Pro e
Contro.
“Tutti a guardare le
stelle cadenti!”
urlò Thor invitando tutti fuori sul prato.
“Stasera ci
sono le stelle cadenti?
Ho sempre deisderato vederle!” Celya si strinse le mani al
petto, con
un’allegrissima nota nella voce.
“Sì,
qui si vedono quasi tutti i
mesi!” Thor le fece un sorrisone, rendendola ancora
più felice. “Metto a
dormire i miei fratellini, voi iniziate a uscire.”
“Certo!”
Tutti iniziarono
disordinatamente ad uscire dalla porta scorrevole laterale.
Alcuni si sistemarono sui ceppi di albero, mentre altri si misero
sull’erba.
Axel e Gazelle dovettero
mettere
sull’erba, anche se volevano entrambi i ceppi, ma ben due
erano stati occupati
da Jack.
L’attaccante vide Gazelle sedersi a gambe incrociate.
“Mettiti in ginocchio.”
“Perché?”
chiese la ragazza,
come se fosse una cosa inutile.
“Tu
fallo.”
Gazelle, con un
‘mah’ detto fra
le labbra, si sistemò in giocchio.
Axel si sedette davanti a lei. Iniziò a strisciare un
po’ in avanti, poi le
appoggiò la testa sulle ginocchia. “Ora
sì che sono comodo.”
“Io non lo
sono.”
Axel alzò la
testa, vedendo con
la coda dell’occhio Thor.
“Ma cosa fate lì distesi sull’erba
umida? Prendete!” Porse a tutti delle
coperte, alcune più spesse e larghe per sdraiarsi, altre
più sottili e morbide
per chi avesse freddo, insieme a dei cuscini per appoggiare la testa.
“Evviva!”
Eric andò a prendere
una coperta a caso, ma non si accorse che lui e Silvia avevano avuto lo
stesso
obiettivo, tirando la stessa coperta.
Lei gli fece il finto broncio, ma lui sorrise. La prese per mano,
facendola
diventare paonazza, portandola con sé a sdraiarsi, tutti
soli…
Finchè non
arrivò Harley con la
‘fratella’ Victoria, che allegramente sorseggiavano
un po’ di limonata, ridendo
e scherzando, andando a sedersi entrambi su Eric.
Jude si
sistemò comodo comodo
sulla coperta. Si tirò addosso facendo volteggiare quella
più morbida, ma poi
si accorse di non essere da solo. Di fanco a lui stava la sorellina,
Celya.
“Fratellone, vedi bene il cielo con quegli
occhialini?”
“A dire il vero
proprio no.” Si
portò una mano davanti alle lenti, rimuovendoli. Aveva gli
occhi rosso-viola,
un colore penetrante, profondo.
“È
da tanto che non vedo i tuoi
occhi, fratellone.”
Axel e Gazelle si
accucciarono
assieme a Kevin e Nathan.
Gazelle tolse un momento il cuscino da sotto la propria testa e quella
di Axel.
Un momento di pausa e gli mollò un’altra sonora
cuscinata in faccia.
“Questo per prima.”
Axel si massaggiava il naso,
sussurrando ‘oioioioioioioioioi…’
Agitato per le stelle cadenti, si risistemò bene sul
cuscino, attendendo.
In quel momento una scia
luminosa tagliò il cielo notturno, acclamata da vari
‘ooooh’, urletti eccitati
e battiti di mani.
Gazelle strinse i denti.
‘Stasera
vorrei
combinare qualcosa che mi faccia sentire bene.’
Axel sorrise, stringendo gli occhi,
incrociando le dita.
‘Vorrei
capire che
cosa provo per Gazelle.’
Willy parlò.
“Sapete, mi hanno detto
che non si deve aspettare che il desiderio si avveri da solo, ma
bisogna in
qualche modo aiutarlo a compiersi. Insomma, creare una situazione
adatta perché
si avveri.”
La serata andò
avanti fra indici
puntati al cielo, abbracci, sorrisi, mani giunte e gente che
sussurrava.
Una goccia di pioggia
toccò il
naso di Susette.
“Ragazzi, ritirata, piove!”
La banda
sollevò le coperte a
mo’ di ombrelli, tenendo con la mano libera i loro cuscini,
mentre rientravano
disordinatamente e la pioggia si faceva più intensa.
Si sentì un grasso sbadiglio, facendo notare a
tutti l’ora.
Tutti si divisero nelle
stanze,
fra risate e sospiri, sorrisi e pacche. Gente che sbadigliava come
trichechi e
gente che si addormentava in piedi, o che iniziava a russare
improvvisamente.
Erano tutti rilassati e spensierati. Il brutto era passato. E il
passato
contava poco, in quel momento. Ma non tutto era competato. Mancava
ancora
qualcosa…
Mezzanotte.
“Che belle che
erano…” Axel si lasciò
cadere pesantemente sul letto.
‘Chissà
che desiderio
ha espresso Gazelle.’
Immediatamente Axel si diede una
botta
in fronte per averlo pensato.
Gazelle, sulla soglia della porta, lo vide fare quel gesto, e
inarcò un
sopracciglio.
“Masochista?”
Axel arrossì.
“No.”
Tutto quello che riuscì a dire. Che figura…
La fredda ragazza si
avvicinò al
bordo del letto, buttando da una parte il borsone.
Si sedette, mentre Axel, di fianco a lei, prendeva una bottiglia di
acqua dal
comodino.
Ma poi la riappoggiò.
Si fece scivolare le mani
alle
ginocchia.
Attorno c’era silenzio. Forse entrambi aspettavano reazioni
dell’altro.
