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Autore: suni    19/01/2006    6 recensioni
Se Remus non avesse detto...
Se James non avesse NON detto...
E soprattutto, se non fosse per lo sformato...
Una bella coppia non sarebbe esistita!
EX "NORMALI DELIRI DI UNA MENTE INSTABILE"
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CRAZY DAYS AND HARD TIMES

ex

NORMALI DELIRI DI UNA MENTE INSTABILE

                        acuiti da complicazioni… amorose?

 

PREMESSA

Credo che il titolo sia abbastanza indicativo della serietà della fanfic in questione, ma per maggior chiarezza, ecco il punto: se state cercando qualcosa di intelligente, realistico e coerente da leggere, qualcosa che abbia un qualche tipo di spessore, allora il mio spassionato consiglio è di chiudere la pagina e dedicarvi ad altro. Se invece avete voglia di distrarvi e farvi quattro risate, allora benvenuti!! Protagonista indiscusso di questa mia è –guarda caso- il signor Sirius Black, leggermente ooc forse ma aaaadorabile come suo solito. Vi informo altresì della presenza di tematiche omosessuali e quindi siete avvisati. Non è molto originale ma è discretamente divertente e sicuramente scorrevole; comunque, a voi l’ardua sentenza.

Buona lettura

suni

 

PARTE I

 

Quando mi alzo dal letto la mattina del mio diciannovesimo compleanno, sono assolutamente euforico. Adoro i miei compleanni: Ramoso organizza sempre qualcosa di strepitoso e per la prima volta non siamo neanche ad Hogwarts, perciò suppongo sarà un autentico baccanale. Sbadiglio trascinandomi fuori dalla camera da letto e la prima cosa che mi si presenta davanti è Connie in versione cuoca soft porn, che prepara la colazione in slip e magliettina, e mi rendo conto distrattamente che il mio sorriso si espande mentre mi avvicino. Quando si accorge di me, il viso le si imbroncia leggermente.

“Uffa… Volevo portarti la colazione a letto…” brontola contrariata, sorridendo con un pentolino in mano.

Scrollo le spalle abbracciandola e lei mi dà un bacio a fior di labbra.

“Buon compleanno, signor Black” mormora stringendosi a me.

“Grazie” rispondo puntando le fragranti brioches che deve essere andata a comprare per farmi una sorpresa: il modo migliore di iniziare la giornata è ingurgitare una indecorosa quantità di dolciumi.

Mi siedo soddisfatto e la osservo mentre finisce di preparare. Ed ecco arrivare il primo gufo della giornata –indubbiamente ce ne saranno molti altri, ma sono curioso di sapere chi è stato il più veloce a mandarmi gli auguri- e gli sfilo velocemente la lettera dalle zampe mentre Connie mi si avvicina curiosa.

 

Ho ho ho!!!

Buon compleanno, testa di carciofo!!!

Il tuo declino fisico è ormai imminente (per quello mentale

non c’è più nulla da fare da un pezzo..) ma non temere, sopporterò

 pazientemente  il tutto. Sennò a che servono gli amici?

Appuntamento  alle  sette  e  mezza  chez  moi  per un  aperitivo, e poi…

SORPRESA!!!!

Preparati, Malandrini  back in  action  e al massimo degli antichi

fasti. Fidati.

Con tutto il mio sempiterno affetto, sinceramente tuo.

James Potter

Auguri, caro!! Ci vediamo stasera per festeggiarti a dovere.

Ti voglio bene.

Lily

 

Ovviamente i primi sono Jim e Lily, com’è giusto che sia. Passo il biglietto a Connie, che lo legge sorridendo.

“I tuoi amici sono così dolci…” osserva spegnendo il fuoco.

“Sì, è vero.”rispondo rileggendo il foglio.

Connie non conosce ancora bene i ragazzi, io e lei ci vediamo solo da tre mesi scarsi, il che per me costituisce comunque un record assoluto. Inizio a mangiare di buona lena mentre lei mi si accoccola sulle ginocchia sbocconcellando uno strudel, ed entra il secondo gufo.

Entrambi lo osserviamo con un certo stupore: conosco perfettamente quella busta e quel sigillo: la lettera viene da Hogwarts, e sinceramente non so davvero per quale ragione mi sia arrivata, dal momento che i miei MAGO sono diligentemente appesi alla parete e dunque non ho più –purtroppo- niente a che fare con la scuola.

