#Non
c’è vita oltre noi.
E’
stato facile, non
lo è stato mai.
-Istrice.
Subsonica.
Sentì
la sua anima scivolare verso il basso, andando a frantumarsi sul
pavimento
freddo, lasciando il suo corpo privo di significato. Lei lo avrebbe
definito
vuoto, ma soltanto perché non era in grado di sentire
l’eco che lo riempiva.
Restando
il più possibile immobile sulle proprie gambe tremanti,
implorò il suo
interlocutore con lo sguardo. Aveva sempre funzionato, sin da quando
era
bambina.
Occhi
dolci a sistemare ogni pasticcio.
Ma
la vita da adulti cambia, e i pasticci si trasformano in esorbitanti
casini, al
quale servirebbero mille parole non ancora inventate, per essere
perdonati.
Trattenne
il respiro, e guardò la mano di lui, così tesa da
sembrare di plastica, ingoiò
quel poco di se stessa che l’era rimasto, e
allungò il braccio con l’intento di
catturarla fra le proprie. Il tocco caldo della pelle però,
la fece sentire una
peccatrice, così fece vari passi indietro, e rimase a
guardare.
Fu
in quel momento che la stanza cominciò a girare
vorticosamente, proprio quando
lui si morse il labbro, e tentò di parlare, inutilmente.
Quelle parole, tenute
celate fra l’orgoglio e la nostalgia, misero fine alla loro
passione.
Indietreggiò
ancora, trovando appoggio contro il muro. Non respirava, non pensava,
forse
neanche viveva.
-Non
andare.- Biascicò, senza però versare alcuna
lacrima. -Che farai una volta uscito
di qui?- Gli domandò, cercando in qualche modo di
spaventarlo, ponendolo
davanti a quella che in quel momento, le sembrava l’unica
verità esistente. Non
c’è vita oltre noi.
-E
qui, che potrei fare?- Ribatté, senza prontezza.
Arianna
si lasciò spostare dal desiderio, e a passi leggeri lo
raggiunse. Affondò le
braccia sotto la maglietta di lui, e l’avvolse con le
braccia, tremando. Quel
calore tanto familiare non poteva diventarle estraneo. Si sporse per
cercare le
sue labbra, ma lui alzò il capo verso l’alto,
privandola di quel piacere. Non
era mia stata arrendevole, ma bensì vendicatrice. Gli morse
il collo, con l’intento
di ferirlo, facendolo sobbalzare e gemere per il dolore, poi
leccò quello
stesso punto, mutando ogni intenzione.
Marco
si arrese, le strinse il volto con entrambe le mani, la
guardò negli occhi, e
lei poté scorgere il desiderio mischiato alla disperazione.
Si baciarono come
non avevano mai fatto, con una violenza che mai avrebbero immaginato di
poter
manifestare.
Scivolarono
sul pavimento gelido, e si accovacciarono l’una fra le
braccia dell’altro.
Non
fecero l’amore, incomprensibilmente si accorsero di non
saperlo più fare.
Avevano la loro piccola casa intorno, non più fredda e
soffocante.
Si
addormentarono ingenuamente, consapevoli che l’indomani
nessuno dei due se ne
sarebbe andato.
Il
tema sarebbero i problemi fra le coppie, che talvolta si divideranno,
ma non in
questo primo capitolo.
Niente
di impegnativo, soltanto il frutto di un’eccessiva, quanto
strana, ispirazione.