Vedevo tutto sfocato lì ,supino su quel “letto”, in quella sala operatoria. L’effetto dell’anestetico stava per finire. Mi sentivo sempre più stanco, stanco di quella tormentata esistenza .
“Presto, massaggio cardiaco! Biiiiip- Biiiiip! Niente! Tu, vai col defibrillatore! Zap! Biiiiiiiiip- Biiiiiiiiip! NIENTE!
Un secondo dopo l’altro sentivo la mia anima evadere da quel corpo, come un astuto prigioniero da una roccaforte.
“Biiiiiiiiiiiiiiiiiip!”.
Era finita. I miei occhi si chiusero…tutto buio…ancora più buio…ero avvolto nelle tenebre…poi un puntino luminoso...una luce …una luce forte…sempre più forte…ero diventato cieco o cosa? (Se avevo ancora gli occhi…)
Dopo quell’alluvione luminosa mi ritrovai in un mondo ovattato , bianco come il latte, dove una dolce nebbiolina strisciava ai miei piedi. Non sapevo neanche cosa potesse mai esserci sotto quello strato di nebbia, simile a zucchero filato...all’improvviso non feci più caso alla nebbiolina: davanti a me vidi una figura scura, che si notava bene in quella distesa di biancore, illuminato da una luce superiore. In quel momento echeggiò una voce: “Caro? Mi vedi? Ti ricordi di me?”. Non poteva essere vero : sembrava proprio la voce di mia madre. Corsi verso di lei , ignorando completamente gli ipotetici abissi sotto la nebbia. Continuava a chiamarmi:” Figliolo, vieni dalla tua mamma!”. Io continuavo a correre verso quella figura scura che, poco a poco , acquistava colore. “Oh, figlio mio…come stai? Continui a mangiare?”. “Oh,mamma” pensai tra me e me, ripensando ad un vecchio ricordo; ma basta con questi pensieri nefasti: ero lì, con lei, per l’eternità.
Improvvisamente, però, quel mondo candido si sfocava sempre di più, diventava grigio, sempre più grigio, in cui l’unica luce arrivava da un puntino bianco, simile a quello che avevo visto poco prima…”Ciao, a presto, caro!” mi diceva la voce di mia madre, sempre più riverberante in quella nera atmosfera, che a poco a poco sembrava un tunnel che mi trasportava verso qualche altro mondo…in quel momento però cominciavo a sentire altre voci, anzi spezzoni di altre voci, che a mano a mano si schiarivano: erano i medici che mi avevano operato. Aprii gli occhi. Non era possibile, non ci credevo : ero vivo. Ero stato ad un passo dalla vita eterna, dalla felicità eterna, ma i medici mi avevano salvato la vita.
Era finita un’ esperienza , quella più strana, meravigliosamente strana.
Ehilà! Questa
è la mia prima
flashfic che pubblico ( molti di voi mi conoscono per le mie
poesie)…spero che
vi piaccia…e concludo il mio spazio con la firma
da Silfo Salvio. Ciao! §