Dispiego il foglio iniziando a leggerlo.

 

Egregio signor Black,

Le invio questa mia, per augurarle il migliore dei compleanni.

Sicuramente sentiremo la mancanza delle vostre eccessive feste illegali, tuttavia devo farle notare che da quest’anno sembra che i danni riportati dal castello si stiano notevolmente riducendo: pare che questo maniero vecchio circa mille anni sia sopravvissuto al vostro passaggio il che, ne converrà, non è da poco.

Auguri sinceri.

Albus Silente.

La professoressa McGrannit e il professor Vitious si uniscono a me nel ricordarti di non esagerare troppo con l’alcol, questa sera, Sirius. Ma so che è perfettamente inutile.

 

Scoppio a ridere di gusto, ripiegando il foglio. Non mi sarei proprio aspettato gli auguri di Silente e devo ammettere che mi fanno davvero piacere –come ogni gentilezza inaspettata, del resto- perché è... Beh, è Albus.

Sono arrivati altri due gufi in dieci secondi e Connie mi passa le buste cercando di sbirciare i mittenti. Le sorrido prendendole: è così dolce!

 

Squilli di trombe e rullio di tamburi!!

Udite udite: il compleanno di Felpato!!! Non vedo l’ora di osservare le tue evoluzioni alcoliche di stasera, anche se il mio ruolo mi imporrà di disapprovarle totalmente in tronco. Ti ho preso un regalo alquanto Kitch e sono curioso di vedere l’espressione della tua faccia quando aprirai il pacchetto: sicuramente con il cattivo gusto che ti ritrovi ti piacerà da matti; credo sia per questo che i tuoi ti odiano, non hai un briciolo di bon-ton.

Che gente.

AUGURI!!!

Remus

 

Connie legge la lettera con un sorriso perplesso.

“Che c’è?” le chiedo incuriosito.

“Niente –scrolla la testa cingendomi le spalle- solo, lui mi sembra così… Strano…” osserva pensosa.

Corrugo leggermente le sopracciglia, sorpreso. Non ho mai pensato a lui come a qualcuno di strano. Per me Remus è semplicemente Remus, è naturale e scontato, in senso positivo intendo: voglio dire, lui è un mio familiare, siamo cresciuti insieme e abbiamo condiviso tutto.

“Strano?” ripeto dubbioso.

“Beh, sì… E’ così posato e silenzioso, e poi sai… Non so, è come se fosse richiuso su se stesso, con questa fissa dello studio e tutto il resto… Comunque mi è simpatico” aggiunge, forse per tranquillizzarmi.

Sì, apparentemente è proprio un bravo ragazzo.

Annuisco, dandole un bacio.

“Per me non è strano… Se qualcuno ti dicesse che una tua amica d’infanzia è strana, tu che penseresti?” le chiedo, ingoiando un pain au chocolat quasi intero che forma un malloppo compatto nel mio esofago, il quale mi costringe ad annaffiarlo precipitosamente con del caffelatte. Connie ridacchia.

“Che non lo è affatto, ovviamente. E ti capisco” risponde strofinandomi la guancia contro la tempia.

Le passo un braccio intorno alla vita aprendo l’altra lettera, ma lei mi sguscia via accarezzandomi i capelli.

“Devo andare, il dovere mi chiama” annuncia, andando in camera per vestirsi.

 

AUGURISSIMI!!!!

Spero di essere uno dei primi a farti gli auguri e che il tuo sia stato un buon risveglio!!

A stasera.

Ah… Stai invecchiando, lo sai vero? Cerca di goderti questi ultimi fuochi prima che l’età

Ti tradisca e la lucidità –la poca rimasta- ti abbandoni del tutto.

Peter

 

E con questo i Malandrini sono al completo.

Saluto Connie mentre va al lavoro, e non ho davvero voglia di passare la mattinata senza di lei: se fosse per me, la porterei in qualche bel posto a fare qualcosa di romantico come piace tanto alle ragazze, ma si sa, di sola aria non si vive e i nostri rispettivi conti in banca –più che altro il suo, in realtà- lo ribadiscono quotidianamente.