“Hai fatto
parecchi errori nella
partita.” Finalmente Gazelle parlò.
“Avresti dovuto
correggermeli,
allora, capitano.” Un sorrisetto giocoso.
“Ero troppo
pensierosa.”
“E se fossi
stato pensieroso
anche io?”
“Fa
niente.”
“Ma
guarda.” Axel pensò ‘Niente
da fare, è fatta così.’
“Quinid la colpa è mia.”
“No, è
mia.”
Axel si girò
di scatto. Che
cambio immediato.
“Ma tu non hai fatto errori…”
“Invece ne ho
fatti un sacco.”
Si alzò, stringendo i pugni.
Aveva lasciato Axel in balia del pensiero dei suoi amici.
L’aveva abbandonato
durante la partita, non lasciato fare per sapere quale fosse la sua
strada.
Quell’ ‘idiota’ si era
pure distratto un sacco di volte. Ma quella ne
era solo una conseguenza.
“E
quali?”
‘Ti
prego, non dirmi
che ricominciamo a discutere…’
La ragazza si
girò, andando
dalla parte di letto del ragazzo.
“Se hai fatto un sacco di errori è solo colpa
mia.”
“Ma che
accidenti stai dicendo?”
Axel si irritò un po’.
“La
verità.”
‘Che
idiota che sei,
Axel. Che idiota.’
Che nervi che sapeva far
venire
quella ragazza.
“Come se io sapessi tutto.”
“Non ti hanno
insegnato ad
arrangiarti?” qui c’era un timbro divertito nella
voce di Gazelle.
Divertito, ma provocante.
“Così
non fai altro che mandarmi
ancora di più in confusione!”
Gazelle gli puntò lo
sguardo addosso,
glaciale.
“Certo che tu non capisci proprio niente!”
Axel rimase un
po’ ferito.
Non erano finite le loro ere di litigi? Cosa c’era ancora che
non andava?
Gazelle era andata a sedersi dall’altro lato del letto,
guardava in basso,
scura in volto.
‘Credo
che il mio
desiderio non si avvererà.’
Axel distolse lo sguardo
da lei.
Prese finalmente il cartone di acqua, portandoselo alla bocca.
“Axel.”
Gazelle dopo un
po’ lo chiamò.
‘Perfetto.
Proprio
quello che non volevo fare. E ora che mi invento?’
“Hm.”
Mugugnò con l’acqua fra le
labbra, aspettandosi altre critiche.
Fece due sorsi, ma lei non parlava. Prese un respiro e
riiniziò a bere.
“Tu
mi piaci.”
‘Ecco
fatto. Ora
goditi la reazione, cretina.’ Si disse.
Axel rischiò grosso di
rovesciare ciò
che stava bevendo, mentre si spinse in avanti. Strinse in una forte
morsa la
bottiglia di plastica, deformandola.
Sgranò gli occhi, mentre rimetteva la bottiglia umida sul
comò. Si asciugò il
mento con il dorso della mano, reprimendo l’idea di aver
sentito bene.
“Di che cosa
stai parlando?”
“Ho detto che
tu mi piaci.”
Si girò, sporgendosi verso di lui, che
indietreggiò, mentre la guardava, un po’
preoccupato.
Lei rimaneva fredda, nonostante l’impressionante vicinanza
che avevano.
Vide lo sguardo del
ragazza
davanti a lei stringersi, mentre era rosso in viso. Ancora un
po’ bagnato di
acqua. Appoggiato ad un cuscino con il gomito, non riusciva
più ad
indietreggiare.
Gazelle aprì
di più le labbra,
avvicinandosi.
Al limite, si inclinò verso destra e mise la lingua fra le
labbra di Axel,
abbassando le palpebre. Non si aspettava reazioni.
Axel giurava che, nella
posizione in cui erano, lei poteva benissimo sentire il suo cuore
battere
all’impazzata. Non riusciva a reagire. Voleva reagire.
Socchiuse gli occhi.
Gazelle stava iniziando
ad
abbandonare, quando sentì la propria lingua spinta da quella
dell’attaccante.
Da quel momento entrambi non agirono più con cautela, ma la
cosa si fece molto
più passionale.
Gazelle mise le mani
sulle
spalle del ragazzo, stringendo il tessuto della maglia saldamente fra
le dita.
Axel mise le mani sulla schiena della ragazza, senza accorgersene,
portandosela
più appresso.
Quando si staccarono, una
goccia
d’acqua cadde sulla maglia di Axel.
Respiri affannati e
battiti
frettolosi riempivano quella camera silenziosa.
Entrambi erano rimasti sconvolti dalla naturalezza con cui tutto era
avvenuto.
Gazelle alleggerì la sua presa sulle spalle di Axel.
Si girò e fece
per alzarsi dal
letto, ma Axel la ributtò su di sé.
La abbracciò, sussurrandole in un orecchio, cercando di
reprimere un tono
follemente imbarazzato. “Dormiamo così.”
Lei si
rilassò, sorridendo,
tirando su le coperte e mettendo il viso nel collo del ragazzo.
‘Il desiderio
si è avverato.’
Un’altra
volta si persero
nelle stesse parole, con la differenza che ora erano vicini, riscaldati
l’uno
dall’altra.
Quella sera Axel era
riuscito a
non reprimere le sue voglie, agendo proprio come avrebbe fatto se fosse
stato
impulsivo. Collaborando con se stesso, lui è Pro.
Gazelle aveva agito al contrario di quello che avrebbe fatto,
guadagnandoci.
Agendo in contrapposizione a se stessa, lei è Contro.
Saranno state le
stelle?