Perdonate l'ennesimo ritardo,
siamo quasi giunti alla fine e mi sono ripromessa di pubblicare l'epilogo nel
più breve intervallo possibile per non tenervi troppo sulle spine. Il lavoro
sta assorbendo molto del mio tempo, oltre alla nuova casa nella quale mi dovrei
trasferire quest'estate^^
Pensate che durante le
vacanze di Natale (sembra passata una vita) sono stata
al museo internazionale dei manga di Kyoto e, con un’emozione difficilmente
descrivibile, ho tenuto in mano e sfogliato il primo numero originale di
Captain Tsubasa. Proprio la stessa copia che il vecchietto "presta" a
Myriam nel capitolo che da il via alle avventure dei
nostri beniamini... Mio marito mi ha quasi presa per pazza, lasciandomi sola
alle mie elucubrazioni^^;
Ora il Giappone è in preda
alla più grande catastrofe naturale della sua storia e non posso fare altro che
sentirmi piccola piccola di
fronte a tanto dolore. Spero che questo mio penultimo capitolo vi doni il
sorriso, insieme agli scatti clandestini (fatti con poca luce purtroppo) della
copertina del prezioso cimelio e della sfida tra Holly e Benji in versione
originale.
Buona lettura e fatemi sapere
cosa ne pensate.
Mi si stringe il cuore al pensiero che a breve sarà tutto
finito e le vostre recensioni avranno un sapore ancora più speciale!
33
Tom
Chiave nella serratura, interruttore, luce. Lascio
scivolare il borsone a terra e mi chiudo la porta alle spalle. Ormai la routine
quotidiana è un susseguirsi di gesti estranei ai miei pensieri. Persino sul
campo da gioco sono un automa e, forse per la prima volta, mi trovo a dare
ragione a Price.
Sono più forte di quanto riesca a ricordare. Un super
eroe nei suoi primi giorni di trasformazione, i muscoli carichi di energia sul
punto di esplodere. Comprendo Lenders e la potenza del suo tiro, il controllo
di un corpo più felino che umano.
Sorrido. Un sorriso amaro che non raggiunge gli occhi.
Il led del telefono di casa segnala i messaggi ricevuti
in mia assenza. Mi dirigo in cucina ignorandolo, apro il frigo e stappo una
lattina di birra. Metallo umido sui
polpastrelli. Provo piacere nel sentire il liquido fresco scendermi giù per la
gola.
Benji sarebbe dovuto arrivare ieri sera. Ho provato a
chiamarlo diverse volte ma la linea risulta ostinatamente libera, il che può
voler dire due cose. Si è definitivamente chiuso in sé stesso oppure è riuscito
a raggiungerla.
Questo pensiero mi ronza in testa da giorni, piccolo
tarlo di sottofondo. In macchina, con gli amici, durante gli allenamenti. Sento
che qualcosa è cambiato.
Chiudo gli occhi. È così facile evocare il profumo dei
suoi capelli, la sensazione della sua figura esile contro di me. Accarezzo il
ricordo dei pomeriggi in spiaggia, momenti che hanno scandito l'evoluzione del
nostro rapporto.
Mi mancano le nostre risate.
Dove sei My?
Scuoto la testa, cercando di cancellare pensieri
pericolosi ai quali cedo il passo con crescente facilità. Il tempo sembra
prendersi gioco di me anziché lenire le mie ferite. Stringo i pugni,
dirigendomi in camera da letto. Sebbene non ne abbia alcun bisogno mi infilo
sotto la doccia abbandonando i vestiti sul pavimento.
Ruoto il miscelatore verso destra, i palmi aperti sulle
piastrelle, lo sguardo fisso sui rivoli che mi scendono lungo le gambe. Il gelo
che mi attanaglia si impossessa della mia pelle in uno strano equilibrio che
offusca ogni pensiero.
Trascorrono diversi minuti accompagnati solo dal mio
respiro e dal rumore dell'acqua. Chiudo il rubinetto e prendo un asciugamano a
caso, incurante del marmo che sembra quasi caldo sotto ai piedi.
Cado di peso sul letto, chiedendomi se non sarebbe più
saggio distrarsi in compagnia di qualche bella ragazza. Persino Gisèle si è
fatta viva, suscitando in me una certa ilarità. Lo spot girato per Armani
sembra aver ipnotizzato l'intero genere femminile.
Scuoto i capelli per liberarli almeno in parte
dall'umidità e infilo un paio di jeans sopra i boxer, seguiti dalla felpa di
ordinanza indossata a pelle. Qualche istante dopo mi trovo fuori di casa in
pieno ottobre Parigino, alla ricerca di una sana febbre e un po' di calore.
Il quartiere è stranamente silenzioso, la luce dei
lampioni si riflette sull'asfalto bagnato. Deve aver smesso da poco di piovere.
"Signor Becker?"
Mi volto nell'udire il mio nome, trovandomi di fronte una
ragazza sui vent'anni. Le sorrido, chiedendomi come possa avermi trovato a
quest'ora di notte. Muovo un passo verso di lei e, nonostante il buio, noto un
certo rossore salirle alle guance. Con sforzo evidente, distoglie l'attenzione
da un granello di polvere ai propri piedi e torna a guardarmi.
