Salve a tutti.
Lo so che dovrei
terminare altre fanfic e dedicarmi al sequel di “Da
allievo a maestro”, ma è da un po’ che mi ronza in testa questa fanfic e ho voluto provare a pubblicarla.
Sinceramente
nonostante abbia scritto due, tre capitoli, mi rendo conto che mi viene un po’
difficile gestire questa storia, ma volevo mettermi alla prova e speravo che
pubblicarla, mi aiutasse a spronarmi e a non cedere troppo in fretta e
accantonare questa storia nel dimenticatoio, come altre storie che ho iniziato
e che non hanno mai visto la fine. Ho una voglia incredibile di scriverla, ma
nonostante questa, mi ritrovo per ore davanti alla pagina bianca di word, senza
riuscire a buttare giù qualcosa di decente. Non so perché mi sia intestardita a
scrivere questo racconto, ne da dove venga l’idea,ma volevo rendere anche voi
partecipe di questa pazzia.
Magari speravo
che con la vostre opinioni, chissà di riuscire a concluderla.
Per ora posso
solo dare il via alla fanfic, sperando che l’ispirazione
che mi ha colpito in questi giorni, non finisca subito.
Buona lettura e
lasciatemi un commentino
Bye Neko =^_^=
GHOST
Capitolo
1: La fine e l’inizio di tutto
Pov. Naruto
Oramai da tempo Madara era
il nemico comune delle cinque terre, ma solo una volta che la quarta guerra
ninja scoppiò, che queste terre misero da parte i loro rancori per allearsi e
avere maggiore possibilità di vittoria contro un essere che non sembrava avere
punti deboli. Esso voleva dominare il mondo con il potere dei nove bijuu ed era ad un passo dal completamento del suo piano.
Solo Kyuubi mancava alla sua collezione.
La battaglia finale contro quel mostro e il suo
alleato Kabuto era stata tutto, tranne che facile. La
serpe con i suoi corpi resuscitati, aveva aggiunto non pochi problemi ai vari
ninja, ma alla fine la sua pazzia di
voler giocare con la vita degli altri, gli si è ritorta contro e venne eliminato
dalle sue stesse armi.
Le vittime erano numerose e i feriti lo erano di
più.
L’aria era impregnata dall’odore del sangue, che
macchiava gran parte del terreno dove si era svolta la battaglia.
Perdite inutili a mio parere, per un desiderio che
mai nessuno avrebbe potuto realizzare, perché la terra non poteva appartenere a
nessuno.
Una tale presunzione viene sempre pagata e nella
peggiore delle ipotesi, la punizione finale era la morte.
Il bene aveva trionfato ancora una volta, ma mi
domandai quanto tempo ci avrebbe impiegato un nuovo nemico, probabilmente
ancora più forte di Madara stesso, a comparire.
Tutti esultarono quando videro Madara
a terra privo di vita. Tutti, ma non noi ninja della foglia.
Guardavamo davanti a noi con fare sospetto e ci
preparammo a qualsiasi cosa sarebbe successo da quel momento in avanti. Il
sottoscritto soprattutto.
Era vero, colui che aveva dato inizio alla quarta
guerra ninja, era stato annientato e con lui tutti i suoi seguaci, ma non
riuscivo a gioire pensando a chi lo aveva eliminato: Sasuke.
Esso non si era fatto vedere per tutta la durata
della guerra. Non cercò nemmeno di catturarmi come gli era stato ordinato da Madara. Mi aveva insospettito questo suo nascondersi, dato
che cercava da anni di vendicarsi di Konoha e la guerra
era un buon momento per portare a
termine il suo obbiettivo.
Esso era comparso all’improvviso alle spalle di Madara, colpendolo nell’unico momento in cui aveva
abbassato la guardia e il suo corpo era tangibile.
Incredibile pensare che un nemico tanto potente,
potesse essere annientato da una semplice katana intrisa di chidori.
Anche se riflettendoci su, non era la prima volta che un potente nemico,
impossibile da battere apparentemente, veniva annientato da una semplice arma.
Perché per quanto una katana possa essere insidiosa,
affascinante ed elegante, non è altro che una lama di metallo molto affilata,
usata ormai da secoli e spesso sostituita con armi ritenute più efficaci e
potenti, anche se nel mondo ninja, si è molto legati alle armi usate dai nostri
predecessori.