In effetti, però, ho anche altro per la testa: quel che ha detto su Remus, dopotutto, per certi versi è vero. E’ da un po’ di tempo che lo trovo diverso nei miei confronti, quasi distaccato. Non me ne ero realmente reso conto, consciamente almeno, fino a tre minuti fa. Rileggo il suo biglietto di auguri, che però è assolutamente normale. Eppure…Comunque non ricordo di aver fatto nulla di sgradevole dei suoi confronti da un bel pezzo, direi dallo scherzo a Piton del sesto anno. Ma forse è solo una mia impressione, o forse in questo periodo Remus ha qualche problema ed è così con tutti: non ci ho fatto caso. Comunque non vedo proprio come la cosa possa dipendere da me; stasera magari gliene parlerò, quando la mirtograppa mi avrà sciolto abbastanza la lingua. Intanto, visto che non ho nulla di particolarmente avvincente da fare, potrei passare a trovarlo: sicuramente è a casa a preparare una di quelle sue barbosissime relazioni per il Ministero o Enti analoghi, e mi vizierà come si conviene a qualcuno che compie gli anni e sente incombere vecchiaia e responsabilità, ma –urk- è meglio che non ci pensi o mi lancerò dalla finestra.

Raccattare tutti i miei vestiti mi porta via dieci minuti buoni: devo decidermi a tenere un po’ più in ordine qui dentro o tra un po’ il caos mi ingoierà.

 

La mia Coscienza è, come previsto, seduto alla scrivania a scribacchiare appunti. Quando mi materializzo di fianco a lui sobbalza vistosamente, e una grossa macchia di inchiostro si va a depositare in mezzo al foglio.

“Sirius… -sbuffa, riprendendo fiato- buona giornata!”

“Altrettanto, Lunastorta!” esclamo, aspettando esuberanti auguri che di fatto non arrivano.

“Mmh. Buon compleanno, Felpato!” si limita ad esclamare Remus, senza neanche alzarsi.

Lo osservo cercando di sembrare il più deluso possibile.

“Beh, a questo punto il vivere civile richiederebbe che tu, essendo uno dei miei migliori amici, mi abbracciassi…” brontolo, offeso.

“Ma sì –risponde Remus- Scusa, è che pensavo a questa roba” indica i suoi fogliacci, ma esita ad alzarsi e quando lo fa, mi abbraccia brevemente. E’ poco dire che ci rimango male, Remus è sempre stato molto espansivo con me, come io con lui.

“Grazie” commento cercando di sorridere con naturalezza.

Si risiede sorridendomi leggermente in risposta.

“Hai avuto un buon risveglio?” mi chiede giocherellando con la penna d’oca.

“Oh sì –rispondo trionfale- Connie mi ha comprato le brioches!”

Remus distoglie lo sguardo, posando la penna.

“Oh beh –commenta atono- allora immagino non ti interessi un the con biscotti…”

“Sì, invece! –replico con decisione- Che scemenza!”

Questa è proprio bella: io e Remus ci facciamo un the ogni dieci minuti e non vedo perché oggi dovrebbe essere diverso.

Lui si alza di nuovo, e lo seguo in cucina mentre un’idea si fa strada nella mia mente.

“Remus –inizio sedendomi, mentre lui affonda la testa nella credenza- per caso Connie non ti piace?”

Mi sembra abbia sussultato, ma non ne sono sicuro.

“Perché non dovrebbe, scusa?” ribatte con aria perplessa, posando sul tavolo due tazze.

“Guardami quando mi parli” replico con una durezza inaspettata per me.

Remus solleva gli occhi con un sospiro.

“Connie è ok, davvero.” Esclama facendo spallucce.

Ma non è affatto convincente, e poi mi guarda come… Come mi guarda certe volte da un po’ di tempo in qua, ed è uno sguardo che davvero non riesco minimamente ad interpretare. Forse dovrei chiedere a James che ne pensa, o magari a Lily, che è la sua migliore amica.

“Va bene” mi limito a rispondere.

Rimaniamo in silenzio mentre mette su il the, e poi mi si siede davanti, lisciando la tovaglia.

“Che fai oggi?” chiede tamburellando le dita sul tavolo.

“Non so. Dovrei continuare la mia caccia ad un Buon Impiego, ma è il mio compleanno..” brontolo sorridendo sornione. E, come auspicato, parte il pistolotto.

