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Autore: controcorrente    20/03/2011    7 recensioni
Vorrei avere la sicurezza di poter parlare con un mio pari senza il timore dei lacci dell'etichetta o il sospetto di essere ingannata.
Vorrei poter annullare, sia pure per poco, questa solitudine opprimente che non mi lascia mai, neppure a corte, immersa tra tutte queste dame riverenti.
Vorrei che comprendeste il doloroso isolamento di questo piedistallo sul quale mi trovo e che mi condanna ad essere ammirata e invidiata.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Marie Antoinette
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GRIDO SILENZIOSO

Siete seduto al mio fianco.

Come sempre.

Come l'etichetta di corte e le convenzioni impongono.

Sento la vostra goffa presenza e, anche se fino a questo momento ho preferito ignorare, non posso non vedere i vostri sguardi rivolti alla mia persona abbassarsi velocemente, non appena mi volto verso di voi.

Siete molto strano, Luigi e temo di non riuscire a capirvi.

Siete troppo diverso da me.

Così silenzioso.

Così poco socievole.

Così odiosamente arrendevole nei miei riguardi.

Perché mi accontentate sempre?

Perché mi concedete solo dei vuoti sì?

Più passa il tempo, più temo che mia madre abbia commesso un errore a darmi in sposa a voi. A volte mi chiedo a chi devo dare la colpa della mia infelicità, se alla mia genitrice o all'imperatrice d'Austria.

Non ve lo dirò mai, Luigi, ma non siete il marito con cui avrei voluto trascorrere il resto dei miei giorni. Non abbiamo nulla in comune e voi, che il Signore mi perdoni per quello che sto per dire, non state facendo alcuno sforzo per venirmi incontro. Ho il timore che non abbiate mai pensato a come mi possa sentire qui a Versailles, lontana dalla mia famiglia e dal mio Paese. Vi siete limitato a seguire passivo il vostro temuto zio, accogliendo i suoi consigli con un misto di paura e rassegnazione.

Spesso confronto i ricordi che ho dei miei genitori con il mio matrimonio e non posso non pensare a quanto la mia condizione sia dolorosamente lontana dalla felicità. Mia madre parlava sempre con affetto malcelato del mio defunto padre, tanto che avevo creduto che nel matrimonio vi potesse essere amore. Ora che sono legata a questo freddo vincolo però, mi rendo conto di quanto, madre, la vostra storia fosse straordinaria e vi odio per questo.

Mi avete illuso ed ora pretendete da me un comportamento che non posso avere.

Volete che io stessa rimedi alle conseguenze delle vostre bugie, ma temo che la fiducia che mi state concedendo sia malriposta.

Vi aspettate un risultato che non posso ottenere da sola.

Non posso dare alla Francia un erede, senza che Luigi compia il suo dovere.

Non posso essere una buona sovrana quando non ho nessuno che si rivolga a me con affetto e disinteresse.

Ogni volta che leggo le vostre lettere, vorrei gettarle all'istante nel camino più vicino. Ho bisogno del vostro consiglio, del vostro sostegno ma voi mi parlate freddamente, inchiodata al vostro bel trono. Non sento calore dalle vostre parole, non percepisco il vostro desiderio di consolare la mia situazione.

Mi dite di insistere ma non so come. Mi rinfacciate il successo di mia sorella Maria Carolina, che ha avuto in sorte il re di Napoli e che in poco tempo è riuscita ad avere dei figli. Non avete fatto altro che decantarmi della sua felicità, ma le lettere che ricevo dalla mia governante e da mia sorella esprimono tutto il disgusto ed il ribrezzo per quel matrimonio che avete così ben preparato. Più passa il tempo, più sono convinta che mi abbiate generata con un unico preciso scopo: quello di pedina per il vostro glorioso destino di sovrana. A volte mi chiedo se abbiate provato qualcosa per me in tutta la vostra vita.

Vi odio, madre, per l'infelicità che ci avete dato, eppure non posso fare a meno di cercare disperatamente il vostro affetto, soprattutto ora che ne sono quanto mai priva. La famiglia di mio marito si rivolge a me con pacata freddezza mentre sua Maestà preferisce mantenere la sua condotta lussuriosa senza pensare ai sentimenti di nessuno.

Quanto a Luigi, egli preferisce passare il tempo a produrre serrature e a cacciare.

Mi riempie di doni, sapete? Dovrei essere felice, no?

Invece non lo sono. A volte vorrei che trascorresse più tempo con me, che mi concedesse di conoscere un po' i suoi pensieri ma egli non mi dà nulla, rinchiuso nel suo irritante mutismo e nella rigida etichetta di corte, così diversa da quella austriaca. Ho pensato scioccamente di poter avere la sua amicizia ma mi sbagliavo.