"Sono una sua grande fan, ho sempre sognato di
poterla incontrare."
Le sorrido, accentuando il suo imbarazzo. "Per favore, chiamarmi Tom e dammi del tu. Non sono
affari miei, ma cosa ci fai in giro da sola in piena notte?"
Ha uno sguardo al contempo dolce e vivace, accompagnato
da un lieve accento straniero, forse italiano. Rimane in silenzio per un lungo
istante prima di prendere il coraggio a due mani.
"Sono a Parigi in vacanza e non volevo perdere
l'occasione di conoscerti” disse tutto d’un fiato. “Mi vergogno un po' ad
ammetterlo ma ho domandato al concierge
dell'albergo dove alloggio se sapesse dove abiti. Mi ha dato il tuo indirizzo
insieme a questo biglietto, chiedendomi di consegnartelo. Deve conoscerti
piuttosto bene, sembrava certo che ci saremmo incontrati."
Incuriosito, abbasso lo sguardo sulla piccola busta che
tiene in mano. Nel prenderla le sfioro le dita e uno strano brivido mi
serpeggia lungo il braccio. "Come ti chiami?" domando estraendo un
cartoncino privo di intestazione.
"Benedetta, ma tutti mi chiamano Bex."
Non rispondo. Le mani iniziano a tremare mentre gli occhi
assimilano gli ideogrammi scritti con calligrafia veloce e sicura. "Hai
detto che è stato il concierge del tuo albergo a darti questo biglietto?"
Bex annuisce, quasi
spaventata dall'espressione dipinta sul mio volto.
"Dove alloggi?"
"All'hotel du
Pantheon" mormora con un fil di voce.
"Grazie Bex, il messaggio
che mi hai portato è molto importante."
Rimane impalata a fissarmi mentre mi avvicino per darle
un veloce bacio sulla guancia. "Spero di aver occasione di rivederti. Ti sono debitore."
Mi allontano di corsa senza darle modo di rispondermi,
devo attraversare la città e ho poco tempo a disposizione.
Rinuncio subito al taxi, troppo lento per i miei gusti, e
corro verso la fermata della metro più vicina. Sebbene indossi per metà la
divisa della squadra nessuno sembra riconoscermi, complice l'ultima corsa della
serata. Una ventina di minuti dopo raggiungo la mia fermata e, saliti i gradini
dell'uscita due a due, non mi resta che percorrere un centinaio di metri per
raggiungere la meta.
Vedendomi passare alcuni giovani in fila davanti a un
bistrot mi chiamano a gran voce, per mia fortuna il vento gelido li dissuade
dal venirmi dietro. Arrivo finalmente sulla piazza e mi soffermo per un istante
sul monumento dall'ampio colonnato che custodisce le spoglie di Victor Hugo.
Ricordo ancora la prima e unica volta che vi sono entrato, quasi per caso,
appena dopo il trasferimento a Parigi.
Cerco con gli occhi l'insegna dell'hotel, notandola
subito sulla destra. Varcato l'ingresso sono quasi stupito di trovare la
reception deserta, sebbene le dimensioni dell'albero non giustifichino un
servizio di portineria notturna. Suono il campanello ma nessuno risponde.
Mi guardo intorno nella penombra alla ricerca di un
qualunque segno di vita. Avrò sbagliato hotel? Avanzo di qualche passo finché noto
una luce provenire dal seminterrato. Scendo le scale, chinando la testa per non
sbattere contro il soffitto basso, e raggiungo quella che si presenta come
un'angusta saletta comune, forse riservata alla colazione.
A volte ci si stupisce di quanto l'immaginazione
superi la realtà. Libri che danno vita a film deludenti, stelle dello
spettacolo che di persona si rivelano in tutta la loro banalità. Mi trovo al
cospetto dell'autore della missiva, chiedendomi se non sia entrato nella mia
mente prima di decidere quali sembianze adottare.
"È un piacere fare la sua conoscenza signor
Becker. Mi duole averla fatta correre fin qui, vuole bere
qualcosa?"
Rimane seduto al suo posto e non posso fare a meno di
inarcare un sopracciglio, ogni presentazione superflua. "Non ho sete,
grazie." Si tratta di una menzogna, persino un bambino se ne accorgerebbe.
"Come preferisce."
Sembra divertito. Appoggio la schiena al muro,
incrociando le braccia sul petto. "Nel biglietto diceva
che avevo tempo fino a mezzanotte per raggiungerla. Perché
mi ha fatto venire fin qui?"
"Provi a indovinare."
Il tono condiscendente è come benzina sul fuoco del mio
nervosismo. Come devo comportarmi? Capisco d'un tratto la confusione descritta
dai miei amici, l'impotenza provata al cospetto di quell'ometto dallo sguardo
pungente e dai lunghi baffi.
Cedo alla tentazione di provocarlo. "Considerando
ciò che ha fatto a Myriam e Benji deve annoiarsi sul serio per tirare in ballo
anche me. Che ne dice di trovarsi un passatempo più adatto a un signore
della sua età? Un bel torneo di bocce?”
Scoppia in una fragorosa risata, senza darmi il tempo di
rimpiangere le mie parole.
