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Autore: controcorrente    21/03/2011    8 recensioni
Ogni volta che vi guardo, sono sempre più consapevole che siete troppo per me e che vi renderò sempre più infelice per via della mia inettitudine. Sono destinato al fallimento, madame, senza che ne abbiate colpa. Lo gridano i fantasmi dei miei genitori e di mio fratello, le erinni che fissano i miei passi con risentimento e disprezzo. Non mi stupirei se un giorno mi tradiste. One shot speculare a "grido silenzioso".
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Marie Antoinette
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un po'più breve rispetto alla precedente ma è speculare a quella di Maria Antonietta.

INADATTO

Sono seduto su questa sedia intarsiata al vostro fianco.

Mio nonno ha voluto così, con la scusa di favorire la nostra rispettiva conoscenza ma so che sta mentendo. La verità è che vuole ridere della nostra timidezza e so che sarebbe capacissimo di farlo alla presenza della corte.

Voi vi guardate attorno con occhi pieni di meraviglia e candore, ignara dei miei sguardi furtivi. Siete molto bella, Maria Antonietta. I vostri capelli sembrano una cascata d'oro e le vostre iridi una distesa d'acqua nella quale le vostre emozioni si riflettono come se fossero uno specchio.

Siete un angelo e siete mia moglie.

Una ragazza bellissima e piena di vita, di cui è impossibile ignorare la grazia e la regalità innate. Non si può non amare i vostri modi gentili e privi di malizia, capaci di colpire anche gli animi più duri.

Così ha voluto mio nonno.

Sembra tutto perfetto e dovrei essere contento che almeno la scelta di questo matrimonio, da lui desiderato, sia caduto su questa fanciulla dalla bellezza così abbagliante.

Dovrei sentirmi fortunato ma sento di essere fuoriposto in questa sorte così stranamente benevola.

Sento le risate del sovrano alle mie spalle e non posso fare a meno di pensare che sia in buona compagnia. La Contessa Du Barry gli avrà sicuramente sussurrato qualcosa di sconveniente che lo ha fatto sorridere.

E'sempre così. Non ha occhi che per quella donna che gli scalda il letto da alcuni anni e non si cura né delle sue figlie, né tantomeno di suo nipote. Quando si ricorda della nostra esistenza, ci riserva il suo disprezzo, travestito di un'ironia rozza e volgare.

Non lo sopporto, ma non posso ignorarlo.

Lui è l'unica figura maschile che ha guidato la mia vita fino a questo momento e, anche se tutti lodano la sua potenza, non possono certo ignorare la sua debolezza ai piaceri. Ricordo bene lo sconcerto che vi ha suscitato la scoperta, per bocca delle figlie del re, del ruolo e delle origini della Contessa Du Barry. Eravate allibita ed offesa dalla sua persona e temo che vi siate fatta trascinare dall'astio e dalla gelosie delle mie zie. Vorrei dirvi di comprendere il loro atteggiamento, così come lo capisco io, di figlie ignorate da un genitore egoista e irascibile, prive di una figura materna autorevole come quella di vostra madre.

Vi confesso che la notizia del nostro fidanzamento mi aveva suscitato una serie di sentimenti che, forse, non vi dirò mai.

Indignazione verso mio nonno che aveva agito per me, incurante di tutto e tutti.

Rabbia per la scoperta di avere in sorte un'austriaca, una nemica del mio Paese. Non volevo sposarvi, non con la figlia di un sovrano con cui avevamo firmato da poco un trattato di alleanza, dopo secoli di rivalità, ma non potevo oppormi. La Francia reclamava il mio corpo e la mia vita e non potevo che piegarmi.

Come erede al trono ho questi doveri.

Per un momento, il mio sguardo si posa sul Duca d'Orleans, mio cugino. Se ne sta seduto a tavola e discorre amabilmente con un gruppo di dame e gentiluomini che pendono letteralmente dalle sue labbra. Improvvisamente si volta verso di me e mi guarda con un'espressione indecifrabile, prima di riprendere la sua attività. Istintivamente abbasso la testa verso il basso, a disagio per la mia situazione.

