccare quelle luci.

“Invece... a me piacciono moltissimo. Perché è come avere un vero sguardo nel passato, mentre si è nel presente.”

“Cioè?”

“Vedi quelle stelle? Potrebbero distare venti anni luce dalla terra, vuol dire che la luce che stanno emettendo, quella che noi vediamo ora, è di vent’anni fa. Fra vent’anni, forse, quella luce, in questa stessa ora, brillerà di meno, o sarà morta. Non è una cosa straordinaria, Winry?”

Rimuginò su quello che aveva detto, mentre si convinceva di aver parlato per ignoranza. “Non lo sapevo.” Ammise amaramente.

Roy l’abbracciò ancora forte: “Adesso che lo sai puoi rimanerne incantata assieme a me?”

Gli sorrise, stringendosi sul suo petto. “Credo di sì.”

Rimasero in un silenzio armonioso per un po’. Winy aveva paura di romperlo con un qualsiasi respiro di troppo.

“Stasera non c’è la luna?”

Ma adesso che lo aveva spezzato Roy, si sentiva in grado di respirare liberamente. “Dovrebbe essere luna nuova.”

“Peccato.”

“Come mai dici così?”

“Avrei potuto giurare il mio amore per te alla luna, stasera, come ha fatto Romeo con la sua Giulietta.”

E non le diede nemmeno il tempo di ribattere, che subito aveva posato le labbra sulle sue, sfregandole forte. Winry si alzò in punta di piedi e aggrappò le mani alla giubba del suo uomo, stringendo il tessuto; quando proprio sul più bello si ritrovò all’improvviso a terra, fra la neve gelida che le entrava nella maglietta.

Guardò la faccia di Roy sbalordita, in alto, e non ebbe il coraggio di rialzarsi. Buttò la testa all’indietro e si mise a ridere.

“E tu vorresti giurare il tuo amore ad una cosa così incostante?”

L’altro si era ritrovato in mano il guanto di Winry, impigliato su un bottone del suo cappotto. Lo strinse in mano, guardando la bionda stesa lì a terra, sciolta in una pozzanghera d’ilarità, e poi lo lasciò cadere a terra. Le si inginocchiò accanto, sprofondando nella neve fresca, baciandole la pelle nuda della mano.

 

You want my glove, are you enthralled?

You want to see it slip away and watch it fall

 

“Che peccato, si è scucito.” Osservò nervosa Winry, camminando lentamente.

“Ne compreremo altri.”

“Oppure potrei cucirlo io.”

Roy rise senza motivo e le posò una mano sulla testa, scuotendola a destra e a sinistra.

“Cosa c’è?” lo scrutò, e tirò su col naso.

“No, è che—“ non fece nemmeno in tempo a finire la frase che un urlo femminile gli riempì le orecchie. Le sue mani scattarono subito nella tasca dove teneva i suoi guanti da lavoro.

Entrambi si voltarono e videro una donna dall’aria spaventata venire circondata da una cerchia di persone. “Cos’è successo?” domandò Winry, incuriosita.

“L’avranno derubata, o forse si sarà sentit—“ Roy vide al lato destro della moltitudine una figura allontanarsi furtivamente, e smise di respirare, mentre l’adrenalina iniziava a invaderlo. Un’analoga sensazione che non riusciva a collegare a nessun ricordo – c’era tutto quel bianco a coprirgli i ricordi...

“Eccolo!” sibilò, puntandolo con lo sguardo come un cane da caccia.

Winry guardò nella stessa direzione, e si tese per seguirlo. E quando la sagoma, allontanandosi sempre di più dalla massa di persone, iniziò a correre nella loro direzione, Roy aggiunse: “Winry, vattene.”

“...No.”

“Non puoi rimanere qui, vattene. Ora.”

“Voglio aiutarti.”

“Non sai come farlo.”

“Sì che lo so, verrò dalla campagna ma so come si ferma un borseggiatore.”

