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Autore: Bittersteel    20/03/2011    3 recensioni
OneShot | Romantico
Una vecchia favola romantica.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Giorgio aveva sei anni la prima volta che la vide. Una bambina minuscola, avvolta nel suo cappottino usato da una sorella più grande. Aveva le guance rosse per il freddo e seguiva docilmente la mamma. Si dimenticò di lei per un bel pezzo, fin quando lui non ebbe vent’anni e lei solo diciassette.

Michela lo vide esattamente il giorno del suo diciassettesimo compleanno, quando lui si fermò all’entrata della bettola dove si ritrovava per un bicchiere di vino con gli amici dopo il duro lavoro in campagna: la camicia sudata e sgualcita era chiazzata di terra dietro le spalle, il viso era bruciato dal sole, un largo sorriso stampato in volto. Lei voltò il viso giusto in tempo, e lui si ritrovò una ragazza di spalle, con un abito a quadretti rossi, che ridacchiava con un’amica
.
Il giorno della processione di Sant’Antonio, finalmente, si specchiarono una nel volto dell’altro. Lei arrossì, lui sorrise. Lui aveva comprato un po’ di terra, lei imparava a cucire. Ogni tanto Giorgio, quando ritornava dai campi, le lasciava un mazzetto di fiori gialli e rossi dalla sarta. Michela sorrideva sentendo lo stomaco fare le capriole.

Una bella mattina di Aprile si incontrarono davanti la bottega della sarta.
Giorgio sembrava in enorme imbarazzo, incespicava sulle parole. Prese fiato e mormorò – Quando posso venire a trovare tuo padre?
Michela sognava quella frase la notte. Arrossendo furiosamente, il cuore impazzito e la bocca arida, rispose con un pigolio – Di sera, a ora di cena.
Giorgio la salutò accarezzandola con lo sguardo, Michela lo fissò inebetita finché non lo vide sparire dietro l’angolo.

Quella sera stessa lui comprò un bel vassoio di dolci, si mise il paio di pantaloni più nuovo e andò a trovare la sua quasi fidanzata. Ad aprire la porta fu lei, sorridente nel suo vestito verde, con una luce particolare nello sguardo. Lo accompagnò in cucina, lo presentò al padre, si ritirò di sopra. E attese, col cuore che premeva per scappare dal petto. Il cuore di lui era già scappato, era già con lei.

Le settimane successive le parvero volare, i due anni del fidanzamento erano stati così veloci. Michela si guardava nel suo abito da sposa, il regalo che la sarta e le sue compagne di apprendistato le avevano confezionato, e si sentiva bellissima. Giorgio ascoltava i suoi testimoni ridere e scherzare e non vedeva l’ora di vederla apparire accompagnata dal padre, dirigersi verso l’altare.

D’un tratto quello che aveva pensato divenne realtà.
- Lo voglio.
- Lo voglio.
- Vi dichiaro marito e moglie!

Il rinfresco durò un pomeriggio, amici e parenti li festeggiavano. Giorgio e Michela regalavano sorrisi a tutti.

La sera si ritrovarono da soli, nella loro casa. Guardavano il loro letto, frastornati.