“…Non puoi continuare a rimandare le cose che devi fare, Sirius… Insomma, devi trovarti un lavoro perché devi avere qualche soldo se non vuoi vivere d’aria o consumare tutti i tuoi risparmi, e devi smetterla di lasciare i buoni propositi al domani.. Ci sono delle responsabilità, verso te stesso e gli altri, e…”

Gongolo soddisfatto, ascoltando la continuazione. Adoro essere rimproverato da Remus, mi fa sentire a posto in qualche modo; lui sostiene che le sue prediche mi entrano da un orecchio per fuggire immediatamente dall’altro, ma non è affatto vero. Ascolto sempre qual che dice e sono perlopiù d’accordo, anzi mi sento spronato… solo che sono una testa di cazzo, e mi fermo lì. Ma prima o poi, lo so, sarà convincente. Dopotutto, l’ho eletto mia Coscienza mica per niente.

“… Anche Jim sta dandosi da fare, non siamo più a Hogwarts, è ora di cominciare a prendere delle decisioni per il futuro, di provare a costruire qualcosa di concreto. Non rimarremo ragazzini per sempre, sai? Tu continui a comportarti come se avessi tredici anni, ma non è così, sono desolato di dovertelo dire…” prosegue sarcastico.

“Ma è il mio compleanno!” ribatto scandalizzato.

“E domani sarà il primo giorno del tuo diciannovesimo anno di vita, e dopodomani ci sarà qualcos’altro.. E’ sempre la solita storia, tutte le scuse sono buone” risponde Remus scuotendo leggermente la testa.

“Non passerò il giorno del mio compleanno a cercare un lavoro!” insisto contrariato.

“Come vuoi” conclude Remus facendo spallucce. Sembra seccato davvero.

Rimaniamo per un po’ in silenzio, ed è strano. Non è il nostro solito silenzio, comodo e accogliente, è teso, mi sento quasi a disagio.

“… Perché invece non andiamo da qualche parte? A Hogsmeade, oppure…”

“No, Sirius, io devo proprio lavorare” mi interrompe Remus andando a spegnere l’acqua.

Il sorriso mi muore sulle labbra.

“Almeno un paio d’ore…” brontolo con sguardo da cane bastonato –la mia specialità- al quale Remus non resiste mai.

Sospira riempiendo le tazze.

“Ho da fare, sul serio. Ci vedremo stasera, e perderò già abbastanza tem… -si interrompe, sollevando su di me uno sguardo colpevole; dal canto mio, ho la bocca spalancata e non riesco a credere a quel che sto sentendo- Scusami. Non intendevo dire che la tua festa è una perdita di tempo. E’ solo che ho un mucchio di lavoro da fare e pochissimi giorni, avrei bisogno di starci su giorno e notte, ma naturalmente è più importante la tua festa”

“Certo, ho capito cosa intendevi” rispondo con aria rilassata, o almeno spero.

Mischio lo zucchero nella tazza, ma in realtà avrei voglia di lanciarla contro un muro. Remus non mi aveva mai detto niente del genere. Nemmeno Jim, o nessuno dei miei amici. Mi sento talmente offeso e.. E solo, in un certo senso, che potrei urlare. Insomma, come ha potuto anche solo pensare questa…

“Sirius? –la sua voce mi riscuote, e sollevo lo sguardo su di lui- Scusami, davvero. Non volevo offenderti” ripete, e avvicina la mano alla mia come per stringerla, ma all’ultimo la ritrae, afferrando invece la sua tazza.

Si, beh, tutto questo non è affatto da Remus. Non è malandrino.

“Nessun problema, sul serio. A che stai lavorando?” ribatto, cercando di sembrare disinvolto. Lui sospira.

“Una pizza… E’ a proposito dei Giganti, sai, per la faccenda di Voldemort e tutto il resto… Sostanzialmente sto mettendo insieme le varie informazioni in proposito” spiega, rapido.

Lo osservo stupito.

“Non sapevo ti facessero fare cose del genere al lavoro” osservo prima di iniziare a bere.

“Non è per il lavoro infatti –risponde lanciando un biscotto nella tazza- E’ per Silente”

“Mi ha mandato un gufo di auguri prima –commento, anche se non centra nulla- E’ stato carino”

Remus sorride –finalmente- e grazie al cielo mi guarda in faccia normalmente.

“Un bel pensiero, in effetti. E Jim?” chiede, masticando.

“E’ stato il primo, ovviamente. Con Lily” rispondo imitandolo. Lui annuisce.