“Sei solo una ragazzina, Winry, credi—“

L’uomo tentò di buttarsi contro di lui, ma proprio nel momento in cui Roy era pronto a venirgli addosso, deviò, cambiando direzione. Eccolo che si gettava su Winry, con l’intenzione di travolgerla.

Dopo l’ennesimo fremito avvenuto in una frazione di secondo, Roy si decise a mettersi un guanto alchemico, mentre Winry era determinata ad affrontare il borseggiatore e a metterlo a terra con le sole proprie forze.

Roy la spintonò fuori dalla traiettoria dell’uomo, gridando “FERMO” schioccò le dita e il piede dell’altro prese fuoco improvvisamente.

Il borseggiatore urlò e gettandosi a terra si tolse in fretta la scarpa in fiamme, ustionandosi le mani. Urlò ancora. Lo strido di quel rumore così vicino alle orecchie di Roy gli ispirava violenza.

Winry, alzandosi da terra, vide Roy bloccare con un braccio dietro la schiena il borseggiatore – la folla si voltò verso di loro e iniziò ad applaudire, alcuni riconobbero il volto del suo uomo, iniziando a parlottare fra di loro di giornali, alchimia, guerra.

Lei non volle sentire nulla di quello che andavano dicendo, e si mise a camminare verso l’albergo in cui alloggiavano.

Quando Roy alzò lo sguardo dal volto spigoloso del borseggiatore, Winry non c’era già più.

 

Oh, we kwon it’s you show,

So take it all

 

“Perché te ne sei andata?”

L’aveva trovata lì, nella hall dell’albergo, seduta sulle scale che portavano al piano di sopra. Si guardava le mani, confusa.

“Winry...” le si avvicinò, lei scattò facendo un singhiozzo spaventato. Non l’aveva sentito arrivare, adesso lo guardava con quell’aria da bambina spaesata che viene trattata male.

Per un momento si mosse in avanti, per alzarsi e corrergli incontro, ma non lo fece e la sua espressione s’indurì. “Che c’è?”

“Perché te ne sei andata, ti ho chiesto.”

“Non avevi bisogno di me.”

“Cos—ma cosa stai dicendo?”

Eccola che si alzava, aveva una furia negli occhi che gli ricordava non sapeva chi. Prese a salire le scale, si fermò, strinse le mani, urlò: “Per quanto mi sforzi di essere forte nessuno, nessuno crede mai in me e nelle mie capacità! Vorrei sapere PERCHE’!”

Roy la raggiunse e le tappò la bocca. “Non qui.”

Winry corse nel corridoio infuriata, spalancò e aspettò nel buio che anche il moro entrasse – lui con una calma da circostanza – e lo tirò dentro, rincominciando ad urlare più forte di prima.

“Pensano sempre che sia una piccola e fragile ragazzina da proteggere, ma Dio, non è vero!  E adesso vorresti divertirti anche tu a fare la parte del genitore?, di quello che da tutto il suo affetto di padre mancato all’orfanella di turno?

NON HO PIU’ BISOGNO DI GENITORI, ROY.”

(...O forse non hai mai smesso di esserlo.) 

Gli gridò in faccia, prendendogli il viso fra le mani.

“Io non sono il tuo tenente, e non sono così brava da coprirti le spalle. Però lo sono abbastanza da poter stare al tuo fianco, Roy.”

“Winry, tu...”

“Posso imparare a combattere ogni guerra che combatti tu.”

Perse il controllo e la baciò. Doveva zittirla in qualche modo, prima che l’avesse spinto a confessarle tutto, a distruggere, calpestare se stesso e lei con foga, magari in lacrime amare. Non poteva sopportare che piangesse, che quel viso si contraesse nell’espressione del dolore che lo riportava indietro, troppo indietro per raggiungere loro, che stava dimenticando per stare con la persona che non faceva altro che peggiorare ogni cosa.

