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Autore: samy_97_    20/03/2011    2 recensioni
[Due sorelle venute dall'Italia, una rossa tutta pepe, tre bellissimi ragazzi conosciuti nella nuova scuola. Mescolate tre etti di amicizia, due d'amore, un pizzico di gelosia, e...] "La storia che mi appresto a narrarvi inizia dopo cinque anni di assoluta “sorellanza” tra me e mia sorella, precisamente il 9 Giugno dei nostri 17 anni. Destinazione Fell's Church." AGGIUNTO IL PROLOGO AL PRIMO CAPITOLO
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomiiii! Visto, finalmente sono tornata con il nuovo chappy!

Anche se devo ammettere di averci messo un po' meno del solito, e questo non può che rallegrarmi!!!

Beh, bando alle ciance.

Questo sarà uno dei capitoli decisivi, dove continueranno le sfighe dei nostri amati protagonisti.

Non credo manchi tanto al finale, ma non so se allungarlo mettendo qualche vicenda “fuori” dalla trama reale vera e propria o mettere qualche piccola vicenda extra in un'altra storia, formando così una serie.

Consigliatemi, mie paladine!

Bene, ora vi lascio alla fic!


8.

Ammetto che quando ho visto le tre “pazze” venirmi vicino mi sono seriamente spaventata.

Avevo pensato, in un attimo di follia che se avessi voluto diventare una Barbie vivente avrei potuto almeno farlo per lavoro, prendendo qualche migliaia di euro al mese o giù di lì.

Però devo dire che il lavoro finale era stato fantastico.

Elena aveva pescato dal mio guardaroba una maglietta viola a pipistrello e l’aveva abbinata ad una gonna a pieghe a ad un paio di leggins neri comprati quel giorno.

Poi mi avevano infilato quasi a forza un paio di ballerine bianche e nere.

Mi avevano truccata e acconciata insieme (ero rimasta scioccata). Non avevo gli occhi tanto pesanti, solo un ombretto violetto e un po’ di rimmel e matita e i capelli li avevano arricciati alla base.

Violet lasciò uscire l’aria dai polmoni e, sempre sorridendo, appoggiò la matita sulla mia scrivania.

Elena, poi mi passò il mio bracciale con la verbena e me lo mise al polso destro.

Sentì subito quel tranquillizzante peso che mi era venuto a mancare durante il bagno. Ormai lo consideravo il mio amuleto portafortuna. Anche se di fortuna ne aveva portata ben poca, intendiamoci.

Bene Katherine. Ora calma e sangue freddo. Dopotutto non stai mica andando in guerra, solo ad una cena. Si!

Presi borsa e cappotto e uscì di casa lasciando un biglietto ai miei genitori:


-Siamo fuori, a cenare da Elena.

Se non torniamo/scappiamo/moriamo ve ne renderete conto.

Baci,

Katherine Alyssa-


Salimmo in macchina e in poco tempo fummo dai Salvatore.

Bussammo, ci aprì Stefan e, sorridendo, accolse Elena tra le sue braccia e se la sbaciucchiò lì, sull’uscio.

Guardai mia sorella con sguardo complice e una alla volta superammo la coppia per andare in soggiorno ad appoggiare i cappotti.

Salutammo anche Damon che ci aspettava con un bicchiere di whisky riempito per bene fino all’orlo e quando ci vide ammiccò e sollevò il bicchiere nella nostra direzione.

Fantastico, ci manca pure il vampiro ubriaco e facciamo la rimpatriata

Lascio immaginare la faccia che avevo in quel momento.

Ci sedemmo tutti insieme a tavola.

-Ragazze, siete uno splendore stasera.- ci disse Stefan, dopo che finimmo la prima portata.

Stavamo ringraziando, ma Damon ci interruppe e ci fece capire che condivideva l’idea del fratello.

-Si, proprio bellissime.- Violet arrossì e Damon la guardò sfoderando un sorriso malizioso e compiacendosi.

Ora, chiariamoci, Violet è una delle mie migliore amiche e Damon è, insomma, Damon. Ma quando due persone, o meglio una, si mette in testa di spaccare le cosidette, spacca.

Stavo per dire la mia quando Alyssa si alzò e andò a rispondere al cellulare.