"Ho sempre apprezzato il suo spirito di adattamento
signor Becker. Nonostante in questa storia la si possa
definire parte lesa, fino a qualche giorno fa il sorriso non l'aveva mai
abbandonata."
Devo ricorrere a tutto il mio auto controllo per non
tirarlo su per il bavero e appiccicarlo al muro. "Mi prende in giro?"
Per tutta risposta si sistema gli occhiali sul naso. "Checché se ne dica questa situazione non mi diverte affatto.
L'ho chiamata per rimediare almeno in parte a quanto da me, seppur
involontariamente, provocato."
Mi avvicino, stringendo i pugni. "Cosa vuol
dire?"
Sorride, lanciandomi uno sguardo che oserei definire
complice. "Farò l'ennesimo strappo alle regole per permetterle di dare un
senso a ciò che è accaduto e, se necessario, di prendere congedo da colei che
ha scombussolato le vite di noi tutti. Torni pure a casa,
pensiamo a tutto noi."
Rimango senza fiato, pelle di serpente abbandonata dopo
la muta. Vorrei chiedere spiegazioni ma so che sarebbe inutile, così come è
inutile che rimanga imbambolato a fissarlo.
Mi congedo con un breve cenno del capo, silenzio forzato
dall'emozione. Ogni passo verso l'uscita è carico di dubbi, lancio lo sguardo
verso l'orologio della hall che segna l'una esatta. Le porte scorrevoli si
aprono per lasciarmi il passo e infilo le mani in tasca, lo sguardo perso nel
vuoto. Sono fuggito per paura che cambiasse idea?
Il mio sguardo errante si sofferma su una lattina
abbandonata. La centro con un calcio, scagliandola violentemente contro il
muro.
Cosa intendeva per strappo alle regole? penso tra me seguendone la traiettoria fino al ciglio della
strada.
Levo lo sguardo al cielo e rimango di stucco.
Il Pantheon è svanito, così come il viale che ho percorso
uscendo dalla fermata della metro. La strada è stretta e anch'essa bagnata,
alcune pozzanghere lasciano pensare a un violento acquazzone. Il profilo di un
bosco si staglia a una decina di metri da me. Non ho la più pallida idea di
dove mi trovo, né tanto meno della direzione in cui andare.
Se fosse solo un sogno? Forse
sto più semplicemente delirando nel mio letto. Non ho mai incontrato il
vecchietto, né la biondina sotto casa. Sono capitato in una fiaba e il lupo mi
sta aspettando tra gli alberi.
In poche falcate raggiungo un semaforo e attraverso la
strada, attratto da un imponente palazzo bianco che ho l'impressione di aver
già visto da qualche parte. Il sorriso sulle labbra, trotterello lungo il viale
di ingresso del parco, quando vedo avvicinarsi una figura maschile con un
grosso fagotto in braccio. In preda a uno strano presentimento, sento le
sopracciglia aggrottarsi. Deve trattarsi di un sogno particolarmente realistico
perché potrei giurare che si tratti di Benji.
Rallento il passo fino a fermarmi del tutto. Non faccio
in tempo a chiedermi cosa o chi stia tenendo in braccio che me lo trovo di
fronte, più stupito di quanto non lo sia io.
"Tom?"
* * *
Myriam
Era come se il senso di vuoto provato negli ultimi due
mesi non fosse mai esistito. Fluttuavo in un limbo di calore soffuso, immune a
ogni dolore. Il mio corpo era pura luce e, sebbene non potessi vederlo, sentivo
che Benji era con me.
La sua mano mi accarezzò i capelli. Tocco lieve, quasi
impalpabile, sul quale concentrai tutta me stessa.
Dove sei Benji?
Non rispose e le carezze cessarono, sostituite da un
calore diverso seppur familiare.
Cosa succede?
Aprii gli occhi, improvvisamente conscia del sonno in cui
ero caduta non appena mi aveva accolta tra le sue braccia. Dove mi trovavo? Un
volto mi sovrastava ma avevo difficoltà a coglierne i lineamenti. Contorni
incerti si frapponevano fra il mio stato di coscienza e il mondo circostante.
"Ho sperato tanto di rivederti. Non
pensavo ci sarei riuscito davvero."
Il cuore mi balzò in petto prima ancora che potessi
riconoscere quella voce. Strizzai gli occhi e li riaprii, mettendo a fuoco colui
che mi abbracciava contro ogni ragionevole logica.
"Tom?" balbettai, incredula e riconoscente
anche solo di poterlo incontrare in sogno.
Rimase in silenzio e, di fronte ai suoi dolci occhi scuri
che mi fissavano, capii quanto mi fosse realmente mancato.
"Com'è possibile?" domandai mentre, senza
parole, mi stringeva con forza tale da placare almeno in parte la frustrazione
generata dalla mia debolezza.
"Non lo so ma va bene così."
La sua voce. Unica, allegra, inimitabile. La voce del mio Tom. Non stavo sognando.
Mi sciolsi dal suo abbraccio quel poco che bastava per osservarlo
in volto. I capelli bagnati e in disordine, la fossetta che adoravo, il sorriso
che mi aveva strappato un pezzo di cuore per sempre.
"Com'è possibile?" ripetei,
i pensieri più sconnessi che mai. Poi un lampo. "Sono forse tornata a
casa?"