“Giustamente. Ti ha detto nulla di stasera?” s’informa, vuotando la tazza.

“Solo che ci vediamo alle sette e mezza da loro. Sembra essersi rassegnato al fatto che le sue feste a sorpresa non mi sorprendono affatto, e l’ha mollata” rispondo divertito, e Remus ridacchia.

“Sì, me l’ha detto” commenta appoggiandosi allo schienale. Io finisco il mio the, e poso lentamente la tazza.

E’ una vecchia storia che risale al secondo anno, Jim tentava sempre di organizzarci delle feste a sorpresa, ma noi non ci abbiamo mai creduto.

“Bene, allora vado a fare un giro, o a seccare qualcun altro.” Annuncio alzandomi indeciso.

Remus ridacchia di nuovo, e l’atteso ‘non secchi affatto’ non arriva per nulla. Sospiro, mentre si alza.

“A stasera allora” mi saluta, mettendo le tazze nel lavello.

“Certo” rispondo, e un attimo dopo sono nella mia cucina.

 

Mezzogiorno: Jim sta per uscire. Ho pensato di aspettarlo nella sua pausa e pranzare con lui. Almeno non mi tratterà a pesci in faccia come Lunastorta.

Come volevasi dimostrare, appena mi vede da lontano, il suo viso si illumina di uno stratosferico sorriso e si mette a correre urlando in mezzo a tutti gli impiegati del Ministero, che lo guardano sicuramente sconvolti.

“SIRIUUUUUUUS!!! COGLIONAZZO SCHIFOSO, AUGURIIIIIII!!!!” sbraita saltandomi letteralmente addosso e avvinghiandosi al mio collo.

“Grazie!!!” rispondo estatico, ricambiando la stretta.

“Stavo per venire io da te! –esclama, prendendo a camminare, con il braccio incollato alla mia schiena- Volevo portare un bel dolce e qualcosa di libidinoso, ma eccoti qua! Dove mangiamo?” chiede, ed è talmente allegro e entusiasta di festeggiarmi che mi sciolgo letteralmente di gioia.

“Non so… Al Grigolon?”

La miglior focaccia al formaggio d’Inghilterra e tutta un’altra serie di prelibatezze sono distribuite sotto al mio naso non più di tre minuti dopo. James si rimbocca le maniche e sistema il tovagliolo sulle ginocchia.

“Aaah… Che bello –commenta radioso- Auguri, zuccone!” ripete dandomi una gran pacca e urtando la brocca del vino, che salvo in extremis.

“Grazie, Ramoso. Uh, è quella deliziosa tortina di pancetta e fonduta dell’altra volta, vero?” indico uno dei piatti più vicini a lui.

“Sì, credo –me lo passa, osservandolo- A te, caro”

Inizio a mangiare di gusto e sono talmente contento adesso che quasi mi stupisco che proprio in questo lieto frangente mi torni in mente l’agghiacciante colazione con Remus.

“Jim?” lo chiamo, e lui solleva il viso dal piatto, mostrando delle guance da criceto innaturalmente gonfie di cibo.

“Scì?” risponde sorridendomi e offrendomi così una panoramica del contenuto della sua bocca.

“Se lo rifai vomito! –esclamo ridendo- Sai, sono passato da Remus, stamattina…” inizio con noncuranza studiata.

“Mh –deglutisce cercando di parlare- Sta ancora facendo quella roba sui giganti?”

“Sì. –taglio corto, e mi sporgo verso di lui- Tu non trovi che lui da un po’ di tempo sia… Strano?” chiedo con voce, me ne rendo conto, cospiratoria.

“Strano??? –squittisce James allarmato- Volevo dire: strano?… No, non direi…” prosegue con il suo tono normale, appena un po’ affrettato.

Lo guardo con un sopracciglio sollevato, scettico, e lui sprofonda il grugno nel piatto.

“Jim… Sei sicuro?” insisto, serio.

“Ma sì –ribatte lui con foga- A me non sembra strano. Non so. Non ci ho fatto caso”

So di essere un ingenuo, insomma, non mi ritengo molto sveglio nei rapporti con il prossimo, ma non al punto da non capire quando il mio migliore amico mi sta raccontando frottole. Ed è esattamente quello che sta facendo ora, anzi, non mi spiego come possa aspettarsi che ci caschi.

