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Autore: _morph_    17/03/2011    5 recensioni
sono passati cinque anni da quando Pierre e Chocola stanno insieme, ma qualcosa non va per il verso giusto. qualcosa si insinua nel loro rapporto, in particolar modo, nella vita di Chocola.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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vendette da giocattoli -non puoi farlo!- mi urlò contro esasperato. Era l'ennesima litigata dopo che c'eravamo lasciati
-sì che posso, non dirmi cosa fare!- mi prese per i polsi, ma con dolcezza. Trovai tenero quel suo gesto
-perché vuoi farmi questo? Perché vuoi uscire con un altro?- schiaffai via la sua presa. C'era una morsa intorno al mio cuore, che si stringeva. Era questa la sensazione. Era questo ciò che provavo ogni volta che il petto mi doleva. Era paradossale che lui si arrabbiasse solo perché quella sera sarei uscita con un altro, solo per provare qualcosa di diverso dal dolore
-perché io e il mio ragazzo ci siamo lasciati e vorrei svagarmi- tenevo gli occhi puntati sui suoi. Avevo più grinta, ero più sicura di me. Lui non meritava delle spiegazioni, non da me almeno -adesso vattene- feci per allontanarmi, ma la sua forza si scagliò sul mio braccio
-sai che te ne pentiresti- scovai la paura nei suoi occhi. Quella che non aveva mai avuto. Aveva paura di perdermi, paura che quell'errore avesse segnato la fine del nostro rapporto; ed era così. A questo aveva portato il suo sbaglio, alla mia perdita
-o forse sei tu quello che si sta pentendo?- mi abbracciò. Provò a mettere tutto il suo amore, trasmettendolo nel mio corpo. Ma pur sapendo dell'esistenza di quel sentimento che ci univa, non riuscivo a perdonarlo. Mi faceva male
-Chocola, mi sono già pentito. Ti prego, ti supplico di perdonarmi- sapevo che l'ultima cosa che voleva era sembrare pietoso. Non lo volevo neanche io. C'era rigore nella sua voce, il tono rafforzato da una punta di serietà
-non posso... Ti giuro che lo vorrei, ma non ce la faccio- sussurrai soffocando le lacrime. Opprimendo quel senso di solitudine provocato dalle parole appena dette
-sì che ce la fai. Promettimi che un giorno mi perdonerai- ma io lo avevo già perdonato. Semplicemente non volevo si approfittasse di me. Volevo che capisse che io non ero un giocattolino nelle sue mani. Non poteva trattarmi a suo piacimento. Lo spinsi via, girandomi lentamente. Volevo fargli vedere cosa gli sarebbe mancato. Schiaffarglielo in faccia. Sciolsi i capelli
-devo andare- smuovei la mia chioma, in modo da non lasciare traccia dello chignone che mi ero fatta
-non fare stupidaggini- mi suggerì serio. Provai a non ascoltarlo, era questo che dovevo fare. Tornai a casa con una certa fretta. La litigata tra me e Pierre era sfociata quando Vanilla gli aveva riportato i regali che mi aveva fatto. Mi aveva trascinata fuori dalla mia abitazione. Le tensioni tra noi non erano diminuite. Non facevano altro che renderci entrambi più nervosi.
Mi infilai un tubino nero, rivestito di seta ricamata, che formava dei fiori. Presi un cerchietto con un fiore a sinistra. Cerchiai gli occhi con un po' di matita, e misi un velo di lucidalabbra sulla bocca. Il leggero rossore sulle mie guance rendeva più vivo perfino quell'abito, che per quanto fosse scuro, mi rendeva terribilmente affascinante. Hai sbagliato, sono queste le conseguenze. Io non sono un gioco. Avevo chiesto di uscire a un ragazzo che ormai erano anni che provava a conquistarmi, pur sapendo di Pierre. E seppur gli avessi catturato il cuore, tante e tante volte, questo ogni volta riappariva. Camminavamo tra le strade della città. Le ballelline ai piedi mi facevano male. Mi guardò con un sorriso, ricambiai
-dove andiamo?- domandai innocentemente
-ad una festa, è un evento della città, ci saranno le persone più importanti. Credo ci sia perfino il tuo tutore- essendo un evento della città, ci sarebbe stato sicuramente anche Pierre ti farò vedere di cosa sono capace sussurrò una vocina nella mia testa -non vedevo l'ora di uscire con te- Pierre non si sarebbe mai abbassato a dirlo taci, ecco cosa mi dicevo. Pierre mi aveva trattata male, non avevo nessun diritto di fare paragoni con Satomi
-già... anche io- sussurrai. Bugiarda.