Io e Sasuke rimanemmo a
lungo a fissarci. Non mi aspettavo di trovarmelo davanti, non in quell’istante
e mi sembrava assurdo che fosse stato lui a porre fine alla vita di Madara una volta per tutte. Ma come sospettavo, non lo
aveva fatto per proteggere me e gli altri.
No, lui si era fatto vivo con l’unico scopo di
battersi con me, per mettere fine una volta per tutte a quell’inseguimento
durato troppo a lungo.
Voleva annientarmi e trafiggermi con la stessa spada
con cui aveva trafitto Madara. Essa era ancora sporca
del suo sangue e io ero lì, inizialmente incapace di ragionare a mente lucida,
poi pronto ad accontentarlo e dargli battaglia.
L’ultima volta che ci incontrammo, capii una cosa e
cioè che in una prossima battaglia entrambi saremo morti.
Ci fu uno scontro all’ultimo sangue ed entrambi
cercavamo di schivare i colpi dell’altro. Non sempre riuscivamo nel nostro
intento e le ferite, insieme alla stanchezza, cominciavano a pesare suo nostri
corpi, fatti di carne semplice da tagliare. Nemmeno lo sharingan
poteva aiutare Sasuke a non soccombere alla
stanchezza.
Durante la battaglia continuavo a sussultare parole
al mio compagno di squadra, parole che erano sempre state vane nel loro
tentativo di redimerlo, ma quella volta mi resi conto dal suo comportamento,
che il mio parlare non era inutile come sempre, ma qualcosa sembrata arrivare
al suo cuore, facendo vacillare la sua volontà. Forse perché ormai non aveva
più niente da perdere.
I nostri colpi migliori infine si scontrarono e una
luce abbagliante invase l’intera zona, costringendo gli spettatori a coprirsi
gli occhi. Successivamente ci fu una terribile esplosione, avvertita a
chilometri di distanza.
Dove io e Sasuke ci
trovavamo, si era creato un enorme cratere. Entrambi eravamo coperti di ferite
e sanguinanti, ma solo io caddi a terra ormai privo di forze.
Nonostante avessi usato il rasengan,
il mio colpo migliore, non ero riuscito a dargli la massima potenza. Per quanto
avesse fatto soffrire me e Sakura, non riuscivo ad odiarlo e a fargli del male.
Ucciderlo non avrebbe condotto a niente, al
contrario gli avrei solo negato la possibilità di cambiare vita.
Lo vidi avvicinarsi a me e guardarmi dall’alto verso
il basso. Non riuscii a decifrare il suo volto e non capii se fosse soddisfatto
di come erano andate le cose. Il mondo si era fatto sfocato e i rumori intorno
a me erano ovattati. Sentivo delle fitte in tutto il corpo che mi stordivano e
mi impedivano di muovermi, ma allo stesso tempo pensavo di dover sentire
maggiore dolore, invece, più passava il tempo, più il dolore delle ferite mi
sembrava scemare.
Sasuke cadde in ginocchio e lo sentii a malapena mormorare
un mi dispiace.
Cercai di abbozzare un sorriso. Aveva avuto quello
che voleva, era riuscito ad uccidermi, perché avevo capito che non sarei
sopravvissuto, eppure mi chiedeva scusa.
L’ironia della vita.
Avrei voluto insultarlo, ma infondo le sue scuse mi
sollevavano, voleva dire che un cambiamento in lui era avvenuto.
Era successo qualcosa durante l’esplosione, non
ricordo con precisione, so solo che per la prima volta vidi Sasuke
piangere. Fu allora che capii di essere riuscito nel mio intento di cambiare il
mio compagno. Non so come, ma durante lo scontro il dono di Itachi
si manifestò. Non era un arma pericolosa, come credevo dato le sue parole
“Spero che non venga mai il momento in cui dovrai usarlo”. Il suo desiderio che
non usassi quel potere era dovuto al fatto che per attivarlo entrambi saremmo
dovuti essere a un passo dalla morte.
Io stavo morendo davvero, lui invece aveva creduto
di morire e questo aveva dato il via al dono di Itachi,
tecnica di cui non verrò mai a sapere in cosa consiste realmente, perché a
differenza di Sasuke, io non mi ero accorto di
niente, oltre alla perdita delle mie forze.