Come invidio la sua sicurezza e decisione nei modi. Mio cugino è certamente la persona più adatta per sedere un giorno su questo trono. Ha tutti i requisiti per governare questo Paese.

Carisma.

Intelligenza.

Una grande capacità nel parlare con la corte.

Doti che io non possiedo.

Perché questa sedia intarsiata, questo trono non mi appartengono.

Tutti lo sanno.

Mio nonno, che non aveva altri candidati che discendevano direttamente dalla sua stirpe oltre a me.

Le mie zie, dietro i cui vezzi nascondono disprezzo e sufficienza nei miei riguardi.

I cortigiani, che mi seguono per ingraziarsi i miei favori in vista di un futuro inevitabile.

I miei defunti genitori, che non mi prepararono mai al ruolo che il Destino si aspettava invece dalla mia inetta persona.

Questo non è il mio posto, lo so bene.

Non sono io quello che avrebbe dovuto sedere un giorno alla guida di questo Paese.

Non dovrei essere io, quello che ha l'obbligo di essere all'altezza dell'esempio del Re Sole e di mio nonno.

Non dovrei essere io la persona che voi, mia amata Maria Antonietta, dovevate sposare.

Nessuno mi dice nulla a riguardo ma tutti me lo comunicano con i loro gesti: io sono inadatto allo scopo.

Lo so bene e mi sento in colpa per essere vivo. Non dovrei essere qui al vostro fianco, mia amata e sfortunata principessa. Quel posto spettava a mio fratello maggiore, Luigi Giuseppe Saverio, duca di Borgogna ed erede al trono prima di me. Spesso mi chiedo perché il Cielo si sia portato via la sua giovane vita. Lui, che era in possesso di ogni requisito per governare questo immenso Paese. Amavo mio fratello, lo ammiravo, consapevole della mia inferiorità.

I miei genitori avevano riversato tutto il loro amore e le loro aspettative sulla sua persona. Era il figlio prediletto ed io, invece, la sua ombra imperfetta. Mia dolce sposa, spesso vorrei dirvi i miei tormenti ma temo di rendermi ridicolo ai vostri occhi più di quanto già non lo sia. Voi siete l'unica, forse, a non avermi per il momento deriso o trattato con disprezzo.

Non sapete quanto vorrei confidarvi i miei tormenti.

Quanto desidererei parlarvi di mio fratello e di come il suo fantasma e l'eredità che mi ha lasciato siano, in ogni momento, per me un peso insostenibile, ma ho paura. Temo che anche voi, quando vi avrò rivelato il mio dolore e le umiliazioni date da questo eterno confronto da cui non posso uscire vincitore,inizierete a guardarmi con gli stessi occhi della mia famiglia, quella che dovrebbe coprirmi di affetto e che invece non fa altro che riempirmi di pressioni e aspettative. Per questo taccio, pur sapendo di fare la scelta sbagliata.

Credetemi se vi dico che sono dispiaciuto per quello che state passando e che preferirei coprirmi di ridicolo, piuttosto che permettere che siate infamata in questo modo. Vedo la vostra tristezza farsi progressivamente strada sul vostro viso angelico ed ogni volta mi si sento morire. Vorrei sul serio aiutarvi in qualche modo, parlarvi con il cuore in mano ma non ci riesco.

Ogni volta che mi avvicino a voi, che vi parlo, ho la certezza che non dovrei essere io il vostro sposo. Io sono una persona mediocre, non vi merito. Mi sento inferiore alla vostra persona, così nobile e capace di suscitare l'invidia e l'ammirazione di tutta la corte. Ogni volta che vi guardo, ogni volta che inizio la giornata sono travolto da questo angoscioso senso d'inadeguatezza.

Non dovrei essere io a vivere questa vita.