-Ciao mamma!... Si si… No no… Ah-ah… Nicola… Chiamato… Ma lo sappiamo che rompe in un modo assurdo… Ah… Quattro volte… Si si glielo dirò… No non ora, lascia almeno che torniamo a casa e controlliamo il fuso… Si, staccalo pure… NO, mamma non puoi dirgli quello che pensi di lui…-

La guardavo sempre più sconcertata.

-Si si, lo sai che Kathy ci tiene… Siiii, lo avrà pur maledetto tante volte, ma… No mamma, tranquilla non si sposeranno… Ok, ora passami papà, per l’amor della mia sanità mentale.-

Mi chiamò e mi passò il telefono.

-A te il secondo round!-

Per sua sfortuna conclusi la chiamata in due secondi netti. Adoravo mio padre. Con le chiamate ci sapeva proprio fare.

Mi risedetti a tavola e notai che, per tutta la cena, Damon non la piantava di fare gentilezze a Violet. Solo che in genere queste gentilezze erano accompagnate da sguardi maliziosi e doppi sensi.

-Allora ragazze,- disse Stefan rivolgendosi a noi, -A me da umano piacevano da morire le pesche, e quindi ho pensato di prenderle. Sempre se vi vanno bene.-

-Io, sinceramente, preferisco le fragole…- disse Damon non staccando gli occhi dalla mia amica e alludendo, probabilmente, ai suoi capelli.

In quel momento esatto, mi girarono assolutamente le palle.

Quindi mi alzai e uscì dalla stanza dicendo che dovevo chiamare Nicola altrimenti poi scassava.

Composi il numero e attesi.

-Pronto?-

-Ti pare il caso di chiamare quattro volte a casa? Mia mamma la prossima volta che ti vede ti infila un cucchiaio nel cu…ore-

-Sai che me la vedo incazzata con un mestolo in mano che mi minaccia?- sentivo che sorrideva dall’altra parte della cornetta e anche a me il malumore iniziò a passare.

-Si, e ci sarebbero tantissimi motivi per cui potrei darle una mano. Per esempio per quella volta che hai fatto volare una penna e l’inchiostro si è sparso nel soffitto…-

-Oppure quando ti ho rovesciato il caffè sul compito di Storia…-

-O per quando stravedevo per te in terza media e mi hai mandata a fanculo per quella stronzetta della nostra compagna di classe… Sai quanto mi hai fatta star male?-

-Oooh, non rigirare il coltello nella piaga tanto poi se non ricordi male l’ho mollata e ho fatto di tutto per fare pace con te…- sentii uno scricchiolio di passi e sperai fosse Damon, così rincarai la dose.

-…Dopo avermi fatta star male come una matta…-

-Ok, ok, ti chiedo di nuovo scusa! Ma perché dovevamo parlarne proprio stasera?-

-Perché io tì vì bì, e questo è il mio modo di dimostrartelo!-

-Quindi se una volta mi dovessi rompere il braccio o uccidere vorrebbe dire che mi ami pazzamente?-

-Se proprio vuoi vederla così…-

Nicola ridacchiò e cambiammo discorso.

-Sai che Chiara, quella di quarta D si è presa una cotta per me?-

-E tu ne sei orgoglioso… Povera cara…-

-Esagerata! Comunque è molto carina, potrei farci un pensierino.-

-E ti prendi gioco di lei ben sapendo che le piaci?-

-Non mi prendo gioco di lei…-

-Infatti, la illudi finchè non ti sarai stancato e poi la rimpiazzerai.- …Come ha fatto Damon con me.

-Ehi, perché la prendi così seriamente?-

-Era solo una considerazione…-

-Tu non mi hai detto qualcosa… LO SO che non mi hai detto qualcosa… Quindi dimmi quel qualcosa che non mi hai detto!-

-Non c’è proprio… niente… da dire. Adesso devo andare.-

-NO, Katherine, io stavo scherzando. Ma mi fa così male sentirti triste e so che ti ho fatto venire in mente qualcosa di brutto, e vorrei lo condividessi con me.-

-Non c’è niente che ti posso dire in questo momento…-

-D’accordo… se hai bisogno sai che sono qui. Buona notte!-

-Grazie, ciao.-

-Ciao.-

Chiusi il cellulare e mi sorpresi di nuovo di come quel tipo sapesse leggermi nella mente senza bisogno di essere un vampiro.

Però mi aveva fatto ritornare il buon’umore, e speravo che tornando dentro non sfumasse.