“Jim… Non è che mi stai nascondendo qualcosa?” chiedo cercando fermamente di non alterarmi.

Lui solleva su di me uno sguardo perplesso.

“Ma no, Sirius… Davvero, io non so nulla… Ma Remus sta lavorando moltissimo, forse è solo stanco, o stressato…” risponde, addentando la focaccia.

Sospiro rumorosamente.

“Sarà…” borbotto cercando di fargli intuire che non mi ha affatto convinto.

James capisce l’antifona, e molla sul tavolo vivande e posate per avvicinarsi anche lui a me.

“Senti, se pensi che ci sia qualche problema tra voi due, perché non ne parli con lui?” mi chiede, serio e partecipe come il Jimmy dei momenti difficili.

“Ha-ha!! –starnazzo- Chi ti ha detto che penso ci siano problemi tra me e lui? Lo vedi che tu sai qualcosa!!!” esclamo vittorioso.

“No… Io… Pensavo, cioè, tu mi… Oh, ecco…” James s’impappina miseramente e io scrollo la testa trionfalmente.

“Allora lo sai… Avanti, dim…”

“Sirius!!! Io non so nulla, credimi… Insomma, non sono fatti miei!!” sbotta James interrompendomi, con un gesto brusco.

“Ma sono il tuo migliore amico!” replico risentito.

“Questo non significa che debba tradire la fiducia altrui spiattellandoti confidenze del prossimo.. Che tra l’altro, che tu ci creda o meno, non me le ha fatte.” risponde fermamente, riprendendo a mangiare.

So che naturalmente ha perfettamente ragione, e uno dei motivi per cui mi è tanto caro è proprio la sua lealtà e affidabilità morale, ma nel caso specifico non posso fare a meno di offendermi, è più forte di me. E’ infantile, egoista e meschino, ma non riesco a evitarlo.

“Come vuoi” rispondo seccamente, chiudendomi nel silenzio.

James continua  mangiare per un paio di minuti, quindi sospira lanciando platealmente il tovagliolo sul tavolo.

“E’ indispensabile che litighiamo?” mi chiede seccato.

“No” borbotto avvilito. In effetti mi sento un imbecille fatto e finito e mi dispiace di essermela presa con lui. Se io gli confidassi qualcosa e lui andasse a raccontarlo in giro, non mi sentirei certo contento di questo.

“Ottimo. Allora che ne diresti di cambiare discorso?” propone addolcendosi in un sorriso. Lo ricambio, annuendo vigorosamente.

“Come stanno i tuoi?” chiedo allegramente.

“Bene. Vogliono andare in vacanza in Nicaragua da dei lontani cugini dello Schiacciasassi” risponde sorridendo.

Lo Schiacciasassi è suo padre; lo chiamiamo così perché non si ferma davanti a nulla, è un fenomeno: vorrei proprio essere come lui, ha un coraggio sovrumano.

“Quando?” m’informo educatamente.

“Forse il mese prossimo. Mamma non vede l’ora” replica James accumulando in un angolo i piatti vuoti che abbiamo ripulito.

E’ il momento che aspettavo: il cameriere ci porta due enormi fette di torta al mirtillo con panna montata, e io quasi strillo di gioia mentre James si gode il mio entusiasmo guardandomi con affetto.

“Stasera c’è anche Connie, vero?” mi chiede affondando un dito nella panna, per poi portarlo alle labbra con espressione deliziata.

“Sì, certo. Perché?” rispondo io iniziando a mangiare.

“Così. –fa spallucce- A Lily piace molto, e mi ha chiesto se c’era” spiega sorridendo.

“Beh, verrà.” Replico brevemente.

“Mmmh –sorride ironico- Sbaglio o qui per una volta tanto qualcuno fa sul serio?”

Ridacchio abbassando lo sguardo, imbarazzato.

“Beh, non lo so. Sto bene con lei, in effetti non è come al solito. Ma è un po’ presto per dirlo, no?… Immagino che questo sia il bersaglio preferito di tutti i vostri pettegolezzi…” rispondo stando allo scherzo.

“Assolutamente sì. Peter ed io non parliamo d’altro, e ti lascio immaginare le chiacchiere di Lily…” risponde lui, e scoppia a ridere per la mia espressione contrariata.

Splendido, caro, inimitabile James…

   
 
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