Roy se ne rese conto, rincominciò a pensare davvero solo in quel momento, mentre stava sopra Winry, la schiacciava sul letto con tutto il suo peso e lei ansimava in cerca di aria, ma non diceva spostati, mi fai male, fammi respirare, fammi vivere, lasciami libera. Ansimava e gli prendeva i capelli, gli baciava il viso.

Roy non sopportava più tutta questa adorazione. Ricordava le parole di Edward, la sua condanna, e il corpo sottile di Winry sotto di lui gli sembrò un foglio, il foglio su cui firmare e accettare il suo destino.

“Cosa stai facendo?” le chiese, quando Winry iniziò a svestirsi.

“Voglio fare l’amore con te.”

Tutto gli sembrò cadere addosso, tutto il peso dei cadaveri, le loro voci rauche si riversarono su di lui. Non lo fecero respirare.

“Winry, ma cosa—“

“Facciamo l’amore, ti prego, Roy. Ti voglio, Roy, ti amo, ti amo, ti amo. Non mi respingere. Ti prego.”

“No, Winry, no.”

“Perché? Dimmi perché.”

“Perché no.”

“Non è una risposta.” Gemette e con una mano iniziò a sbottonargli il cappotto.

“Sei piccola, Winry, sei...”

“Allora perché mi hai portata con te, se sono troppo piccola?”

“Winry...”

“Ti amo.”

“Lo so, porca miseria, ma non possiamo.”

“Staremo attenti. Ti prego, non dirmi di no, ti prego. Non mi farai male.”

“Non è questo che mi ferma.” Si sollevò da lei, ma Winry allacciò le gambe alla sua vita, attirandolo verso il suo corpo mezzo scoperto.

“Non possiamo, non posso.” Tremò, bloccandole le mani.

“Prendimi.”

“No.”

“Fallo. Vuol dire che non mi ami.”

“Sì che ti amo, ma adesso—“

“Roy...” Winry gli tirò i capelli e premette le labbra contro le sue.

“Basta!”

All’improvviso si fermò, e lui poté finalmente respirare meglio. L’eccitazione e la paura man mano scivolarono dal suo corpo come acqua.

Winry abbassò gli occhi e guardò altrove, diventando immobile ancora come una bambola. “...sai, immaginavo più romantico il momento in cui avresti detto di amarmi.”

Silenzio.

Poi tutto gli ritornò nel petto, con potenza, con rabbia.

Ringhiò, afferrando la vita di Winry. “Non sei così contenta? Adesso provvedo io ad accontentarti.” La stessa scintilla di furia si accese negli occhi di Winry e ci fu come un corto circuito, gambe e braccia tremarono spasmodicamente e si allacciarono in fretta.

E quando Roy si abbassò i pantaloni fu come firmare per davvero una condanna a morte.

 

So go ahead, take it all

You want my soul, take it all

It’ time to leave, if I’m to live

Because I have no more:

There’s nothing left to give

 

Svegliandosi, non riuscì a rendersi conto di quello che aveva fatto.

Andò alla finestra e guardò l’accecante neve che lo circondava, brillava riflettendo la luce di un sole che non c’era.

Tutto questo bianco mi ha fatto impazzire, pensò.

 

(Non devi far altro che coprirti gli occhi e andare avanti a tentoni.)

 

“Voglio tenerla ancora fra le mie braccia! S’Ella è fredda, penserò che è il vento del nord che agghiaccia me; s’Ella è immobile, penserò che dorme.”1

Guardarla, lavorare di fantasia, far traboccare il vaso e poi riempirlo di nuovo di tutto, pensieri, parole lette. Rimanere in silenzio.

Non respirare.

Mettersi le mani in faccia, come a indossare una maschera.

Sentire Winry muoversi. Prepararsi alla fine.

 

“Cosa stavi dicendo?” sussurrò Winry con la voce impastata dal sonno.