Eppuro credevo che la nostra comune sorte di pedine manovrate da una famiglia influente e autoritaria, fosse una condizione sufficiente da permetterci di stabilire un dialogo, qualcosa che rompesse la bolla invisibile della nostra solitudine.

Marito, ho aspettato, e continuo tuttora a sperare in una vostra reazione ma non riesco a non essere delusa dal vostro comportamento. Siete così distante, così preso dai vostri pensieri.

Sento di non potervi amare perché non mi permettete di farlo. A volte, vorrei che foste come il re di Napoli o che possedeste un animo così riprovevole da consentirmi di odiarvi, eppure non ci riesco.

Mai vi siete rivolto a me con cattiveria e disprezzo.

Mai avete levato le mani sulla mia persona.

Siete troppo buono e sciocco per farlo ed io, spesso e volentieri, sono presa dal desiderio di farvi male, di essere causa della vostra sofferenza, perché possiate ricordarvi qualche volta di avere una moglie.

Ci ho provato ma voi mi avete sempre concesso il vostro perdono.

Di questa vostra benevolenza, non so davvero cosa pensare, se è un modo per essere gentile con me, oppure un segno della vostra distanza. Non voglio essere viziata da voi. Preferirei che smetteste di darmi sempre gli stessi regali costosi e alla moda e che spendeste una parte delle vostre giornate in mia compagnia. Mi piacerebbe conoscervi un po', ma la vostra titubanza nei miei riguardi mi getta nella confusione più profonda. Non so come comportarvi con voi, senza che vi chiudiate nel vostro mondo.

So che siete la sola persona, in questo luogo, capace di comprendermi ma non mi consentite di vedere che cosa si cela nel vostro animo. Sento che mi state allontanando sempre di più ed io non sono certa di raggiungervi, nè desidero farlo.

Non voglio essere amata da voi, Luigi.

Non potrei accettarlo e vi fareste solo male se non fosse così.

Eppure vorrei la vostra amicizia.

Vorrei avere la sicurezza di poter parlare con un mio pari senza il timore dei lacci dell'etichetta o il sospetto di essere ingannata.

Vorrei poter annullare, sia pure per poco, questa solitudine opprimente che non mi lascia mai, neppure a corte, immersa tra tutte queste dame riverenti.

Vorrei che comprendeste il doloroso isolamento di questo piedistallo sul quale mi trovo e che mi condanna ad essere ammirata e invidiata.

Vorrei che vedeste il vuoto della mia anima e che cessaste di assecondare i miei capricci, senza ascoltare le mie grida silenziose. Vorrei che non vedeste la mia bellezza ma i tormenti del mio animo.

Vorrei tante cose da voi, Luigi. Ben più di quante sono state scritte per siglare le nostre nozze ma temo che, come non siete in grado di adempiere ai vostri doveri, così sarete incapace di accogliere le mie insicurezze. Vivete nell'ombra di vostro zio e spesso mi chiedo se saremo in grado di guidare questo Paese alla sua morte. Nel profondo del mio cuore, temo di non poter reggere il confronto con mia madre, così come voi siete tuttora schiacciato dalla figura di Luigi XV.

Ho paura, Luigi. Ho tanta paura di non poter reggere tutto questo e voi non mi aiutate affatto.

Preferite lasciarmi sola, piuttosto che parlarmi.

Non so trovare una definizione al mio matrimonio.

Maria Carolina e le mie sorelle provano disgusto o indifferenza per i loro consorti.

Io non ci riesco e mi sento quasi un incapace.

Odio questo matrimonio ed il ruolo ingrato che il destino mi ha dato ma non posso disprezzarvi, Luigi. Voi condividete il mio stesso fardello, lo stesso macigno di responsabilità e obblighi che non sapete se sarete un giorno in grado di soddisfare. Anche voi avete un parente illustre che temete ed ammirate al tempo stesso.

Per questo, il mio odio per voi non avrebbe senso: come potrei detestare un mio simile?

Passo così la mia giornata immobile, con la segreta sicurezza che questo vuoto non mi lascerà mai, con la certezza che questa solitudine mi sta lentamente consumando, senza che voi possiate, o vogliate, impedirlo.

Vorrei davvero odiarvi, per poter almeno riempire la mia vita senza impazzire, ma neppure questo mi è concesso.

Non ne ho la forza.

Aiutatemi Luigi, vi supplico perché da sola non ce la posso fare.

Allora questa shot è nata di getto e non sono sicura del risultato. Il personaggio è Maria Antonietta e se volete collocarla cronologicamente, potete pensare che sia uno dei tanti momenti che la Delfina trascorre a Versailles prima della morte di Luigi XV. Non mi ricordo bene quando Maria Carolina dà un erede a Ferdinando ma se è successiva alla morte di Luigi XV, perdonate la svista. Mi sono immaginata il vuoto di questo personaggio che ho già trattato in Maternalia.

Spero che abbiate gradito la lettura. Alla prossima.

cicina

   
 
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