Casa. Perché ormai ne ero certa, la mia casa era con
loro. "Benji dov'è?" domandai d'un tratto guardandomi intorno.
Tom scoppiò in una risata allegra. "Siamo
alle solite. Attraverso lo spazio dimensionale per vederti e tu pensi a
Benji."
Provai una stretta al petto, affondando il volto nella
sua spalla. "Hai ragione Tom, perdonami."
Il suo petto vibrò e capii che stava ridendo. Mi passò
due dita sotto al mento, obbligandomi a incrociare il suo sguardo. "Mi sei
mancata My, non puoi immaginare quanto."
Sfiorò la mia guancia con il dorso della mano e mi
sforzai di ricacciare indietro le lacrime che non chiedevano di meglio che fare
capolino copiose.
"Non sono venuto fin qui per farti piangere, che fine
ha fatto il tuo spirito pungente?"
Ero solo una femminuccia, dannazione. Alzai il mento,
cercando di ricompormi. "Scommetti che se mi ci metto riesco a farti
commuovere?"
Tom scoppiò a ridere e lo seguii a ruota, sciogliendomi
dal suo abbraccio e sedendomi accanto a lui. Quella che era nata come una presa
in giro si trasformò in un lungo scambio di sguardi e fui grata per l'assenza
di Benji in un momento che era solo nostro.
"Mi sei mancato Tom" mormorai con voce appena
udibile.
Avvicinò il viso al mio e i nostri nasi si sfiorarono.
Trattenni il fiato.
"Avevo appena cominciato a divertirmi,
le mie fan saranno disperate per questa riconciliazione."
Spalancai la bocca, prima di dargli un buffetto di finta
indignazione sulla spalla.
"Credimi Becker, questo mondo pullula di avvenenti
fanciulle. In men che non si dica avrai frotte di
nuove fan pronte a tutto pur di conquistare la tua attenzione."
Mi voltai in direzione di Benji che sembrava spuntato
fuori dal nulla, riconoscendo d'un tratto l'ingresso e la sala principale di un
pub dove avevo festeggiato il mio compleanno alcuni anni prima.
"Siamo ancora a Roma" mormorai tra me,
ignorando la sua battuta.
"Certo My, dove volevi che fossimo?"
Registrai la terza voce un istante prima che il mio
sguardo si posasse su Patrick, intento a prendere posto al nostro tavolo.
"Pat?"
Tranquilla My, puoi farcela.
Ora arriva il mago Merlino e sistema tutto.
Mi squadrò con una punta di irritazione. "Hai
presente Patrick Shannon, il collega della stanza accanto che si è improvvisato
autista notturno aiutandoti a evadere dall'ospedale? Forse è il caso che ti
riportiamo indietro, reparto amnesie selettive."
Deglutii chiedendomi se l'universo, così come lo
conoscevamo, fosse sul punto di implodere. Il calendario Maya si sbagliava, per
la fine del mondo non era necessario attendere il 2012.
Inconsapevole di trovarsi sull'orlo di un probabile
paradosso cosmico Tom protese la mano nella sua direzione. "Ciao Patrick, in
attesa che Myriam recuperi l'uso delle sue facoltà mentali mi presento. Sono
Tom Becker."
Per poco Pat non si ribaltò, ritraendo la mano che aveva
alzato istintivamente per presentarsi a sua volta. "Se è uno scherzo vi
assicuro che non è divertente."
Benji, che nel frattempo si era seduto al mio fianco,
scoppiò a ridere ricevendo di rimando un paio di occhiate confuse. La
somiglianza tra i due ragazzi era tale che chiunque fosse entrato in quel
momento li avrebbe presi per fratelli.
"Uno scherzo? Perché mai dovremmo scherzare?" Lo stupore genuino
di Tom sembrò non sfuggire a Patrick, che per un attimo dubitò di aver capito
bene.
"Prima Benjamin Price, poi Tom Becker. Manca solo
Oliver Hutton e siamo al completo."
Serrai le labbra tra i denti per non ridere, mentre Benji
mi assestava una gomitata nel fianco. Dal canto suo Tom aveva l'aria sempre più
confusa, forse chiedendosi in quale occasione quel ragazzo avesse conosciuto
Holly.
"Se vuoi possiamo chiamarlo, a San Paolo dovrebbe
essere pomeriggio."
Impossibile resistere oltre. Io e Benji scoppiammo in una
fragorosa risata che venne accolta con la frustrazione tipica di chi non riesce
a cogliere uno scherzo molto divertente.
"È una lunga storia" spiegò lanciando uno
sguardo eloquente all'amico. "Puoi anche non crederci" proseguì
rivolto a Patrick, "ma anche Tom gioca a calcio e abbiamo un amico che si
chiama Oliver, primo attaccante del San Paolo."
Per quanto recasse una verità bizzarra e difficile da
accettare, il tono serio di quella risposta sembrò sedare la curiosità di
Patrick. "I vostri genitori si sono messi d'accordo? Con dei nomi così non
potevate che darvi al calcio."
Per un attimo mi chiesi se non fosse il caso di dirgli la
verità. Era senz'altro più facile accettare uno strano caso di omonimia che non
l'esistenza di dimensioni parallele, ma dopo tutto
quello che aveva fatto per me era giusto svelare almeno in parte l'origine di
tanta confusione.