-tu e il tuo ragazzo vi siete lasciati vero?- nessuno ti ha dato questa confidenza, io lo ho lasciato, non lui, non noi, io.
-sì... Qualche settimana fa- strinsi nervosamente il giacchetto a me
-se non ricordo male è stata una storia importante... Quanto è durata, qualche mese?- ha un tono gentile, ho l'impulso di correre via sono 5 anni, 5 lunghissimi anni a cui tu non arriverai mai. Nessuno sarà mai al livello dell'amore che abbiamo vissuto, tantomeno tu. Taci, zitta
-no... Non è stata poi così importante... è durata qualche mese- Bugiarda, che stai dicendo?. La testa mi stava per scoppiare. Pensieri silenziosi affollavano la mia mente. Io dovevo andare avanti. Pierre non mi meritava. Restò in silenzio, si era accorto della mia esplicita menzogna. Tutti sapevano della storia tra me e Pierre, anche lui. Mi aveva messa alla prova, e io ci ero cascata -però... ecco, diciamo che è stata importante per i primi mesi. In effetti sono 5 anni che stiamo insieme, ma non c'è mai stato un vero e proprio amore, stavamo insieme per abitudine- continua a tacere. Continuo a mentire. Continua ad accorgersene. Ho combinato un pasticcio
-ci sarà anche lui stasera-
-ah- risposi flebilmente. Sarebbe stato un disastro se ci fosse stato anche Pierre. Non mi avrebbe permesso di fare assolutamente nulla -tra di noi non c'è più nulla. Questa sera ci divertiremo- spiegai con un sorriso. Sembrava poco convinto, ma accettò quella mia affermazione. Denigrare nel fondo del cuore, quel sentimento per Pierre, era la scelta giusta. Bugiarda.
Arrivata mi guardai immediatamente intorno, non era ancora arrivato. Satomi si voltò verso di me, scrutandomi in viso -tutto apposto?- annuii calma, rassicurata dal fatto che ancora non c'era. La sala era ben addobbata da teli bianchi e argentei. I tavoli erano ben disposti, riempendo una parte della sala, su essi un mazzo di rose bianche al centro. Il pavimento era di parquet, faceva ticchettare le mie ballerine Doveva essere una festa di beneficenza, a cui partecipavano solo le persone più facoltose. Non volevo litigare. Non in pubblico. Lo vidi entrare. Le persone non si erano ancora accomodate ai rispettivi posti. Satomi mi presentò alcuni suoi amici. Era qui che cominciava la mia sottile e tagliente vendetta. Mi avrebbe vista, ma non mi avrebbe avuta. Mi squadrò accorgendosi che ero presente. Non gli rivolsi un ulteriore sguardo. Continuavo a sentir riecheggiare le parole del mio accompagnatore e dei tizi con lui, nella mia testa. Quando ci sedemmo cercai di ignorarlo, nonostante qualche volta, avessi la tentazione di spostare i miei occhi su di lui,  rimirando qualcuno di cui mi interessasse davvero. Andavo avanti con falsi sorrisi divertiti, fingendo interessamento. Mi alzai avvicinandomi al bar. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di allontanarmi da "quelli".
Ordinai distrattamente una bevanda vista di sfuggita sul menù. Sentii una presa avvolgermi stretta sulla vita. Sussultai incredula, per poi rendermi conto di chi fosse. Quando fui girata, mi prese per mano, facendomi allontanare. Quei suoi modi non mi piacevano affatto -lasciami subito-
-voglio solo parlare con te- scacciai via la sua presa con uno strattone al braccio
-noi due non abbiamo niente da dirci- fece un ghigno arrabbiato
-ti ho detto che voglio solo parlare, abbiamo ancora molto di cui discutere-
-solo adesso ti accorgi di avere qualcosa da dirmi?! Ci potevi pensare prima...- feci per allontanarmi, ma si piazzò irrispettosamente davanti a me -che vuoi?-
-credi che stando con quelli tu possa dimenticarmi?-
-è questo il punto- lo guardai negli occhi in segno di sfida -io ti ho già dimenticato...- ne rimase deluso. Il suo sguardo era sofferente, per un attimo mi volli ritrarre, ma era quello il mio scopo: fargli male.