“Cime tempestose.”

“Eh?”

“Un libro.”

“Lo stavi recitando per me?” gli disse distogliendo lo sguardo.

Roy le guardò le gambe scoperte. “Sì.”

“Di cosa parla?”

“Della crudeltà e dell’egoismo.”

Winry non disse nulla. Si guardò anche lei e gambe, come aspettandosi di trovare qualche impronta viola, ma non ne trovò. Si ritrovò inviolata, il suo aspetto disordinato era uguale a qualsiasi altra mattina, ma inevitabilmente diverso.

“È impressionante come il lato oscuro degli esseri umani venga fuori con così tanta facilità. Fa quasi impressione, è come un fantasma.”

“Ti è mai capitato di vedere un fantasma?”

“Non credo a queste cose. Se qualche anima si volesse vendicare di me, di certo manderebbe espedienti più subdoli, piuttosto che scomodarsi e ritornare a questo modo. Hanno stile, loro.”

“Come fai ad esserne così certo?”

“Ho degli esempi.”

“A volte ci sono persone che sono come fantasmi.”

(Chissà a chi si riferisce, eh, Roy? Chissà cosa sta intendendo. Di sicuro non quello che pensi tu.)

A Roy sembrava che Winry fosse un fantasma, uno splendido, brillante fantasma bianco illuminato dai raggi asettici di un sole sterile. All’alba non si era mai sentito così... minacciato dalla vita.

Minacciato dalla vendetta in forma di ragazzina innamorata che viene dall’aldilà. Da un altro mondo, da anime sradicate dai propri corpi, da anime strappate ai loro figli. È quello che si meritava, l’aveva detto anche Edward.

“Sì.”

E allora, cosa? Doveva aspettare la pazzia per confessarle tutto? Doveva diventare pazzo, pazzo per tutte le voci dei fantasmi che ridevano nella sua testa – all’alba. L’alba della notte, di quello che non è ancora finito.

“Sai, oggi è il mio compleanno. Faccio diciotto anni.”

Winry vide che Roy era già mezzo vestito, prese un maglione e lo indossò sulla pelle nuda, anche se la lana era le pizzicava le braccia. Aspettò che lui la guardasse e l’abbracciasse, ma non successe nulla.

“Da oggi possiamo vivere insieme senza essere inseguiti da nessuno. Possiamo essere insieme ufficialmente, possiamo essere insieme per sempre.”

“Non posso, Winry.”

Si guardarono in faccia, e fu come guardarsi in faccia per la prima volta.

(Piacere, Winry Rockbell.)

“Ti devo dire la verità.”

Winry gli si avvicinò, toccandogli una spalla. Lo sentiva, il suo tocco leggero? Era diventata trasparente?

Lui impallidì. Si alzò, scacciandola e respirando forte. “Non posso.”

“Perché no? Ti prego, Roy, mi fai paura.”

Roy si allontanava, Winry si avvicinava con passo leggero, fluttuando. “Devo... andarmene.”

“Vengo con te.”

“No.”

“Roy?” la voce le tremò.

Le prese per le mani, e la spinse verso il muro, sovrastandola per un attimo, con rabbia. “Perché io ho una ragione, una sola, che non potrebbe mai farci stare insieme!” sibilò. “Io ho ucciso i tuoi genitori! Io! Dio, Winry, in quella fottuta guerra sono stato io ad ucciderli, per un fottuto ordine! Adesso cos’hai da dire? Nulla: non c’è nulla da dire!”

 

I watch you rise, I watch you fall

While I’m standing with my back against the wall

 

Ci fu un minuto di silenzio. L’alba era sempre ferma, alla fine della notte.

Notte interminabile, interminabile alba. Quando sarebbe potuto andarsene?

Winry pianse, ma gli strinse le mani con una tenerezza che lo spaventò.

(Dovrebbe prendere una pistola e spararti lì, nel petto, su due piedi. Ma così sarebbe troppo buona.)