Quando tornai in salotto vidi Damon che era quasi sopra a Violet, Stefan e Elena che, vabbè, erano a parte perché non riuscivano a staccare gli occhi l’uno dall’altro, e mia sorella che, poveretta, si sentiva la terza, anzi la quinta, incomoda. E nello stesso tempo mi guardava con colpevolezza.

Afferrai un pesca e la morsi con rabbia, sentendomi il succo scendere per la gola e godendo di questo piacere.

Quando la finii presi le carte e iniziai a giocare con Alyssa a carte e poi si unirono anche Damon e Violet che, chissà come mai, erano seduti vicini.

Forse dovevo dire a Violet che… no, tanto ci perderei lo stesso. Che schifo che fa l’amore.


Dopo qualche ora decidemmo di tornare a casa e chiedemmo a chi toccava a sorvegliare casa nostra.

-Tocca a me, ancora!- disse Damon, con la voce forzatamente annoiata.

Porca miseria

Ero rassegnata, ormai, ma stetti bene attenta a non farlo notare.

Elena mi abbracciò e mi baciò su entrambe le guance, così come Stafan, poi ci salutarono mentre ce ne andavamo con l’auto di Violet.

Lei ci accompagnò a casa e se ne andò sgommando tutta contenta.

Aggrottai le sopracciglia e guardai Alyssa sospirando e cercando di non mostrare che stavo morendo dentro.

Non potevo dare a Violet la colpa per qualcosa che nemmeno sapeva, e più ci pensavo più me ne convincevo… o per lo meno cercavo di convincermene.

Feci l’ennesimo sospiro e cercai di non infilarmi storti i pantaloni del pigiama, poi mi lavai i denti, mi raccolsi i capelli in una coda di cavallo e aspettai mia sorella sul suo letto.

Quando arrivò le feci spazio e appoggiai la testa sulla sua spalla, facendomi cullare dal suo respiro.

Lei mi guardò.

-Si, mi ha irritata parecchio.- risposi alla sua domanda silenziosa.

Non disse nulla, e quel silenzio valeva più di mille parole. Sapevo che non era dalla mia parte, tuttavia non era neanche da quella di Violet. E questo per quanto poco mi tranquillizzava.

Mii fece alzare e sorridendo mi diede la buonanotte.

-E’ un modo carino per dirmi che mi vuoi fuori dalle palle?-

-No, è un modo carino per dirti che c’è qualcuno che ti aspetta in camera.-

Il cuore iniziò subito a battermi forte e mi diressi nella mia stanza dando la buonanotte a mia sorella.

Come immaginavo Damon era seduto sulla sua sedia girevole, mia, tra parentesi e mi guardava.

Avrei voluto rispondergli male, mandarlo via, fargli capire che mi aveva ferita, ma non riuscì a fare niente di tutto questo. Chiusi solo gli occhi per evitare che le lacrime mi soprafacessero e abbassai la testa mortificata.

Sentì una folata d’aria e serrai di più gli occhi.

Poi sentì che mi metteva le mani sulle spalle e non potei fare a meno di trasalire per lo spostamento improvviso.

Mi mise due dita sotto il mento e con delicatezza mi tirò il mento verso l’alto. Aprì gli occhi e, sotto lo strato di lacrime, incontrai le sue pozze ghiacciate, che in quel momento ardevano.

Sembrava di vedere un incendio al Polo Nord, un fuoco nel mare. Ed era spettacolare.

Mi persi in quelle profondità che erano le sue iridi, e il mondo intorno a me cessò di esistere per un instante.

-Perché mi tratti male?- gli chiesi, genuina ma con tanta tristezza.

Lui, inaspettatamente mi abbracciò e, solo per un istante, mi sembrò di sentire un sonoro “crack”. Alzai la testa sorpresa e mi guardai intorno per vedere se qualcosa si era rotto.

Non vedendo niente tornai a concentrarmi su di lui che incominciò a parlare.

-Ascolta. E’ difficile da spiegare, ma io non lo sto facendo di proposito…-

Ascoltai la sua voce e me ne beai: così calma, tranquilla, priva di malizia, così vera.

Ma fummo interrotti da un boato e di colpo la porta di camera mia si aprì con tonfo.

Mi girai spaventata e incontrai gli occhi color tenebra di un vampiro sconosciuto.

Sorrise maligno e scosse i capelli castani prima di avventarsi addosso a noi.