Come colpito da un fulmine, Giorgio la baciò, e non era il bacio che li aveva uniti in chiesa. Michela sentì un brivido intenso lungo la schiena, e si alzò sulla punte dei piedi, avvolgendogli le braccia al collo, baciandolo con uguale trasporto. Lui si fermò per riprendere fiato, la fece girare e le sciolse i capelli rossi, beandosi di quella cascata morbida tra le sue mani. La fece girare di nuovo e le sorrise. Lei ricambiò il sorriso e gli tolse, molto impacciata, la cravatta e la giacca. Si baciarono di nuovo, avvicinandosi sempre più verso il letto  matrimoniale. Piano piano i gesti diventarono sempre più impazienti e i vestiti andarono ammucchiandosi per terra. Giorgio la sospinse verso il materasso coperto da lenzuola di lino e Michela vi cadde di peso, ridendo, un po’ imbarazzata, tirandolo verso di sé. Improvvisamente realizzarono entrambi all’unisono quanto intima fosse quella posizione, e arrossirono di felicità. Lui, con attenzione, svolse le coperte e vi adagiò la sua sposa, quasi completamente nuda. Si tolse i pantaloni e le calze e si spostò per spegnere il lume. Michela riprese a baciarlo non appena lo sentì vicino, e lui si liberò degli ultimi indumenti rimasti. La fece sdraiare sulla schiena, le accarezzò la guancia, lei sospirò. Si fece strada tra le sue gambe prima con le dita, rese ruvide dal lavoro, poi, sentendola partecipe, le si accostò, eccitato. Si baciarono a lungo, e Giorgio diventò un tutt’uno con Michela. Lei gemette di dolore mentre una fitta prendeva possesso della sua femminilità, una lacrima scappò dai suoi occhi.

- Ti amo, amore mio, ti amo da quando ti ho visto con quel vestito a quadri rossi davanti il bar di Giacomo

Michela sentì un improvviso calore avvolgerla, espandersi dal punto dove erano uniti fino allo gola, dove un inopportuno groppo impediva di dirgli che l’amava anche lei. Potè solo sospingere il suo bacino ancora dolorante verso suo marito. Lui capì e prese a muoversi dentro di lei, regalandogli un nuovo piacere, uguale a quello che lei regalava a lui. Poco dopo sentì estraniarsi dal mondo e sentire solo le sue braccia che la tenevano ferma mentre lei navigava in un mare incantato, sentiva i suoi gemiti rochi, e un punto imprecisato in lei che pulsava di vita propria. Giorgio la baciò di nuovo e si distese su un fianco, abbracciandola stretta, mentre le ripeteva che l’amava.

- Ti amo, Giorgio – disse lei, prima di addormentarsi.

Circa un anno dopo nacque Antonio. Tre anni dopo Carmen.

Giorgio e Michela erano due sposi felici, con due bambini pestiferi.

Poi fu il turno dei figli di avere i fidanzati, e di sposarsi. Loro si amavano come il giorno in cui avevano detto l’uno all’altra il proprio si, e la sera, anche se Giorgio tornava stanco, avevano sempre la voglia, e il piacere, di concedersi l’uno all’altra e amarsi nel buio della notte.

E vennero i nipoti.
Giorgio e Michela erano stati prima genitori, poi nonni orgogliosi, e il loro orgoglio traspariva distintamente sia dagli occhi grigi di lui, che da quelli verdi di lei. E incosciamente Michela pensava che l’autrice di quei capolavori chiamati figli era lei, che quelle due persone forti erano usciti dal suo grembo, che erano frutto di un amore puro, lo stesso amore che teneva lui e il suo sposo ancora insieme dopo più di trent’anni.


Ora tu ti giri e la guardi. I capelli color della fiamma sono diventati prima grigi, poi bianchi. Il suo corpo è più magro e più pallido che mai. Lo conosci a memoria ma non ti sei mai stancato in tutti questi anni di guardarlo.
Lei ti ha detto poche settimane fa che sente la fine vicina. E tu sai che senza di lei ti resterà poco tempo. Perché il suo cuore appartiene a lei, da quando l’hai vista con quel bel vestito a quadri rossi. Da quando sei andato a parlare a suo padre, e , oh che sforzi convincerlo che l’amavi più di te stesso e che l’avresti fatta felice in tutti i modi!
La baci sulle labbra ormai fredde, la stringi forte e piangi, ricordando una vita felice, a tratti piena di stenti, ma da rivivere, sicuramente. Pensi ai due tesori che vi siete regalati, e ai vostri nipoti che vi regalano continue emozioni. E ti preoccupi, saranno tristi, e tu non vuoi.
La guardi ancora, sospiri – Sto arrivando da te. Ancora qualche giorno e non ci dividerà più niente. Ti amo, amore mio.

Prendi il telefono  e avverti i tuoi figli. Piangi.
   
 
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