“Tu non puoi fuggire dalla tua vita con uno come me.”

“Io non sto fuggendo...” singhiozzò.

Tremò, le sue gambe cedettero e gli s’inginocchiò davanti. Ma sembrava sempre lei quella con la situazione in pugno, quella che avrebbe distrutto la sua sanità mentale più di chiunque altro.

“Non è vero, stai fuggendo dalla tua famiglia. Dall’unica che ti rimane.”

A quel punto Winry gli prese la mano, con decisione, e lo tirò così forte da far crollare anche lui a terra.

“No! No, io ho te! Tu diverrai la mia famiglia, vero? Vero, Roy? Tu, sì, sì, tu lo sarai.”

Roy inorridì alla vista di tanto amore, di tanta disperazione. “Roy, noi ci sposeremo.” E rincominciò a piangere, senza fermarsi, aggrappandosi ai brandelli di quelle parole. “Mi sposerai, perché adesso possiamo, e compreremo una bella casa a Central City, e tutti lo sapranno e capiranno che l’amore può superare anche la morte dei miei genitori. Roy, guardami.

Gurdami. Capisci? Può superare anche la morte dei miei genitori.”

“Tu… tu non puoi superare una cosa del genere tanto facilmente.”

“Invece posso. Io lo sapevo già, infondo al mio cuore, lo sapevo, e ti avev—“

“Winry...”

In quel solo debole fruscio di labbra, Roy vide arrivare improvvisamente tutto il peso del futuro, come un treno merci. Se lo ritrovò addosso, mentre portava via con una velocità violenta tutta la felicità che avrebbe potuto esserci, ogni speranza. Bloccato fra le rotaie, tremante, mentre vibrava tutto attorno.

“Roy.” Lo scosse Winry, piangendo ancora. “Roy...!”

Ecco il colpo di grazia, pensò. E non la vide più come prima.

Cambiò qualcosa, in lui, non appena il treno merci non se ne fu andato. Non appena poté vedere il cielo schiarirsi, immobile fra i binari.

 

Now it’s you turn to finally learn,

Now take it right between your thighs

 

Si rese conto che Winry stava invecchiando – invecchiando dentro, nel profondo. E quella sua passione per le cose belle, il suo buongusto, non riusciva a fargli accettare l’immagine di quella donna disperatamente ai suoi piedi. Non accettava l’idea che fosse lui la ragione di quella situazione, non accettava che Winry potesse piangere per altre fottute mille volte. Non accettava che la ragazzina fosse cresciuta in fretta col dolore.

Che stesse sfiorendo in fretta.

Poteva darsi che quella era la sua vera punizione: non riconoscerla più.

“Non posso distruggere tutto quello che ti rimane.”

“Ma sei tu tutto quello che mi rimane! Non... senti, non puoi andartene! Non puoi. Oddio, non puoi farlo, io ho bisogno di te, sei tutto quello che voglio!”

Si zittì, quando le prese le mani. Una scintilla bagnò i suoi occhi azzurri per poco, guardando le iridi pallide di Roy. “Pensaci bene.” Le prese le mani, con delicatezza. “Winry, tu meriti molto più di me.”

Winry singhiozzò ritornando bambina. “Tu non capisci.” E poi si tramutò ancora in donna matura, dallo sguardo deciso. “Io ti ho già perdonato, Roy. Ti ho perdonato. Non m’importa più di nulla.”

(Forse perchè non ti resta più nulla.)

In quel piccolo momento gli sembrò che ci fosse un Dio, da qualche parte in cielo o nelle profondità della terra, e che Winry fosse il suo emissario misericordioso, pronta a coprirlo con un manto d’amore.

Ma Roy rimase ancora disgustato, nel profondo – sì, perché nel profondo era disgustato da sé stesso.

“Non dire le bugie.”