"È davvero una lunga storia Pat, più lunga di quanto
tu possa immaginare. Benji e Tom sono calciatori professionisti, vivono molto
lontano da qui. Il loro talento è paragonabile a quello dei protagonisti del
cartone animato con cui siamo cresciuti."
Patrick mi fissò con occhi di un verde tanto scuro da
sembrare nero e, con mia grande sorpresa, non rise né mi fissò con aria
stralunata. Forse il duello calcistico di quella sera aveva fatto scattare
qualcosa in lui e, proprio come me quel giorno a Narita,
sembrava volere mettere alla prova quello strano susseguirsi di eventi.
"Esiste davvero un calciatore di nome Oliver Hutton?"
Prima che potessi rispondere abbassò lo sguardo sulla felpa
di Tom e riconobbi a mia volta lo stemma del Paris Saint-Germain. "È la nuova divisa
vero? L'ho notata in partita un paio di giorni fa."
Forse memore dei miei racconti Tom si limitò ad annuire,
lasciando a me la parola.
"Benji gioca per il Bayern Monaco, primo portiere e capitano della nazionale
giapponese."
Pat assimilò le mie rivelazioni in silenzio.
"Immagino ti sarai divertito durante la nostra partita, un gigante in
mezzo ai ragazzini."
Benji lo fermò con un gesto della mano. "Hai un
talento e una forza di volontà fuori dal comune Pat, c'è mancato poco perché
segnassi. Con la giusta preparazione atletica metteresti in difficoltà i
portieri di mezzo mondo."
Tom sgranò gli occhi, forse più stupito di quanto non lo
fossi io nel vedere che Pat, appassionato di calcio sin da bambino, non
accennava a dichiarare i nomi dei veri
giocatori delle squadre da me elencate.
"Ho sentito bene capitano? Ha
quasi segnato mentre tu eri in
porta?"
Che si trattasse o meno di una
partita ufficiale, quando si parlava di calcio i ragazzi erano soliti
rivolgersi a Benji con il suo appellativo professionale.
"Sì Tom e ti dirò di più. Il suo
stile è molto simile al tuo."
Si fosse messo a nevicare nel bel mezzo del locale, Tom
non se ne sarebbe accorto. Mentre cercava di ricomporsi, mi voltai verso Pat
che si gustava la scena con evidente soddisfazione.
"Sarebbe lui l'amico al quale ritenevi assomigliassi
tanto?"
Trattenni una risatina. "Proprio così."
L'attaccante della New Team si barricò dietro a un'aria
di finto distacco. "Non vedo alcuna somiglianza se non per il fatto che,
impegnandomi seriamente, anche io potrei mettere Benji in difficoltà."
Sentendosi chiamare in causa il portiere gli assestò una
sonora pacca sulla spalla. "Tranquillo Becker. Ho detto che Pat ha uno
stile simile al tuo, non che giocate allo stesso livello. Sei cresciuto con un
pallone ai piedi, il paragone non sussiste."
Le parole di Benji sembrarono rassicurarlo e provai una
certa impressione nel vederli entrambi così seri. Erano mesi che non assistevo
ai loro allenamenti, presa com'ero dai miei problemi avevo quasi dimenticato
che il calcio non era certo un gioco per loro.
"Ho detto a Carrie e Florence che stai bene,
volevano raggiungerci ma ho pensato avessi voglia di riposare un poco" cambiò
discorso Pat.
Se non fossi stata seduta tra Benji e Tom gli sarei
saltata al collo per ringraziarlo. Provavo un estremo bisogno di rimanere sola
con loro e valutare il da farsi senza ulteriori complicazioni.
"Vi do uno strappo in ospedale?" proseguì
infilandosi la giacca.
Tom mi lanciò uno sguardo preoccupato ma non chiese
spiegazioni. Forse lui e Benji si erano parlati mentre dormivo.
"Grazie Pat, domani andrò a spiegare l'accaduto. Ora
preferisco tornare a casa."
"Prendiamo un taxi, non preoccuparti" rincarò
la dose Benji, "oggi hai fatto fin troppo."
Con l'eleganza anglosassone che lo contraddistingueva,
Pat intuì che la sua presenza non era più gradita e si alzò con un sorriso. "È stato un piacere ragazzi, spero di aver presto l'occasione
di incontrare anche Holly e perché no, Mark Lenders? A questo punto
presumo esista anche lui." Mentre si avvicinava per salutarmi, i ragazzi
ebbero il buon gusto di non rispondere alla sua domanda.
"Vedi di non fare altri danni My, stasera abbiamo
fatto il pieno" aggiunse prima di accomiatarsi con un gesto della mano.
Benji e Tom lo seguirono con lo sguardo e non potei fare
a meno di cogliere una certa ammirazione nello sguardo di entrambi.
"Andiamo a casa peste?" domandò Benji
porgendomi la mano. "Ho una cosa molto importante da dirti, ma prima devo
far vedere una cosa al nostro Becker."
Sul volto mio e di Tom si dipinse una sincera curiosità e
Benji scoppiò nell'ennesima risata.
"Le puntate della nostra serie animata,
naturalmente."