Voi, sfortunata consorte, siete una creatura dalla bellezza sfolgorante. Dovrei essere felice di essere vostro marito. Di poter essere un giorno padre dei vostri figli. Di poter trascorrere il mio tempo in vostra compagnia, rallegrato dalla vostra risata. A volte, sono preso dalla sciocca fantasia che voi possiate un giorno guardarmi con occhi colmi di affetto, gli stessi che mia madre riservava a mio padre. Mi viene quasi da ridere e da piangere, per questi miei pensieri. Voi non potete amare questa indegna persona quale sono, anche se lo vorrei tanto.

Non potete perché io non sono altro che un sostituto.

Non potete farmi questo, non ora che ho raggiunto questo equilibrio perverso, fatto di finzione e rassegnazione a questa vita fasulla. Non sono abituato ad essere amato, nessuno ha mai dimostrato di credere in me e di volermi bene, nemmeno la mia famiglia, perché io sono l'inetto fratello del Grande Delfino di Francia e l'unico mio pregio è quello di essere vivo. Dovrei fare in modo che voi vi affidaste a me ma come si può avere fiducia di un fantoccio, del tutto impreparato al ruolo di futuro sovrano? Per questo non posso permettermi che voi mi vogliate bene. Sono troppo abituato ad essere disprezzato per meritare il vostro affetto e non voglio spezzare questo equilibrio perché, sono certo, ne uscirei distrutto. So di mettervi in difficoltà, mia sfortunata sposa, ma non merito di essere felice, sapendo che questa gioia non dovrebbe essere vissuta da me ma da mio fratello.

Perdonatemi, mia sciagurata sorella di sventura.

So bene che siamo destinati ad un futuro più grande di noi, che, temo, ci schiaccerà senza che noi possiamo fare nulla per impedirlo, come sono certo che anche voi proviate un certo nervosismo nell'assolvere ai compiti che vi vengono richiesti. Vorrei togliervi da questa situazione, vorrei potervi liberare da quella catena d'infamie che stanno sicuramente cadendo sulla vostra testa ma non ci riesco ancora.

Datemi tempo, vi prego.

Ogni volta che vi guardo, sono sempre più consapevole che siete troppo per me e che vi renderò sempre più infelice per via della mia inettitudine. Sono destinato al fallimento, madame, senza che ne abbiate colpa. Lo gridano i fantasmi dei miei genitori e di mio fratello, le erinni che fissano i miei passi con risentimento e disprezzo. Non mi stupirei se un giorno mi tradiste. Ci credereste che sarei felice per voi se lo faceste? Che non mi arrabbierei nei vostri riguardi, come farebbe ogni marito che finge di amare la consorte?

No, non credo che mi credereste, al massimo penserete che sia pazzo o che non vi voglia bene. Non mi stupirei di questi vostri sentimenti. Siete trasparente, mia cara sposa, e non ammettete mezze misure nell'esprimere ciò che provate ed è chiaro anche a me che non sono il destinatario ideale per lenire il vostro malessere. Posso fare una sola cosa per voi, con la speranza che possiate almeno intuire i miei sentimenti per la vostra persona.

Vi auguro di trovare, almeno voi, un modo per essere felice.

A voi è permesso.

Non a me che vivo la vita di un morto.

Brano sicuramente più breve di quello riservato a Maria Antonietta, ma non per questo meno denso. Scrivere questa one-shot non è stato per niente facile perché la personalità di Luigi XVI è molto difficile da interpretare. Mi auguro che sia venuta bene. Luigi XVI fu l'unico degli eredi diretti di Luigi XV a sopravvivere ma non era inizialmente il Delfino e si trovò a reggere un compito forse troppo pesante per lui. Penso che a modo suo amasse la moglie, pur sapendo benissimo di non poterle stare accanto in un ruolo diverso da un amico. Spesso viene descritto come uno sciocco ma se si legge la sua biografia ci si trova di fronte ad una vicenda decisamente sfortunata e non solo per l'epilogo.

Bhé vi ringrazio per aver letto la mia storia.

Alla prossima

cicina

   
 
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