 

You grabbed for everything my friend

E si allontanò per indossare il cappotto. Non aveva il coraggio di guardarla con la coda dell’occhio, mentre prendeva la sua valigia che non aveva avuto nemmeno il tempo di essere aperta. Però ascoltò le sue parole, e ne rimase pietrificato.

(Sembra che tu abbia visto – o sentito il nome di – un fantasma.)

“Perché non sono come Edward?!” urlò, contro la lana ruvida della maglia, strofinandola sulle guancie rosse.

“Perché non ho il suo maledetto carattere? Eppure credevo di essere almeno un po’ testarda come lui, invece... invece lui è così forte. È sempre stato forte, mentre io non so far altro che piagnucolare!, piagnucolare come una mocciosa, mentre lui va avanti. Con una gamba sola. E io non me ne sono mai accorta.

E... quello che faccio sempre, per assomigliare a lui, è chiedermi cosa avrebbe fatto. Avrebbe preso tutti a calci, ecco cosa.” Rise, di una risata malsana. Ricordare l’attimo in cui si erano baciati, in cui le loro labbra erano cozzate con desiderio, adesso aveva tutt’altro significato.

“Ma adesso deve sentirsi molto solo.” Concluse Roy, guardandola per l’ultima volta con dolcezza. “È una fortuna che tu non sia come lui, soffriresti nello stesso orribile modo.”

Si voltò e si avvolse la sciarpa attorno al collo.

“Lo vorrei essere! Io non so far altro che aspettare, aspettare e aspettare. Vorrei essere forte abbastanza forte da non piangere per ogni parte di me che perdo!” se la prese con il maglione, strappandolo quasi, rannicchiandosi per evitare di piegarsi in due dal dolore.

“Winry, non dovrai più soffrire. Sparirò dalla tua vita, non avrai mai più fra i piedi l’assassino dei tuoi genitori.”

“Non abbandonarmi.”

 

But don’t you know that in the end

 

“Farò tutto quello di cui c’è bisogno per non farlo, pagherò tutto io. Ti verranno a prendere e ti riporteranno a casa, dai tuoi Ed e Al.” Sorrise teneramente, dandole l’impressione che da un momento all’altro avrebbe lasciato l’uscio di quella stanza e le sarebbe corso incontro ad abbracciarla, a dirle un ‘ti amo’ che aspettava da tempo.

 

There will be

nothing

left

of

Roy indossò il cappello ed aprì la porta. “Non è anche una sorta di punizione per me; una seconda occasione, per te?

Asciugati quelle lacrime, Winry. Tra poco sarà tutto finito, rincomincerai da capo. Non supplicarmi, non fermarmi. Un giorno capirai.

Adesso non abbiamo più bisogno di tutto questo.

È troppo tardi.”

 

ME.

 

 

Fine.

 


Note della pseudo-autrice della malora:

...E' FINITAH! \O/ OHSSI! Bene XDDD Dopo questo sclero iniziale, volevo ringraziarvi tutti, sopratutto per lo sforzo di essere arrivati fin qui, dopo quasi un anno, e... dopo aver letto questo maledettissimo e orribile finale. Lo so, sono crudele. Però sono felice e soddisfatta, quindi andrà bene anche una critica, chissenefrega. Nel frattempo vi ho fregati tutti. 8D 

No, ma comunque. Vi ho amati sempre, dal primo all'ultimo. Ho fatto una citazione di Cime Tempestose (1), tanto per - anche se in quel momento mi sembrava molto azzeccata. Oh, e il testo a destra è Take It All di Marion Cotillard *D*. E non credo che ci sia altro da dire, ci ho messo così tanto a scrivere una cag--eeeergh, una cosa del genere che ho dimenticato tutte le cose importanti da dire. Lascio a voi la parola e sopratutto gli insulti. Quando mi verrà qualcosa in mente, lo aggiungerò. :3 Grazie di cuore. Davvero. *heart*

Wolf.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: mery_wolf