"Dovete presentarmi il tipo che ha ideato queste
acrobazie, voglio farmi spiegare un paio di cose" ripeté Tom asciugandosi
le lacrime per l'ennesima volta. "Posso scaricare il filmato del doppio
calcio con Holly? Vorrei provare a mandarglielo via mms."
Mi limitai a guardarlo di sguincio. "Nonostante si
dicano meraviglie del nuovo iPhone, dubito che possa
mandare messaggi interdimensionali."
"Si può sempre tentare. Steve Jobs sarebbe felice di
sapere che i suoi apparecchi riescono a comunicare tra mondi differenti."
"Piantala di blaterare Becker e dimmi cosa pensi del
tiro della tigre" intervenne Benji liquidando l'argomento con un gesto
della mano.
Il solo nome sembrò evocare una miriade di immagini
esilaranti e Tom dovette sforzarsi di restare serio. "Dico
che dobbiamo tenere il più assoluto riserbo in proposito. Se solo
Lenders scoprisse che, in qualche luogo remoto dell’universo, i suoi tiri sono
tanto potenti da strappare una rete e bucare un muro avremmo chiuso. Ce lo
ritroveremmo tra i piedi in un batter d'occhio e non sarebbe facile
liberarsene."
Un attimo di silenzio accompagnò l'immagine di Mark alle
prese con sperimentazioni disperate sui campi da calcio nostrani. Difficile
immaginare qualcosa di più comico.
"C'è una cosa che non mi torna" proseguì Tom,
serio.
"Solo una?" domandò Benji inarcando un
sopracciglio.
"Perché hanno dato una voce da donna al mio
personaggio?"
Io e Benji ci fissammo per un attimo cercando di
mantenere il controllo, ma fallimmo miseramente e a Tom non restò che unirsi a
noi.
"Vivi in uno strano mondo My, non c'è che
dire."
Per quanto innocente, la considerazione di Tom ebbe il
potere di riportarmi alla realtà. Il mio sguardo dovette rabbuiarsi perché il
tono della conversazione si fece subito più serio.
"Non ci hai ancora spiegato come sei arrivato fin qui."
Tom sembrò soppesare per un attimo le parole di Benji.
"Il vostro amico comune ha mandato una deliziosa biondina a cercarmi,
prima di lasciare a intendere con tono misterioso che avrei avuto modo di dare
un senso a questa storia." I suoi occhi si posarono su me e non potei fare
a meno di abbassare i miei. "Non capisco però cosa
intendesse quando ha aggiunto che, se necessario, avrei potuto prendere congedo
da te. Ci siamo appena ritrovati."
La sua voce tremò in maniera appena percettibile e provai
una stretta al cuore per il modo in cui lo avevo salutato prima di lasciare il
loro mondo.
In risposta alla tensione che aleggiava nell'aria, Benji
incrociò le dita della mano destra con le mie.
"Ricordi la cosa importante che volevo dirti?"
Un lungo silenzio seguì le sue parole e non potei fare a
meno di trattenere il fiato. Un incipit del genere non
lasciava presagire nulla di buono.
"Non resterai più sola peste" disse con piglio
enigmatico, "questa volta la decisione spetta a te.”
Mi ci volle un attimo per registrare le sue parole e lì
per lì pensai di aver capito male. "Cosa vuoi dire?"
Un dolce sorriso si disegnò sul suo volto e mi resi conto
che la stretta della mia mano si era fatta più forte del necessario.
"Te lo avrei detto prima, ma l'arrivo di Becker mi
ha distolto come al solito dai miei doveri."
Mi voltai istintivamente verso Tom, riflesso perfetto
dello stupore che sentivo crescere sul mio volto. "Spiegati meglio
Price."
"Mentre dormivi il nostro vecchietto è comparso dal
nulla, facendo strane domande sulla mia vita con te, sui nostri desideri. A un
certo punto mi ha spiazzato, proponendomi di portarti con me e tornare insieme
nel mio mondo."
Sentii il sangue defluire dal corpo e trattenni il
respiro, ormai pronta per i mondiali di apnea. "Hai
rifiutato?"
Benji annuì senza darmi il tempo di reagire. "Non
volevo decidere per te."
"Ma è chiaro che Myriam vuole tornare a casa!"
Ci voltammo entrambi in direzione di Tom, il cui
trasporto lasciò subito il posto a un velo di tristezza. "Sapeva che sarei
tornato indietro da solo, per questo mi ha detto che avremmo avuto modo di
salutarci" mormorò, forse pensando ad alta voce.
Benji scosse il capo, un'espressione serena in volto. "Dipende da Myriam. Se lo vorrà resterò qui con lei,
altrimenti potremo tornare a casa tutti e tre."
Lo fissai incredula, preda di un tremore improvviso.
"Ti stai prendendo gioco di me?"
"Non lo farei mai."
I suoi occhi scuri. La mia anima,
la mia perdizione.
"Dipende davvero da me?"
Annuì per la seconda volta con una calma che non gli era
propria. "Ricorda ciò che mi hai detto quando ci siamo ritrovati peste,
non prendere una decisione a cuor leggero. In un modo o nell'altro dovrai
rinunciare a una parte di te, della tua vita."
Mi lanciai tra le sue braccia senza pensare. "Torniamo
a casa Benji."