Damon mi spinse via e si preparò a bloccare il nemico, mentre cercava di proteggermi con il suo corpo, cercai di trovare una via d’uscita, ma andare alla porta implicava passare in mezzo ai due vampiri che se la davano di santa ragione.

Pensai farneticamente ad un modo per aiutare Damon, ma non potevo fare altro che stare bloccata a pregare che i miei genitori o Alyssa non si accorgessero, anche se era poco probabile visto che tutti e due i miei genitori la notte portavano i tappi per le orecchie.

Ad un certo punto lo sconosciuto riuscì a buttare Damon fuori dalla finestra ancora aperta e si girò verso di me.

I suoi occhi maligni riflettevano pazzia e io cercavo sulla scrivania qualsiasi cosa in legno che potessi piantargli nel cuore.

Ad un certo punto trovai un righello di legno, che portai velocemente davanti a me non appena il vampiro mi venne addosso.

Riuscì a piantarglielo nella pancia e lui per un momento si bloccò sorpreso, mentre indietreggiavo.

Poi, ripresosi, mi afferrò per il polso e sebbene cercassi di divincolarmi lui non mollava la presa.

-Lei vi aveva avvertiti…- disse prima di avvicinare il mio polso alla bocca e a mordere.

Iniziai ad urlare forte dal dolore, mentre sentivo che i denti laceravano la carne e sentivo che mi veniva succhiato via il sangue sorso dopo sorso.

Elena me ne aveva parlato: sembrava che mi stesse strappando via l’anima e sentivo un dolore sordo che partiva dal polso e si propagava per tutto il braccio.

Era un dolore inimmaginabile e continuavo ad urlare e a strattonare il braccio perché me lo mollasse.

Passarono pochi interminabili secondi fino a che non sentì un gemito e il vampiro mollò la presa accasciandosi a terra.

Tenni gli occhi chiusi e, sentendo che le forze mi iniziavano a mancare lo seguì e scivolai a terra, ma due braccia mi afferrarono e Damon cercò di rimettermi in piedi. Poi vedendo che non ci riusciva mi prese in braccio e mi adagiò sul letto, per poi andare a chiudere la finestra.

Si sedette a fianco a me e, mentre cercavo di frenare le lacrime che cadevano copiose sulle guance, chiesi: -Damon, i miei genitori e mia sorella, vai a vedere come stanno.-

-Prima pensiamo al tuo polso.- e cercò di prenderlo, delicatamente.

Io lo tolsi dalla sua stretta.

-Prima loro!-

Aggrottò le sopracciglia e scomparve. Dopo dieci secondi ricomparse e si sedette a fianco a me.

-Stanno bene, ma sono stati soggiogati e addormentati. Il vampiro ha tolto la collana con la verbena a tua sorella mentre dormiva, probabilmente.-

Poi mi prese il polso e, dopo avergli dato un’occhiata e aver detto che non avevo perso tanto sangue, me lo avvolse in una garza.

Poi mi guardò, indeciso su cosa fare, e alla fine si stese a fianco a me e mi prese tra le braccia stringendomi.

Io nascosi la testa nel suo petto e incominciai a piangere disperata, mentre lui mi carezzava i capelli e mi rassicurava.


Avevo avuto molta paura quella sera, e il giorno dopo, quando lo raccontai a mia sorella si maledii per non essersi svegliata.

Ma alla fine era meglio così, perché quel vampiro avrebbe anche potuto ucciderla e io non l’avrei sopportato.

Damon se ne era andato la mattina presto, ma ero sicura che sarebbe tornato. Quando si condividevano certe cose era raro dimenticarsene, anche per uno freddo e calcolatore come Damon.

-E poi credo sembrasse molto immedesimato nella parte del “salvatore”, di nome e di fatto. Conoscendolo…- aggiunse sottovoce Elena con un’aria maliziosa.

Io arrossii in un modo alquanto vergognoso.

Per i giorni seguenti io e Alyssa, le due più in pericolo secondo Stefan ed Elena, restammo in casa facendoci portare i compiti a casa da Violet.

Quest’ultima era sempre seguita dai due ragazzi ed era tenuta sott’occhio.

Non vidi più Damon in quei giorni, ma scoprii molto presto perché.


Oddio, e adesso cosa succederà???

Damon sarà scappato con Gisèle?

Non vi resta che aspettare il prossimo capitolo!

Bacioni!

°°Sam°°

  
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