Stupida ragazzina, pensi di ottenere qualcosa in questo modo? Taci, sei solo una vocina nella mia testa. Tu non sai niente, niente
-la prossima volta usi il cervello invece di altro...- quando feci per girarmi, mi prese per le spalle, sbattendomi contro la colonna. Provai un leggero dolore, ma lo soffocai. Quando tornai a guardarlo, notai che era furioso. Provò a dire qualcosa ma Satomi fece prima, spingendolo via da me.
Perché ti sei intromesso? Mi piace la sua rabbia, è con lui che voglio stare quando litighiamo, non ho bisogno di qualcuno che mi protegga.
-lasciala stare, chiaro?- feci una smorfia. Non avevo certamente bisogno di lui
-vedi di andartene! Tu non centri niente! Questa questione è tra me e Chocola!- mi riprese per il polso, con più violenza, ma lo spinsi via
-io non ti voglio più nella mai vita. L'unica cosa che stai ottenendo è una brutta figura!- Quando arretrai di un passo, sbuffai irritata
-esatto, ha ragione- mi diede corda Satomi. Ne rimasi indispettita.
Che cosa ne vuoi sapere tu di ciò che provo io?!
Mi cinse le spalle con un braccio, facendomi camminare, ma la voce di Pierre si fece sentire ancora
-stai attento a quello che fai, se dovessi andare troppo oltre con lei, perderei la pazienza!- urlò adirato, facendoci bloccare entrambi.
Amore mio, nessuno sarebbe più felice di me, se ti arrabbiassi, facendo valere il rispetto di cui necessito, facendo valere ciò che provi per me.
Come si permetteva di dire certe cose? Io non gli appartenevo minimamente. Mi girai facendo avvalere il mio tono imperioso, che saltava fuori solo quando volevo impartire qualcosa -Satomi può farmi tutto ciò che vuole, tanto sono stata abituata a un ragazzo, che in ogni situazione si approfittava di me- perché dicevo queste bugie? Pierre non si sarebbe mai approfittato di me, mai
-non hai capito niente!- il suo tono era più fine e rigido di quanto pensassi. Rabbrividii
-e te ne accorgi solo ora di aver un incompetente accanto?-
-non pensavo fossi così...- sussurrò attonito
-per 5 anni ti sei illuso che io fossi diversa, oppure è adesso che stai fingendo che io sia diversa?- rimase stupito nel sentirmi parlare con così tanta decisione
Perché non rispondi? Perchè non mi provi che sono io quella che sbaglia?
Il suo silenzio mi fece male. Quando feci per girarmi, ancora, mi costrinse a bloccare la mia trionfale uscita da quello scontro -o forse ho dovuto fare altre esperienze per capire quanto tu fossi diversa- per un istante sperai di non aver sentito, o aver udito male. Il cuore mancò di un battito. Satomi si girò sbigottito
Ma... che fai? Perché dici queste cose? Perché mi imponi di odiarti quando io vorrei stare solo con te? Perché mi umili davanti a tutti?
Il mio viso era trasformato in una maschera di dolore. Come aveva potuto? Perché se mi amava mi faceva questo? -spero almeno ti sia piaciuto- mi imposi di non scoppiare in lacrime. Arretrai di qualche passo, ma accogendosi del mio viso, mi raggiunse prendendomi dolcemente una mano
-mi dispiace, non volevo dire una cosa del genere, sono un'idiota- si fermò per un istante riprendendo fiato, e cercando la cosa da dire -non sopporto che tu faccia così, mi fai arrabbiare e dire cose che non penso- di nuovo quel tono duro e sottile.
Sciolsi la mia mano dalla sua. La morsa si stringeva, il dolore aumentava, io non respiravo. Un brucione forte quanto intenso mi colpì al petto -non devi chiedere scusa, il dolore è passato e insieme anche il mio amore per te-
-non può esserti passato tutto così...- lacrime silenziose e amare, erano posate sui miei occhi, velandoli di una tristezza che mi spezzava
-tu al posto mio cosa faresti? Come reagiresti di fronte a colui che sostiene di amarti, ma che in realtà ti umilia senza il minimo rispetto, di fronte a tutti?-
-tutti fanno degli errori, Chocola. Se mi ami come credo che sia, dovresti riuscire a perdonarmi... Non andare con altri ragazzi-
Ma tu non hai fatto niente per dimostrarmi che mi ami... Perché mi fai questo? Perché non mi dimostri quanto il tuo sentimento è forte?