"Anche se odio ammetterlo, Benji ha ragione. Così
facendo non potrai più vedere la tua famiglia, i tuoi amici."
La voce pacata di Tom attraversò i livelli di coscienza
che mi separavano dal mondo reale, qualunque esso fosse. Osservai prima l'uno, poi
l'altro, senza parole.
"Ora è tutto chiaro. Benji si è rimesso al tuo giudizio, cosa molto strana per lui, e sembra
che tocchi a me aiutarti a prendere la giusta decisione. Sarei lieto che
qualcuno mi spiegasse cosa ho fatto di male nelle mie vite precedenti."
La vena di ironia nella voce di Tom mi scaldò il cuore, d'un tratto freddo come ghiaccio.
"Vogliamo fare testa o croce?" domandò, il tono
più leggero di quanto non lasciassero trasparire i suoi occhi.
Mi sforzai di sorridere, sentendomi scindere in due parti
distinte. La me stessa che avrebbe varcato senza esitazione il portale dimensionale
e colei che, per la prima volta, aveva il lusso di scegliere.
¨ ¨ ¨
Cast della FF
¨ ¨ ¨
Scansioni del fumetto originale del 1981
¨ ¨ ¨
Mi stavo chiedendo una cosa... in questo capitolo posso rispondere alle
recensioni ricevute nell’ultimo (ovvero il 32). Come farò a rispondere a quelle
ricevute per il prossimo, ovvero l’epilogo e conclusione di questa lunghissima
storia?
Si accettano consigli!
PS: come al solito perdonate i refusi, sono ansiosa di pubblicare^^
bex
Tesorinaaaaaaaaaa!!!! Chiedo umilmente
perdono per questo ritardo
imperdonabile (questa frase non si può sentire^^). Ti risparmierò tutte le noie
legate ai miei deliri lavorativi e impegni personali e vado subito al sodo.
Ero convinta di finire la storia con questo
capitolo, ma non mi è stato possibile. Dovevo sistemare un po’ di cosine, e
quindi è venuto fuori un epilogo (34°) inaspettato. Cercherò di pubblicare il
più presto possibile, e comunque di non far passare più di 2 settimane
(altrimenti mi sparo prima che lo facciate voi^^).
Sei contenta di essere comparsa finalmente? Avrei tanto
voluto vedere la tua faccia mentre Tom ti bacia sulla guancia... hehe!!!
Mi ha inoltre fatto stra-piacere che il mio
ultimo cap strappalacrime ti sia piaciuto. Anch’io a
tratti mi chiedo cosa proverò quando mettereò il
punto finale a questa storia che mi ha accompagnata per così tanti anni.
Sicuramente scriverò altro, ti farò sapere^^
Tornando ai nostri beniamini, mi dispiace
averti delusa: non sono tornati nel mondo di Benji e Tom, tutta la scena si è
svolta sempre a Roma (non sai che ridere ogni volta che passo davanti
all’ingresso del parco e immagino i miei personaggi^^)
Grazie come sempre per le tue dolcissime parole
di conforto, non vedo l’ora di sentire cosa pensi di questo
capitolo un po’ di transizione, in cui tutti i nodi cominciano a venire
al pettine. So che probabilmente ci resterete male che la storia non si
concluda subito, ma non volevo tirarla via così, tanto per.
Per quanto riguarda la tua richiesta del
finale, potrò soddisfarti almeno in parte... stanne certa!
Bacissimi!!!
Carrie_brennan
Carrie come stai? Grazie mille per gli auguri,
sono desolata di rispondere con tanto ritardo. Pensa che quando ho letto la tua ultima recensione ero in hotel a Kyoto :-)
Sono felice che il dialogo tra Benji e il
vecchietto ti abbia emozionato, avevo un po’ paura che risultasse troppo
“stucchevole”. Per quanto riguarda il nostro Tom, questo capitolo vi permette
di capire come è giunti sino a loro. E’ un personaggio che adoro, spero
concordi con me che non potevo lasciarlo in disparte sul gran finale!
Un bacione e a prestissimo!!!
benji79
Ciao Benji79! Sono felice che la scena
principale dell’ultimo capitolo ti sia piaciuto. Ormai ci avviamo seriamente
alla fine e i nostri personaggi sono cresciuti, non li sento più come i
“ragazzi” dell’inizio della mia storia.
Spero che la mia decisione di non concludere la
storia con quest’ultimo capitolo non vi dispiaccia, non ho
mai amato i finali troppo veloci, dopo una lunga storia è giusto che i
personaggi trovino tutti un loro equilibrio e si dia un senso anche al loro
finale.
Ancora un pizzico di pazienza e arriveremo
all’agognato epilogo^^
Ciao e alla prossima!
Florence
LOL... la tua recensione mi ha fatto troppo
ridere.
The winner is il vecchietto malefico... chi lo avrebbe mai detto?
Anche in questo capitolo svolge un ruolo quanto mai di rilievo, permettendo
anche al nostro Tom di trovare alcune risposte. Onestamente non mi sembrava
giusto lasciarlo appeso e in secondo piano, dopo tutto
quello che ha passato ho preferito posticipare l’epilogo di un capitolo ma
permettergli di ritrovare Myriam e Benji nel mondo di lei.