Improvvisamente intorno a me si fece buio. Non c’era
quella luce che appare quando si muore di cui avevo spesso sentito parlare. Mi
spaventai e mi accorsi di tremare e di sentire il mio corpo farsi sempre più
freddo.
Quel buio mi faceva paura, poi capii. Non ero ancora
morto.
Sentii il mio nome ripetersi più volte e con le
ultime forze che mi rimanevano in corpo, aprii leggermente le palpebre, per
vedere una massa di colore rosa e una grigia accanto.
Capii che si trattava di Sakura e Kakashi.
Cercai di sorridere, ma non so se il risultato fu un
sorriso o una smorfia.
La mia compagna cercava di curarmi le ferite. Sentivo
il suo chakra entrarmi in circolo, ma non avvertivo
alcun beneficio dal trattamento. E Sakura se ne accorse perché continuava a
ripetermi di non mollare.
Kakashi con la sua sola presenza mi diceva di non
arrendermi, mentre teneva legato Sasuke, il quale
ormai non opponeva più alcuna resistenza.
Sentii delle lacrime cadermi sul volto e a fatica
alzai un braccio per pulire quelle gocce cristalline dagli occhi di Sakura.
La vidi sgranare gli occhi, quando poi provai ad
allontanare le sue mani dalle mie ferite.
Sapevo che ormai aveva compreso che per me non c’era
niente da fare e che da lì a poco avrei cessato di esistere, ma lei non voleva
arrendersi.
Continuava a implorarmi di lottare, ma ero troppo
stanco.
Mi insultò quando glielo riferii.
“Baka, non devi morire.
Non te lo permetterò! Non posso ritrovare un compagno per perderne un altro.
Lotta Naruto, lotta come hai sempre fatto. Fallo per
me!” mi disse disperatamente.
“è inutile. Non sento più il mio corpo!” le dissi
lievemente e le chiesi anche di non piangere. Doveva essere felice, avevo
mantenuto la promessa.
“Come posso essere felice. Ti avevo detto che non
importava più. Non volevo che mantenessi quella stupida promessa!” mi disse
piangendo ancora di più.
“Mentivi! Tu volevi che continuassi a provarci. Sono
riuscito a mantenere la parola!”.
Sakura mi afferrò la mano e la strinse alla sua
guancia calda, che confronto alla mia pelle, sembrava bruciare.
“Non è giusto! Disse tirando su col naso “Cosa ne
sarà dei tuoi sogni? Devi diventare hokage, ricordi?”
mi urlò.
“Va bene così! Diventare hokage
non era poi così importante. Quello che desideravo maggiormente era sentirmi
amato. Tu e tutti gli altri mi avete accettato e amato nonostante la mia
condizione. Grazie!” tossì e un gusto ferroso mi si sparse per la bocca. “Ho un
ultima richiesta da fare a Konoha!” dissi chiedendo
che anche Kakashi sentisse quanto avessi da dire.
Riuscii a dire le mie ultime parole con estrema
fatica e una volta terminato, le palpebre si serrarono lentamente e la mia mano
cadde a peso morto a terra.
Vidi una forte luce che sembrava chiamarmi. Feci
qualche passo per oltrepassarla. Finalmente avrei visto i miei genitori e riabbracciato
Ero-sennin, ma mi accorsi che qualcosa mi bloccava. I
miei piedi non avevano più intenzione di muoversi e lentamente quella luce così
accecante che mi riscaldava il cuore, si ridusse sempre di più fino a spegnersi
completamente.
Mi girai indietro confuso e come se mi trovassi al
cinema, vidi cosa stava succedendo intorno a me. Mi sembrava fosse passato un
attimo, eppure il mio corpo era già stato portato a Konoha
e sepolto vicino a quello di Jiraya.
Vidi i miei amici davanti alla mia lapide porgermi
dei fiori e piangere e mi sentii improvvisamente triste. Non volevo che fossero
tristi per nessuna ragione al mondo, tanto meno per colpa mia.
Volevo dire loro che ero ancora lì, che ero accanto
a loro, ma niente di quello che facevo e dicevo sembrava avere effetto su di
loro.