-se vuoi essere rispettato, devi portarne di rispetto...- sibilai con le sopracciglia aggrottate. La morsa si stringeva, lentamente, perché faceva così?
-scusami, ho detto quelle cose solo per attirare la tua attenzione-
-potevi chiedermi gentilmente se potevamo parlare, invece di fare questa scenata in pubblico- continuai pacata. Le persone non prestavano molta attenzione a me. Mi sentivo comunque messa in soggezzione. Rimase senza parole
Ti prego dì qualcosa e giuro che ti seguirò ovunque.
Mi scrutò ancora per qualche interminabile istante -potresti, per favore, venire con me, in modo da poter parlare, io e te da soli?- Satomi mi guardò in cerca di una mia risposta negativa, tornai a fissare l''unico di cui veramente mi interessava
-d'accordo, ma solo per farla finita-
Voglio stare con te, sono stanca delle persone che continuano ad intromettersi tra di noi.
Mi portò fuori. Il parco era tempestato di cespugli di rose bianche e grandi querce, che contornavano l'immenso giardino -allora che vuoi?- esordii spontanea, colpendolo con la mia strafottenza
-voglio che la smetti di stare con quei ragazzi, ti fai solo del male- abbassai gli occhi. Feci un sorriso amaro, ricordando i giorni in cui veniva a prendermi, di quando mi chiedeva se avevo catturato qualche cuore, allora non si preoccupava dei ragazzi che mi ronzavano intorno. Mi guardò saccente -non ridere, ti stai comportando come una bambina- continuò imperterrito. Misi un tenero broncio. Quando eravamo soli non mi riusciva poi tanto bene essere arrabbiata con lui
-non sono andata con nessuno di quei ragazzi- farfugliai sperando che avesse capito
-e devi continuare a non farlo. Primo perché te ne pentiresti, secondo perché sarei io a perdere la pazienza con quei tizi- affermò scorbutico. Mi fece piacere sentirgli dire certe cose.
Lo faresti davvero? sfideresti un miliardo di ragazzi, solo per stare con me?
-Pierre... Per quale motivo mi hai tradita?- abbassò lo sguardo rassegnato
-perché sono stato uno stupido, lo riconosco. Ma non voglio che tu commetta sciocchezze- non era quella la risposta alla mia domanda, io avevo bisogno di spiegazioni
-non sei stato uno stupido... ma un vero e proprio idiota- feci un sorriso dispettoso, sapevo quanto gli piacesse. Fece qualche passo verso di me. Posò le sue grandi mani sui miei fianchi
-hai ragione- si avvicinò di più al mio viso -però potresti anche perdonarmi...- ero in uno stato di confusione aggravato. Per un attimo persi i sensi.
Baciami, ma provami quanto mi ami... Dimostrami quello che provi per me.
Si avvicinava, sempre più pericolosamente al mio viso. Perché non mi sussurrava all'orecchio "ti amo?", perché non capiva che un bacio non era ciò di cui in quel momento avevo bisogno?
Lo spinsi via irata -smettila, non è così che mi riconquisterai!- rimase sbigottito. Vidi la furia nei suoi occhi. Forse avevo esagerato.
Non ti arrabbiare con me... Sai come sono fatta, non volevo farti del male...
Fece per andarsene, ma non poteva finire così, con me che lo sgridavo e lui che se ne andava
-e poi te ne vai pure arrabbiato...- borbottai incrociando le braccia. Si voltò appena, scrutandomi con la coda dell'occhio
-non provare a criticare le mie scelte- ringhiò studiandomi
-allora io posso andare con chi voglio, magari andandoci anche a letto!- stavo davvero andando fuori di testa. Saremmo arrivati a un punto in cui sarebbe stato lui a non sopportarmi più
-non ci devi nemmeno provare-
-ah, quindi fammi capire, tu puoi tradirmi, arrabbiarti, andartene, umiliarmi di fronte a tutti e io non posso neanche stare con un altro ragazzo per una sera, una soltanto! Quando ci siamo pure lasciati! Certo, giustamente!-
Smettila, non si risolverà niente, finirà per odiarti. Fermati.