Sono felice che l’evoluzione dei personaggi ti
sia piaciuta. Come dicevo a Benji79, in questi 6 lunghi anni (ne è passato di
tempo da quando ho pubblicato il 1° capitolo!) i miei beniamini sono cresciuti
e così la loro percezione del mondo che li circonda. Myriam è diventata più
consapevole, Benji più maturo e Tom... Tom ha il mio amore incondizionato!^^
Rileggendo la tua recensione mi sono soffermata
sul tuo commento relativo al fatto che Myriam dorme durante il confronto tra
Benji e il vecchietto. La mia scelta non è stata casuale, Benji doveva
confrontarsi da solo con i suoi dubbi e capire fino a fondo cosa era disposto a
perdere per lei. Se Myriam fosse stata sveglia, avrebbe risposto subito alla
proposta del vecchietto di rimandarli indietro, mentre entrambi devono
riflettere più seriamente a come costruire il loro futuro di coppia.
O almeno è così che la vedo io, per quanto si
tratti di una semplice fic, ci ho messo talmente
tanto il cuore da non voler buttar giù il finale in maniera “superficiale”.
Riguardo al nostro Tom... spero che tu abbia
trovato in questo capitolo la risposta alle tue domande. Nelle sue varie
scelte, Myriam ha sempre trovato in lui un confidente affettuoso ed equilibrato
(oltre che innamorato), mi sembrava giusto dargli lo spazio che meritava anche
alla fine.
Cmq ci siamo quasi, tra poco scriverò la parola
“fine” a questa storia. Mi commuovo al solo pensiero... un bacione e grazie!
Dafny
Ebbene sì, il nostro Tom è tornato!!! Non hai idea quanto mi sia mancato, non vedevo l’ora che
tornasse. Mentre scrivevo la fine del capitolo 32 mi ha tirato la giacchetta
guardandomi male, e non ho potuto fare altro che rimetterlo in pista^^
Il nostro povero Patrick purtroppo non regge il
confronto, e mi sono troppo divertita a scrivere la scena di tutti e 4 al pub.
Impossibile inoltre resistere alla tentazione di fargli commentare il tiro
della tigre... quanto mi mancherà questa storia.
Non preoccuparti per la lunghezza dei tuoi
commenti, anche poche parole riescono a trasmettermi l’affetto che traspare per
i miei personaggi.
Baci baci e alla
prossima (e ultima... sob!)
Scoutina
Mi fate arrossire con tutti questi
complimenti... e mi viene anche l’ansia da prestazione perché ho sempre paura
che il capitolo successivo non sia all’altezza. In questo momento poi sono
particolarmente fragile, in quanto ci avviciniamo pericolosamente alla fine. Vi
prego, ho bisogno del vostro supporto morale!^^
Apprezzo molto il fatto che tu non dia per
scontato il loro ritorno a casa. Per quanto sia la scelta più naturale, non mi
sembrava giusto darla per scontata. Tutte le scelte comportano delle rinunce, e
proprio per questo ho allungato un pochino questo finale che altrimenti sarebbe
risultato frettoloso.
Farò del mio meglio per pubblicare l’epilogo
entro un paio di settimane.
Baci baci!
Miss_Rose
Ciao Rose! Arrossisco nel sentirti dire che
tutto è perfetto... quest’ultimo capitolo è meno denso di avvenimenti, spero
che ti sia piaciuto comunque!
Come già detto, sentivo il bisogno di mettere
un po’ di ordine prima della scelta finale e definitiva, e il nostro vecchietto
mi ha chiesto di fare un’altra apparizione. Non ho saputo dirgli di no^^...
Fammi sapere cosa ne pensi... Ciaoooo!
berlinene
Ciao tesoro! Questa volta ci ho messo una vita
a pubblicare... sorry! Dopo aver pubblicato 2
capitoli di seguito mi sono bloccata per una serie infinita di motivi. Ma
tant’è, sono davvero felice di sentirti dire che ciò che scrivo ti piace sempre
di più (sto prendendo lo slancio per il gran finale, hehe^^)
Questa volta niente miele, qualche battuta e un
po’ di ordine fra i vari stati d’animo. Staremo a vedere cosa succederà nel
nostro epilogo… Bacissimi!!!
sany
Grazie Sany, spero
che questo capitolo ti sia piaciuto... è un po’ di transizione, e prepara al
gran finale che ho già cominciato a scrivere.
Anche a me dispiace molto che la storia stia per
finire, ma non vedo l’ora di poterla stampare su carta e rileggerla tutta con
calma.
Ciao ciao e a presto!!!
Lady
Snape
Ciao Lady! Tanta azione, molti fatti e una lunghissimaaaaaaaaaaa pausa. Sono tornata, arrivata quasi
alla fine, e pronta per nuove avventure^^
Scherzi a parte, il solo pensiero che il
prossimo capitolo sarà l’ultimo mi fa venire i lacrimoni...
Ma tutte le storie hanno una fine, e questa mia si è protratta molto più a
lungo del previsto.
Spero che il ritorno del nostro Tom sia stato
all’altezza delle tue aspettative, e sono curiosa di sapere cosa pensi
dell’incontro con la nostra Bex: in fondo anche lui
meritava di incontrare una gentil donzella, non credi?
Baci baci e alla
prossima!