-non è assolutamente vero, tu mi ami ancora, ma non lo vuoi ammettere nemmeno con te stessa-
-non è vero!- gridai sentendo uno schiaffo condito di verità, arrivarmi sulla faccia.
Sei una bugiarda.
-è quello che sta succedendo, è ciò che tu mi stai facendo! Hai sempre fatto come volevi!- perché urlavo, perché non riuscivo a calmarmi?
-puoi dire quello che vuoi, io continuo a non credere che tu pensi queste cose...- una scarica di adrenalina mi attraversò la schiena
-quando stavi con Yurika hai pensato anche per un solo istante cosa ne avrei pensato io quando sarei venuta a saperlo?! Sempre che avessi intenzione di dirmelo...- lo aggredii
-ero confuso!- esordì senza più difese.
Dimostrami che mi ami!
-è la solita scusa del cavolo, potevi fare di meglio!- gridai
-senti...- sussurrò -ti va se ne parliamo un'altra volta?- sgranai gli occhi. Era un vigliacco, solo un vigliacco
-che c'è?! Hai paura di affrontare la verità con la ragazza che hai sostenuto per cinque anni di amare?! Sei un bugiardo, mi hai sempre mentito, non mi hai mai amata!- mi prese velocemente per i polsi, stringendoli
-smettila, smettila subito, chiaro?! Te l'ho detto perché siamo in pubblico- mi calmai capendo che aveva, in un certo senso, ragione -domani mattina vengo a casa tua e ne parliamo- annuii, non ce la facevo più a litigare -va bene?-
-sì...-
Tornata a casa ritrovai Vanilla ad aspettarmi, seduta in cucina che beveva il thè -com'è andata la serata?- mi chiese guardando la mia espressione confusa. Indossava il pigiama. Anche lei era uscita, me l'aveva detto
-disastrosa, io e Pierre abbiamo litigato in pubblico-
-e Satomi?-
-succube di un Pierre infuriato- sorrise divertita
-mi sarebbe piaciuto vederlo geloso di un altro, non credevo potesse accadere- ricambiai
-nemmeno io! Lo dovevi vedere quando gli ho detto che Satomi poteva farmi tutto- fece una smorfia
-ovviamente scherzavi...-
-certo che sì! Figurati se vado con un altro solo per farlo ingelosire, non sono il tipo...- mi guardò apprensiva
-quindi non c'è stato niente tra di voi?- dissentii con la testa -posso dirti ciò che penso?- ne rimasi lievemente sorpresa. Cosa aveva Vanillla in quei giorni? Sembrava voler dar ragione a Pierre, volerlo giustificare. Annuii con la curiosità che mi brillava negli occhi
-lui ha sbagliato, è vero, non ha avuto la minima considerazione di come saresti stata...- fece una pausa. Dove voleva arrivare? Che intendeva dire? Lo stava forse giustificando? -ma lui ce la sta mettendo tutta per dimostrarti quanto ti ama, e sai anche tu che è così, so che ha sbagliato, ma prova a metterti anche tu un po' nei suoi panni, visto ciò che avete passato recenemente... d'accordo?- annuii attonita. Voleva forse dire che stavo sbagliando? Perché? Me ne andai. Il giorno dopo sarebbe venuto. Mi sentivo svuotata. Lui doveva uscire da me, dalla mia vita. Adesso ne ero convinta più che mai. Anche Vanilla stava dalla sua parte, mi aveva sorpassata, mi stava buttando fuori




Commenti dell'autore:
capitolo scritto dopo aver scritto quello in cui facevano pace, l'idea me l'ha data Yuki Love quando mi ha detto che Chocola gli doveva far venire una certa paura... Comunque mi auguro come sempre che vi sia piaciuto. So che è strano usare quella voce nella testa di Chocola. Ma sembrava come la voce che diceva ciò che Chocola pensava davvero. Quella vocetta che internamente abbiamo tutti. Metto una foto mia e di Honey non per vanità, ma solo per vedere se riuscite a vedere le immagini da facebook, così metto le immagini http://www.facebook.com/photo.php?fbid=1630374114555&set=a.1426443416415.2056883.1092673457&theater
fatemi sapere se la vedete Bacio Marmelade
   
 
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